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Autore: ELE106    11/11/2012    12 recensioni
[Thorki / post The Avengers] Loki è stato catturato dagli Avengers e deve essere ricondotto ad Asgard dal fratello Thor, per sottoporsi al giudizio di Odino. Cosa mai si saranno detti, prima di compiere tali doveri? *finge di non essersi immaginata cose zozze* Quel che vorrebbe Thor è ben chiaro a tutti: rivuole suo fratello. Vuole che le cose tornino come prima, vuole che egli si redima, chiedendo perdono per le proprie azioni. Ma Loki cosa vuole? Per la prima volta Thor cerca di rispondere a questo interrogativo. Lo fa da solo, ripercorrendo i ricordi di una vita insieme a lui. Buona Lettura ;D
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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(Thorki) Mio Re

Autore: ELE106
Fandom:
Thor
Pairing:
Thorki
Beta: Arial (cioè ... io ancora non ci credo, ma si, proprio lei *___*)
Disclaimer: Loki e Thor non mi appartengono (tsé), questa è una storia di fantasia, l’autrice (??) scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright. *che poi … se Kenny (Kennet Branagh) slasha, non è che poi ci si può lamentare … ù__ù*
Note: aaaaaaaaaallora…*respira Ele, ce la puoi fare*, salve a tutto il fandom *che si guarda confuso, chiedendosi chi caz.. è questa*, non ho pressoché nulla da dire, a parte il fatto che mi rendo perfettamente conto che oltre la metà delle ffc presenti qui si collochi dopo la cattura di Loki *fischi disgustati*, quindi che altro??? Originalità portami via!!! X’D

Anzi, no!! Oh! Magari ascoltate ‘Love the way you lie’ di Eminem ft. Rihanna- mentre leggete. Potrebbe essere piacevole... ma quant’è angst quella canzone!?!?!?

Ecco il link....

http://www.youtube.com/watch?v=uelHwf8o7_U

Dedico la one-shot al mio fringuellino blu Ohmygod, per il suo compleanno! Perché il suo orsacchiotto biondo le vuole tanto bene! *____*

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Mio Re

 

«Perché dovrei arrendermi, Thor? Perché a te? Dammi un motivo!»

Me lo hai chiesto tu, pochi istanti prima che la tua voce fosse messa a tacere.

Io stesso ho costretto le mie mani su di te, usandoti l’estrema violenza di quel bavaglio, per adempiere agli ordini di Odino. Obbligando a zittire, con te, anche me stesso e il mio cuore, che ho avvertito urlare di un dolore straziante, speculare riflesso del tuo.

La tua voce potrebbe anche essere uno di quei motivi, Loki. Di certo è uno dei miei.

Delicata e dolce, come solo io nei Nove Regni posso ricordarla. Sottile, limpida, dal suono ipnotico, armonioso, quasi musicale.

Il tono fermo, talvolta minaccioso e feroce, molto più spesso insicuro ed ansioso.

La tua voce è così diversa ora, fratello.

Che ragioni potrei mai darti io, per convincerti a tornare sui tuoi passi?

Non conosco i tuoi motivi e tutto quel che posso fare è spiegarti i miei.

Vorrei che tornassi a sorridermi, sincero, come facevi da bambino.

Vorrei sentire di nuovo la tua voce riecheggiare negli enormi saloni del palazzo reale, quando mi chiamavi a te.

Il mio nome, sulle tue labbra, era un sussurro leggero, un alito di vento fresco che accarezzava i miei sensi, incendiandoli all’istante. Un canto simile al richiamo di un compagno, alla preghiera di un devoto, alla lusinga di un amante. La magia erotica di un incantatore.

Non potevo che raggiungerti, dovunque mi trovassi e qualsiasi cosa stessi facendo.

Io bruciavo... solo ascoltando la tua voce.

Ho sempre ceduto ad essa, anche quando mi chiedeva, non senza incertezza e timore, di fare cose che due fratelli non dovrebbero mai nemmeno pensare. Un leggero tremolio la alterava, il sensuale e caldo brivido dell’inesperienza, che non faceva che alimentare un rogo già fuori controllo, divampato dentro di me da quando ho memoria.

Non potevo… non volevo oppormi.

Volevo averti. Lo volevo, ma sono sempre stato troppo codardo per ammetterlo e non ho fatto altro che trovare scuse vigliacche, una più pietosa dell’altra, per giustificare ciò che eravamo, ciò che facevamo. Dando a te colpe e responsabilità che non hai mai avuto.

È stato Loki a sedurmi.

È stato Loki a stregarmi.

È stato Loki a costringermi.

«Fratello, questa è demenza…»

Ti accusai, con quelle parole, di essere folle per ciò che desideravi, scaricandoti addosso tutto il disprezzo che avevo per me stesso.

«Lo è? Lo è??»

Mi urlasti in risposta, tra lacrime rabbiose e frustrate, tradendo la folle gelosia che provavi nel credermi legato a Jane, la mortale. Jane che era solo tanto simile a te, nella sua infinita sete di conoscenza.

Ma io non l’ho capito. Non ti ho mai capito, Loki.

Bruciavi anche tu… tra le mie stesse fiamme, ma io non lo vedevo. Io non volevo vedere.

Confuso e spaventato dai miei stessi sentimenti per te, non ho mai neanche tentato di darmi spiegazioni sui tuoi. Di farmi domande su di te, su di noi, su quello che ci legava.

Eppure non me li hai mai nascosti.

Tu, Dio degli Inganni, mi hai sempre mostrato le tue emozioni, senza maschere o finzioni, senza filtri o vergogne.

Fosti tu, non io, ad offrire te stesso.

Io ti presi con l’urgenza e l’irruenza di un adolescente, senza domandarti scomode spiegazioni.

Ti feci male la prima volta che ti concedesti a me.

E fosti sempre tu a perdonarmi, sussurrando parole gentili al mio orecchio, mentre mi stringevi in un timido abbraccio.

«Non è nulla. Non è nulla.»

Ripetevi, cullandomi tra le tue esili braccia, ancora segnate dalla forza con cui le mie dita le avevano strette, poco prima.

Quella notte consumammo un amore che era sbagliato allora, come lo è adesso.

Bruciammo insieme , arsi dai tizzoni roventi di un sentimento al quale abbiamo scelto di non dare nome.

Io diventai uomo due volte.

Reduce dalla mia prima vittoria in battaglia, al comando di un esercito. Ubriaco di vino, donne e canti di guerra. Esaltato da inni e preghiere in mio onore.

Vivo. Vivo e uomo, come mai mi ero sentito... mai, finché tu sei stato mio, tra le bianche lenzuola del mio letto, esattamente dove ti trovai addormentato, attendendo il mio ritorno, al termine dei festeggiamenti.

Fosti ancora tu a baciarmi sulle labbra, la seconda volta, quando mi accorsi dei tuoi lamenti, quando vidi le lacrime rigarti le guance e ti chiesi ingenuamente cosa fare e come farlo, per non farti più male, per darti piacere.

«Le tue mani non mi causano alcun dolore, fratello. »

Dicendomelo, le prendesti tra le tue, accompagnandole ad accarezzare il tuo corpo ed invitandole ad andare là dove le bramavi di più.

«Toccami.»

Arrossisti, implorandomi di fare piano, e puntasti gli occhi nei miei. Una coppia di smeraldi luccicanti in grado di allacciarmi a te anima e corpo, per sempre.

Ricordo, come fosse oggi, di essermi trattenuto a stento dall’esploderti dentro in quell’istante, solo guardandoti, solo accorgendomi di quanta malizia c’era nel tuo candore.

«Baciami sempre. Baciami,Thor, quando giaci con me.»

Allora mi sembrò quasi un ordine il tuo, un ordine che mi impartisti baciandomi ancora e ancora, gemendo senza fiato, vittima delle lente carezze che tu stesso conducevi. Con la voce spezzata e rotta da lamenti languidi, sempre più ravvicinati e profondi, mi dicesti che la magia che evocavi si liberava tramite il contatto delle nostre labbra e ti procurava sollievo dalle fitte intense di dolore, che l’avermi dentro ti causava.

Non era vero, mi trattavi come un infante e lo facevi senza che io me ne accorgessi.

Io ci credevo, come ho sempre creduto ad ogni tua parola.

Perché volevi i miei baci, Loki? Dimmelo ora, ti prego, perché solo adesso lo capisco.

Solo ora trovo il coraggio di fare le domande giuste.

Ho fallito.

Ho fallito come fratello, oltrepassando quei confini con te.

Ho fallito come futuro erede al trono, facendomi sopraffare e dominare dalle mie emozioni.

Cercherò di non fallire come compagno, se mi vorrai come tale.

Torna in te, e lotterò perché tutti ti considerino un mio pari. Perché lo sei, Loki.

O meglio, lo eri… prima.

Questo non sei davvero tu.

È forse il mostro che vorresti essere? Che ti costringi ad essere, per murare il tuo fragile ego e il tuo cuore sanguinante dietro pareti massicce di odio furioso ed insensato? Un odio che è solo l’altra faccia di una sofferenza così profonda e radicata, che non sai accettare. Un odio che finirà per distruggerti.

Il dolore di un tradito, che tradisce a sua volta.

Vuoi odiare? Odia me, Loki! Ma resta insieme me.

Torna in te.

Vorrei che tornassi perché hai ragione, quando mi accusi di averti sempre adombrato con l’arroganza e la prepotenza di chi si crede più di quel che è.

Insieme, però, hai anche torto, fratello! Non comprendi a pieno le ragioni del mio agire.

Non ci crederesti, non ci credi, nemmeno quando tali ragioni sono sotto i tuoi occhi. Così scaltri, duri, freddi. Così bravi a scavare negli angoli più oscuri dei cuori dentro cui indaghi, eppure ciechi di fronte al fratello che ti ama.

Loki, il mio sentimento per te ha un nome ora. Ed è amore.

Un amore che resiste anche quando menti.

Perché nell’infinita menzogna del nostro essere fratelli, c’era qualcosa di vero... ed erano proprio i tuoi baci.

E, sebbene le tue menzogne riescano spesso a scalfire quell’amore, a ferirlo, penetrando il nucleo pulsante della sua forza, esso farà quel che fa ogni bravo soldato, in guerra: si rialzerà, traballante ed insanguinato, e continuerà a combattere per te, finché tu lo saprai accettare.

Fratello, il mio amore non è forse un motivo sufficiente ad arrenderti?

Perché? Rispondi tu a questa domanda.

Il mio amore è ciò che ti ha protetto fin’ora dalla rivalsa di Asgard e di Midgard insieme.

Il mio amore è quell’invadenza con cui mi impongo a te, quella possessività con cui forse ti ho imprigionato in una gabbia, facendoti ancora più male, ferendoti ancora più a fondo. Ma non per sminuirti, Loki, non per rubarti un trono, quanto per averti accanto, per non perderti.

Sotto il mio mantello saresti stato sempre e solo mio.

Mi beavo, osservandoti dormire tranquillo, morbidamente avvolto dal suo tessuto rosso acceso, che spiccava in contrasto col candore della tua pelle.

Nudo sotto di esso, con solo quelle meravigliose, lunghe e sottili gambe a compiacere i miei occhi avidi e mai sazi di te.

Al di fuori di quelle stanze, che celavano il nostro peccato, c’era un mondo che temeva, e teme tutt’ora, il tuo acume sorprendente e la tua bellezza straziante.

La bellezza penetrante di quegli occhi curiosi ed indagatori, gelidi, eppure così tristi.

La bellezza dei tuoi capelli di seta, neri come i cieli senza stelle, lisci come quelli dei neonati.

Quando mi abbracciavi, mi solleticavano le guance e profumavano come le giornate d’inverno, stordendomi e tormentando i miei sonni notturni, per giorni e giorni.

La bellezza della tua figura asciutta, minuta.

Una fragilità solo apparente, in grado di accentuare la grazia e l’eleganza dei tuoi movimenti.

Così diverso e proprio per questo affascinante, proprio per questo spaventoso.

Fratello, fermati! Arrenditi a me e torna.

Lascia che io possa guardarti ancora mentre passeggi nei corridoi, assorto nella lettura di enormi tomi impolverati. Libri proibiti che padre di certo non ti aveva autorizzato a consultare e che tu sfogliavi di fronte a tutti, sfacciatamente, fiero e ribelle.

Lascia che ti osservi ancora mentre, distrattamente, ti passi le lunghe e belle dita tra i capelli, e che risposi, cullato dal suono ritmico del tuo passo tranquillo, che rimbomba tra i marmi lucidi del palazzo.

Lasciami morire e struggere dentro, guardando ondeggiare le tue mani, mentre imitano le illustrazioni dei tuoi scritti, e le tue labbra socchiuse muoversi appena, mormorando incantesimi antichi ed oscuri.

Fermati! Torna per dirmi dove sbaglio, come hai sempre fatto, Loki.

Torna per umiliarmi, se mai dovesse servire questo a farmi aprire gli occhi.

Torna perché sono nulla senza di te e il tuo consiglio.

Torna perché l’ho capito, finalmente.

Torna perché ti amo.

Torna e bruciamo entrambi, tra le fiamme del nostro amore sbagliato, che abbiamo finito per drogare di odio.

Perché, anche se questo amore ci fa del male, io amo anche quel dolore.

O è solo il conflitto che desideri? L’eterna lotta tra bene e male?

Se è così, allora potresti tornare se ti promettessi che tra noi sarà sempre guerra. Perché l’equilibrio è fatto di ghiaccio e fuoco, di amore e odio, di me e te insieme.

Vuoi ferirmi, Loki? Fermati! Fermati e guardaci bruciare per sempre.

«Dammi un motivo!»

È questo che mi hai chiesto, gridando con tutto il fiato e la rabbia che ancora ti restavano in corpo.

È un motivo solo che vuoi? Eccoti accontentato: torna, se quel che vuoi è solo essere un re… perché sarai il mio Re.

 

  

Fine.

 

 

 

 

 

 

Nda: Grazie di cuore a tutti per aver letto! *fa un cortese inchino e poi fugge via imbarazzatissima perché ha scritto una banalità dietro l’altra, ma non ce la faceva più a tenersele dentro*

 

   
 
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