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Autore: Kalyptein    12/11/2012    3 recensioni
E' stanco, Damon, mentre cerca di definire il contorno degli alberi. Così mette in fila i suoi dolori, ordinati come gocce di sangue caldo sui canini esageratamente lunghi, e fissa il cielo sprezzante, come guarderebbe quei dolori dentro di lui, e li uccide come se fossero una delle sue tante vittime.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi hanno detto che non dovrei shippare i Delena, ma who cares? Fatto sta che sono a letto con la febbre, non ho nieeente da fare, e il computer è così invitante con la batteria carichissima (mai successo gente, si nota che ero a letto e non riuscivo nemmeno a respirare..)
Okay, salve, io sono E. e faccio schifo a presentarmi quindi accontentatevi. Ma passiamo alla storia!
Questo è il primo incontro dei nostri due ragazzuoli dal punto di vista del mio badass preferito, visto che nessuno sembra curarsi dei suoi sentimenti (ogni riferimento a Julie Plec è puramente casuale) ;_;
Bene, questa è la prima OS che pubblico, quindi peace!
Ciao gente! ♥♥♥




E' stanco, Damon, mentre cerca di definire il contorno degli alberi. Se solo fosse umano i suoi occhi sarebbero marchiati da occhiaie così profonde da sembrare scolpire nel marmo, ma no.
Così mette in fila i suoi dolori, ordinati come gocce di sangue caldo sui canini esageratamente lunghi, e fissa il cielo sprezzante, come guarderebbe quei dolore, dentro di lui, uccide quei dolori come se fossero una delle sue tante vittime. E' cresciuto da solo, Damon, e da solo deve rinascere, è l’arma di se stesso, è il colpo che ammazza il dolore prima che diventi importante.
Non sa neanche perché, ogni benedetta volta che è di ritorno dalle sue serate, la sua mente si svuota e avverte il fastidioso e familiare senso di rimorso. Dura pochi attimi, ma non se ne capacita proprio. La loro morte gli da piacere. Il dolce sapore - quello della vita che si congiunge alla morte - il sapore del sangue, che gli invade al palato è l'unica che lo fa sentire effettivamente vivo.
A volte pensa che dovrebbe restare sdraiato sull'asfalto, come in quel momento, sfilarsi l'anello e aspettare che le prime luci dell'alba lo riducano in polvere. Polvere siamo e polvere ritorneremo, pensa sarcastico.
"Lo so, Bonnie, hai ragione.." Quante volte ha immaginato la sua voce? Fin troppe. A volte, invoca il suo nome, le chiede di salvarla dal fuoco, di portarla al sicuro. Altre, le chiede di staccare la testa a Stefan e di portargliela come dono. Altre ancora, Damon rievoca pezzi di conversazioni andate. Ma non ha mai nominato questa Bonnie prima d'ora nelle sue allucinazioni.
Lei non è qui, pensa esasperato. Ma Kathrine, dentro di lui, c'è sempre.
"Tu e mia mamma avevate ragione.."
In un attimo Damon si ritrova ad inseguire la voce, a coglierne tutte le note, a godersi le sfumature e maledicendosi per essere così alla mercé di quella donna.
Damon fa un quadro completo, partendo dai capelli scuri e lisci, osservando i lineamenti decisi, le labbra che si muovono velocemente, la mano che trema, le sopracciglia corrugate.
"Kathrine" allora sussurra, rendendosi conto di essersi avvicinato alla donna, come attratto da qualche forza gravitazionale sconosciuta. Poi si accorge che è una ragazzina, non gli darebbe più di diciotto anni. Quando sei un vampiro sai di non avere più un cuore, sai di non essere nient'altro che uno spirito, ma il dolore sembra essere costante ugualmente.
Si è accorta della sua presenza e gli occhi pieni di vita sono accesi da una scintilla di curiosità, poi si incontrano e sembra vedere la luce per la prima volta dopo centoquarantacinque anni.
"No, io.. Sono Elena" risponde, guardandosi intorno, mentre avverte il naturale e umano istinto di pericolo. Tutto di lui urla: pericoloso. Annusa e sa di vaniglia, mischiato ad alcool. Un leggero odore di erba e birra, un miscuglio orribile da sentire per qualcuno che ha già la nausea. E Damon ce l’ha, la nausea; la sente salire e scendere, serrargli la gola e placarsi, prima di attaccare di nuovo. Damon ha fame di lei.
"Tu assomigli.." Kathrine, Kathrine, Kathrine persino pronunciare di nuovo il suo nome ad alta voce fa male. "Scusami"
"Sono Damon" dice comunque, cercando di scacciare via il fastidioso pizzicore all'altezza del suo cuore morto.
"Non per essere scortese o altro, Damon, ma il fatto che tu sia qui in un posto sperduto è piuttosto inquietante" Più la guarda e più gli ricorda Kathrine - persino la punta di arroganza nella voce glielo ricorda - ma solo guardandola negli occhi capisce che è molto diversa. Per essere una stronza come era lei devi essere scaltra e, per essere scaltra devi essere intelligente. Capisce dai suoi occhi che ha intelligenza da vendere, ma i suoi occhi le suggeriscono che non ferirebbe nessuno. Ci vede compassione, quella che Kathrine non avrebbe capito nemmeno se le fosse stato stampato sulla fronte.
"Senti chi parla" gli riesce naturale dire, ignorando il battito sonoro del suo cuore umano, il respiro regolare, ignorando l'istinto di azzannare, di lacerargli la carne, di distruggere. Distruggere i ricordi che lo rendono vulnerabile. "Sei qui fuori tutta sola"
"Siamo a Mystic Fall, non succede nulla di brutto qui" Ma Damon non vuole farle del male, vuole solo annientare le sensazioni che la sua sola vicinanza scaturisce.
La guarda e calcola le possibilità di squarciale la gola e bere fino all'ultima goccia il suo sangue. Immagina di guardarla negli occhi, di sentire la sua voce che implora pietà, le sue labbra piene che tremano e le guance che gradualmente perdono colore e freschezza.. Damon non vuole farle del male.
"Ho litigato con mio ragazzo" dice. Damon non ha mai capito il tormento degli adolescenti, darsi tanta pena per una cosa che non si avvicina minimamente all'amore. E lui lo sa bene. "Per cosa? Se posso chiedere"
"La vita.. il futuro" risponde, abbassando impercettibilmente la voce. Tipico degli umani, spaventati da qualcosa che non sono in grado di controllare. Incapaci di togliere il freno alla prudenza e godersi i pochi anni a loro disposizione per poi pentirsene amaramente alla fine della loro insignificante esistenza. "Lui ha già pianificato tutto"
"E tu non lo vuoi?"
"Non lo so cosa voglio" L'indecisione è ciò che domina la vita della maggior parte delle persone, ma lui ha rimpianto fin troppe cose nella sua vita umana e non permetterà che si ripeta.
"Bhe, questo non è vero" commenta, come fosse la cosa più ovvia del mondo. "vuoi quello che vogliono tutti"
"Cosa?" chiede sarcastica, mentre un sorrisetto scettico gli si stampa sulla labbra. "uno sconosciuto che ha tutte le risposte?"
"Sono in giro da solo da un bel po'" risponde semplicemente. "Ho imparato un paio di cose"
"Quindi, Damon" E, oh, le sue labbra accarezzano il suo nome e dolcemente lo lasciano scivolare via sono la cosa più bella che gli sia mai capitata nella sua nuova vita. "Dimmi, cosa voglio?"
"Vuoi un amore che ti consuma" risponde senza pensarci due volte, facendo un passo involontario verso di lei. "passione e avventura" continua, sorridendo sornione. "e un po' di pericolo." Esattamente quello che lui potrebbe darle. Esattamente quello che non merita di ricevere.
"E cosa vuoi tu?" Non gli piace sentirsi così esposto ai suoi tratti gentili – di una gentilezza che fa pizzicare gli occhi. Non gli piace sentirsi nudo davanti ai suoi occhi liquidi e sinceri. "Sono i miei genitori"
"Voglio che trovi tutto quello che stai cercando." sussurra prima che vada via da lui, incatenando lo sguardo al suo. "ma ora come ora voglio che dimentichi questo incontro.. La gente non deve ancora sapere che sono in città"
"Buonanotte, Elena" E in realtà il suo suona tanto come un addio, ma non riesce a capacitarsi di dover abbandonare una creatura così umanamente perfetta.
  
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