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Autore: Son Kla    29/05/2007    5 recensioni
alla fine del viaggio, tutto dovrebbe scorrere tranquillo, soprattutto per goku che ha messo su famiglia. ma non sarà proprio così...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le gambe non mi reggevano più…eppure continuavo a correre, senza sentire stanchezza, senza che mi passasse anche solo per un istante per la mente l’idea di fermarmi

Le gambe non mi reggevano più…eppure continuavo a correre, senza sentire stanchezza, senza che mi passasse anche solo per un istante per la mente l’idea di fermarmi.

via!Vattene,presto!”

“No” Ne urlai diversi di seguito, non volevo farlo, non volevo lasciarlo lì.

Ma uno sguardo,uno solo, dopo tanti “Và, corri”, agghiacciante, mi fece iniziare questa corsa impacciata e lenta che continuavo anche quando sentivo di non farcela più. Anzi, proprio allora mi appellavo a tutte le mie forze, a quello sguardo serio, severo, che nascondeva una maschera contratta dalla paura, ma che io vedevo benissimo. Paura non per stessi, ma… E più di tutto mi appellavo a quel battito che faceva da eco al mio. Quel battito debole ma forte che sembrava affannato anch’esso, forse a causa del mio sforzo..

Mi fermai. D’improvviso mi fermai pensando che forse nella mia decisione di andare oltre le mie forze non stavo facendo del male solo a me stessa. Appoggiata ad un albero mi sfiorai quella pelle così in tensione che sembrava strapparsi da un momento all’altro, al primo tocco. E quasi come una risposta al mio segnale sentii… C’era e aveva bisogno di me, che avrei dovuto fare la scelta giusta non solo per me, ma per entrambi. Una cosa estremamente difficile da fare.

Alzai lo sguardo, tra i rami intravidi il monastero. Non potevo più aspettare, non potevo rischiare… Mi si presentavano davanti scelte per salvare chi amavo ma che contemporaneamente mettevano a rischio l’altro mio amore. Sembrava che dovessi obbligatoriamente rinunciare a qualcosa, che non potessi salvare entrambi, ma forse l’immagine di un fantasma, di qualcuno che esisteva solo nella mia mente, dentro di me, sì, ma lontano dai miei occhi, era più debole dell’immagine di due grandi occhi dorati. Scelsi così, in un secondo, istintivamente, e non so dire se oltre a quella ci sarebbero potute essere altre scelte più giuste, ma in quel momento non potevo certo appellarmi alla ragione. Corsi ancora, senza ascoltare il mio fiatone, e i battiti dei due cuori, uno più forte dell’altro, e le gambe stanche e impedite.

Caddi sulle ginocchia alle porte del monastero, non capivo più niente, mi sembrava di non riuscire più a respirare, l’aria bruciava terribilmente attraversando la mia gola come se essa mi venisse attraversata da un ramo di rovi. Credo che qualche bonzo si sia avvicinato per dirmi che non potevo stare lì, perché le donne non sono ammesse… Credo, perché di quei momenti non ricordo molto, ma ne ho quasi la certezza perché iniziai ad urlare se non sbaglio proprio quando qualcuno mi prese per un braccio. Lo chiamavo a squarciagola, consumando così il poco fiato che ero riuscita a riprendere.

“Sanzo!” Non so neanche io quante volte gridai questo nome.

Apparve, finalmente, era accorso in tutta fretta, tanto che aveva la parte superiore della veste abbassata e aveva indosso la solita maglietta a collo alto nera smanicata.

“Che ci fai qui?!?” Mi si avvicinò, fece allontanare i bonzi che si mossero timidamente ad un suo gesto deciso. Mi aggrappai a lui con le mie ultime forze, poggiai le mani sulle sue spalle, mi sentii sorreggere da due mani forti intorno alla vita, ma non potevo stringermi a lui più di tanto.

“Che cos’è successo?! Ce la fai a parlare, hei!”

E nonostante volessi rispondergli, nonostante aprissi la bocca da essa uscivano solo sibili ansanti. Mi fece portare da bere, appena ebbi un filo di voce parlai: “Goku!” Ma commisi l’errore di volermi alzare e dopo aver pronunciato quel nome sentii scivolar via dal mio corpo ogni forza. Ma in quei pochi istanti prima dell’incoscienza provai paura. Non per me e neanche per Goku. Vidi un piccolo viso, con due guance paffute e colorite, poi l’attenzione si spostò su due grandi occhi che guardando più intensamente scoprii del colore del tramonto, come i morbidi capelli del resto.

Mi svegliai di scatto e di fronte a me, che mi fissavano, due occhi viola.

“Sanzo!”

“Stai calma ma sei pazza nelle tue condizioni ad agitarti così?”

“Sanzo, ascoltami” mi alzai a sedere sul letto dove mi trovavo distesa “Goku. Vieni, dobbiamo andare da Goku..

“Cos’è successo a Goku?”

“Non c’è tempo, vieni” feci per alzarmi

“Ferma! Come te lo devo spiegare..si interruppe, forse a causa dello sguardo che dovevo avere in quel momento; o forse perché a lui non piace preoccuparsi per gli altri. Chissà.

“Ciò che fai è a tuo rischio e pericolo” si fermò solo un istante in attesa di un mio cenno, poi proseguì “Portami da Goku”.

La discesa fu leggermente migliore dell’andata in salita. Sentivo il giovane bonzo che mi seguiva e che a volte era costretto ad adattare il passo alla mia andatura; forse, anzi, no, sicuramente, lui sarebbe stato già molto più avanti di me, ma lo stavo guidando io, quindi… Per colpa mia, Goku..

No. Cercai di far più veloce che potevo, con le mani che reggevano il rigonfiamento sul ventre come a volerne alleggerire il peso. Credo che mi abbia chiesto, a un certo punto “Ce la fai?”, ma non ricordo bene, è passato tanto tempo. Non è da Sanzo effettivamente.

Non c’era.

Tracce di sangue, oggetti distrutti sparsi per terra, le mura della piccola casetta danneggiate, e anche la vegetazione tutt’intorno segnalava una recente battaglia. Ma lui non c’era. Scoppiai in un pianto disperato.

“Stupida, non piangere. Lui non muore nemmeno se l’ammazzi. Che cos’è successo?”

“Cerchiamolo, Sanzo”

“E’ perfettamente inutile agitarsi adesso. Dimmi che cos’è successo, se c’è una battaglia in corso lo percepirò di sicuro”.

Non so perché, in fondo sentivo un istinto che mi vietava di fermarmi, che mi imponeva di cercarlo, ma rimasi zitta e ferma. Quegli occhi. Anche Goku tante volte ne era rimasto affascinato, lo era tuttora.

“Sanzo, salvalo”

“Si salverà da sola, quella stupida scimmia”

Volevo reagire, sennò allora che ero andata a chiamarlo a fare?

“Cos’è successo?”

Glielo spiegai.

“Sicari?”

“Ci ho pensato anch’io, ma di chi? E poi cosa potrebbero volere da noi?”

Silenzio. Mi misi una mano sul ventre gonfio.

“Quanto manca?” Gli sentii pronunciare queste parole mentre guardava altrove.

“Poco più di un mese” Chinai il capo.

“Come lo chiamerete?”

“Non lo sappiamo. Non abbiamo idea. Bisogna pensare a un nome da maschio e uno da femmina, ma…non abbiamo idea”

Silenzio di nuovo.

Mi carezzavo la pancia istintivamente, chissà se stava bene. Scoppiai a piangere di nuovo, improvvisamente.

“Se Goku non tornasse..

Tskvenni interrotta dalla voce di lui, ma continuai imperterrita

“Se non tornasse..io.. Perché si deve soffrire così? L’amore fa soffrire, soffrire e basta, vorrei svegliarmi domani e non avere più nessuno da amare e che mi ami, perché gli altri poi soffrono.. Se Goku non tornasse sarebbe colpa mia..”.

Mi aspettavo una risposta, la volevo fondamentalmente. Ma Sanzo non si mosse. Non fiatò. Solo un po’ i suoi capelli si mossero cullati dal vento, coinvolti nella sua delicata danza, sollevati e poi giù delicatamente sulla fronte e sulla nuca rosee. Si intravedeva a tratti il pallino rosso nel mezzo della fronte; anche Goku aveva del rosso in mezzo alla fronte prima, un rigagnolo di sangue che partiva da sotto la frangia e si divideva in due rami affiancando i due lati del naso e poi scendendo ai lati delle labbra… Quei capelli biondi che brillavano ai pochi raggi che passavano dai rami sembravano d’oro, proprio come..

Lo fissavo, ora che ci ripenso sono sicura di averlo fissato per diversi minuti. Chissà se ci ha fatto caso; sicuramente sì, e sicuramente lo infastidivo. Ma per tutto il tempo ha mantenuto un’espressione seria e persa nel cielo con gli occhi viola leggermente strizzati per contrastare la forte luce.

Era bello. Bellissimo, davvero. Non era la prima volta che lo pensavo, o che lo notavo. Ma era la prima volta che mi chiedevo come avessi fatto a non innamorarmi perdutamente di lui. Forse perché non me lo ha mai permesso. Non aprendo il suo cuore, non volendo più amare, non volendo più nessuno da proteggere.. O forse non l’avevo voluto abbastanza io? Forse il suo cuore ferito sta aspettando inconsciamente solo..

Si girò di scatto, prese la pistola con la mano sinistra e con la destra mi bloccò contro l’albero al quale, seduta, appoggiavo la schiena. Puntò la pistola all’altezza del mio ombellico.Non capivo.

“Non ti ho mai sopportato. Lo sapevo che avresti causato solo guai. Non hai la forza necessaria per difenderti perciò devi esser difesa e rendi più debole chi ti sta accanto. Sai, avevi ragione, prima. Sarebbe bello svegliarsi e non avere più nulla. Se la pensi così è giusto che tu abbia paura, ma se non lo pensi sul serio il tuo tremare non ha senso”

Continuavo a non capire. Ma i suoi occhi gelidi non mi permettevano di chiedere spiegazioni. La pistola scivolò sul versante destro della pancia.

“Un colpo, e sarai esaudita. Così lui morirà e tu se sarai abbastanza forte da sopravvivere non avrai più niente per cui preoccuparti”

“Goku” Mi uscì il suo nome dalle labbra come d’istinto.

Una goccia mi percorse il viso. Mi chiesi se avessi ricominciato a piangere, ma non ero io, era il cielo. Ci misero pochi secondi le nuvole sopra di noi a struggersi in un pianto disperato. E in altrettanti pochi secondi io e Sanzo ci ritrovammo bagnati fradici. I capelli di lui, appesantiti dall’acqua, gli aderivano alla fronte e gli coprivano gli occhi, si vedevano solo come due pietre violacee che spuntavano tra una ciocca dorata e l’altra. Ma Sanzo chiuse gli occhi, poco dopo, e vidi che stringeva i denti come se si stesse sforzando di reagire a qualcosa. La pioggia gli bagnava particolarmente il viso perché molta più acqua scendeva ora lungo le sue guance da sotto la frangia, anche se l’intensità della pioggia non era mutata molto.

E allora capii. Sì, capii tutto. Una fitta mi colse al torace mentre dallo sguardo di Sanzo capivo. Aspettava solo l’occasione di dirlo.. Non credendo nelle sue intenzioni di uccidermi cercavo il perché di.. eccolo, ecco il perché. Credo mi si siano inondati quasi subito gli occhi di lacrime, o forse era solo la pioggia che mi scorreva sul viso, o forse entrambi.

Se io morissi nulla cambierebbe, ma se io vivessi qualcosa potrebbe cambiare, vero, Sanzo?” Io stessa non credevo a quelle parole, però. Mi fissava immobile. Annuì. Ma so che in quel momento lui stava rivivendo una scelta simile a quella che stavo per prendere io.

Per salvarmi…

Il dolore di chi rimane non è descrivibile…

O forse sì, da due intensi occhi viola, perennemente persi nel vuoto. Stava soffrendo anche lui, forse. Anzi, sicuramente. Ci pensai in quel preciso istante. E in quell’istante presi la mia scelta.

“Mia e sua” Pensai guardandomi il pancione. Mi balenò un nome nella mente, ora sapevo come si sarebbe chiamato, ora aveva un nome. Ancora per poco.

  
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