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Autore: Shikame Nanaka    10/11/2012    1 recensioni
Kitsune. Una parole temuta ed odiata.
Da sempre siamo stati perseguitati, uccisi, condannati a vivere nell'ombra e a nasconderci, senza la possibilità di interferire col mondo esterno e adesso che la nostre specie minaccia di estinguersi, solo adesso che i villaggi iniziano a credere di nuovo di poter essere al sicuro, accadrà qualcosa di inaspettato che spazzerà il loro equilibrio di pace, fondato sul nostro sangue.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kitsune.


Kitsune. Una parola temuta ed odiata. 

Da sempre siamo stati perseguitati, uccisi, condannati a vivere nell'ombra e a nasconderci, senza la possibilità di interferire col mondo esterno e adesso che la nostre specie minaccia di estinguersi, solo adesso che i villaggi iniziano a credere di nuovo di poter essere al sicuro, accadrà qualcosa di inaspettato che spezzerà il loro equilibrio di pace, fondato sul nostro sangue.

La vecchia donna, dopo aver proferito le sue parole, rimase per qualche attimo in silenzio, socchiudendo gli occhi e scrutando ancora una volta la sfera che aveva fra le mani.

“Ah! Ancora che biascichi le tue preveggenze?” Disse un ragazzo, in tono canzonatorio aprendo una porta scorrevole e facendo la sua entrata all'interno della stanza.

La vecchia donna senza dargli particolare attenzione si alzò lentamente lasciando rotolare la sfera sul pavimento, per afferrare un bastone intagliato che giaceva vicino a lei, con il quale solitamente si sorreggeva.

“Non dovresti maltrattarla così... Infondo quella è pur sempre la tua sfera.” Le disse ancora il ragazzo osservandola.

“Che vuoi che me ne faccia? Io sono vecchia e quell'aggeggio ormai continente pochissima energia. Anche se si rompesse che importerebbe?” Rispose lei in tono pacato aggiustandosi a fatica le pieghe del kimono dal quale spuntava leggermente una coda.

Il ragazzo nel sentire quelle parole, storcendo un po' la bocca, rivolse all'anziana donna uno sguardo di sgomento.
Doveva essere impazzita. Una sfera è tutto per un kitsune.
“Si vede che stai invecchiando più velocemente del previsto, dalle stramberie che dici... Magari se rincominciassi a nutrirti come un essere della tua specie riusciresti a rimetterti in forze... Vecchia stupida.” Le fece notare, concludendo la frase in tono canzonatorio e passandosi una mano fra i folti capelli neri ricoperti da alcuni ciocche di colore rosso acceso.

“Di questi tempi non penso che una vecchia come me, posso pensare ancora di correre dietro alle persone solo per strappargli l'anima.” Rispose, ridendo sommessamente.

Il ragazzo, facendo una smorfia si avvicinò stancamente ad un angolo della stanza dove vi erano parecchi cuscini, lasciandovisi poi cadere e socchiudendo gli occhi.

“Piuttosto...” Aggiunse la vecchia in un secondo momento passandosi una mano sulla schiena dolorante. “Tu potresti nutrirti ben di più... Ma sei uno sfaticato. Hai sviluppato solamente tre code in tutto questo tempo.” Disse infine con tono di rimprovero.

In quel momento il kitsune fece ricadere casualmente lo sguardo sulle proprie code, che aveva preso ad agitare leggermente.
“Sfaticato dici? Hai idea di quanta energia ci voglia per svilupparne anche solo una? E poi questi non sono i tempi ottimali per la caccia. Sei proprio una vecchia stupida, ormai.” 

A quelle parole la donna con uno scatto diede un pesante colpo al pavimento col bastone che stringeva nella mano sinistra.
“Shinichi... Prima nella mia preveggenza penso di averla vista. Però non sono pienamente sicura che si trattasse di lei. Era parecchio diversa.” Gli disse in tono grave, concentrando la sua attenzione su altro e socchiudendo gli occhi.

“A chi ti stai riferendo?” Chiese prontamente il kitsune, cercando di nascondere la forte curiosità. 
In realtà sapeva benissimo di chi stesse parlando, ma sentiva di aver bisogno di una conferma.

“Lo sai molto bene. E penso che dovresti anche esserne preoccupato. Soprattutto se si trattasse veramente di lei.” Continuò a dirli, cogliendo i pensieri dell'altro kitsune.

Anche se era vecchia il minimo di telepatia che gli restava sapeva ancora come utilizzarlo.
Shinichi sentendosi scosso da un brivido di adrenalina di drizzò nuovamente in piedi.
Si. Si stava riferendo proprio a lei.

“Quindi... Sta tornado. Perché questo dovrebbe preoccuparmi?” Chiese in tono eccitato, nascondendo un sorriso e drizzando leggermente le folte orecchie da volpe.

“Penso che lo scoprirai non appena l'avrai incontrata. Ammesso che si tratti veramente di lei.” Si limitò a dire la vecchia assumendo un'espressione misteriosa.
“E non appena si troverà nei pressi del Villaggio... Penso che riuscirai ad avvertire anche la sua essenza.”

Fra i due calò per pochi attimi il silenzio e gli occhi del ragazzo, alla fioca luce delle candele che illuminavano debolmente la stanza, brillarono di guizzi rossi come il sangue.

“Quando di un kitsune si può avvertire la presenza... Significa che questo è diventato parecchio forte. Mpf... Chiyo... Sei davvero una vecchia stupida.” Disse infine il ragazzo con un ghigno.

Nel frattempo nella quiete della notte non si udiva un singolo rumore, ogni cosa era avvolta nel silenzio e le gelida e pallida luce delle luna brillava alta nel cielo illuminando debolmente la foresta sottostante.
Un'ombra velocissima, si muoveva nell'oscurità, provocando un debole fruscio al suo passaggio.

Era trascorso davvero molto tempo dall'ultima volta che lei era stata in quel luogo, in quella valle, su quella montagna ai piedi di quel villaggio.
Quel villaggio... Ormai ci era vicina. 
La giovane kitsune si passò delicatamente una mano fra i capelli, scostandosi alcune ciocche del ciuffo che le erano finite davanti al volto.
Socchiuse gli occhi, rallentando per qualche istante la sua corsa e volgendo uno sguardo al luogo vicino al quale stava passando, scrutandone ogni singolo dettaglio confuso dalle tenebre.
Era tornata in quel posto, dopo tanto tempo e sapeva che tutto ciò che avrebbe visto, ogni luogo e il villaggio, le avrebbero scatenato dei violenti ricordi, sapeva che avrebbe dovuto trattenersi dall'uccidere, per la prima volta.
Almeno fino a quando non sarebbe giunto il momento propizio.

CONTINUA
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