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Autore: Lolla_11    11/11/2012    1 recensioni
And I need you like a heart needs a beat but that’s nothing new, yeah yeah.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’d take another chance, take a fall, take a shot for you
And I need you like a heart needs a beat
(But that’s nothing new)
Yeah yeah
 
Apologize-Timbaland ft.One Republic
 
 
 
 
Finalmente era domenica, niente lavoro, anche se lo adoravo. Avevo creato insieme alla mia amica Holly un centro dove i ragazzi con problemi in famiglia di ogni età potevano trascorrere le giornate in pace, per distrarsi almeno per qualche ora.
Sorriri all'idea del piccolo Mike che mi scuoteva la gamba e mi diceva ti voglio bene, quei bambini non meritavano tutto quello che stavano passando. Il citofono mi riscosse dai miei pensieri.
"Chi è?" chiesi all'apparecchio.
"Buongiorno signora, è la posta. Può aprirmi?" la voce robotica invase il mio orecchio costringendomi ad allontanare la cornetta.
"Buongiorno, certo" risposi schiacciando il pulsante per aprire il portone.
Scesi le scale del condominio e andai a vedere se c'era posta per me e per Holly.
Cacciai tutto dalla cassetta e risali, erano quattro buste di cui tre bollette e l'altra indirizzata a me.
Le mani mi tremarono quando lessi 'Belmarsh Prison-London' le mie gambe erano diventate in un secondo gelatina, fortunatamente trovai uno sgabello e mi ci posai sopra.
Aprì la busta e iniziai a leggere.
 
"Ciao Meg,
sono rinchiuso qui dentro da due anni, undici mesi e sette giorni e non c'è momento in cui io non pensi a te. 
Non passa un secondo in cui io non mi senta uno schifo di uomo, sono riuscito a rovinare tutto, come al solito. 'Tutto quello che crei, distruggi' questo diceva mio padre, ma io a diciotto anni non capivo, mi sentivo invincibile perchè avevo tutto, una ragazza e tanti amici, ora ho solo uno stupido compagno di cella che non fa altro che fissarmi dal suo angolo.Vorrei davvero spaccargli la faccia ma ho trovato un rimedio. Sai qual'è? Penso a te.
Quando sento che sto per perdere la pazienza con Marcus (questo è il suo stupido nome) e sto per saltargli addosso il tuo visto si fa spazio nella mia mente e tutto ritorna calmo, o quasi. Il cibo qui fa davvero schifo. Ricordo i nostri pic-nic a Hayde Park, dove non sapevo che cosa fosse più buono, il tuo profumo o il cibo che avevi preparato con tanto amore. E tu ricordi tutto questo?
In questo periodo sto leggendo un libro, è davvero terribile. Parla di una storia d'amore, è proprio uno di quei libri che piacciono a te, dannatamente romantici.
C'è questo Josh che è innamorato di una certa Allison, ma deve partire per la guerra perchè è un militare. Morirà sotto le armi durante una delle battaglie e non dirà mai alla sua amata i suoi sentimenti. Non credi sia buffo che un mostro come me legga un libro su un eroe? Ora che sono qui mi rendo conto di non averti detto mai i miei sentimenti. Ormai ti sarai fatta un'altra vita, avrai un ragazzo che ti sta accanto invece che essere chiuso qui, in un lurido spazio di quattro metri per cinque.
Immagino lui tornare a casa da lavoro, entrare in cucina salutandoti, mentre tu prepari la cena, vi raccontate le vostre giornate e lui ti dice che ti ha pensata tutto il giorno e che non vedeva l'ora di essere a casa per poterti riabbracciare e immerso in questi pensieri una strana morsa allo stomaco mi fa largo in me. Marcus dice che sto diventando matto, forse non ha tutti i torti, ma chi non diventerebbe pazzo se avesse questi pensieri per la testa ventiquattro ore su ventiquattro?
Proprio oggi stavo ripensando alle scuole superiori, dove tu mi snobbavi e io ti ammiravo da lontano. Eri una di quelle ragazze che piuttosto che fidanzarsi con il più popolare si sarebbe buttata giù da qualche precipizio, ed è per questo che mi 'attiravi'.
Qualche giorno fa era il tuo compleanno. Non l'ho dimenticato. Come lo hai trascorso? Spero nei migliori dei modi. Vuoi sapere come l'ho trascorso io? In carcere, steso sul letto a piangere.
Voglio confessarti una cosa, ho scritto altre trenta lettere per te, ma non le ho mai spedite e credo che questa farà la stessa fine, o magari finalmente prenderò coraggio e la invierò.
Uscirò tra un mese circa e non sono poi così eccitato all'idea. Ormai non sei più mia e io non credo di avere una ragione per essere felice. 
So che ormai dopo tre anni è troppo tardi per chiedere scusa, ma lo faccio perchè devo.
Ti chiedo scusa del dolore che ti ho provocato, sono solo un lurido verme.
Ti chiedo scusa se ho fatto quelle cose credendo di migliorare la nostra vita, quando, a distanza di anni me ne rendo conto, era già perfetta.
Ti chiedo scusa se quel ventitrè luglio invece di essere da te, ero in caserma, quando mi avevano preso i poliziotti.
Ti chiedo scusa se hanno fatto parlare anche te al processo, è stata una pugnalata al petto, lo so e per me lo è stata vederti li sopra, a piangere, mentre ti chiedevano cose che tu non sapevi.
Ti chiedo scusa per la vergogna che ti ho procurato. So che hai ricominciato ad uscire da poco.
Ti chiedo scusa perchè non ti ho mai detto Ti amo.
Ti chiedo scusa perchè sono un coglione e non ho messo da parte l'orgoglio quando serviva.
Ti chiedo scusa se ti sto facendo perdere tempo. Magari questo tempo lo stai togliendo al tuo ragazzo, o a tuo figlio. (Di nuovo questa strana morsa allo stomaco)
Ti chiedo scusa perchè ti amo troppo e senza se non posso più stare.
Con amore,
                                                                                                                                                                                                                Zayn.'
 
 
''Ti amo anch'io'' queste furono le mie uniche parole dopo innumerevoli singhiozzi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
UN MESE DOPO.
 
Mi trovavo fuori dal cancello principale del carcere, incanalando aria di libertà che però non mi fece cambiare umore.
Ero uscito e un mese fa avevo avuto il coraggio di spedire la lettera a Meg. Chissà se era stata letta, se era arrivata o se magari era stata semplicemente buttata senza neanche essere stata guardata. Meg era sicuramente troppo delusa dal mio stupido comportamento. Immerso nei pensieri entrai nel vialetto del condominio. Presi le chiavi, apri il portone e salì scale del condominio. Davanti mi si presentò in numero 112 ovvero il mio appartamento. Respirai a fondo e infilai la chiave nella toppa. Credetti di aver avuto un' allucinazione. Megan Alice Anderson seduta sul mio divano con una mia vecchissima felpa che le avevo regalato quando stavamo insieme.
Non era cambiata molto, i capelli erano più lunghi, castani e mossi, tirati su una spalla, i soliti occhi color cielo e il sorriso bianchissimo e perfetto che in questi tre anni di solitudine mi avevano accompagnato.
''Meg''sussurrai, incapace di dire altro.
''Dovresti cambiare nascondiglio delle chiavi - disse alzando  lo sguardo verso di me - sotto il tappeto è alquanto banale''
''Hai ricevuto la mia lettera?'' chiesi dopo qualche minuto di silenzio-
''Sì'' si alzò dal divano e si avvicinò a  me. ''Scusami, non avrei dovuto, magari il tuo ragazzo si è arrabbiato, non voglio creare ness..'' non riuscì a finire che una risata cristallina entrò nelle mie orecchie e nella mia mente riaffiorarono i ricordi dei nostri pomeriggi passati a ridere.
''Dopo te non ho avuto nessun altro, Zay'' disse sorridendomi.
''Non sei arrabbiata con me? Insomma sono, anzi ero, uno spacciatore, ho rovinato la mia e la tua vita. Dovresti come minimo odiarmi''
"Lo so - rispose risedendosi al suo posto facendo un sospiro - Tre anni sono lunghi e ho riflettuto, ti ho odiato più di quanto immagini - mi guardò - ma non ho smesso di amarti da allora, anche se ho provato a dimenticarti. Senza riuscirci, a quanto pare'' finì riabbassando lo sguardo sui polsini della felpa.
"Ti amo" dissi convinto, e mi sentì arrossire, come la prima volta che la vidi, parecchi anni prima.
"Io non ho mai smesso di farlo" disse alzando lo sguardo sorridendo.
Allungai la mano verso di lei e la vidi avvicinarsi a me, la strinsi forte e si accoccolò nell'incavo del mio collo.
''Scusami'' le sussurrai.
''Zay?'' l'allontanai un po' per guardarla negli occhi e annuì incitandola a parlare.''In realtà il giorno del processo, ti avevo già perdonato'' disse riavvicinandosi al mio collo.
 Le baciai i capelli. Ora il mondo aveva ripreso colore, non era più il monotono bianco e nero.
 
 
 
 
 
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Ciao a tutti, spero vi piaccia questa piccola storia che ho scritto in un momento di noia :)  fatemi sapere che ne pensate, recensite please.
 
  
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