Capitolo 1.
Corro.
La pioggia mi bagna la pelle, sento la pelle d’oca farmi scorrere un lungo brivido per tutto il corpo. L’acqua mi offusca la vista mentre sfreccio tra le macchine, in mezzo alla strada, ansimando.
Ho paura.
Ho paura che possa capitarle qualcosa di brutto, qualcosa che possa rovinarle quel meraviglioso sorriso che le illumina il viso. Non me lo perdonerei mai.
Corro.
Ho il fiatone, inizio a sentire le gambe essere di meno, ma non per questo smetto.
Corro, corro, più veloce che possa.
Sento le lacrime che mischiandosi alla pioggia, mi riscaldano le gelide guance. Non posso perderla, non posso.
Fortunatamente la pioggia ha bloccato tutte le macchine, così riesco più facilmente a correre tra di loro. Prendo una botta al fianco destro, ma non importa, sono quasi arrivato.
Eccomi, ci sono. La polizia sta circondando l’aeroporto, capisco al volo che non mi farebbero mai entrare. Sono tutti con le armi rivolte alla porta d’entrata, quindi decido di trovare un’entrata secondaria. Raggiro l’enorme edificio e trovo un’insulsa finestrella dove riesco ad entrare per un soffio.
Dentro è buio, non vedo nulla, vado a sbattere ad una porta di vetro e cado a terra. Mi rialzo, gemendo, e continuo a muovermi per un corridoio.
Sento che vicino qualcuno sta parlando, sembra stia dando ordini, quindi capisco di non trovarmi tanto lontano. Vedo una grande porta davanti a me.
La apro.
E poi, eccola là. La vedo.
Voglio urlare il suo nome, ma la voce mi si gela in gola.
La sua invece mi arriva e mi fa tremare il cuore.
‘Justin, Justin..’ urla.