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Autore: Why_    10/11/2012    0 recensioni
"Consumare preferibilmente entro il:" non è una scritta messa lì e campata per l'aria, ma un avvertimento bello e buono. Questo Anja lo sa, ma a quanto pare Yeva non ne è del tutto convinta, finché una corsa al bagno non le fa cambiare idea.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Yeva aveva di nuovo messo il volto sulla mia pancia, dopo aver scostato la maglia del pigiama. Lasciò le sue lunghe gambe a ciondolare dalla sponda del letto, mentre io ero appena stata elevata a suo nuovo cuscino.
La sua pelle, fredda, al contatto con la mia, più calda, mi fece rabbrividire. La sentii ridacchiare sommessamente della mia reazione, mentre con la mano sinistra arrotolava il bordo del mio pigiama. La destra era intenta a massaggiarsi la pancia delicatamente.
< Sei sempre così calda tu > sussurrò.
< Veramente sei tu quella gelida fra noi > le risposi, ironica. Anche se, in effetti, lei era sempre abbastanza fredda, anche in estate.
< Sei piacevole > continuò, ignorandomi senza pietà. Intanto la sua mano era passata a cercarmi il viso, circolando sotto la maglia, soffermandosi sui seni. Avvampai quando percepii il suo tocco, nonostante la sua pelle fosse di ghiaccio.
< Riscaldami > mi ordinò, a bassa voce, in un tono piuttosto ammaliante. Sapevo dove voleva andare a parare e cercai di fare finta di niente.
Dopo qualche minuto la mano cominciò a scendere, lasciando dei pizzicotti sulla pelle delle costole, per poi arrivare fino ai fianchi. Più andava avanti e più aumentava la stretta, fino a farmi un male atroce.
Senza pensarci due volte le fermai il braccio, mentre i punti dove era passata pulsavano dal dolore.
< Mi stai facendo m- > provai a lamentarmi, ma mi interruppe.
< Per favore, riscaldami, ho freddo > bisbigliò, ancora più suadente, quasi supplichevole, ritraendo delicatamente l'arto.
Quella ragazza quando voleva qualcosa sapeva essere molto determinata. Seppure mi chiedesse poche volte una cosa del genere, in ogni occasione io ero costretta ad obbedire, senza ripensamenti. In fondo non mi dispiaceva accontentarla, ma la mia timidezza mi rendeva davvero impacciata.
Con l'aiuto delle braccia mi misi a sedere, spostando dolcemente il viso di Yeva dalla mia pancia alle cosce. Le coprii gli occhi e mi avvicinai a lei, fino a stamparle un leggero bacio sulle labbra. Ero così rossa in quel momento che nella poca luce della stanza potevo essere quasi fosforescente. Non a caso non le permisi di guardarmi.
Accettò quel piccolo compromesso a malincuore -sapevo quanto desiderasse osservarmi- e si accostò al mio ventre. Piegò le ginocchia, come se si raggomitolasse, e mi riattirò a sé.
Approfondì la conoscenza con la mia bocca e si stupì non poco quando cercai di assecondarla.
La pelle del suo volto stava diventando piacevolmente calda.
< Anja > mi chiamò, a voce bassa. Le piaceva davvero molto pronunciare il mio soprannome, diceva che era… poetico.
Mi allontanai di poco, giusto per darle un’occhiata, nonostante la poca luce. Aveva ancora la mia mano sugli occhi e i suoi lunghi capelli ricadevano scomposti sul mio corpo e sul letto.
La sentii mugugnare qualcosa di incomprensibile, per poi alzare leggermente la testa ed avvicinarsi al mio orecchio.
< Anja, ti amo > dichiarò, affidandomi quelle parole che potevo ascoltare solo io. Le presi e le riposi in un piccolo scrigno, dove c’erano tutti i momenti passati insieme a lei che non volevo dimenticare. Era il mio piccolo tesoro, solo ed esclusivo.
Ritornai alla realtà quando Yeva riprese ad attaccare le mie labbra, in un moto di passione. All’improvviso però, si fermò di colpo e udii uno strano rumore provenire da dove pensavo ci fosse la sua pancia. Scattò, come morsa da un animale, e uscì dalla stanza, precipitandosi in bagno. Realizzai la situazione qualche attimo più tardi, quando la porta del gabinetto si chiuse. Mi alzai e sussultai toccando il pavimento freddo, poi mi diressi da Yeva. Non riuscendo a trovare le mie ciabatte, camminai a piedi nudi, rabbrividendo a ogni passo.
< Ehi, tutto a posto lì dentro? > domandai alla porta chiusa.
< S-sì > fu la risposta assolutamente falsa che mi arrivò, ma non ribattei, sapendo che non avrei cavato un ragno dal buco.
Appoggiai prima al schiena al muro, poi pian piano scivolai verso il pavimento, aspettando pazientemente che la sua seduta finisse.
Gliel’avevo detto che il formaggio scaduto non era il massimo, soprattutto per una persona delicata come lei. E questi erano i risultati, frutto della sua totale diffidenza dei miei consigli. “Così impara” pensai, ma ero lo stesso preoccupata.
Una quarto d’ora dopo, la porta si spalancò, riversando tutta la luce del lampadario nel corridoio. Con un po’ di fumo poteva essere l’entrata in scena perfetta di un alieno appena atterrato sulla terra, ma constatai che era solamente Yeva.
< Se tieni alla tua vita, non entrare là dentro. Per nessuna ragione al mondo > disse, mentre chiudeva l’entrata della zona del disastro chimico. Notai, prima di chiudere la porta, che era diventata incredibilmente pallida.
Mi fu impossibile non chiederle: < Come stai? >
< Sinceramente > iniziò, voltandosi a guardarmi, < stavo meglio prima >.
Poi aggiunse, sorridendo ironica:< E sì, avevi ragione tu. Le date di scadenza non mentono >
< E vedi di ricordartelo > affermai, in tono di rimprovero.
< Sì sì > mi liquidò, accompagnandosi con un cenno della mano, mentre mi sorpassava per tornare a letto.
La seguii nella sua camera, poi mi fermai alla porta, guardandola strisciare sotto le coperte disposte alla rinfusa alla fine del letto. Mi domandai se fosse più strano il mio caldo o il suo freddo, in una notte di inizio estate come quella. Il mio misero pigiama, formato da pantaloncini e canottiera, mi scaldava più che abbastanza, mentre il suo, manica e pantaloni lunghi, sembrava non bastarle.
< Dormirai lì stanotte? > mi svegliò Yeva, con sguardo interrogativo.
Mi avvicinai al letto e mi sedetti. Al contatto con il materasso, per motivi a me sconosciuti, mi tornò in mente quello che mi aveva detto poco prima. Avvampai di colpo, sotto l’occhio stupito della figura rannicchiata accanto a me, che riuscì a vedermi in quello stato nonostante non ci fosse molta luce.
< Anja tutto o- >
< T-ti amo a-anch’io > mi sforzai a dirle, sovrapponendomi alle sue parole.
Subito dopo due braccia mi circondarono la vita, stranamente calde, che mi strinsero dolcemente. Non riuscii a fare nulla, ancora troppo presa dall’imbarazzo della dichiarazione.
< Tu non puoi neanche immaginare quanto riesci a rendermi felice > disse, aumentando la presa.
 
“Ho sempre odiato il caldo” constatai “ma adesso non riuscirei a detestarlo neanche volendo”.  
 
 
 
 
 
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Mai, mai e dico mai mangiare del formaggio scaduto. Per il vostro bene e per quello del vostro bagno.
Detto questo, grazie di essere arrivati fino a qui.
 
 
Saluti,
Why_  
  
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