Don’t look at the world- You may cry now
1.Ghost inside
You
have taken away the trust
you're the ghost haunting through her heart
Past and present are one in her head
(Restless, Within Temptation )
Ed è spaventoso, sai.
Che i morti
risorgano, in questa casa. Ma non lo dirò. Non lo
dirò mai.
-
Ha sempre pensato che Winry fosse
di un
biondo molto, molto più
grazioso e convincente di quello
suo e di nii-san.
Un biondo che cattura gli occhi in maniera semplice, e non stanca come
il loro,
troppo abbagliante.
Soprattutto quello di nii-san, che lo era in maniera incredibile. Ed
altrettanto incredibilmente sfregiava gli occhi, a vita.
"Grazie per il tuo aiuto in officina anche oggi, Aru-kun."
Si sente affaticato quando lascia le mani scendere sul divano
stancamente,
vicine ai fianchi, in un realistico gesto casuale.
"Mi fa piacere farlo, Win. Hai delle spalle così deboli per
fare un lavoro
così…" ridacchia scrollando il capo con somma
ironia.
Lei falsa un espressione di disappunto portandosi le mani sui fianchi
in una
posa sbarazzina ed assolutamente adorabile.
E guardi me, Winry? Me o lui?
Gli fa sul serio una grande tenerezza, ma si sento un invalido con una
sorta di
parafrasi facciale, perché sorride sempre senza tenerezza
né rancore. Perché
non c’è più niente, in lei.
"Non provocarmi, o patirai le pene dell’inferno!" lo minaccia
ella
tirando brevemente su un sorriso più largo d’ogni
possibile risata, e con esso
liberando dalla manica l’avambraccio tonico e serrandolo ad
evidenziare una
muscolatura inesistente.
Questo è diverso da come avrebbe agito con Ed, ed
è per lui una benedizione in
molti sensi; ad Ed avrebbe lanciato una chiave inglese in testa, non
mostrato
il braccio.
"Scusa, scusa." Al chiude gli occhi levando le mani in segno di resa,
giocoso.
Lei ride un poco e poi abbassa lo sguardo, incerta; avanza lentamente e
poi si
ferma; avanza lentamente e poi si tortura le mani in grembo.
[Qui crolla il sipario, e le macerie seppelliscono i
burattini. Ed il primo
a venir sepolto è il fantoccio che più si
è impegnato. Quello più stanco.]
Al resta interdetto e sulle sue, poi allunga un braccio, e con esso
accompagna
la sua mano a sé per un breve tratto, finché lei
la rifiuta tremante e stringe
gli occhi quasi a sangue, scuotendo il capo con sufficiente impeto da
stroncarsi la gola.
C’è qualcosa di incredibilmente violento, nel suo
rifiuto per lui e la sua
presenza, in alcuni momenti.
Qualcosa d’incontrollato e convulso, irrefrenabile tensione
al passato, che li
rende felici, e che una volta volti al futuro gela la luce e la calma
nella
stanza.
Il disgusto per la mia simulazione inerte e poco
convincente. Non rendo
nulla più semplice se non tento di essere come lui, giusto?
"Ehi, cosa c’è, Win?"
E forse le servirà qualcosa.
Lei osserva il suo viso solcato dalla preoccupazione, e decide che
è abbastanza
così.
Forse capirà che io posso servirle a qualcosa.
"Al…Al, io…"
E capirà che può chiederlo a me, quel
qualcosa.
"Dimmi."
E' dura per tutti, Win, sai. Ma addolcirmi la giornata con
questa voce
morbida può solo rendermi contento.
"No, non ha senso…"
Farò qualunque cosa ti sia necessaria.
"Win", la invita lui con una sorta di gentilezza corrucciata,
"se non mi parli e ti confidi a cosa posso servirti?"
Posso vivere per te, se lo vuoi. Ma almeno parlami, Win.
Lei sgrana gli occhi, attonita.
"Ma non devi mica
avere un impiego materiale, con me. Io…ti voglio bene, sei
qui per
questo."
Hai centrato il punto, Win. Solo che il tuo ti voglio bene
è diverso dal mio
amore. Tanto, tanto diverso.
"…allora?"
"E’…è stupido…"
"Win."
"…beh, senti, se…se io ho freddo e sono triste
posso…posso venire da
te?"
Questo lo sconvolge e scioglie in profondo affetto, per il quale
allunga ora
entrambe le braccia; la avvolge in sé e prende sulle
ginocchia, senza sdegno o
imbarazzo, che frena sul nascere.
Solo presenza mite e carezzevole, e vorrebbe farla scomparire dentro il
suo
petto per nasconderle tutto il resto della casa e poi tutto il resto
del mondo,
che è per lei una crudelissima fonte di inviti ad andare
alla luce del sole a
vivere, a spaventarsi, a soffrire.
Ha uno spassionato bisogno di fare tutte queste cose per lei, lo sa
bene, e
solo il timore di soffocarla lo spinge a raddolcire ulteriormente la
presa alle
sue spalle, ma non per questo rendendola meno solida.
Perché Ed si è portato via tutto.
Al, lei, i frammenti lacerati di quanto ha strappato, senza cura nel
lavarseli
via. Così qualcosa l'ha seppellito con sé e le
sue ossa.
Qualcosa che si agita ed è davanti ai loro occhi ovunque si
trovino.
Sapessi la stanchezza, nii-san, sul serio. Mi sento
infinitamente più
vecchio dei miei vent’anni.
Sente il viso accartocciarsi ogni giorno di più, senza cura,
senza sforzi,
perché non gl’interessa più niente, se
non lei.
Non che m’illuda di poter fare un’esigua
differenza, non sul serio. Ho perso
da tanto tempo la speranza di ottenere qualcosa da lei. Nemmeno
l’ho mai
preteso, questo qualcosa.
Lei respira piano e poi geme e si stringe le labbra tra i
denti ed è tanto,
tanto felice in quel caldo strangolante ed oblioso che le nega la vista
completa del corpo che la stringe. Ed è spaventata. Teme.
Rischia.
"Scusa, io non…io non
lo faccio per qualcosa, è…più
forte…di me."
Tantissime cose sono più forti di lei, ora come ora. Troppe.
Sai, ti voglio un bene troppo spassionato per poter
pretenderti, sul serio,
Win. Altrettanto ne volevo a nii-san, e mai macchierò il suo
ricordo facendoti
pressioni o facendoti soffrire.
"Ma se tu hai…paura,
io posso essere sempre qui. Non serve scusarti. Io voglio
essere sempre
qui, se posso esserti utile."
"Al…"
"Winry." la chiama poi, una nota scusa e seriosa intinta su viso e
labbra "Senti, Wìn. Se lo vuoi, restiamo qui."
Lei balbetta un poco e getta indietro il capo, confusa.
"…q-qui?"
"Qui. Sempre. Così vedrai che resterò. E non
dovrai più avere paura, a
poco a poco. Mai più."
La osserva mordersi un dito tremante, ed abbracciarlo, forte e affranta.
E non c’è miglior ringraziamento del suo respirare
farsi più quieto quando
crolla il capo, la fronte sulla sua, con un breve sorriso scuro.
-
Il suo nii-san è morto
in
una giornata fredda, sotto l’odore di foglie secche
dell’ospedale bianco.
Era autunno quando Ed era nato, gemendo a gran voce ed accettando a
malincuore
il latte materno.
Era autunno quando Ed e Al erano partiti, senza troppe chiacchiere
né
consolazioni.
Era autunno quando il sorriso di Winry era sorto splendente tra le sue
labbra
splendenti, al loro fatidico, salvifico sì– ed era
sì, è finita; sì, siamo
salvi; sì, siamo tutti qui.
Sempre, sempre tutti qui. E sì,
voglio passare la vita con te.
L’autunno generò la vita, ma l’autunno
divenne la stagione dei morti, nella
loro testa.
La morte del suo nii-san che ha annientato quanto di positivo ci fosse
nel loro
piccolo e sudato mondo, fatto di fatica e sorrisi gentili.
Nulla che la malattia di Ed non sia riuscita a sterminare in poco. Lei
non
aveva pianto, Al lo ricorda bene.
Si era stretta la pancia con occhi freddi e puro odio diluito in uno
sguardo
dolce mentre guardava prima le proprie mani strette al ventre, poi la
bara che
cadeva giù e lo allontanava sempre di più da lei.
Alla notte strangolava le urla più dolorose contraendo muta
la mascella, senza
fare rumore, senza svegliarlo.
Era venuto a stare da lei senza speranze, senza una vita.
Lei aveva vacillato, perso l’amore di una gioventù
e l’uomo dei suoi ultimi
anni.
Era venuto ad aiutarla senza un’occhiata, solo una porta
sempre aperta da cui
sgattaiolava fuori per non vederla uccidersi.
Lei aveva evitato di singhiozzare, perché il dolore per il
suo piccolo corpo
era stato troppo atroce per permettere di esternarlo ancora, di
emettere suoni
così patetici...
Era venuto lì per salvarla.
Lei aveva affogato il suo ventre in un cordoglio troppo salato, e perso
il suo
residuo di Ed in forma di bambino in un aborto spontaneo.
Aveva perso il suo nuovo, piccolo e denso di speranza, Ed.
Non sono mai utile. Perdo sempre, contro la vita. Ti sei
uccisa. Lo hai
ucciso. Ti sei uccisa nuove volte, sorridendo senza emozione e
sorridendo per
me, con me.
A nulla è valso osservare i tuoi sonni inquieti,
perché anche io ti ho ucciso,
e continuo a farlo.
E non sono riuscito a fare nulla, per te.
-
E’ una settimana che sono
lì in casa e lui non ha rimorsi.
Senza troppe domande un gentile vicino di casa ha acconsentito a fare
loro la
spesa per diversi giorni, e nemmeno c’erano domande da porre
agli occhi acquosi
e sporgenti sull’un tempo grazioso e ora emaciato visetto di
Winry.
Nessun dubbio che fosse molto, molto malata e bisognosa delle
cure continue
di Alphonse e che quindi nessuno dei due potesse uscire di casa, e
giorno dopo
giorno, nello sbiancarsi della loro pelle, scorgeva quietamente
anche un
aumento della loro desolata serenità.
Una serenità tombale.
Deve provare compassione per noi, per me…
Una così giovane vedova ed orfana che ha passato tante
disgrazie, e questo
poveraccio del cognato che la guarda con manifestissimo affetto e le
sta
accanto ad assisterla sempre, sempre, senza che nessuno glielo chieda.
Dovere morale, lo chiameranno. Amore servile. A senso unico.
Ma per me è tutte queste e nessuna di esse.
La mia grande cecità.
"Sono contenta." sussurra ancora e ancora lei, cercando di
convincere tutti e nessuno, sé stessa inclusa.
E’ diventata una sorta di
cantilena. Una
preghiera.
Perché se dice di essere felice, lo sarà davvero.
E lui capirà che apprezza il suo sforzo. E capirà
che tutto questo li farà
impazzire entrambi.
L’ha già realizzato dal momento in cui ha
accettato di perdere il sole e il
mondo, concentrando tutta la sua esistenza in quel corpicino ingrato e
non più
piacente, memore di un passato travagliato e che di esso porta ancora
salate
cicatrici.
I sorrisi sono l’ultima difesa dalla barriera che la sorregge
entro il crollo;
perché se esplicare il risentimento la renderebbe
più debole, farlo pronunziare
ad altri per lei concretizzerebbe la cosa.
E per il momento, ancora per un po’, tra quelle stanche mura
ed Ed, vogliono
solo sognare, sognare un po’ prima di svegliarsi e urlare al
risveglio. E’
quanto osino chiedere alla vita.
-
Continua nel [capitolo 2.The
dark side of the moon]
Note:
Stranamente,
mi sono decisa per pubblicare questo
capitolo presto. Spero sia lo stesso per il prossimo, ma da
lì in poi non so
cosa dire, perché non so decidermi di una versione adeguata
del terzo capitolo
e dell’epilogo dopo mille e mille modifiche.
E vi prego di fare attenzione al punto che Win è totalmente
a pezzi, a volte è
più visibile ed a volte meno.
Questa Win è un personaggio che diventerà, uhm,
estremo. Ma non anticipo nulla,
ovviamente.
Grazie al beta-readeraggio di Onda, risulta già un filino
meno a pezzi del
previsto, ma è perfettamente nella mia testa che la sua
reazione al dolore
priva di lacrime pubbliche sia logorante per la sua persona e la renda
più
facile al crollo ed inerme.
Sorridere senza
sentimento è sempre doloroso quanto inutile.
Spero non sia risultata una divagazione, se lo è stata vi
prego di perdonarmi,
ma trovavo importante precisarlo ^^;.
Già che ci sono, replico anche alle recensioni, in ordine di
arrivo:
mao92: E’ una AlxWin per modo
di
dire, direi; non potrà che essere più chiaro con
l’avanzare dei capitoli. Spero
che anche il primo capitolo risponda adeguatamente alle tue aspettative.
jacky_dragon: Mi rende molto felice il
fatto che ti abbia coinvolta a tal punto. Personalmente questa fic mi
ha
portato, più delle altre, via un pezzo di cuore in ogni
frase.
E’ stata una pena scriverla, ma sono felicissima che riesca a
toccare il cuore
anche ad altri.
Siyah: Ehm.
Non so quanto potrà
averti soddisfatta in quanto ad alleggerimento questo capitolo,
rispetto al
prologo ^^;, avevo precisato che a prologo ed epilogo sarebbe toccata
una
scrittura in prima persona; la mia terza persona è sempre
più pesante, ma
sinceramente meno pesante di altre mie fic.
Spero non risulti faticosa da seguire. Concordo in pieno sul discorso
riguardo
al rapporto odio-amore tra fratelli; nemmeno io sono figlia unica, e la
parte
dell’odio la capisco bene.
Anche se non nel determinato ambito trattato in questa fic, visto che
non ho
sorelle ma fratelli.
Puoi giurare sul fatto che la frustrazione di Al non
mancherà mai, perché qui è
una parte importantissima del personaggio. Per il confronto con Ed,
ehm, penso
sia visibile già da questo capitolo, ma a parte a livello
mentale, un confronto
in persona è logico che non potrà esserci ^^;.
Sono lietissima anche qui che ti sia piaciuto il prologo e spero
potrà piacerti
anche questo capitolo.
Onda: Oh,
non ho voglia di
sprecarmi a rispondere anche a te, noiosona.
Sappi solo che non merito alcuna delle tue buone parole e che ora
c’è un patto
di sangue tra te e Truth-kun. E’ ciò che conta,
uh. Magari sarò più fantasiosa
al prossimo capitolo.
A quello,
dunque, mia fida beta-reader.
ValHerm: Mi fa piacere sentirmi dire queste cose da
un’altra fan
dell’EdWin; dando io per scontata la canonicità
dell’EdWin, trovavo assurdo non
evidenziare la rilevanza di Ed nonostante tutto.
Ovviamente, spero di non deludere neanche te.
Oh, andrò in
crisi da prestazione. Ma mi fanno tanto piacere questi commenti, dunque
NON
smettetela XD;.
Al secondo capitolo!