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Autore: Sunshine96    10/11/2012    6 recensioni
Natalie Devor, 17 anni, vita tranquilla. Ha una migliore amica, e anche un migliore amico, che la trova più che una semplice amica. Ma non basta. Un bel giorno, incontra un ragazzo, alto, riccio, occhi color smeraldo: Harry, ecco il suo nome.
Una storia che parla di scelte, di amore, di amicizia.
Spero davvero che vi piaccia.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO
 
 
Era una calda giornata di luglio, il sole batteva sulla finestra e Natalie era immersa nei suoi pensieri, come al solito.
-Ehi Nat ci sei?- disse la sua amica agitandole la mano davanti agli occhi.
-Si si, scusa- disse lei riprendendosi un attimo.
-Sono le 4. Facciamo una pausa? .. anche perché ti vedo un po’ distratta- disse la sua amica chiudendo il libro che teneva sulle gambe.
-Scusa, è che stavo pensando-
-A che cosa?-
-A matty-
La sua amica sospirò e appoggiò la testa allo schienale della sedia. -Non so proprio cosa dirti, sul serio-
-Il fatto è che non lo voglio perdere.. è il mio migliore amico.. però quando ieri mi ha detto che per lui sono qualcosa di più, mi sono sentita.. strana-
-Strana in che senso?-
-Nel senso che mi fa strano vederlo come qualcosa più di un amico, però dall’altra parte è un bel ragazzo e mi sento onorata di queste attenzioni-
-Ma lui ti piace almeno un po’?-
Natalie ci pensò un attimo. Non era sicura di quello che provava. -Si, un po’ si. E’ ovvio perché ha un bellissimo carattere e non è un brutto ragazzo-
-E allora provateci. Se va male vuol dire che non era destino- dice lei alzando le spalle.
-Si forse hai ragione..- disse sospirando.
-Adesso andiamo a fare merenda?- disse la sua amica alzandosi dalla sedia.
-NO! Dobbiamo studiare! Ti voglio ancora in classe con me l’anno prossimo capito?!-
-Si lo so! Anche io voglio stare in classe con te. Sto cazzo di debito in francese proprio non ci voleva. Volevo essere anche io promossa come te, ma quella prof mi odia- disse Lulù arrabbiandosi un pochino.
-In effetti avevi il cinque e mezzo solo nella sua materia, poteva farti passare tranquillamente..- confermò Natalie dando ragione all'amica. 
-Vabbè, non pensiamoci. Ormai è andata così e non si può fare niente.. Adesso andiamo a far merenda?? Ho fameee!- disse Lulù lamentandosi.
Natalie si mise a ridere. -Strano che tu abbia fame!-
-Senti chi parla! Quella che si mangia tre piatti di pasta e ne vorrebbe ancora!- ribatté la sua amica ridendo.
-Va bene, siamo mangione tutte e due!-
Andarono in cucina e Lulù tirò fuori un vasetto di nutella e del pane. Adoravano pane e nutella!
-Allora, ti fermi qui anche sta sera?- le chiese la sua amica con una fetta di pane in bocca.
-No Lulù lo sai che devo andare al lavoro oggi!-
-Ah già, me lo scordo sempre. Ma a che ora inizi?-
-Alle 5 e mezza e finisco alle 8- disse Natalie sbuffando.
-Vuol dire che oggi mi lascerai tutta sola soletta?-
-Perché, non c’è tua mamma?-
-No, è andata dal suo nuovo compagno, Jeff- disse l'amica con un tono di voce misto di rabbia e tristezza.
I genitori di Lulù, divorziarono circa dua anni prima, tra l’estate della prima e della seconda superiore. La ragazza era stata malissimo in quel periodo, aveva passato un’estate tremenda e Natalie le era stata accanto. Da quel momento divennero migliori amiche, prima erano semplici amiche. Lulù, vero nome Lucrezia Occhielli, era di origine italiana e si era trasferita li, a Londra, in prima media, nella stessa classe di Natalie. Si era seduta di fianco a lei, perché era l’unico posto vuoto e all’inizio non parlavano tanto perché Lulù sapeva solo le cose essenziali di inglese. Natalie le insegnò tutte le espressioni che si usavano li, e anche un po’ di parolacce.
-Se vuoi puoi venire a dormire da me oggi-
-Si, se non disturbo. Non ho voglia di stare a casa da sola- disse Lulù sorridendo.
-Tu non disturbi mai, sei sempre la benvenuta in casa mia- disse Natalie abbracciando l'amica. –Dai, adesso è meglio che vada, se no farò tardi al lavoro-
-Ok, da te verso le nove e mezza?-
-Certo!- disse facendole l’occhiolino.
Natalie uscì da casa della sua amica e salì in sella alla sua bicicletta. Per le cinque era a casa, si riposò un attimo davanti alla televisione, e poi uscì di nuovo, alla volta della pizzeria.
-Ciao zio!- disse appena entrata. Si, suo zio Bob, il fratello di sua mamma, era il proprietario della pizzeria in cui lavorava Natalie. In realtà era un fast food/pizzeria perché faceva parte della catena Nando’s infatti si chiama Little Nando’s. Solo perché il posto non era poi grandissimo, ma in sostanza non cambiava niente.
-Ciao nipotina- disse Bob sorridendo –tutto bene?-
-Si tutto a posto. Adesso vado a lavorare- disse Natalie mettendomi la giacchetta da cameriera. Non aveva proprio voglia di fare conversazione con suo zio quel giorno. 
-Certo, vai pure- disse ridendo.
Che cazzo ridi?
Dato che non c’era molta gente Natalie pulì i tavoli e aiutò in cucina a preparare i panini. Poco dopo suonò il telefono della pizzeria e rispose. 
-Little Nando’s buongiorno- disse con la voce più cordiale che riusciva a fare. 
-Salve, sono la signora Johnson-
Maledetta signora Johnson. 
-Oh, salve signora Johnson, ordina il solito?- era una cliente abituale e rompiscatole, che chiedeva sempre la pizza alle verdure.
-Si, il solito- rispose dall'altro capo del telefono, con una voce stridula.
-E per quando la vuole?-
-Per le 7 puntuale-
-Certamente signora, e per le 7 sia. Arrivederci- attaccò il telefono e guardò l’orologio: le 18:25, ce la potevano fare. Tutto per non dare alla signora Johnson un pretesto per lamentarsi. 
-Una verdure per la Johnson!- urlò Natalie affacciandosi alla cucina.
Dopo un quarto d’ora la pizza era pronta. Natalie prese la pizza, la sistemo per bene sul portapacchi della sua bicicletta e partì. Sentiva l’aria fresca accarezzarle il viso e il venticello passarle tra i capelli ricci.
Adorabile.
Pedalò più forte per sentirne di più addosso e soprattutto per non far raffreddare troppo la pizza. Il problema era che la signora Johnson non abitava proprio dietro l’angolo, perciò per far arrivare la pizza decentemente calda, c'era bisogno della scorciatoia.
La scorciatoia del bosco. Così la chiamava Natalie: passava in un sentiero in mezzo agli alberi, isolato dalla città. C’era anche un bellissimo laghetto naturale con una grande cascata che s’infrangeva sulle rocce. Quella l'aveva soprannominata La Meraviglia.
Si, non aveva molto fantasia per queste cose. 
Le passò di fianco proprio in quel momento e si fermò ad ammirarla. Era davvero bellissima. Se n'era innamorata fin dal primo momento che l'aveva vista. 
Forse non avrebbe dovuto, forse avrebbe perso il lavoro, ma non resistette. Si guardò un attimo attorno e non vedo nessuno.
Benissimo.
Mollò giù la bici, la pizza e mi si tolse i vestiti. Entrò in acqua senza niente addosso e si sentì rigenerare.
  
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