Autore:
ELE106
Fandom: Thor
Pairing:
Thorki
Beta: Arial
(cioè ... io ancora
non ci credo, ma si, proprio lei *___*)
Disclaimer: Loki e Thor non mi appartengono
(tsé), questa è una storia
di fantasia, l’autrice (??) scrive senza alcuno scopo di
lucro e non intende
violare alcun copyright. *che poi … se Kenny (Kennet
Branagh) slasha, non è che
poi ci si può lamentare …
ù__ù*
Note: aaaaaaaaaallora…*respira
Ele,
ce la puoi fare*, salve a tutto il fandom *che si guarda confuso,
chiedendosi
chi caz.. è questa*, non ho pressoché nulla da
dire, a parte il fatto che mi
rendo perfettamente conto che oltre la metà delle ffc
presenti qui si collochi
dopo la cattura di Loki *fischi disgustati*, quindi che altro???
Originalità
portami via!!! X’D
Anzi,
no!! Oh! Magari ascoltate ‘Love
the way you lie’ di Eminem ft. Rihanna- mentre leggete.
Potrebbe essere
piacevole... ma quant’è angst quella canzone!?!?!?
Ecco il link....
http://www.youtube.com/watch?v=uelHwf8o7_UDedico la
one-shot al mio fringuellino blu Ohmygod, per
il suo compleanno! Perché il suo orsacchiotto biondo le
vuole tanto bene!
*____*
Mio
Re
«Perché
dovrei
arrendermi, Thor? Perché a te? Dammi un motivo!»
Me lo hai
chiesto tu, pochi istanti prima che la tua
voce fosse messa a tacere.
Io stesso ho
costretto le mie mani su di te,
usandoti l’estrema violenza di quel bavaglio, per adempiere
agli ordini di
Odino. Obbligando a zittire, con te, anche me stesso e il mio cuore,
che ho
avvertito urlare di un dolore straziante, speculare riflesso del tuo.
La tua voce
potrebbe anche essere uno di quei motivi,
Loki. Di certo è uno dei miei.
Delicata e
dolce, come solo io nei Nove Regni posso
ricordarla. Sottile, limpida, dal suono ipnotico, armonioso, quasi
musicale.
Il tono fermo,
talvolta minaccioso e feroce, molto
più spesso insicuro ed ansioso.
La tua voce
è così diversa ora, fratello.
Che ragioni
potrei mai darti io, per convincerti a
tornare sui tuoi passi?
Non conosco i
tuoi motivi e tutto quel che posso
fare è spiegarti i miei.
Vorrei che
tornassi a sorridermi, sincero, come
facevi da bambino.
Vorrei sentire
di nuovo la tua voce riecheggiare
negli enormi saloni del palazzo reale, quando mi chiamavi a te.
Il mio nome,
sulle tue labbra, era un sussurro
leggero, un alito di vento fresco che accarezzava i miei sensi,
incendiandoli
all’istante. Un canto simile al richiamo di un compagno, alla
preghiera di un
devoto, alla lusinga di un amante. La magia erotica di un incantatore.
Non potevo che
raggiungerti, dovunque mi trovassi e
qualsiasi cosa stessi facendo.
Io bruciavo... solo ascoltando la tua voce.
Ho sempre ceduto
ad essa, anche quando mi
chiedeva, non senza incertezza e timore, di fare cose che due fratelli
non
dovrebbero mai nemmeno pensare. Un leggero tremolio la alterava, il
sensuale e
caldo brivido dell’inesperienza, che non faceva che
alimentare un rogo già
fuori controllo, divampato dentro di me da quando ho memoria.
Non
potevo… non volevo oppormi.
Volevo averti.
Lo volevo, ma sono sempre stato
troppo codardo per ammetterlo e non ho fatto altro che trovare scuse
vigliacche, una più pietosa dell’altra, per
giustificare ciò che eravamo, ciò
che facevamo. Dando a te colpe e responsabilità che non hai
mai avuto.
È stato Loki a sedurmi.
È
stato Loki a stregarmi.
È
stato Loki a costringermi.
«Fratello,
questa è demenza…»
Ti accusai, con
quelle parole,
di essere folle per ciò che desideravi, scaricandoti addosso
tutto il disprezzo
che avevo per me stesso.
«Lo
è? Lo è??»
Mi urlasti in
risposta, tra lacrime rabbiose e
frustrate, tradendo la folle gelosia che provavi nel credermi legato a
Jane, la
mortale. Jane che era solo tanto simile a te, nella sua infinita sete
di
conoscenza.
Ma io non
l’ho capito. Non ti ho mai capito, Loki.
Bruciavi
anche tu… tra le mie stesse fiamme, ma io non lo vedevo. Io
non volevo vedere.
Confuso e
spaventato dai miei stessi sentimenti per
te, non ho mai neanche tentato di darmi spiegazioni sui tuoi. Di farmi
domande
su di te, su di noi, su quello che ci legava.
Eppure non me li
hai mai nascosti.
Tu, Dio degli
Inganni, mi hai sempre mostrato le tue
emozioni, senza maschere o finzioni, senza filtri o vergogne.
Fosti tu, non
io, ad offrire te stesso.
Io ti presi con
l’urgenza e l’irruenza di un
adolescente, senza domandarti scomode spiegazioni.
Ti
feci male la prima volta che ti concedesti a
me.
E fosti sempre
tu a perdonarmi, sussurrando parole
gentili al mio orecchio, mentre mi stringevi in un timido abbraccio.
«Non
è nulla. Non è nulla.»
Ripetevi,
cullandomi tra le tue esili braccia,
ancora segnate dalla forza con cui le mie dita le avevano strette, poco
prima.
Quella notte
consumammo un amore che era sbagliato
allora, come lo è adesso.
Bruciammo
insieme , arsi dai tizzoni roventi di un sentimento al quale abbiamo
scelto di non dare nome.
Io diventai uomo due volte.
Reduce dalla mia prima vittoria in battaglia, al comando di un esercito. Ubriaco di vino, donne e canti di guerra. Esaltato da inni e preghiere in mio onore.
Vivo. Vivo e uomo, come mai mi ero sentito... mai, finché tu sei stato mio, tra le bianche lenzuola del mio letto, esattamente dove ti trovai addormentato, attendendo il mio ritorno, al termine dei festeggiamenti.
Fosti ancora tu
a baciarmi sulle labbra, la seconda
volta, quando mi accorsi dei tuoi lamenti, quando vidi le lacrime
rigarti le
guance e ti chiesi ingenuamente cosa fare e come farlo, per non farti
più male,
per darti piacere.
«Le
tue mani non mi causano
alcun dolore, fratello. »
Dicendomelo, le
prendesti tra le tue,
accompagnandole ad accarezzare il tuo corpo ed invitandole ad andare
là dove
le bramavi di più.
«Toccami.»
Arrossisti,
implorandomi di fare piano, e puntasti
gli occhi nei miei. Una coppia di smeraldi luccicanti in grado di
allacciarmi a
te anima e corpo, per sempre.
Ricordo, come
fosse oggi, di essermi trattenuto a
stento dall’esploderti dentro in quell’istante,
solo guardandoti, solo
accorgendomi di quanta malizia c’era nel tuo candore.
«Baciami
sempre. Baciami,Thor,
quando giaci con me.»
Allora mi
sembrò quasi un ordine il tuo, un ordine che mi impartisti
baciandomi ancora e ancora, gemendo
senza fiato, vittima delle lente carezze che tu stesso conducevi. Con
la voce
spezzata e rotta da lamenti languidi, sempre più ravvicinati
e profondi, mi
dicesti che la magia che evocavi si
liberava tramite il contatto delle nostre labbra e ti procurava
sollievo dalle
fitte intense di dolore, che l’avermi dentro ti causava.
Non era vero, mi
trattavi come un infante
e lo facevi senza che io me ne accorgessi.
Io ci credevo,
come ho sempre creduto ad ogni tua
parola.
Perché
volevi i miei baci, Loki? Dimmelo ora, ti prego, perché solo
adesso lo capisco.
Solo ora trovo
il coraggio di fare le domande giuste.
Ho fallito.
Ho fallito come
fratello, oltrepassando quei confini
con te.
Ho fallito come
futuro erede al trono, facendomi
sopraffare e dominare dalle mie emozioni.
Cercherò
di non fallire come compagno, se mi vorrai
come tale.
Torna in te, e
lotterò perché tutti ti considerino
un mio pari. Perché lo sei, Loki.
O meglio, lo
eri… prima.
Questo non sei
davvero tu.
È forse il mostro che
vorresti essere? Che ti costringi ad essere,
per
murare il tuo fragile ego e il tuo cuore sanguinante dietro pareti
massicce di
odio furioso ed insensato? Un odio che è solo
l’altra faccia di una sofferenza
così profonda e radicata, che non sai accettare. Un odio che
finirà per
distruggerti.
Il
dolore di un tradito, che tradisce a sua volta.
Vuoi odiare?
Odia me, Loki! Ma resta insieme me.
Torna in te.
Vorrei che
tornassi perché hai ragione, quando mi
accusi di averti sempre adombrato con l’arroganza e la
prepotenza di chi si
crede più di quel che è.
Insieme,
però, hai anche torto, fratello! Non
comprendi a pieno le ragioni del mio agire.
Non ci
crederesti, non ci credi, nemmeno quando tali
ragioni sono sotto i tuoi occhi. Così scaltri, duri, freddi.
Così bravi a
scavare negli angoli più oscuri dei cuori dentro cui
indaghi, eppure ciechi di
fronte al fratello che ti ama.
Loki, il mio
sentimento per te ha un nome ora. Ed è
amore.
Un amore che
resiste anche quando menti.
Perché
nell’infinita menzogna del nostro essere fratelli,
c’era qualcosa di vero... ed
erano proprio i tuoi baci.
E, sebbene le
tue menzogne riescano spesso a
scalfire quell’amore, a ferirlo, penetrando il nucleo
pulsante della sua forza,
esso farà quel che fa ogni bravo soldato, in guerra: si
rialzerà, traballante
ed insanguinato, e continuerà a combattere per te,
finché tu lo saprai accettare.
Fratello, il mio
amore non è forse un motivo sufficiente
ad arrenderti?
Perché?
Rispondi tu a questa domanda.
Il mio amore
è ciò che ti ha protetto fin’ora dalla
rivalsa di Asgard e di Midgard insieme.
Il mio amore
è quell’invadenza con cui mi impongo a
te, quella possessività con cui forse ti ho imprigionato in
una gabbia,
facendoti ancora più male, ferendoti ancora più a
fondo. Ma non per sminuirti,
Loki, non per rubarti un trono, quanto per averti accanto, per non
perderti.
Sotto il mio
mantello saresti stato sempre e solo
mio.
Mi beavo,
osservandoti dormire tranquillo,
morbidamente avvolto dal suo tessuto rosso acceso, che spiccava in
contrasto
col candore della tua pelle.
Nudo sotto di
esso, con solo quelle meravigliose,
lunghe e sottili gambe a compiacere i miei occhi avidi e mai sazi di te.
Al di fuori di
quelle stanze, che celavano il nostro
peccato, c’era un mondo che temeva, e teme
tutt’ora, il tuo acume sorprendente e
la tua bellezza straziante.
La bellezza
penetrante di quegli occhi curiosi ed
indagatori, gelidi, eppure così tristi.
La bellezza dei
tuoi capelli di seta, neri come i
cieli senza stelle, lisci come quelli dei neonati.
Quando mi
abbracciavi, mi solleticavano le guance e
profumavano come le giornate d’inverno, stordendomi e
tormentando i miei sonni notturni,
per giorni e giorni.
La bellezza
della tua figura asciutta, minuta.
Una
fragilità solo apparente, in grado di accentuare
la grazia e l’eleganza dei tuoi movimenti.
Così
diverso e proprio per questo affascinante,
proprio per questo spaventoso.
Fratello,
fermati! Arrenditi a me e torna.
Lascia che io
possa guardarti ancora mentre passeggi
nei corridoi, assorto nella lettura di enormi tomi impolverati. Libri
proibiti
che padre di certo non ti aveva autorizzato a consultare e che tu
sfogliavi di
fronte a tutti, sfacciatamente, fiero e ribelle.
Lascia che ti
osservi ancora mentre, distrattamente,
ti passi le lunghe e belle dita tra i capelli, e che risposi, cullato
dal suono
ritmico del tuo passo tranquillo, che rimbomba tra i marmi lucidi del
palazzo.
Lasciami morire
e struggere dentro, guardando
ondeggiare le tue mani, mentre
imitano le
illustrazioni dei tuoi scritti, e le tue labbra socchiuse muoversi
appena,
mormorando incantesimi
antichi ed oscuri.
Fermati! Torna
per dirmi dove sbaglio, come hai
sempre fatto, Loki.
Torna per
umiliarmi, se mai dovesse servire questo a
farmi aprire gli occhi.
Torna
perché sono nulla senza di te e il tuo
consiglio.
Torna
perché l’ho capito, finalmente.
Torna
perché ti amo.
Torna
e bruciamo entrambi, tra le fiamme del nostro amore sbagliato, che
abbiamo
finito per drogare di odio.
Perché,
anche se questo amore ci fa del male, io amo
anche quel dolore.
O è
solo il conflitto che desideri? L’eterna lotta
tra bene e male?
Se è
così, allora potresti tornare se ti promettessi
che tra noi sarà sempre guerra. Perché
l’equilibrio è fatto di ghiaccio e
fuoco, di amore e odio, di me e te insieme.
«Dammi un motivo!»
È questo che mi hai
chiesto,
gridando con tutto il fiato e la rabbia che ancora ti restavano in corpo.
È un
motivo solo che vuoi? Eccoti accontentato:
torna, se quel che vuoi è solo essere un re… perché sarai il mio Re.
Fine.
Nda:
Grazie di cuore
a tutti per aver letto! *fa un cortese inchino e poi fugge via
imbarazzatissima
perché ha scritto una banalità dietro
l’altra, ma non ce la faceva più a
tenersele dentro*