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Autore: Merilwen    11/11/2012    1 recensioni
Improvvisamente quello sembrava essere diventato il più interessante argomento di conversazione: tutti ne parlavano, sia dentro sia fuori dalle mura della Dalton.
Blaine decide di ascoltare i consigli del fratello su un evento particolare che avverrà all'interno delle mura Dalton.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I’M JUST TRYING TO BE INTENSE

 

 

 

 

La Dalton veniva considerata da tutti come una sorta di paradiso terrestre, un'oasi in cui trovare rifugio durante i momenti bui della vita, quelli in cui vorresti solo scappare da un mondo che sembra incapace di comprenderti.

La maggior parte dei cosiddetti sfigati, coloro la cui vita era resa un inferno dai bulli, avrebbe voluto trasferirsi lì in meno di un battito di ciglia, se non fosse stato per il dettaglio insignificante del prezzo da pagare per ottenere il lusso della tolleranza zero contro le discriminazioni.

Eppure se questi soggetti si fossero trovati nell'edificio in quel momento avrebbero solo desiderato fuggire via, senza mai più mettere piede in quel covo di matti.

E questo perché quelli erano gli unici giorni dell'anno in cui gli studenti si permettevano di perdere la loro compostezza a favore di un atteggiamento irrequieto, dettato dall'ansia e dall’aspettativa che l'evento in arrivo provocava.

Improvvisamente quello sembrava essere diventato il più interessante argomento di conversazione: tutti ne parlavano, sia dentro sia fuori dalle mura della Dalton. Anche in casa Anderson si stava discutendo di ciò proprio in quel momento.

- Fammi capire – iniziò un Cooper alquanto scettico, fissando il fratello minore per essere sicuro di aver compreso esattamente quello che stava cercando di raccontargli. – Tu mi stai dicendo che quest’anno non solo ci sarà l’ennesima recita scolastica, ma che sarà presa da uno dei capolavori di Shakespeare? –

- Ehm... Sì? – Rispose un Blaine incerto, pentito di aver raccontato quella storia al fratello. – Faremo Romeo e Giulietta – continuò quando vide che Cooper non gli rispondeva.

In quel momento c’erano solo loro due in casa, dal momento che i coniugi Anderson erano andati in qualche posto per fare solo Dio sapeva cosa per lavoro, ma a Blaine non dispiaceva affatto la cosa. Almeno così avrebbe potuto godersi le attenzioni del fratello senza che i genitori lo obbligassero a mantenere quegli atteggiamenti consoni e così impostati che non gli si addicevano per nulla.

- Fantastico! – Esclamò Cooper all’improvviso, facendo sobbalzare il più piccolo, che non si aspettava tutta quell’energia scaturire in un colpo solo. – Hai già fatto il provino? Sono già state assegnate le parti? – chiese esaltato, guadagnandosi un’occhiata sconcertata. Com’era possibile che l’altro fosse più entusiasta di lui all’idea di quella recita scolastica? Okay che sarebbe stata un’ottima occasione da aggiungere al suo curriculum, ma quella reazione era esagerata, soprattutto dal momento che Cooper non sarebbe mai entrato nel cast, visto che non era uno studente della scuola.

- Sì – rispose il riccio, prima che il più grande lo interrompesse nuovamente.

- Ottimo! E tu chi fai? – domandò, mentre con la mente già s’immaginava il suo fratellino in un’orribile calzamaglia, che però non avrebbe distolto l’attenzione dalla sua capacità recitativa. – Perché tu hai fatto il provino, vero? – Chiese ancora, dopo averlo visto esitare ed aver pensato perciò al peggio.

- Certo che l’ho fatto! – Si affrettò a rispondere Blaine. – E io sono Romeo – concluse soddisfatto. Quando aveva visto quel risultato era rimasto colpito, peccato solo che non avesse potuto esultare più di tanto a causa della sua Giulietta.

- Bravissimo! – Esclamò Cooper abbracciando di slancio il fratello. – Ma, aspetta un attimo – aggiunse poi, allontanandosi dall’altro. – Se voi siete una scuola maschile, chi interpreta le ragazze presenti nell’opera? Ma soprattutto, chi è Giulietta? Avete chiamato le studentesse della Crawford Country Day? Magari l’avete fatto anche nella speranza di entrare nella gonnella di una di loro, eh?- lo tartassò il maggiore, sogghignando all’ultimo pensiero che gli era balenato in mente, perché probabilmente se lui fosse stato ancora alle superiori, allora avrebbe approfittato di ogni situazione per circondarsi di belle ragazze e magari ottenere qualcosa in più.

- Cooper! – Lo riprese Blaine, alzando il tono di voce in modo da sovrastare la raffica dell’altro. – Innanzitutto a me non interessa affatto infilarmi sotto la loro gonna – disse con un brivido di disgusto. – E secondo no, non saranno loro a fare le ragazze – borbottò poi arrossendo sotto lo sguardo indagatore dell’altro.

- Ah, no? – chiese Cooper incuriosito. – Ma se loro non partecipano alla recita, allora chi sarà Giulietta? – Domandò, senza notare l’imbarazzo di Blaine, che iniziava a torturarsi le mani ed evitava il suo sguardo.

- Kurt – sussurro semplicemente dopo un po’, lasciando l’altro di stucco.

- Come? Ho capito bene? – Insistette il maggiore, convinto di non aver compreso a causa della scarsa voce usata dal fratello per dire quella parola.

- Kurt sarà Giulietta – ripeté allora, continuando a concentrare il suo sguardo ovunque meno che su Cooper.

Nella stanza regnarono dei lunghi istanti di silenzio, prima che Cooper scoppiasse in una sonora risata.

- O mio Dio! Ti prego, dimmi che stai scherzando! – Disse il maggiore, cercando invano di trattenersi.

- No – rispose Blaine trovando alquanto interessanti le sue scarpe, ben memore della scenata che il suo ragazzo aveva fatto quando l’aveva scoperto. – Infondo anche nell’antichità si faceva così* e Wes, il regista dello spettacolo, ha pensato che si potesse fare anche con noi – continuò a spiegare il riccio.

- E Kurt con quella voce acuta interpreterebbe alla perfezione una parte femminile – lo interruppe Cooper, sfociando in un’altra risata, facendo imbronciare suo fratello. – E lui come l’ha presa?- domandò poi curioso.

- Secondo te? – Sbottò Blaine, ancora irritato per quella lieve presa in giro nei confronti del suo ragazzo. – Male, ovviamente – rispose poi, decidendosi finalmente ad alzare lo sguardo e puntarlo in quello del più grande.

Il più piccolo si ricordava bene come aveva reagito Kurt a tutto ciò e non era stato affatto piacevole trovarsi in quella stanza con lui in quel momento, ma di certo non poteva capire come doveva essersi sentito il controtenore.

Se fosse stato in un'altra scuola avrebbe detto senz'altro che si trattava solo di uno stupido scherzo, fatto nel tentativo di umiliare il ragazzo gay, senza tuttavia sapere che Kurt non si sarebbe mai fatto intimorire da qualche bullo che voleva divertirsi alle sue spalle, perché niente poteva abbatterlo.

Però quella era la Dalton e, vista la sua politica contro le discriminazioni di ogni tipo, una tale umiliazione non si sarebbe mai potuta verificare.

E forse era proprio questa consapevolezza ad aver favorito quel malumore nel controtenore.

In fondo lui avrebbe potuto accettare che si fosse trattato di uno stupido scherzo - per quanto non approvasse il gesto era consapevole che probabilmente al McKinley l'avrebbero fatto senza pensarci due volte -, ma non di essere scambiato per una donna, complici anche il suo aspetto fisico, la cura con cui si preoccupava del suo corpo e soprattutto la sua voce acuta. A nulla era servito il tentativo di convincerlo che era stato scelto come Giulietta solo perché i giudici si erano accorti del suo smisurato talento e volevano a tutti costi dargli una parte da protagonista. Al contrario, tutto era sfociato in una discussione su quanto Blaine fosse il maschio alfa. Fortunatamente, a fine giornata, si era tutto risolto con un bacio e tante coccole.

Eppure Blaine non riusciva a smettere di pensare al fatto che forse Wes aveva fatto quella scelta solo per godersi un po' di sano miele dei cosiddetti Klaine, ma soprattutto perché gli altri avevano richiesto la presenza dei due come coppia - perché per quanto potesse sembrare assurdo c'era un fan club dedicato a loro all'interno della scuola e nato ben prima che lui e Kurt si mettessero insieme. Evidentemente gli studenti della Dalton erano davvero fuori di testa come si pensava, oltre che alquanto pettegoli.

- Terra chiama Blaine! - Esclamò ad un tratto Cooper. Il riccio arrossì nel sentire quelle parole: era stato così preso dal filo dei suoi pensieri da non essersi nemmeno reso conto che il fratello aveva ripreso a parlare a raffica da almeno dieci minuti. - Mi stavi ascoltando? -

- Ehm... Scusa Coop - disse Blaine, rendendosi conto di essere nel torto.

- Non ci posso credere - sbottò il più grande fingendosi offeso.- Io stavo cercando di aiutarti e tu mi ripaghi così? Gran bella consolazione! - Esclamò, alzandosi dal divano. - Come fai a non capire la grandezza del tuo fratellone? E io, sciocco, ero pure disposto a spendere il mio tempo per te - disse in tono melodrammatico.

- Eddai Coop! Mi dispiace! - si scusò ancora il riccioluto, sospirando sconsolato ed alzandosi a sua volta per impedire all'altro di lasciare la stanza. - Cosa mi stavi dicendo? - Chiese dopo, sperando che Cooper si decidesse a parlargli.

Fortuna - o sfortuna - volle che il più grande era talmente entusiasta della sua idea da lasciar perdere ogni finto rancore, anche se questo gli serviva per esercitarsi nelle sue doti recitative, in modo da rendere partecipe il fratello della sua trovata geniale.

- D'accordo, ti farò un riassunto - disse in modo solenne. - Saltiamo tutta la parte in cui mi dispiacevo per Kurt e blah blah blah - continuò prima di puntare l'indice contro il petto di Blaine. - Dicevo che oggi è il tuo giorno fortunato! - Esclamò con un sorriso soddisfatto.

Il riccio fece un passo indietro nell'udire il suo tono di voce alzarsi notevolmente.

- E perché dovrebbe esserlo? - Domandò il piccolo, fissandolo dal basso all'alto, mentre il timore per la sua sicurezza cresceva sempre di più.

- Ma è semplice! Tu oggi sei a casa e si dà il caso che oggi qui ci sia io - rispose Cooper allargando il sorriso in un modo che Blaine avrebbe definito inquietante. - E io, da bravo e gentile fratello quale sono, al contrario di qualcun'altro che nemmeno si degna di ascoltare i discorsi altrui - aggiunse con tono severo, facendo vergognare Blaine per quella disattenzione di poco prima. - Sono disposto ad aiutarti per fare una buona impressione su tutto il pubblico. Dopotutto, chi c'è meglio di Cooper Anderson per dare dei consigli sulla recitazione? - Chiese il più grande, dandosi un sacco di arie.

- Oh no - disse Blaine guardandolo sconvolto. Non poteva fargli questo. Non sarebbe sopravvissuto a una sessione intensa di lezioni di recitazione da parte di suo fratello. – Per favore, non farlo. Io me la caverò benissimo da solo - affermò cercando di evitare quel compito gravoso.

- Non preoccuparti, Blainey! Non mi da fastidio, tranquillo! E’ il minimo che io possa fare per il mio adorato fratellino! - Esclamò, senza rendersi conto dell'occhiata di puro terrore che gli aveva lanciato Blaine.

Senza dargli tempo di replicare in alcun modo, Cooper avvolse le spalle del più piccolo con un braccio e lo trascinò lungo le scale che portavano alla sua stanza, incurante dei mugolii di protesta che si stava lasciando scappare Blaine.

 

 

 

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- Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, oppure, se non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d’essere una Capuleti - recitò Kurt alla perfezione, completamente immerso nella parte che gli era stata assegnata.

Era passata qualche settimana dalla conversazione avvenuta tra Blaine e Cooper nel salotto di casa Anderson e da allora il più grande aveva continuamente tentato d’istruire l’altro nella raffinata arte della recitazione, nella speranza che in futuro potesse essere bravo almeno la metà di lui. Infondo non si poteva certo dire che lui non fosse d’aiuto al fratello.

Così, tra varie lezioni a casa, le prove per la recita erano iniziate e gli alunni della Dalton stavano dando il meglio di se stessi pur di riuscire a conseguire dei buon risultati.

Persino Kurt, passato il momento d’indignazione per essere stato scelto per un ruolo femminile, si era rallegrato di potersi vantare di essere il protagonista di un’opera, evento che al McKinley difficilmente sarebbe stato possibile. Era quando vedeva il suo ragazzo così assorbito dalle prove e allo stesso tempo così felice che Blaine ringraziava con tutto se stesso di essere il suo Romeo.

E quello era uno di quei momenti.

Erano giorni che gli studenti provavano lo spettacolo, vittime anche loro dell’euforia che regnava alla Dalton, e non si davano pace finché ogni scena non fosse stata perfetta, nella speranza che le due settimane che ancora li separavano dal grande evento passassero velocemente.

Per questo motivo Kurt e Blaine si erano ritrovati a provare per la centordicesima volta la famosa “scena del balcone” dell’opera shakespeariana: doveva venire perfetta.

Mentre Kurt pronunciava quelle parole, il riccio non poteva fare a meno di esserne rapito: lui era così bello, nella sua divisa della Dalton e con quegli occhi azzurri che risaltavano sul suo volto, e così concentrato che Blaine avrebbe solo voluto dichiarargli il suo amore eterno per poi raggiungerlo e baciarlo finché non avesse più sentito le labbra.

Ogni attimo che passava, il solista degli Usignoli si convinceva sempre di più di aver scelto un angelo come ragazzo, perché non esisteva creatura più perfetta di lui ai suoi occhi.

Era talmente perso nella sua contemplazione che per poco non si rese conto che il controtenore aveva terminato la battuta ed era giunto il suo turno.

- Devo ascoltare ancora – disse dopo un attimo d’incertezza dovuto alla sua distrazione – o rispondere subito? – si chiese in tono melodrammatico, cercando di applicare i consigli che Cooper gli aveva dato, con lo scopo principale di impressionare Kurt.

- E solo il tuo nome che m’è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos’è Montecchi? – Proseguì Kurt in una perfetta imitazione di Giulietta. – Non è una mano, un piede, un braccio, un volto, o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome! Cos’è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo, così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella cara perfezione che possiede anche senza quel nome – disse ancora, guardando di sottecchi il suo ragazzo, che sembrava lo stesse fissando con ammirazione. Le sue gote s’imporporarono leggermente di rosso, mentre distoglieva velocemente lo sguardo. Nonostante stessero insieme da qualche mese ormai, Blaine riusciva ancora a farlo arrossire ogni volta come se fosse la prima. Ma quello non era il momento di pensare a quanto fosse cotto del riccio; doveva concentrarsi, o altrimenti Wes avrebbe costretto loro a provare un’altra infinità di volte. – Romeo, getta via il tuo nome, e al suo posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa – concluse cercando di trattenersi dal modificare le ultime parole al maschile.

- Ti prendo in parola. – Esclamò ad alta voce Blaine, rischiando quasi di far sobbalzare tutti nella stanza. – Chiamami amore e sarà il mio nuovo battesimo: ecco non mi chiamo più Romeo – disse ancora indicando prima il suo ragazzo e poi se stesso.

Quando terminò quella battuta il riccio si voltò nella direzione del regista, alla ricerca della sua approvazione. Quando lo vide stupito – o forse sconvolto? – si rigirò soddisfatto verso l’altro, in tempo per ripetere la sua battuta successiva, dal momento che un Kurt dal tono un po’ incerto aveva detto la sua nell’arco di tempo che aveva impiegato a osservare la reazione di Wes.

- Con un nome non so dirti chi sono: il mio nome, sacra creatura, mi è odioso in quanto tuo nemico – affermò Blaine quasi urlando, guadagnandosi così delle occhiate basite da parte di tutti, che, inconsapevoli delle lezioni di Cooper, si stavano chiedendo cosa diavolo stesse facendo. – L’avessi qui scritto– urlò ancora – strapperei la parola – proseguì imperterrito, continuando ad indicare cose a caso.

Infondo il fratello gli aveva detto che l’importante era urlare e puntare il dito per essere intensi, quindi tanto valeva provare a fare come gli era stato suggerito.

- Ehm... Ancora le mie orecchie non hanno bevuto cento parole della tua voce – iniziò a dire un Kurt sempre più sconvolto. Perché il suo ragazzo si stava comportando in modo così da pazzo? Fino a poco prima andava tutto bene, era tutto normale, e poi aveva iniziato ad urlare: questo non era Blaine.

Ma ovviamente nemmeno lui sapeva chi c’era realmente dietro quello strano comportamento. E non poteva neanche immaginare che aveva iniziato a comportarsi così improvvisamente proprio perché nella pausa tra la scena prima e quella corrente, il riccio aveva ricevuto un messaggio da parte di Cooper che si raccomandava di essere intenso.

- No, no, no! Fermi tutti! – Intervenne un Wes esasperato. – Mi sa che qui siamo tutti stanchi, perché non vi prendete una pausa e ci rivediamo tutti qui domani? – chiese. – Infondo mancano ancora due settimane. Abbiamo tempo – ammise a denti stretti. Non voleva interrompere le prove, ma la stanchezza stava giocando brutti scherzi alla salute mentale di alcune persone e lui proprio non poteva fare a meno di Blaine, poiché era il protagonista.

Con un sospiro il regista si lasciò cadere mollemente sulla sedia, guardando i suoi attori allontanarsi dalla scena per andare a casa o nel dormitorio. Ogni giornata era sempre più stancante, ma lui sarebbe riuscito a portare a termine il suo spettacolo, anche a costo di dover dare un calmante all’hobbit.

 

Intanto Kurt e Blaine si stavano dirigendo verso le loro stanze. Il controtenore si stupiva ancora che nessuno si curasse delle loro mani intrecciate, se non quei fanboys che li guardavano con occhi adoranti. Non poteva essere più felice di trovarsi in una scuola con nessuna tolleranza verso le discriminazioni.

Quando il castano riportò lo sguardo su quello del riccio, lo ritrovò che lo guardava adorante, un enorme sorriso in volto, e si premurò subito di ricambiarlo, senza tuttavia interrompere il silenzio confortevole che era sceso di loro.

- Sei pensieroso – constatò Kurt appena entrarono nella stanza del solista, pronti per vedere uno dei musical che amavano tanto prima che la cena fosse servita.

Quando Blaine udì quelle parole, si voltò per poter guardare in volto l’altro, quasi come se non riuscisse a saziarsi della sua vista.

- È che sei bellissimo – affermò Blaine, avvicinandosi quel tanto che bastava per far congiungere le loro bocche.

Poco importava che in quel momento i due si trovassero in piedi nella stanza del controtenore o che fossero distrutti da un’intensa giornata di studio e di prove: ogni volta che le loro labbra si incontravano era perfetto.

– E io non riesco a smetterti di guardarti – continuò il riccio dopo che si furono staccati, facendo arrossire nuovamente il controtenore.

- Allora è per questo che ti comportavi in modo strano alla fine delle prove oggi? – domandò Kurt, mentre i due prendevano posto sul letto del proprietario della stanza uno accanto all’altro.

- Strano? In che senso? – chiese Blaine non capendo a cosa si riferisse. – Certo, non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso e ammetto di essermi distratto più di una volta a causa tua, però non credevo che fosse così evidente – concluse borbottando, evitando lo sguardo del suo ragazzo per l’imbarazzo che provava nell’essersi fatto scoprire così.

- Oh – commentò il controtenore. – Io stavo scherzando – aggiunse mentre il rossore si intensificava sulle sue gote. – Non pensavo che dicessi sul serio –.

- A quanto pare era la verità – disse il riccio tirando un sospiro di sollievo per non essere stato beccato da nessuno, ritrovando così il coraggio di guardare Kurt, anche se in quel momento era quest’ultimo a rifuggire il suo sguardo. – Ma allora in cosa intendevi quando dicevi che mi comportavo in modo strano? – domandò poi scettico.

- Beh, ad un certo punto di sei messo ad urlare e a fare movimenti strani, quasi stessi imitando un’antica danza tradizionale – rispose Kurt, incrociando finalmente gli occhi del suo ragazzo. – E per un attimo ho anche temuto per la tua sanità mentale – disse ridendo lievemente.

- Ah, ti riferisce a quello? – chiese Blaine con un sorriso. – È stata un’idea di Cooper - rispose quando vide l’altro annuire, - in questi giorni mi ha dato dei consigli per come poter essere un buon attore e ieri mi ha detto di essere intenso puntando il dito e urlando, sai, per creare più effetto nello spettatore – continuò, orgoglioso delle dritte che gli aveva dato il fratello: chi non si sarebbe vantato di aver ricevuto dei suggerimenti da Cooper Anderson? Era impossibile non migliorare sotto la sua guida.

Ma evidentemente Kurt non era dello stesso parere perché, subito dopo aver metabolizzato la notizia, scoppiò a ridere a crepapelle, ricevendo in cambio occhiate incredule.

- Kurt! – Lo richiamò Blaine, fingendosi offeso. – Non c’è niente da ridere! – Esclamò ancora, voltando il viso dall’altra parte, indispettito dal poco tatto del suo ragazzo.

Il riccio non capiva perché si stava comportando così. Cosa c’era di tanto divertente in quella situazione? Trovava forse buffo che in realtà non fosse tutto frutto suo, ma di suo fratello?

- Ma tesoro - lo chiamò il controtenore, cercando di prendergli il volto affinché lo guardasse negli occhi. – Mi sa che hai un po’ esagerato nel mettere in pratica gli avvertimenti di Cooper – disse, trattenendo a stento un’altra risata. Blaine era adorabile, non c’era niente da fare a riguardo. Non che lui se ne lamentasse, anzi; semmai era il contrario.

Il riccio continuò invece ad evitare accuratamente il suo sguardo, continuando a fingersi offeso.

- Blaine? – lo chiamò ancora Kurt. Quando vide che non si decideva a guardarlo, il controtenore si alzò per andare dall’altra parte del letto. – Ehi, guarda che tu non hai bisogno dei consigli di tuo fratello – affermò in un misto tra dolcezza e sicurezza, inginocchiandosi in modo da poter guardare negli occhi il moro. – Tu sei già perfetto così come sei – disse depositando un leggero bacio sulla punta del suo naso, gesto che fece ridacchiare Blaine.

- Dici davvero? – domandò titubante. – È che, quando Coop fa questo genere di cose, tutti sembrano entusiasti, mentre io non solo mi sento un po’ ridicolo, ma lo sono davvero! – Esclamò, spostandosi un po’ di lato in modo che il controtenore riuscisse a risalire sul letto.

- Blaine, tu sei tu, mettitelo bene in testa – affermò Kurt sedendosi accanto a lui e avvolgendolo in un caldo abbraccio. – Non hai bisogno di imitare qualcun’altro per essere fantastico, anzi, così facendo rischieresti solo di diventare l’ombra di te stesso e questo non mi sta bene. A me piace il mio Blaine così com’è, con i suoi difetti e i suoi pregi. Per cui guai a te se ti azzardi ad imitare ancora qualcuno che non sei tu, sono stato chiaro? – Disse Kurt, puntando i suoi occhi chiari in quelli dorati del suo ragazzo.

Il controtenore era a conoscenza dei complessi d’inferiorità che Blaine aveva nei confronti del fratello, anche se a lui voleva un bene dell’anima, per questo ci teneva che Blaine capisse quando fosse speciale. Non gli avrebbe permesso di distruggersi per cercare d’imitare colui che nella sua famiglia era sempre stato portato come esempio.

- Ma... – Cercò di controbattere il riccio, non del tutto convinto.

- Niente ma, Blaine – lo interruppe Kurt. – Ricordi oggi alle prove? Finché eri te stesso andava tutto bene, ma poi, quando hai cambiato atteggiamento, hai solo fatto esasperare Wes e tutto è andato a rotoli – affermò Kurt con convinzione.

- Io stavo solo cercando di essere intenso! – ribatté il moro mettendo su un adorabile broncio, che il castano si premurò di baciare subito, nel tentativo di farlo sparire.

E in effetti il suo piano funzionò perché il riccio distese le labbra e ricambiò il bacio, lasciando che la sua lingua avvolgesse quella di Kurt in una danza in cui il tempo era solo un elemento futile, perché in quei minuti era come perdersi e non desiderare più trovare una via d’uscita.

- Sì, ma quello era l’intenso secondo la visione di Cooper – rispose Kurt. – Io preferisco l’intenso in stile Blaine. Che ne dici? Dalla prossima volta che torni a casa lasci perdere quello che dice tuo fratello e fai semplicemente come faresti tu? Me lo prometti? – domandò il controtenore sfiorando il suo collo con la punta del naso.

- Te lo prometto – sussurrò solo, sporgendosi nuovamente a baciarlo e stringendo forte la vita dell’altro. – Tra parentesi – disse Blaine allontanandosi per poco dall’altro, mantenendo però giusto la distanza necessaria per poter parlare, ma lasciando comunque che il suo respiro si scontrasse sulle labbra dell’altro ad ogni parola pronunciata. – Sei una Giulietta fantastica. Il pubblico ti adorerà – si complimentò. – E io non vedo l’ora di vederti con la gonna- concluse, facendosi mille viaggi mentali su come potesse essere il suo ragazzo vestito in quel modo. E non tutti erano propriamente casti.

- Blaine! – Esclamò Kurt, tirandogli un leggero pugno sulla spalla, cercando di allontanarsi da lui fintamente indignato.

Per tutta risposta Blaine ridacchiò, prima di riportarlo accanto e a sé, unendo le loro labbra in un nuovo bacio, felice come solo poteva essere con Kurt.

E in quel momento ringraziò tutti gli dei e gli astri di non trovarsi a dover lottare per poter stare con l’amore della sua vita come avevano fatto Romeo e Giulietta.

 

FINE

 

 

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* Un tempo, visto che alle donne era proibito recitare, le parti femminili venivano interpretate da ragazzi che dovevano ancora attraversare la fase della pubertà, poiché la loro voce era meno profonda e mascolina rispetto a quella degli uomini. Proprio per questo nelle commedie o tragedie erano presenti fenomeni quali il cross-dressing, in cui la donna dell’opera era costretta a fingersi un ragazzo, in modo da facilitare l’interpretazione di questi fanciulli.

 

 

Salve!

Eccomi qui con un nuovo delirio xD Questa volta dovete dare tutta la colpa a Claudia (non so il tuo nome qui su efp >.<) che si è messa a parlare con me di fare un funerale al suo ipod sul suo balcone, nella speranza che passi il suo Blaine sotto di esso e capisca di essersi innamorato di lei e da tutto questo nella mia testa è partita questa cosa.

Seriamente, non ne sono molto convinta (nella mia testa aveva tutta un’altra forma), ma poi mi si è scritta da sola, soprattutto il finale.

Spero comunque che vi piaccia! Se lascerete una recensione per farmi sapere cosa ne pensate ne sarei tanto felice! =)

Un ringraziamento particolare è dovuto alla mia fantastica beta, safelia22, che perde tempo prezioso per controllare le mie schifezzuole. Grazie <3

Ordunque se vi va qui trovate la mia pagina facebook http://www.facebook.com/MerilwenEfp in cui vi terrò aggiornati sulle storie in corso, su eventuali progetti futuri e tanto altro! =)

Detto ciò mi dileguo e vado a nascondermi!

A presto!

Un bacio

- Rose

   
 
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