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Autore: PJ_    12/11/2012    4 recensioni
Chiuse gli occhi e si toccò i capelli rosso chiaro. Un rivolo di sangue scivolò lungo il ginocchio.
Il volto sudato e gli occhi iniettati di sangue, "Sono stanco.."
Una piccola fict dove la mia anima malinconica-nostalgica prende il sopravvento, non lapidatemi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L.A., 31 Ottobre 1996

Chiuse gli occhi e si toccò i capelli rosso chiaro.
Le sue dita pallide tremarono, poggiandosi piano sul tavolino di cristallo. Un grande bicchiere colmo di ghiaccio era sdraiato sul tappeto ai suoi piedi. Forti brividi lo scossero mentre alzava la bottiglia di vodka.
Il giovane dal magro corpo bianco era in preda alle convulsioni, una lacrima solitaria cadde piano, scivolando lenta sul collo teso; la mano affusolata e delicata divenne improvvisamente debole, un tonfo sordo lo avvertì che il liquore era precipitato a terra, andando in mille pezzi. Una scheggia di vetro ferì il giovane: un rivolo di sangue scorse lungo il ginocchio.
La moquette bianca era stata sporcata dall'alcol, dal vomito e dalle sigarette morenti. Sul tavolino di cristallo era adagiata una siringa sporca, alcuni accendini e un cartone di latte colmo di vino.
La dannata seduttrice, l'Eroina, lo aveva incatenato a sé. Una storia d'amore violenta come molte altre.
La pelle livida vicino al taglio pulsava, con stizza si ripulì e si accese una sigaretta, stringendola fra le labbra scure.
Il vento di Ottobre graffiava metallico, i locali si riempivano, i bicchieri si svuotavano.
Una donna sedeva impassibile sotto il temporale. Lunghi capelli neri e pelle diafana, lasciava che la pioggia la possedesse, fredda acqua sporca che le rigava il volto.

*
 

Un piccolo vicolo nei pressi della East L.A.. alcune giovani voci, scalpiccio e risate nel buio.
Un'auto scura posteggiò, i grandi fari bianchi si abbassarono. lo sportello si aprì lentamente, la pioggia cadeva affilata.
Il giovane all'interno del veicolo si fermò un momento, le gocce gli carezzarono i folti ricci neri, poggiò la mano sul finestrino aperto ed uscì nel temporale.
L'aria sporca e nebbiosa, il fumo e lo smog avvolgevano l'edificio decadente. Una persiana sverniciata, ricoperta da un sottile strato di muffa penzolava, mossa dal vento freddo. Pochi piani più sotto l'intonaco scortecciato incorniciava una piccola porta in ferro battuto. Là, dove prima una lastra di vetro impediva al gelo di entrare, adesso era adagiata una sedia sdraio distrutta dalla ruggine e dalle risse fra i tossicodipendenti del posto.
L'uomo estrasse una piccola chiave metallica e la inserì nella toppa. Passi pesanti, spinse un portone e salì le scale silenziose nel buio più completo. Gli anfibi bagnati si incepparono, il corpo asciutto scivolò in avanti, perdendo l'equilibrio.
Un'asse di legno poggiata alla parete fu identificata come porta e, di conseguenza, buttata a terra con un tonfo attutito.
Nel locale, sulla parete era proiettata un'ombra: Axl Rose era sdraiato a terra un laccio di gomma stretto al braccio.

 

*
 

You'll do everything I want..

Slash si chinò sul pavimento lercio e con mani ruvide e callose, esperte slacciò la gomma dall'avambraccio magro e tremante dell'uomo steso a terra. Una nuvola di rossi capelli sudati incorniciava un volto angelico sul quale aleggiava un'ombra demoniaca.
I morbidi ricci castani scivolarono sulla pelle ambrata del chitarrista, le braccia tatuate erano flesse sulle spalle di Axl,lo scosse, cercando di svegliarlo.
Rose si alzò di scatto, seduto. Due contrazioni gli deformarono il petto e lo stomaco, vomitò sporcandosi i jeans. Di nuovo crolòò steso sul pavimento. Il chitarrista lo alzò da terra, con un braccio lo sostenne. Un altro flusso di vomito uscì dalle sottili labbra del cantante, il volto sudato e gli occhi iniettati di sangue.
"Sono stanco.." sussurrò l'uomo, issandosi in ginocchio, afferrò una bottiglia Daniel's e ne fece scorrere il contenuto scuro per la gola. Slash lo afferrò ancora per l'esile busto, si era recato lì per chiarire la situazione conseguente alla sua uscita dal gruppo. 
"Axl" iniziò, fissando il proprio sguardo nelle iride chiare perse nel vuoto: "E' finita ragazzaccio.."
"Slash" mugolò il rosso con voce impastata in risposta, "che cazzo dici Slash?"
"E' finita Axl, mollo. Sta attento, ok?" il chitarrista si alzò, girò o i tacchi e lo lasciò lì. Abbandonava una parte di sé, del suo passato. Aveva già un piede sulle scale, ma per far scoccare la scintilla erano bastati pochi secondi.
Un turbine di capelli rossi, una sorta di tornado infuocato, lo afferrò per le spalle. Due occhi di ghiaccio lo inchiodarono, costringendolo a non muoversi.

 

*
 

"Non fare cazzate bello!" l'odore di alcolici emanato da Axl era nauseabondo, le sue labbra erano a pochi centimetri dalle narici di Slash.
"Vattene Axl, sei sbronzo. Vattene." Si ribellò al contatto del cantante.
"Scordatelo. Pensi di potermi mollare così? Fottiti." 
Con uno slancio fulmineo Axl afferrò la calibro nove dietro il divano e la puntò contro l'amico.
Le dita magre erano sigillate attorno all'arma, tremava da testa a piedi. "So che è scarica, idiota." sibilo con un ghigno il riccio, fissando con intensità il tamburo. Con mano lenta e completamente insicura Rose si mostrò all'altro mentre inseriva i proiettili. Chiuse con un colpo secco. Alzò nuovamente la pistola verso il petto di Slash. Un sorriso sghembo ed un po' folle si aprì sul volto di entrambi. "Mi sparerai?", la voce roca. "No. Voglio solo che tu veda cosa si prova a perdere ogni speranza però.." 
Axl Rose deglutì forte, un brivido lo scosse. Fece partire un colpo, la pallottola si conficcò nel muro. Volse l'arma verso la propria tempi, l'indice incerto sul grilletto. 
"Axl.. Non.. Non essere folle."
Il rosso batté un piede a terra, bizzoso: "Sta' zitto!" urlò. Schiumava di rabbia e lasciò partire una partire una pistolettata verso il proprio petto.
Esplose l'inferno.
Un tonfo sordo, l'uomo scivolò a terra sanguinante. L'esile corpo riverso su sé stesso, respirava ansimante, affannato il respiro, capelli incrostati e umidi di sudore. Sbarrò gli occhi verdi-azzuro ed ansimò con violenza e frustrazione, boccheggiando.
Slash uscì nella pioggia, aveva appena chiamato un ambulanza. I capelli gli si appiccicarono al volto ed al collo, gli occhi erano velati di disperazione e lacrime, stringeva fra le mani un mazzo di chiavi. Sedette su degli scalini sbeccati ed attese. Attese, respirando piano mentre i ricordi si impossessavano di lui.
Le sirene e le luci illuminavano Los Angeles in modo cupo e drammatico, le pozze d'acqua sporca lungo i marciapiedi, i rifiuti vicino ai magazzini, un randagio ed una squillo con sguardo profondo e malinconico. La città avrebbe ispirato molti poeti,
il battito del cuore dell'uomo in ambulanza rallentava, il buio avvolgeva piano la sua anima.

Una camera bianca, asettica, un letto, un lenzuolo.
Axl collegato ad una flebo, il tocco di Slash sulla sua spalla, l'uomo era fuori pericolo.
Le ore in sala operatoria erano state molte, lunghe, spossanti. Il burbero amico mulatto l'aveva atteso, pregando, steso a terra fuori dalla porta. 
"Addio ragazzaccio, mi mancherai." 
Slash uscì dalla stanza, uscì dalla sua vita. Se ne andò per sempre, dopo essergli stato  incredibilmente vicino.


*Spero tanto vi piaccia, è la mia prima fict quindi.. fustigatemi ma con pietà! A presto! PJ_*

  
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