E la mossa venne fatta, l'alfiere mise in scacco la regina e il legame fu sancito. Fedele e duraturo. Così dicevano. Felice e immortale. Così pensavano.

Ma nessuno aveva messo in conto la torre, che lontana e distante sembrava non guardare e non sentire alcuna pena, nè patire alcun interesse per ciò che accadeva. In realtà, immobile e attenta come una fiera affamata, aspettava il tempo proprizio per muoversi.

E giunse il suo turno. E la torre volò su quella scacchiera di vita, fra i bianchi e i neri degli umori altalenanti degli umani. La strada sgombra, un cammino programmato e ora attuato, per poter trarre in salvo la propria regina.

L'alfiere si guardò indietro troppo tardi ormai, stava già per prendere al lazo quella donna candida, quand'ecco che la torre lo colpì con beffarda perizia. Cadde giù, rotolando sul legno che sancì la sua sconfitta, portando via con sè il corredo e l'altare, portando via con sè il corte nuziale di uggiosi pedoni.

Le mani si allungano sui pezzi della vita, con gesti cortesi e veloci ognuno vien rimesso nella propria custodia, già pensando alla prossima partita.

E se davvero potessi prevedere il tuo destino, e ogni legame con tronfio orgoglio venisse sventrato prima di sbocciare?

E se davvero potessi con una mano buttar giù la vita e la morte, come la brezza di mare un castello di sabbia mal fatto?

E se davvero potessi morire, e con morte poter tornare a ridere?

Allora dovresti solo decidere se esser torre o alfiere.