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Autore: Mao_chan91    29/05/2007    5 recensioni
Momenti di ricaduta, momenti di crisi.
Epilogo||Avevo fatto del mio meglio –sul serio, sul serio!
Un rapporto dissestato senza un futuro (palpabile).
[Death-fic, angst, pairing inusuale one-sided]
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don’t look at the world- You may cry now

1.Ghost inside


You have taken away the trust
you're the ghost haunting through her heart
Past and present are one in her head

(Restless, Within Temptation )

Ed è spaventoso, sai. Che i morti risorgano, in questa casa. Ma non lo dirò. Non lo dirò mai.

-

Ha sempre pensato che Winry fosse di un biondo molto, molto più grazioso e convincente di quello suo e di nii-san.
Un biondo che cattura gli occhi in maniera semplice, e non stanca come il loro, troppo abbagliante.
Soprattutto quello di nii-san, che lo era in maniera incredibile. Ed altrettanto incredibilmente sfregiava gli occhi, a vita.

"Grazie per il tuo aiuto in officina anche oggi, Aru-kun."

Si sente affaticato quando lascia le mani scendere sul divano stancamente, vicine ai fianchi, in un realistico gesto casuale.

"Mi fa piacere farlo, Win. Hai delle spalle così deboli per fare un lavoro così…" ridacchia scrollando il capo con somma ironia.
Lei falsa un espressione di disappunto portandosi le mani sui fianchi in una posa sbarazzina ed assolutamente adorabile.

E guardi me, Winry? Me o lui?

Gli fa sul serio una grande tenerezza, ma si sento un invalido con una sorta di parafrasi facciale, perché sorride sempre senza tenerezza né rancore. Perché non c’è più niente, in lei.

"Non provocarmi, o patirai le pene dell’inferno!" lo minaccia ella tirando brevemente su un sorriso più largo d’ogni possibile risata, e con esso liberando dalla manica l’avambraccio tonico e serrandolo ad evidenziare una muscolatura inesistente.

Questo è diverso da come avrebbe agito con Ed, ed è per lui una benedizione in molti sensi; ad Ed avrebbe lanciato una chiave inglese in testa, non mostrato il braccio.

"Scusa, scusa." Al chiude gli occhi levando le mani in segno di resa, giocoso.

Lei ride un poco e poi abbassa lo sguardo, incerta; avanza lentamente e poi si ferma; avanza lentamente e poi si tortura le mani in grembo.

[Qui crolla il sipario, e le macerie seppelliscono i burattini. Ed il primo a venir sepolto è il fantoccio che più si è impegnato. Quello più stanco.]

Al resta interdetto e sulle sue, poi allunga un braccio, e con esso accompagna la sua mano a sé per un breve tratto, finché lei la rifiuta tremante e stringe gli occhi quasi a sangue, scuotendo il capo con sufficiente impeto da stroncarsi la gola.

C’è qualcosa di incredibilmente violento, nel suo rifiuto per lui e la sua presenza, in alcuni momenti.
Qualcosa d’incontrollato e convulso, irrefrenabile tensione al passato, che li rende felici, e che una volta volti al futuro gela la luce e la calma nella stanza.

Il disgusto per la mia simulazione inerte e poco convincente. Non rendo nulla più semplice se non tento di essere come lui, giusto?

"Ehi, cosa c’è, Win?"

E forse le servirà qualcosa.

Lei osserva il suo viso solcato dalla preoccupazione, e decide che è abbastanza così.

Forse capirà che io posso servirle a qualcosa.

"Al…Al, io…"

E capirà che può chiederlo a me, quel qualcosa.

"Dimmi."

E' dura per tutti, Win, sai. Ma addolcirmi la giornata con questa voce morbida può solo rendermi contento.

"No, non ha senso…"

Farò qualunque cosa ti sia necessaria.

"Win", la invita lui con una sorta di gentilezza corrucciata, "se non mi parli e ti confidi a cosa posso servirti?"

Posso vivere per te, se lo vuoi. Ma almeno parlami, Win.

Lei sgrana gli occhi, attonita.

"Ma non devi mica avere un impiego materiale, con me. Io…ti voglio bene, sei qui per questo."

Hai centrato il punto, Win. Solo che il tuo ti voglio bene è diverso dal mio amore. Tanto, tanto diverso.

"…allora?"

"E’…è stupido…"

"Win."

"…beh, senti, se…se io ho freddo e sono triste posso…posso venire da te?"


Questo lo sconvolge e scioglie in profondo affetto, per il quale allunga ora entrambe le braccia; la avvolge in sé e prende sulle ginocchia, senza sdegno o imbarazzo, che frena sul nascere.
Solo presenza mite e carezzevole, e vorrebbe farla scomparire dentro il suo petto per nasconderle tutto il resto della casa e poi tutto il resto del mondo, che è per lei una crudelissima fonte di inviti ad andare alla luce del sole a vivere, a spaventarsi, a soffrire.

Ha uno spassionato bisogno di fare tutte queste cose per lei, lo sa bene, e solo il timore di soffocarla lo spinge a raddolcire ulteriormente la presa alle sue spalle, ma non per questo rendendola meno solida.

Perché Ed si è portato via tutto.
Al, lei, i frammenti lacerati di quanto ha strappato, senza cura nel lavarseli via. Così qualcosa l'ha seppellito con sé e le sue ossa.

Qualcosa che si agita ed è davanti ai loro occhi ovunque si trovino.

Sapessi la stanchezza, nii-san, sul serio. Mi sento infinitamente più vecchio dei miei vent’anni.

Sente il viso accartocciarsi ogni giorno di più, senza cura, senza sforzi, perché non gl’interessa più niente, se non lei.

Non che m’illuda di poter fare un’esigua differenza, non sul serio. Ho perso da tanto tempo la speranza di ottenere qualcosa da lei. Nemmeno l’ho mai preteso, questo qualcosa.

Lei respira piano e poi geme e si stringe le labbra tra i denti ed è tanto, tanto felice in quel caldo strangolante ed oblioso che le nega la vista completa del corpo che la stringe. Ed è spaventata. Teme. Rischia.

"Scusa, io non…io non lo faccio per qualcosa, è…più forte…di me."

Tantissime cose sono più forti di lei, ora come ora. Troppe.


Sai, ti voglio un bene troppo spassionato per poter pretenderti, sul serio, Win. Altrettanto ne volevo a nii-san, e mai macchierò il suo ricordo facendoti pressioni o facendoti soffrire.

"Ma se tu hai…paura, io posso essere sempre qui. Non serve scusarti. Io voglio essere sempre qui, se posso esserti utile."

"Al…"

"Winry." la chiama poi, una nota scusa e seriosa intinta su viso e labbra "Senti, Wìn. Se lo vuoi, restiamo qui."

Lei balbetta un poco e getta indietro il capo, confusa.

"…q-qui?"

"Qui. Sempre. Così vedrai che resterò. E non dovrai più avere paura, a poco a poco. Mai più."

La osserva mordersi un dito tremante, ed abbracciarlo, forte e affranta.

E non c’è miglior ringraziamento del suo respirare farsi più quieto quando crolla il capo, la fronte sulla sua, con un breve sorriso scuro.

-

Il suo nii-san è morto in una giornata fredda, sotto l’odore di foglie secche dell’ospedale bianco.

Era autunno quando Ed era nato, gemendo a gran voce ed accettando a malincuore il latte materno.
Era autunno quando Ed e Al erano partiti, senza troppe chiacchiere né consolazioni.
Era autunno quando il sorriso di Winry era sorto splendente tra le sue labbra splendenti, al loro fatidico, salvifico sì– ed era sì, è finita; sì, siamo salvi; sì, siamo tutti qui. Sempre, sempre tutti qui. E sì, voglio passare la vita con te.
L’autunno generò la vita, ma l’autunno divenne la stagione dei morti, nella loro testa.
La morte del suo nii-san che ha annientato quanto di positivo ci fosse nel loro piccolo e sudato mondo, fatto di fatica e sorrisi gentili.

Nulla che la malattia di Ed non sia riuscita a sterminare in poco. Lei non aveva pianto, Al lo ricorda bene.
Si era stretta la pancia con occhi freddi e puro odio diluito in uno sguardo dolce mentre guardava prima le proprie mani strette al ventre, poi la bara che cadeva giù e lo allontanava sempre di più da lei.

Alla notte strangolava le urla più dolorose contraendo muta la mascella, senza fare rumore, senza svegliarlo.

Era venuto a stare da lei senza speranze, senza una vita.
Lei aveva vacillato, perso l’amore di una gioventù e l’uomo dei suoi ultimi anni.

Era venuto ad aiutarla senza un’occhiata, solo una porta sempre aperta da cui sgattaiolava fuori per non vederla uccidersi.
Lei aveva evitato di singhiozzare, perché il dolore per il suo piccolo corpo era stato troppo atroce per permettere di esternarlo ancora, di emettere suoni così patetici...

Era venuto lì per salvarla.
Lei aveva affogato il suo ventre in un cordoglio troppo salato, e perso il suo residuo di Ed in forma di bambino in un aborto spontaneo.

Aveva perso il suo nuovo, piccolo e denso di speranza, Ed.

Non sono mai utile. Perdo sempre, contro la vita. Ti sei uccisa. Lo hai ucciso. Ti sei uccisa nuove volte, sorridendo senza emozione e sorridendo per me, con me.
A nulla è valso osservare i tuoi sonni inquieti, perché anche io ti ho ucciso, e continuo a farlo.
E non sono riuscito a fare nulla, per te.


-

E’ una settimana che sono lì in casa e lui non ha rimorsi.

Senza troppe domande un gentile vicino di casa ha acconsentito a fare loro la spesa per diversi giorni, e nemmeno c’erano domande da porre agli occhi acquosi e sporgenti sull’un tempo grazioso e ora emaciato visetto di Winry.

Nessun dubbio che fosse molto, molto malata e bisognosa delle cure continue di Alphonse e che quindi nessuno dei due potesse uscire di casa, e giorno dopo giorno, nello sbiancarsi della loro pelle, scorgeva quietamente anche un aumento della loro desolata serenità.

Una serenità tombale.

Deve provare compassione per noi, per me…
Una così giovane vedova ed orfana che ha passato tante disgrazie, e questo poveraccio del cognato che la guarda con manifestissimo affetto e le sta accanto ad assisterla sempre, sempre, senza che nessuno glielo chieda.
Dovere morale, lo chiameranno. Amore servile. A senso unico.
Ma per me è tutte queste e nessuna di esse.
La mia grande cecità.


"Sono contenta." sussurra ancora e ancora lei, cercando di convincere tutti e nessuno, sé stessa inclusa.

E’ diventata una sorta di cantilena. Una preghiera.

Perché se dice di essere felice, lo sarà davvero.
E lui capirà che apprezza il suo sforzo. E capirà che tutto questo li farà impazzire entrambi.

L’ha già realizzato dal momento in cui ha accettato di perdere il sole e il mondo, concentrando tutta la sua esistenza in quel corpicino ingrato e non più piacente, memore di un passato travagliato e che di esso porta ancora salate cicatrici.

I sorrisi sono l’ultima difesa dalla barriera che la sorregge entro il crollo; perché se esplicare il risentimento la renderebbe più debole, farlo pronunziare ad altri per lei concretizzerebbe la cosa.

E per il momento, ancora per un po’, tra quelle stanche mura ed Ed, vogliono solo sognare, sognare un po’ prima di svegliarsi e urlare al risveglio. E’ quanto osino chiedere alla vita.

-

Continua nel [capitolo 2.The dark side of the moon]



Note: Stranamente, mi sono decisa per pubblicare questo capitolo presto. Spero sia lo stesso per il prossimo, ma da lì in poi non so cosa dire, perché non so decidermi di una versione adeguata del terzo capitolo e dell’epilogo dopo mille e mille modifiche.
E vi prego di fare attenzione al punto che Win è totalmente a pezzi, a volte è più visibile ed a volte meno.
Questa Win è un personaggio che diventerà, uhm, estremo. Ma non anticipo nulla, ovviamente.
Grazie al beta-readeraggio di Onda, risulta già un filino meno a pezzi del previsto, ma è perfettamente nella mia testa che la sua reazione al dolore priva di lacrime pubbliche sia logorante per la sua persona e la renda più facile al crollo ed inerme.

Sorridere senza sentimento è sempre doloroso quanto inutile.
Spero non sia risultata una divagazione, se lo è stata vi prego di perdonarmi, ma trovavo importante precisarlo ^^;.

Già che ci sono, replico anche alle recensioni, in ordine di arrivo:

mao92: E’ una AlxWin per modo di dire, direi; non potrà che essere più chiaro con l’avanzare dei capitoli. Spero che anche il primo capitolo risponda adeguatamente alle tue aspettative.

jacky_dragon: Mi rende molto felice il fatto che ti abbia coinvolta a tal punto. Personalmente questa fic mi ha portato, più delle altre, via un pezzo di cuore in ogni frase.
E’ stata una pena scriverla, ma sono felicissima che riesca a toccare il cuore anche ad altri.

Siyah: Ehm. Non so quanto potrà averti soddisfatta in quanto ad alleggerimento questo capitolo, rispetto al prologo ^^;, avevo precisato che a prologo ed epilogo sarebbe toccata una scrittura in prima persona; la mia terza persona è sempre più pesante, ma sinceramente meno pesante di altre mie fic.
Spero non risulti faticosa da seguire. Concordo in pieno sul discorso riguardo al rapporto odio-amore tra fratelli; nemmeno io sono figlia unica, e la parte dell’odio la capisco bene.
Anche se non nel determinato ambito trattato in questa fic, visto che non ho sorelle ma fratelli.
Puoi giurare sul fatto che la frustrazione di Al non mancherà mai, perché qui è una parte importantissima del personaggio. Per il confronto con Ed, ehm, penso sia visibile già da questo capitolo, ma a parte a livello mentale, un confronto in persona è logico che non potrà esserci ^^;.
Sono lietissima anche qui che ti sia piaciuto il prologo e spero potrà piacerti anche questo capitolo.

Onda: Oh, non ho voglia di sprecarmi a rispondere anche a te, noiosona.
Sappi solo che non merito alcuna delle tue buone parole e che ora c’è un patto di sangue tra te e Truth-kun. E’ ciò che conta, uh. Magari sarò più fantasiosa al prossimo capitolo.

A quello, dunque, mia fida beta-reader.

ValHerm: Mi fa piacere sentirmi dire queste cose da un’altra fan dell’EdWin; dando io per scontata la canonicità dell’EdWin, trovavo assurdo non evidenziare la rilevanza di Ed nonostante tutto.
Ovviamente, spero di non deludere neanche te.

Oh, andrò in crisi da prestazione. Ma mi fanno tanto piacere questi commenti, dunque NON smettetela XD;.
Al secondo capitolo!


  
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