Victoria Evans.


-VICKYYYYYYY!-
-VICKYYYYYYYYYY-
Avrei riconosciuto ovunque quella voce, mi voltai di scatto, appena in tempo per essere travolta dalla leggiadria della mia migliore amica. Mi si tuffò letteralmente tra le braccia incurante del fatto che l’attenzione di tutta la scuola era rivolta su di noi.
-Jane, non fare tutto questo casino! – La ripresi io – si sono voltati tutti verso di noi! –
Ero rossa come un peperone, perché nonostante la conoscessi da molti anni non mi ero ancora abituata alla sua esuberanza.
“Anche io sarei così se fossi bella e magra come lei”
Questa frase rimbombava nella mia testa ogni santo giorno impedendomi di vivere al meglio la mia vita.
Ebbene sì, io, Victoria Evans, ero completamente e incondizionatamente ossessionata dalla mia immagine.
Mi sentivo sempre fuori posto e pensavo che tutti stessero a guardare i miei 15 chili in più.
Mi vergognavo di fare qualsiasi cosa perché mi vergognavo di come ero io.
Diciamo che avere come migliore amica Jane Collins, una delle ragazze più carine della scuola, non alzava di certo la mia autostima.
Era frustrante passeggiare con lei e sentire tutti gli sguardi voltarsi al nostro passaggio. Lei, per gentilezza, mi diceva che guardavano anche me, ma anche un cieco avrebbe capito che io in confronto a lei ero invisibile.
Tutti i giorni mi soffermavo a invidiare la sua pallida carnagione, i suoi capelli d’oro che circondavano un viso angelico arricchito da due grandi occhi blu. Il suo fisico slanciato e tonico da nuotatrice e le sue labbra piene e rosse non passavano certo inosservati.
Io sfiguravo a fianco a lei. L’unica cosa che amavo di me erano gli occhi: a mandorla color nocciola intenso.
Ma ora mi ero stufata di questa situazione, volevo cambiare e lo avrei fatto.
Jane si mise a ridere di gusto e mi disse prendendomi dolcemente in giro –Ma guardati! Sei tutta rossa! Che tenera che sei! –
Si mise ancora di più a gridare e io sperai che la terra mi inghiottisse.
Ad un certo punto qualcuno le tappò la bocca e  io lentamente riaprii gli occhi che avevo chiuso per il troppo imbarazzo.
Louis Tomlinson, il mio migliore amico, era corso in mio aiuto per l’ennesima volta.