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Autore: Sarasvathi    11/11/2012    9 recensioni
L'amore trasforma, l'amore fa impazzire, l'amore è inaspettato: l'amore è vita fuori controllo.
Un semplice 'mi piaci' può cambiare la giornata; un semplice abbraccio può scuotere la tua anima.
Ognuno ha parti nascoste che non vuole rivelare. Solo l'amore può guarirci e portare il sole anche dove non c'è.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Mi piaci!”
 
Cosa? Sto sognando?
Si pizzicò una guancia forte: non poteva essere vero. Assolutamente no.
Prima di dire ‘mi piaci’ non aveva forse detto qualcos’altro? Tipo: ‘ho incontrato una ragazza e le ho detto mi piaci’?
No, gli aveva fatto tutto un giro di domande inutili che solo lui sapeva fare e a cui non aveva dato troppo ascolto perché stava scegliendo cosa mettersi addosso.
Si pizzicò così forte la guancia che non poté non uscirgli un “Ahia!”
Allora non sto sognando?
Non sapeva che dire, era la prima volta che un ragazzo gli diceva una cosa simile, per di più un suo amico.
 
L’altro, vedendo l’amico che lo guardava disperato con gli occhi spalancati, si affrettò a rimediare: “Daehyun, stavo solo scherzando!” e sorrise cercando di rassicurarlo “È impossibile che tu mi piaccia! Volevo solo vedere che faccia avresti fatto!” e sbottò in una fragorosa –falsissima- risata.
 
Daehyun non si era accorto della risata poco credibile del compagno: il suo cuore aveva ripreso a battere solo dopo quel ‘stavo scherzando’.
“Mai…mai più uno scherzo simile!” urlò Daehyun ancora scosso, lasciando infine un lungo sospiro, la mano a coprire il cuore che si stava calmando.
L’altro continuò a ridere, gli occhi gonfi di lacrime.
“A-ha! È stato così divertente? Guarda, ti scendono pure le lacrime dagli occhi da quanto stai ridendo!” e s’immusonì.
“Scu…scusa Dae, è che…avresti dovuto vedere la tua faccia”
 
Altre lacrime. Perché Daehyun? Perché hai fatto quella faccia così disgustata? Forse perché non te l’aspettavi? Ridere. Sì, devo continuare a ridere e far finta che le lacrime siano suscitate dal riso, non dal gran dolore che mi ha spezzato in due.
La mia solita…SFIGA. Non la smette mai di seguirmi…
 
Aish! Visto che non la smetti me ne vado…forse così, non vedendo la mia faccia la smetterai di ridere”
 
 
“Jongup, svegliati o faremo tardi” e diede un calcio alla massa che si trovava dentro le coperte.
Jongup si rigirò finché non riuscì a liberarsi dal groviglio di coperte in cui si era avvolto “Oh” sbuffò “Pensavo sarei morto soffocato dalle coperte”
Junhong non riuscì a non ridere: la faccia del più grande sembrava davvero sconvolta e il suo tono estremamente serio; inoltre quando l’amico si svegliava aveva sempre i capelli arruffati e una faccia da scemo del villaggio.
“È così divertente?” chiese al compagno di stanza, abbozzando uno dei suoi infiniti sorrisi.
Zelo annuì leggermente.
“Che ore sono?” chiese d’un tratto Jongup, come destatosi finalmente dal sonno che ancora gli velava il viso.
“Sono le 8, credo”
Moon sembrò tirare un sospiro di sollievo “Pensavo fossero già le 9…” e si grattò la nuca; poi fece un gran sbadiglio e si sdraiò nuovamente.
Zelo sbuffò contrariato.
Si avvicinò al compagno e cominciò a tirarlo per un braccio; il più grande non rispose.
Si sarà già riaddormentato?
Allora il piccolo s’illuminò.
Ora vedrai cosa succede a chi mi disubbidisce…
 
 
Yongguk camminò verso la propria stanza con un asciugamano steso sulla sua testa.
Appena entrò una t-shirt gli arrivò dritta in faccia.
Fece un gran respiro: la persona che gli aveva lanciato la maglietta sembrava non essersi accorta che lui era entrato nella stanza.
Si strofinò un’ultima volta i capelli con l’asciugamano e lo gettò su una sedia.
“Himchan…” articolò con voce cavernosa.
L’latro si girò, vide il compagno in piedi davanti alla porta e il pavimento della loro stanza colorata dalle sue svariate t-shirt e camicie.
Sorrise.
Yongguk sbuffò “Non ce la faccio più: ogni giorno la stessa storia…” parlava lento, scandendo bene le parole.
“Scusa, Yonggu… hyung…” pronunciò l’ultima parola con voce mielosa sperando di essere perdonato immediatamente: di solito funziona…
Yongguk camminò deciso fino all’armadio di Himchan, prese un paio di jeans, una camicia azzurro intenso e sbatté gli indumenti sul petto di Kim.
“Grazie…” sussurrò appena Himchan.
“La prossima volta chiama me: ci metto due secondi a scegliere cosa farti indossare” sorrise Bang: sembrava essersi dimenticato di tutto il casino nella stanza “Così evitiamo di fare troppo disordine”
 
Ogni giorno che passava Himchan si chiedeva sempre più in che modo uno come Yongguk potesse essere il leader: doveva esserlo lui, non uno così debole di cuore.
Però aveva perfettamente capito perché lui non poteva esserlo: a parte il bel visino che si trovava, a cantare non era un granché e nemmeno a ballare –anzi, forse in quel campo era ancora più ignorante di tutti.
Invece Bang era davvero carismatico e l’aspetto che aveva, quell’aspetto che in molti all’inizio suscita paura e sottomissione, contribuiva ad aumentare la sua credibilità come leader; inoltre era quello che aveva faticato per più tempo prima di debuttare e di sicuro aveva visto più cose degli altri ed era più saggio.
Eppure in cuor suo si sentiva geloso, geloso di Yongguk che era un leader; ma non solo.
Non era geloso solo del coetaneo, ma invidiava anche Daehyun, dalla voce perfetta; Youngjae, dal cervello ‘infallibile’; Jongup e il suo già troppo bel corpo e Junhong, il piccolo maknae che riusciva in tutto quello che faceva.
Erano tutti migliori di lui, per questo doveva tenerseli stretti, non poteva osservarli da lontano: forse stando in mezzo a loro un giorno sarebbe diventato perfetto, assimilando da ognuno di loro del talento.
Sì, sarebbe di sicuro successo così.
Lui lo voleva.
Ma stranamente, la sua bramosia si era trasformata in qualcosa di inimmaginabile per lui: era diventato la ‘mamma’ del gruppo.
Era sempre disponibile e si prendeva cura dei compagni non perché era la loro ‘mamma’; piuttosto, lui era il bambino immaturo che aveva bisogno che una ‘mamma’ lo guidasse e lo rassicurasse dicendogli che era il migliore. Il numero 1. Il suo numero preferito.
E spesso, più del dovuto gli altri membri lo portavano sul podio, aumentando la sua autostima e facendolo lavorare sodo.
Ma tutti gli altri membri erano sempre al primo posto.
Eppure DEVO essere IO il numero 1!
 
Finì di abbottonarsi la camicia, si guardò allo specchio finché Yongguk non lo spinse fuori dalla porta “Dai, andiamo Himchan”
 
Un giorno sarò perfetto.
 
 
“AAAAAAAH!” un urlo agghiacciante percorse le mura dell’appartamento.
Yongguk accorse subito per vedere cosa fosse successo.
Quando vide Jongup restò ammutolito.
Hyuuuung” miagolò quello guardando disperato il leader.
Arrivò anche Daehyun che, nonostante non si fosse ancora del tutto ripreso dallo scherzo di Youngjae, scoppiò a ridere “Cosa ti sei fatto?”
Jongup sospirò “Non sono stato io”
“Mi preoccuperei se l’avessi fatto” puntualizzò Yongguk.
Daehyun si mise una mano davanti alla bocca e biascicò qualcosa che né Moon né Bang capirono, poi sparì.
“Dai, sciacquati la faccia”
Moon aprì il rubinetto e portò un getto d’acqua contro il viso, strofinando.
“Ma no!” urlò Daehyun quando ricomparve dietro la porta.
Jongup si alzò e si voltò verso Daehyun.
“Non dovevi lavarti la fa…ahahahahah!!!” Daehyun si piegò dalle risate e Yongguk, che fino a quel momento si era contenuto, imitò il più giovane.
Moon si guardò allo specchio: il colore era tutto colato e ora tutto il suo viso era un misto di verde, rosso e blu sbavati.
Almeno le figure non si vedono più.
Poi continuò a guardarsi allo specchio: sì, era divertente, così si aggiunse ai due che stavano ridendo.
Daehyun, tra una risata e l’altra cercò di fare una foto a Jongup “Non capita tutti i giorni che tu di prima mattina ti metta a giocare coi pennarelli indelebili e ti colori la faccia!”
“Ho già detto che non me lo sono fatto da solo…sarà stato Junhong…”
Dopo qualche foto Yongguk disse a Daehyun di smetterla: “Il gioco è bello finché dura poco, Daehyun”
“Ok, me ne vado, me ne vado…comunque il blu ti dona” disse furtivo prima di sparire dietro la porta e raggiungere gli altri, le cui risate non tardarono a raggiungere il bagno.
“Dai, lavati la faccia col sapone, così non devi subirti la seconda ondata di risate…” sorrise il più grande, la voce calda.
Jongup s’insaponò bene le mani e cominciò a strofinarsi il viso, ma del sapone finì nei suoi occhi “Ah…brucia, brucia! Hyung, soffia nei miei occhi” si agitò Moon, cominciando a saltellare “Sta’ un po’ fermo però!” e cominciò a soffiare forte contro gli occhi piccoli e allungati di Moon.
“Ah…grazie hyung…ehm…potresti aprire il rubinetto? Ho le mani scivolose per via del sapone…”
Yongguk eseguì la richiesta del più piccolo “Allora vado. Ormai sei a posto. Ah, veloce o arriviamo in ritardo per la registrazione…”
 
 
“Svegliati, Jae”
Youngjae sentì qualcuno chiamarlo; aprì gli occhi.
“Ah, buongiorno Daehyun” disse Yoo strofinandosi gli occhi. “Che ore sono?”
“Le 7 e 45”
“Ma perché mi hai svegliato così presto?”
“Perché mi devi fare compagnia”
Youngjae sbadigliò rumorosamente e si alzò a sedere, guardando le spalle del compagno che era immerso nel suo armadio.
Quanto sei bello Daehyun. Ogni volta che stiamo in silenzio ho paura che questi pensieri possano arrivare a te…sai, è da un po’ che credo che tu mi piaccia, ma non so come dirtelo perché non ho la minima idea di come tu possa reagire.
Ci ho pensato così tanto a come dirtelo, cercando di indovinare le possibili reazioni che potresti avere se io ti dicessi quello che provo, per fare in modo che almeno la nostra amicizia rimanga intatta…però devo agire: ora o mai più.
 
“Dae…”
“Mmh?”
“Hai mai pensato che un giorno potresti svegliarti e accorgerti che all’improvviso possa piacerti una tua amica?”
“No…non credo di averlo mai pensato. Comunque non c’è il rischio che succeda: di solito evito certe cose”
“Ah…perché se ti dichiarassi e lei ti rifiutasse rovinereste la vostra amicizia, giusto?”
“Già…credo sia per questo” rifletté, la testa sempre dentro all’armadio “Credi sia meglio questa t-shirt o quest’altra?” chiese a Youngjae, girandosi di scatto.
“Non lo so, mettiti quella che preferisci”
“Ah, non mi sei per niente d’aiuto se continui a non dare la tua opinione”
“Se la situazione fosse inversa?”
“Io esprimo sempre la mia opinione, non ti direi ‘mettiti quella che preferisci’!”
“Non quello…dico: se fosse questa tua amica a venire a dirti che ti piace? Insomma, tu non hai mai pensato a lei a qualcos’altro oltre a un’amica. Se lei venisse da te a dichiararsi, come reagiresti?”
“Non lo so…uff, dov’è finita la t-shirt bianca con quella scritta in stile graffiti? Youngjae, l’hai vista per caso?”
“No…non l’ho vista” e mi sembra inutile continuare con questo discorso…l’unica cosa che conta per te in questo momento è scegliere i vestiti da indossare…
“Comunque se questa mia ‘amica’ non mi piacesse nemmeno un po’ glielo direi…in modo carino ma glielo direi”
Allora mi sta ascoltando…vediamo se…“E se all’improvviso tu t’innamorassi di un tuo amico?”
Daehyun interruppe la ricerca nel suo armadio, si girò verso Youngjae “È impossibile che accada e poi perché mi stai facendo queste domande? Hai fatto qualche sogno strambo ieri nott…Oh, ecco la t-shirt che cercavo” disse indicando la sedia vicino alla finestra “Jae me la passi? Così mi metto a cercare la…felpa che…dentro il mio armadio non si trova mai nulla…”
Youngjae si alzò dal letto, prese la t-shirt e la portò sul letto di Daehyun “L’ho messa sul letto”
“Comunque non mi piacciono i ragazzi…insomma, non mi sono mai piaciuti. Forse un giorno m’innamorerò di un ragazzo…allora saprò risponderti…ah, ecco anche la felpa”
 
Si cambiò lentamente, gli occhi di Youngjae osservavano quel corpo respirare, era inutile girarci intorno.
Daehyun indossò la felpa e si guardò allo specchio, poi guardò Youngjae “Non ti cambi? Vieni vestito così?”
 
“Mi piaci”
 
 
Zelo aveva deciso di lasciare dormire il suo hyung ed era uscito dalla stanza.
Ora devo trovare un secchiello e riempirlo d’acqua gelida…poi vado da Jongup e lo inzuppo tutto…no, non posso: gli altri mi ucciderebbero per il casino…
Era quindi rientrato nella sua stanza e si era seduto a terra a gambe incrociate; poi aveva alzato lo sguardo pensieroso verso la scrivania; si era alzato e aveva aperto un cassetto tirandone fuori dei pennarelli indelebili; infine, soffocando una risata con la mano aveva pensato a cosa scrivere sul viso del compagno.
Dopo aver riflettuto a lungo aveva optato per disegnare un Sole col pennarello rosso sulla fronte, una nuvola verde su una guancia e qualche scarabocchio per la faccia di blu: era proprio un bel capolavoro.
Potrei venderlo…chissà quanti soldi guadagnerei…
Ed era uscito dalla stanza.
 
 
Youngjae cercò di essere il più normale possibile per il resto del giorno: doveva far finta che quello che aveva detto a Daehyun fosse stato davvero uno scherzo; inoltre nessuno doveva vederlo abbattuto: avrebbe subito ceduto e vuotato il sacco al primo che gli avesse chiesto ‘Cosa c’è che non va?’.
 
 
Jongup, invece, cercò di non parlare a Junhong che –al suo contrario- non faceva altro che chiedergli scusa ogni volta che poteva.
“Ti prego, non l’ho fatto con cattiveria…volevo solo divertirmi un po’ e vendicarmi di tutte le mattine che ci metto tanto tempo a tirarti giù da letto…ti prego hyung…se vuoi, anche tu puoi pitturarmi la faccia”
“Guarda che non mi diverto mica a sporcare la faccia dei miei compagni come i bambini”
 
Prima di rientrare a casa, dopo gli estenuanti allenamenti, Choi cominciò a stuzzicare i fianchi del più grande, sapendo benissimo che il compagno odia quando gli si toccano i fianchi “Daaai… ti prego, scusa…scusa, scusa, scusa, scusa…sono solo uno stupido”
Allora Jongup decise che poteva smetterla di tenere il muso al maknae “Ah, basta! Smettila di farmi il solletico! Ti perdono, ti perdono!”
“Ah! Hyung, sei il migliore!” lo abbracciò forte Zelo, sentendo il proprio cuore impazzire per quel semplice gesto.
  
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