Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: MishAlo    10/11/2012    2 recensioni
Nessuno dei due ormai pensava alla macchina senza carburante ferma sul ciglio della strada, o alla spesa della madre, che ovviamente non si spettava che i due fossero al supermercato perché forse, solo forse, si era dimenticata di fare benzina…
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kim e Xander erano sempre stati migliori amici, o meglio fratellastri.
Michael, il padre di Kim, aveva sposato Sarah, la mamma di Xander, quando Kim aveva 3 anni e Xander 5.
La mamma di Kim era morta in un incidente d’auto quando lui aveva pochi mesi, se la ricordava pochissimo e quindi quando era arrivata Sarah l’aveva subito accolta con entusiasmo.
Mentre il padre di Xander li aveva abbandonati quando lui aveva poco più di tre anni. E Xan era molto restio nei confronti di Michael all’inizio, ma poi si era lasciato andare.
I due ragazzi erano cresciuti insieme passando ogni momento libero fin ai 16 anni di Xan quando lui aveva cominciato a evitare la sua famiglia, o meglio ad evitare il suo fratellino.
Fumava, si ubriacava, usciva con i ragazzi più grandi e di brutta fama, aveva cominciato a uscire con ragazze diverse quasi tutte le sere, le scopava poi passava ad altre (questo comportamento era agevolato dal fatto che avesse gli occhi grigi tempestosi di solito freddi, capelli neri come la notte più profonda, era alto, già tanto per la sua età ed era abbastanza scolpito) e i voti della scuola erano calati sempre più in basso.
I genitori non sapevano che fare, ogni sorta di punizione gli scivolava addosso e così lo lasciarono in pace dicendosi che probabilmente era l’età.
Il piccolo Kim era ingenuo, anche troppo per un ragazzino di 14 anni. Una cosa, però, la sapeva per certo e almeno su quel fronte non si sentiva confuso, anzi era l’unica conferma in quel periodo di cambiamento. Provava qualcosa per Xan, che andava oltre la semplice fratellanza o amicizia.
E per questo aveva sofferto tantissimo quando il moro aveva cominciato a evitarlo, a rispondergli a monosillabi, a non sorridergli più, a non cercarlo più, a non volergli più bene.
In realtà, nessuno sapeva che il moretto aveva cominciato a comportarsi così perché voleva uccidere, soffocare quella cosa che aveva cominciato a farlo sentire debole, felice ed eccitato ogni volta che lui e il suo ‘fratellino’ stavano troppo, sicuramente troppo vicini. Non sapeva quando era nata quella cosa.
Aveva sempre trovato bellissimi e magnetici gli occhi così verdi di Kim, e quei suoi capelli biondi, quasi bianchi, lo attiravano con la loro lucentezza e morbidezza. Ma da poco si era accorto che il ragazzino stava crescendo, e stava crescendo bene, sicuramente troppo.
Anche lui era più alto della media, e il nuoto stava già scolpendo addominali e pettorali, e aveva quelle spalle così... grosse, per un moccioso.
Non sapeva quando era nata quella cosa, ma sapeva che non era normale. Che avrebbe dovuto soffocarla, e il modo più veloce era distrarsi e in anzitutto, cominciare a evitare il biondo.
E così aveva fatto, anche se il dolore era davvero troppo.
Intanto erano passati gli anni, precisamente tre.
Kim era diventato bellissimo, come si poteva intuire già da ragazzino; era alto quasi uno e ottantacinque, il fisico si era scolpito davvero bene, grazie a tutto il nuoto che faceva e i capelli si erano leggermente scuriti e accorciati. L’unica cosa che non era cambiata erano i suoi brillanti occhi verdi.
Le ragazze lo volevano, tutte; c’erano anche tanti ragazzi che ambivano a luiMa Kim aveva sempre avuto in mente, e nel cuore, un paio d’occhi grigi tempestosi e nessuna o nessuno aveva retto il confronto con il suo –anche se suo non era- Xander.
Dopo che Xander aveva cominciato a ignorarlo, lui si era chiuso in se stesso ed era diventato solitario e taciturno, non che prima non lo fosse, ma l’unico che aveva rotto la sua corazza, poi aveva rotto il suo cuore. Così aveva passato quei tre anni leggendo, studiando o stando in piscina.
Si era sentito così solo, ma la paura di perdere qualcun altro d’importante, prima sua madre e poi Xan, era troppo profonda, come un vortice che gli risucchiava il petto.
Soprattutto nell’ultimo anno. Perché il moretto era partito per il college (aveva vinto una borsa di studio per entrare all’Accademia delle Belle Arti di New York, perché disegnava da dio, davvero. Era l’unica cosa che gli riusciva davvero bene senza fare il minimo sforzo), e lui non lo vedeva da allora.
Almeno prima, anche se lo ignorava, poteva ancora vedere i suoi occhi così belli, o i rarissimi sorrisi che gli illuminavano il volto, gli mancava persino la sua tagliente ironia.
Ma nonostante tutto, era ancora innamorato di lui. Alla fine, aveva capito che quel sentimento era Amore, con l’A maiuscola.
Sapeva di essere pazzo e masochista, ma non era riuscito neanche ad andare oltre ad un bacio a stampo con una ragazza perché quegli occhi e quel sorriso gli balenavano in mente.
E in parte provava lo stesso anche Xan, solo che lo provava a NY.
Quando aveva ricevuto la borsa di studio, si sentiva felice per due motivi a) avrebbe realizzato il sogno di una vita e b) si sarebbe allontanato, finalmente, dalla fonte di ogni suo pensiero, gesto o scopata dai suoi 16 anni: il bello, decisamente troppo bello, Kim.
Pensava che andando lontano migliaia di miglia dal biondino gliel’avrebbe fatto dimenticare. Che coglione che era stato.
All’inizio quel dolore al petto era poco accennato, e spariva quando dava sfogo alla sua frustrazione scopando la prima che capitava. O certe volte, anche il primche capitava. Ma via via, quel dolore era diventato così forte e potente, che neanche una scopata con i fiocchi poteva distrarlo.
Quindi alla fine si era arreso a questo sentimento. Si era concentrato sullo studio e a scuola aveva ottimi risultati; qualche volta andava alle feste con i suoi amici e se capitava, andava a letto con qualcuno, e c’erano davvero tante personeche volevano andare a letto con lui, ma il moro andava solamente con quelle/i bionde/i, o con occhi verdi, però nessuna o nessuno reggeva il confronto.
Era un anno che non tornava a casa, neanche a Natale o Pasqua, inventandosi scuse su scuse. Ma ora che era finito l’anno e lui aveva passato gli esami, era costretto a ritornare.
Aveva una fottuta paura di rincontrare il suo fratellino, ma era anche molto euforico al pensiero di rivedere quei bellissimi occhi.
Atterrato all’aeroporto, c’erano sua mamma e Mike, impazienti di vederlo, o meglio impazienti di vedere la faccia dei loro due figli quando si sarebbe incontrati di nuovo dopo un anno.
Perché loro non erano stupidi e avevano capito, in ritardo rispetto ai ragazzi, ma avevano capito che i due provavano qualcosa per l’altro. Solo che non si capacitavano del perché non si fossero ancora dichiarati, era evidente che soffrivano, ma Xander era troppo orgoglioso per farlo e Kim troppo insicuro.
Ma se quegli stupidi dei loro figli non avessero fatto la mossa decisiva, l’avrebbero architettata loro.
Così, dopo vari saluti e abbracci, Xan, Mike e Sarah andarono a casa.
Quando arrivarono, Kim era in piscina e il moro fece una faccia cosi delusa e triste che fece venir voglia a Sarah d’abbracciarlo, ma che non fece per paura che il figlio intuisse qualcosa.
Nello stesso momento nella piscina pubblica Kim stava cominciando a farsi la doccia. Era andato lì perché voleva evitare di incontrare Xan, ma sapeva di non poterlo farlo per sempre, cosa che da una parte lo allettava e dall’altra lo faceva stare di merda.
Così finì di lavarsi, si vestì e in tutta calma s’incamminò verso casa. Quando arrivò, posò il borsone della piscina vicino alla porta e si diresse vero la sala da dove proveniva la voce dei genitori.
Quando arrivò in sala, vide Sarah seduta sul divano vicino a suo padre e Xan che rideva in poltrona.
Il primo pensiero che lo colpì fu è bellissimo, il secondo quanto mi è mancata la sua risata?
-Ciao, tesoro.- lo salutò Sarah quando s’accorse di lui.
Al saluto della madre la testa del moro si girò di scatto.
La prima cosa che Xan pensò vedendo il biondo fu è bellissimo, la seconda quanto mi è mancato?
I due rimasero a fissarsi occhi negli occhi per parecchi istanti finché un leggero colpo di tosse li distrasse.
-Kim, tutto ok?- chiese suo padre.
-Eh? Sì, tutto ok. Ciao a tutti- disse il biondo prima di girarsi e voltarsi per andare in stanza.
-Ciao- sussurrò lievemente il moretto.
-Aspetta tesoro. Tu e Xan potreste andare a farmi la spesa, per favore?- disse Sarah con quello sguardo cui non si può dire di no.
Kim, sospirando, annuì cosa che fece anche Xander.
-Grazie, ragazzi!- Sarah, si alzò dal divano e andò all’ingresso seguita da due ragazzi con un’espressione così tesa da far ridere, considerando che non dovevano andare al patibolo, ma solo a fare la spesa.
All’ingresso, la donna porse la lista a Kim e le chiavi a Xander.
E così i due fratelli salirono sulla BMW.
Il viaggio fu silenzioso, l’aria era tesa e imbarazzata. Kim guardava fuori dal finestrino e Xan era concentrato sulla guida.
A un certo punto l’auto cominciò a sussultare e così spaventato il moro la accostò all’angolo della strada.
-Ma che diavolo...?- esclamò Kim.
-E’ finita la benzina- disse sospirando Xan, ed era certo di quello, la spia lo indicava chiaramente, anche se prima non se ne era accorto.
-Oh mio dio! E adesso? Non passerà mai nessuno di qui!!- e quello, purtroppo o per fortuna era la verità. Loro abitavano “in campagna” e la strada che li collegava alla città era una provinciale, ma che quasi mai era utilizzata. E probabilmente fatta eccezione per loro, quel giorno sarebbe stata la stessa cosa.
-Chiama qualcuno!- aggiunse.
-Non ho il cellulare- mormorò Xan.
-Nemmeno io- borbottò Kim.
Così rimasero in macchina, con le portiere aperte ognuno immerso nei suoi pensieri.
A Kim stava venendo da piangere, tutta quella situazione era troppa per lui. Non vedeva suo fratello, il ragazzo che amava, da un anno e non avevano passato più di qualche minuto insieme da tre, e adesso era costretto a stare con lui lì, perché erano a metà strada tra casa loro e la città, tutte e due troppo lontane per andare a piedi.
Calde lacrime cominciarono a scendere sulla sua pelle liscia, ma quello che attirò la testa dell’altro verso la sua parte fu il singhiozzo mal celato.
-Ehi… Kim, perché piangi?- chiese esitante Xan. Da quanto tempo non pronunciava il suo nome? 
-I cazzi tuoi no, eh?- rispose tra i singhiozzi l’altro.
-Sei mio fratello, mi stai facendo preoccupare...
-FRATELLASTRO!- urlò in preda alle lacrime Kim e poi aggiunse, in tono tagliente: -Adesso sei preoccupato, eh? Sei proprio un bastardo.
-Io mi sono sempre preoccupato per te.- ribatté Xan, alterandosi anche lui.
-Ma fammi il favore! Se ti sei davvero preoccupato per me, dove sei stato in questi tre anni, quando piangevo in camera mia di notte perché tu avevi cominciato a evitarmi senza una particolare ragione facendomi soffrire come un cane, quando volevo solo qualcuno con cui parlare, quando ho avuto bisogno di te? Quand’è che ci sei stato, fratello?
A quelle parole cariche di dolore e sofferenza e a quegli occhi verdi pieni di lacrime, lui non seppe rispondere.
Però le parole gli uscirono, gli uscirono dalla fretta perché erano tante, perché erano vere, perché erano sentite.
Gli uscirono perché dovevano uscire.
-Avevo paura, o meglio, terrore del mio cuore che accelerava i battiti,delle mani che mi sudavano, delle ginocchia che mi tremavano, delle farfalle nello stomaco quando stavo vicino a te. C’era qualcosa di così profondo e radicato che provavo per te. Ma mi dicevo che era sbagliato, ingiusto nei tuoi confronti, nei confronti di un ragazzino, no, non di un ragazzino. Di Kim, nei tuoi confronti. Perché tu sei il ragazzo che c’è sempre stato, in qualunque momento, mi hai fatto divertire, mi hai insegnato a vivere e a godermi tutto quello che mi passava sotto gli occhi.
Ti ricordi quando stavamo giocando a nascondino, io sono caduto sbucciandomi il ginocchio e mi sono messo a piangere così forte da non riuscire a respirare? Tu mi hai abbracciato forte e mi hai detto di stare calmo che c’eri tu. Avevi solo 8 anni, ma eri già così saggio.
Quel giorno mi hai fatto capire che ci saresti sempre stato, ed io mi sono sentito così felice e amato.
Lì ho capito di volerti sempre accanto, in qualunque momento, e quell’affetto che provavo per te si è ingrandito fino a diventare amore.
E quell’amore non ha fatto altro che crescere fino a oggi, diventando così forte e puro da farmi dimenticare tutto il resto.
Ma forse non è così puro se ti ha fatto sentire così male… Io… mi dispiace davvero Kim, per tutto.-
Questo discorso lo aveva fatto mormorandolo e tenendo gli occhi bassi a guardare le sue ginocchia.
Poi però finito il discorso, non ce la fece più e alzò il viso a guardare quello del biondo. Aveva smesso di piangere, e ora i suoi occhi erano pieni di stupore e meraviglia e, c’avrebbe giurato, di gioia. Non c’era traccia del disgusto, dell’imbarazzo, della delusione che pensava il biondo avrebbe provato.
Kim non sapeva che dire o cosa fare, ma si vede che il suo cuore lo sapeva perché s’avvicinò al moro e delicatamente lo baciò sulle sue morbide labbra.
E, quindi, si staccò e guardandolo in quegli occhi grigi –non freddi, no, assolutamente. Erano così pieni d’emozioni da far venire le lacrime al biondo- e gli disse: -Ti amo.
Poi riprese a baciarlo, e sta volta anche il moro ricambiò pienamente.
Il bacio stava diventando molto più passionale e famelico.
Nessuno dei due ormai pensava alla macchina senza carburante ferma sul ciglio della strada, o alla spesa della madre, che ovviamente non si spettava che i due fossero al supermercato perché forse, solo forse, si era dimenticata di fare benzina…




Angolino di Batti
E' una cosa così, tanto per spezzare la malinconia di questo tempo.
Grazie per aver letto, e lasciate un commentino, se vi va. (:
-La disperata B

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MishAlo