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Autore: Wren    28/05/2007    6 recensioni
Alla fine del viaggio, alla fine di ogni cosa a Fay non è rimasto che il suo dolore e un desiderio [Ipotetica fine - DeathFic]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Yūko Ichihara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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“Sei sicuro di voler esprimere questo desiderio

[NOTA INTRODUTTIVA: La prossima volta che voglio farmi del male, sbatto la testa contro il muro…]


Scritta per il concorso “Fantasmi” gestito da Harriet









“Sei sicuro di volere questo?”

Il volto della Strega delle Dimensioni non gli era mai parso più serio.

Fay abbassò lo sguardo sul pesante oggetto, avvolto in un drappo di stoffa nera, che teneva tra le braccia e lo strinse forte contro di sé.

“Conosci il prezzo che verrà richiesto… non preferiresti dimenticare?”

Il suo braccio si mosse da solo, come se non fosse stato lui a dirgli di farlo. Scostò con la delicatezza di una madre i lembi della stoffa scura, rivelando l’elsa decorata di una spada. Le sue dita si chiusero attorno alle piccole scaglie d’argento che componevano la figura di un drago serpentiforme dalle fauci spalancate, un perfetto connubio di forza e grandezza.

Come lui…

Con un gesto lento e fluido cominciò a liberare la parte superiore della lama dal fodero, senza sguainarla del tutto. Il metallo era liscio e levigato, come uno specchio, e guardandolo vi ritrovò i suoi occhi (entrambi i suoi occhi) che gli restituivano la stessa tristezza che sentiva stringergli il corpo. Forse fu solo il riflesso del sole oltre le sue spalle a giocargli un brutto scherzo o forse alla fine il dolore gli aveva sconvolto la mente, ma nello spazio di un battito di ciglia vide un altro sguardo accanto al suo. Occhi ardenti, rossi come… Il fuoco avrebbe detto una volta.

Il sangue era ciò che gli ricordava ora quel colore, così intenso da far male.

“In tutto questo tempo almeno una cosa l’ho imparata…” rispose con un filo di voce.

Rinfoderò la spada, la coprì ancora una volta col drappo nero e se la strinse contro il petto fino a sentir male.

“…i ricordi sono qualcosa che non bisognerebbe mai perdere.

“Capisco… sei deciso, dunque?”

“Sì. Accetto il prezzo che hai chiesto. Realizza il mio desiderio, per favore.”

La Strega chiuse gli occhi e ai suoi piedi comparve un ampio cerchio intarsiato di simboli e formule intrecciati tra loro. Dalle linee sinuose ed eleganti fatte di luce si alzò un’ondata di energia che gonfiò gli abiti del mago, lo circondò come un abbraccio e si condensò davanti a lui in una porta luminescente scavata nell’aria.

Fay fece un profondo respiro e, con un passo, l’attraversò.

Sentì un dolore lancinante attraversargli la testa, mentre la forza magica del portale si richiudeva su di lui, sospingendolo verso il mondo che aveva scelto come destinazione.

Un attimo prima di atterrare, Fay pensò che l’ultima volta che era partito da quel luogo non avrebbe mai creduto che ci sarebbe stato ancora qualcosa per lui, dopo la fine di ogni cosa.

-

Quel giorno qualcosa tormentava la Principessa Tomoyo, ma soltanto sua sorella l’Imperatrice e Souma, che la conoscevano da tutta la vita, l’avrebbero notato. La giovane Sacerdotessa adempì alle sue mansioni con l’impeccabile dedizione di sempre e senza mai negare a nessuno un sorriso dolce ed amorevole. Quel giorno toccava a lei dare udienza ai sudditi, che venivano a palazzo per chiedere consiglio, ottenere giustizia o semplicemente a far visita alla famiglia imperiale, e Souma era al suo fianco rinchiusa nel suo attento e vigile silenzio. Non perdeva d’occhio la sua Principessa nemmeno per un istante, a meno che non fosse strettamente necessario, e forse per questo le fu facile accorgersi dell’impercettibile tremore della sua mano e della sfumatura, pressoché invisibile, di sofferenza che si mescolava ai suoi sorrisi e alle sue parole gentili.

Non disse nulla, non era suo compito indagare. Tomoyo era una ragazza forte e soprattutto intelligente. Se avesse sentito il bisogno di confidare il proprio tormento, sarebbe stata lei a farsi avanti. L’unica cosa che poteva fare per la Principessa, nei momenti di sconforto più che mai, era essere attenta e vigile per poter stroncare sul nascere ogni fonte di ulteriore preoccupazione.

Quando anche l’ultimo visitatore se ne fu andato dalla sala in una profusione di inchini, forse un po’ eccessivi, Tomoyo si lasciò scappare un profondo sospiro e si voltò verso Souma, abbandonando ogni sorriso.

“…avrei bisogno di restare sola.”

“Sapete ben che l’Imperatrice vostra sorella mi ha ordinato di non lasciarla mai sola…”

“Non corro alcun pericolo in questa stanza, Souma. Puoi mettere i tuoi ninja a sorvegliare ogni ingresso se vuoi, ma io ho bisogno di restare da sola.

“Come volete…” cedette alla fine la donna. Tomoyo non era un’avventata, se diceva che non avrebbe corso pericoli, doveva crederle. Però quella richiesta e quel suo sguardo triste e distante risvegliarono in lei la curiosità preoccupata di un’amica, e quella parte di lei difficilmente prendeva ordini, persino dalla sua Principessa. “Posso sapere perché?”

Tomoyo le fece un sorriso triste.

“Aspetto una visita…”

Souma si sorprese della risposta. Come poteva giungere un visitatore se le porte sarebbero state presidiate dal suo corpo di guardia…?

Improvvisamente la donna ebbe un’illuminazione.

“E’ Kurogane? Kurogane sta tornando a casa?” domandò senza riuscire a trattenere la sorpresa.

“In un certo senso…”

Souma uscì dalla stanza con quella risposta sibillina,l’immagine del sorriso sempre più triste di Tomoyo ancora davanti agli occhi e una spiacevole sensazione conficcata nel cuore.

Quando la porta fu richiusa, la stanza deserta rimase in silenzio a lungo, Tomoyo non riusciva a muoversi tanta era la tensione che le era precipitata addosso. Poi accadde.

Lo spazio si deformò, a partire dal soffitto, sciogliendosi su sé stesso in una bizzarra ed enorme goccia di colori e forme confuse, che si allungò, toccò terra ed esplose rivelando una figura. Il ragazzo biondo, alto e snello se ne stava fermo dove era comparso, stringendo a sé un grande oggetto avvolto in una pesante stoffa nera, e sembrava ancora confuso per il viaggio affrontato perché era chino e teneva gli occhi chiusi.

Tomoyo non l’aveva mia visto, ma sapeva esattamente chi era.

“Benvenuto a Nihon, Messer Flowright.” gli disse la Principessa, ma non vi era entusiasmo né allegria nel suo saluto, solo profonda tristezza.

“Grazie… Principessa Tomoyo…” rispose debolmente l’altro e lei non si stupì che anche lui conoscesse il suo nome.

Tomoyo si fece forza e si mosse per avvicinarsi al viaggiatore nonostante le gambe le tremassero come mai le era capitato nella vita, rischiando di farla cadere ad ogni passo. Lui la sentì avvicinarsi e sollevò il viso, aprendo gli occhi verso di lei, rivelando due pupille bianche come il nulla.

-

Fay era rimasto solo nel giardino della Strega delle Dimensioni dopo che Sakura e Shaoran erano ripartiti verso il regno di Clow. Loro erano tornati a casa.

Era meraviglioso, un piccolo miracolo, che per loro fosse finita bene. Dopo quello che avevano passato, non vi era nulla di più giusto che un lieto fine per la principessa e il suo cavaliere e c’era una parte del cuore di Fay che era veramente felice per loro, come nella sua mente già bruciava la mancanza dei due ragazzini che, ne era certo, non avrebbe mai più rivisto. Quei sentimenti erano sinceri e vivi da qualche parte dentro di lui, ma il dolore era troppo forte e non riusciva a sentirli. In piedi al centro del cortile non si rendeva nemmeno conto se piovesse come il giorno della sua prima visita oppure splendesse il sole. Non riusciva a sentire altro se non la pesante stoffa nera che stringeva tra le braccia.

“Vorrei riportare Ginryuu a Nihon… nient’altro.

Sono due desideri questi, lo sai? Desideri riscattare Ginryuu e desideri raggiungere Nihon. Il prezzo che devo chiederti è molto alto, Fay.

Fay la guardò con un sorriso triste, facendole intendere che lo sapeva bene e non era un problema per lui. La donna chiuse gli occhi rassegnata.

“Per raggiungere Nihon il prezzo sono i tuoi occhi.”

Fay sussultò al ricordo del suo occhio sinistro che veniva strappato via e ricordò l’insopportabile dolore che l’aveva travolto.

“Non temere… non è altro dolore che voglio da te, ti porterò via soltanto la vista. Farà male all’inizio, ma passerà presto.”

Il mago si rilassò e chinò il capo in segno d’assenso.

“Ginryuu invece...”

-

Tomoyo offrì una mano al ragazzo cieco per condurlo fino agli scalini che conducevano al trono. La sala delle udienze era una stanza scarna, priva di arredi, la famiglia imperiale non aveva mai cercato di impressionare i suoi ospiti con lo sfarzo, perciò in quel momento la principessa non aveva di meglio da offrire che i gradini di legno per concedere al viaggiatore un posto dove sedersi.

Lei gli si sedette accanto e avrebbe voluto stringergli una mano per dargli conforto ed averne un poco a sua volta, ma non aveva cuore a sfiorare le mani che si stringevano con tanta forza al loro fardello.

E’ morto, non è vero?”

Non poteva evitare l’argomento per sempre ed illudersi.

“Sì.”

“L’ho visto in sogno eppure per un attimo non ho voluto crederci. Poi ho visto la vostra venuta e ho pregato che non fosse vero.

“I sogni di una sacerdotessa non sbagliano.

“Lo so… ma potete biasimarmi per aver sperato di sbagliare una volta nella vita, messer Flowright?”

“Fay è più che sufficiente, principessa…” L’ospite si sollevò per offrirle un sorriso un po’ forzato, ma in fondo sincero.

“Tomoyo.” Rispose lei con un sorriso che il suo interlocutore non poteva vedere.

“Tomoyo allora… No. Non posso biasimarti. Ci sono momenti in cui non voglio crederci nemmeno io.

“Dovresti biasimarmi per ben altro… Sono stata io a mandarlo via nonostante sapessi che sarebbe potuto non tornare…”

Ancora una volta una spina di colpa le si conficcò nel petto mozzandole il fiato, ma prima che prendesse il sopravvento, la mano che prima avrebbe voluto stringere le venne in soccorso e si posò incerta sulla sua.

“Non fartene una colpa. Lui non ti rimprovererebbe nulla, ti ringrazierebbe.

Le parole erano troppo tristi per assomigliare ad una consolazione, ma Tomoyo sentì qualche spina che scivolava via.

“Come…” Tomoyo esitò, perché quella domanda non era bella né da sentire né tanto meno da formulare.

Come è morto?”

Le nocche del mago divennero bianche a furia di stringere il drappo.

“Proteggendo le persone che gli stavano a cuore.”

“Capisco… alla fine sembra che abbia ricordato…” e nonostante il desiderio di piangere, Tomoyo sorrise.

Fay non disse più nulla, ma molto lentamente cominciò a disfare l’involto scuro che aveva portato con sé. La figura familiare di Ginryuu comparve sotto lo sguardo sorpreso della principessa, ma prima che le sue dita si protendessero a sfiorarne l’elsa, Tomoyo si accorse che la stoffa nera che proteggeva la spada, così simile ad un drappo funebre, era un mantello molto ampio, con l’allacciatura di un bel rosso acceso, che ai suoi occhi però, ricordava una ferita sanguinante. La sua mano si fermò e si ritrasse.

“Volevo che almeno qualcosa di lui potesse tornare a casa…” disse in un sussurro Fay, accarezzando il drago dell’elsa e il mantello come se fossero state creature vive.

“Era l’ultima cosa che volevo fare…”

E ora intendi toglierti la vita?”

Se Fay fu sorpreso dallo spirito d’osservazione della principessa, non lo diede a vedere. Con un sorriso talmente sottile da essere invisibile, pensò che in fondo da qualcuno lui doveva pur aver preso.

“Era quello che volevo… Morire dopo averlo riaccompagnato a casa.” ammise tranquillamente il mago. “Però…”

-

“Ginryuu invece…in questo momento per te ha un valore troppo grande. Non hai nulla da potermi dare in cambio.”

Fay aprì la bocca, non sapeva nemmeno lui se per pregare, arrabbiarsi o supplicare, ma la Strega gli fece cenno di aspettare, perché non aveva ancora finito di parlare.

“Ho detto che non possiedi nulla, ma c’è qualcosa che puoi fare per pagare il prezzo di questa spada.

Alle spalle della donna comparve fluttuando un’imponente spada con un drago d’argento a decorarne l’elsa. L’arma galleggiò nell’aria fino a raggiungere Fay, che l’accolse avvolgendola nel grande mantello nero come fosse stato un bambino in fasce.

“In cambio di Ginryuu sarai vincolato ad una promessa. Non ti toglierai la vita. Dovrai vivere tutti gli anni della tua lunga esistenza finché non verrà il tuo momento.

Fay si sentì soffocare. Il dolore lo sommerse, prese consistenza nel suo corpo e lo schiacciò col suo peso, ma Ginryuu tra le sue braccia era più pesante, lo tratteneva come un’ancora, e il mago comprese che nonostante tutto aveva già preso la sua decisione, prima ancora che la Strega gli ponesse la domanda.

“Sei sicuro di volere questo?”

-

“La Strega mi ha imposto di continuare a vivere, ma il vero significato della sua richiesta è un altro… Le ho dato i miei occhi e per questo non vedrò mai più nulla in tutta la mia vita. Significa che per quanto il tempo passi, nella mia mente rimarrà sempre chiara e presente soltanto la sua immagine… non vedrò altro che lui. Perdere la vista significa essere tormentato per sempre dal fantasma del suo ricordo. Lo vedrò dentro di me, sempre, in ogni momento, e ciascun istante mi farà male da morire, perché so che lui non c’è più. Il prezzo che mi ha chiesto la Strega non è stato di non togliermi la vita, ma di continuare a sopportare il suo sguardo che si affaccia dai miei ricordi per ripetermi che è morto. Che l’ho perduto per sempre.”

Fay sollevò Ginryuu in modo da poter toccare con la fronte alle scaglie del drago. Erano fredde e gli mandarono un brivido giù per la schiena per il contrasto col la sua pelle calda.

“Non sai quanto io desideri morire…” mormorò, appoggiando la guancia alla spada e abbandonando tutto il peso della testa sulla spada.

Tomoyo era rimasta ad ascoltare paziente, con le mani raccolte in grembo e gli occhi chiusi, rivolti ai propri pensieri. Non sentendo più alcuna parola, aprì gli occhi per vedere se Fay stesse piangendo. I suoi occhi vuoti però erano asciutti e Tomoyo si chiese se non ne fosse più in grado, ora che era cieco. Sospettava però che una persona come lui non si concedesse spesso il lusso di uno sfogo.

“Io non credo che la Strega intendesse questo.” gli disse con voce ferma e tranquilla.

Fay si voltò verso di lei e, nonostante i suoi occhi fossero vacui, la sua era l’espressione di chi non capiva.

“Prima di tutto, ti ha chiesto di non morire perché lui avrebbe preferito che tu vivessi. Poi, proprio perché lui è morto, ti ha imposto di vivere. Perché dovrai farlo… anche per lui. Ed infine…”

Fay avvertì Tomoyo che si muoveva solo un attimo prima di sentire due esili braccia che lo abbracciavano con una forza incredibile per una ragazzina.

“…il suo ricordo terrà vicino a te il suo spirito. Farà male non dimenticare, ma così non lo perderai mai. Anche se tu non vedrai altro che un fantasma del passato, lui sarà sempre accanto a te… e sarà felice di vederti vivere nel suo mondo.

“…non ti avevo ancora chiesto se potevo vivere qui…”

“Non sai quanto ne sarei felice! Lui faceva parte della mia famiglia, ora vorrei che ne facessi parte anche tu… Grazie di averlo riportato qui con te, Fay!”

Fay, finalmente, cominciò a singhiozzare sommessamente tra le braccia della principessa, mentre lei con delicatezza gli carezzava la testa. La sentì cantare, a voce molto bassa, quella che sembrava una ninnananna, ma non aveva bisogno di sentire le parole per capire.

Aveva il sapore caldo e meraviglioso di una casa.

Owari









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