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Autore: ____Faxas    12/11/2012    3 recensioni
Non in tutte le favole ci sono delle principesse intrappolate all’interno di alte torri, sotto l’incantesimo di una strega malvagia, o in cerca del loro principe che le venga a salvare in groppa al cavallo bianco.
Non in tutte le favole le protagoniste devono essere delle donne, innamorate del bel cavaliere dai capelli biondi e gli occhi azzurri; i protagonisti possono essere anche i principi, che si innamorano perdutamente dei loro fidati cavalieri.
[Clack;]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cloud Strife, Zack Fair
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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An unknown tale;

 
 

«L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.»
-Demian // Hermann Hesse;

 
 
 
 
 

Il Principe ricordava perfettamente il giorno in cui vide per la prima volta il ragazzo che diventò poi il suo fidato cavaliere.
Era una torrida giornata dell’estate dei suoi dodici anni, e come quasi tutti i giorni, lui doveva essere presente nella sala delle udienze assieme a suo padre, per accogliere i sudditi bisognosi d’aiuto. Si annoiava sempre quando era lì, nonostante capisse l’importanza che, quando sarebbe divenuto re, sarebbe dovuto essere sempre disponibile per il suo popolo, se non voleva che tutto quello che suo padre aveva costruito andasse in pezzi. Ciò che rendeva forte un regno era il rapporto tra i regnanti e i sudditi, ed era priorità del re mantenere ben saldo quel rapporto.
Se ne stava seduto sul suo piccolo trono, accanto a quello maestoso del padre, il capo appoggiato sulla mano sinistra con fare annoiato. Detestava star lì seduto ad ascoltare le solite lamentele di quelle persone, quando invece avrebbe voluto essere nel cortile ad allenarsi con la spada insieme al suo maestro.
Dopo l’ennesimo monologo dell’ennesimo contadino in difficoltà con i campi, il Principe poté tirare un sospiro di sollievo, immaginando già quale altra tecnica avrebbe imparato quel giorno. Mancava solo un’ultima udienza e sarebbe stato libero di correre in cortile, dove l’avrebbe aspettato il suo maestro.
Ma proprio in quel momento, destandosi dai propri pensieri e fantasie, lo vide per la prima volta. Rimase affascinato dagli occhi chiari di quel ragazzino dai capelli dorati che, a piccoli passi, avanzava lungo la sala accompagnato da un uomo molto alto che il Principe non ricordava neppure.
La conversazione tra il Re e il suddito era stata molto breve, ma nonostante questo il ragazzo non ascoltò una sola parola di quello che si dissero, troppo impegnato ad osservare quel suo coetaneo, a pochi metri da lui, che ricambiava la sua occhiata curiosa. Gli ispirava simpatia, e il desiderio improvviso di volerlo conoscere e di diventare suo amico lo colse alla sprovvista.
«Quindi, cos’è che volete che io faccia, per voi?»chiese il Re, con la sua solita voce forte che rimbombò nell’enorme sala.
Il Principe cominciò a diventare attento proprio in quel momento, finalmente curioso di sapere che cosa fosse venuto a fare quell’uomo insieme al ragazzo dai capelli dorati.
Vide l’uomo abbassare un momento lo sguardo verso il ragazzo accanto a lui, per poi parlare con voce tanto alta che il Principe ne fu quasi intimorito. «Vorrei che lo prendeste sotto la vostra protezione e istruirlo come un cavaliere. Non potendo pagare le spese necessarie per portarlo all’accademia, sono venuto da voi a chiedervi questo favore. Suo padre l’avrebbe voluto».
Il Re rifletté per qualche attimo, e nel frattempo il principe tratteneva il fiato. Quanto avrebbe voluto conoscere quel ragazzino, giocare con lui, parlargli, e diventare suo amico. Vedeva in quei suoi occhi la propria trepidazione, magari il ragazzino ricambiava quel desiderio assurdo di voler fare amicizia con il principe.
Dopo secondi che sembrarono durare un’eternità, il Re si decise a parlare, con fare un po’ dispiaciuto:«Credo che questo vostro desiderio non possa essere esaudito, in quanto in accademia non ci sono abbastanza istruttori da permettere molti corsi contemporaneamente. Purtroppo il corso più recente è iniziato tre mesi fa, e sarebbe impossibile per il ragazzo stare al passo con gli altri».
Il Principe rimase deluso della decisione del padre, e tornò a guardare il ragazzino, i cui occhi sembravano specchiare le stesse emozioni che lui stava provando. Quando l’uomo si inchinò in segno di saluto, il Principe quasi scattò dal suo piccolo trono, vedendo lo sguardo perso del suo coetaneo.
«Può allenarsi con me!» esclamò d’impulso, guardando il padre con fare quasi supplicante. «D’altronde, padre, sapete che non sono a un livello tanto alto, anche se ho cominciato da qualche mese. Il maestro potrebbe aiutarlo a migliorare, oppure se lui non è disposto, potrei farlo io stesso».
Il Re era colpito dalla reazione del figlio, ma soprattutto dal suo sguardo determinato. Conosceva perfettamente quell’espressione: ogni volta che il viso del Principe la assumeva, non c’era alcun modo per fargli cambiare idea, e se voleva che qualcosa succedesse, anche se non avesse avuto alcun aiuto, avrebbe fatto di tutto purché il suo desiderio si avverasse. E in quel momento, il re vedeva negli occhi del figlio quella stessa determinazione che aveva mostrato molti mesi prima, quando gli aveva chiesto di imparare a combattere con la spada come un cavaliere.
Sorrise magnanimo, di fronte a quello sguardo. «Sei sicuro, figlio mio?» gli chiese.
Il Principe strinse le mani a pugno sui braccioli del suo piccolo trono, facendosi quasi male con il legno. Annuì convinto e «Sì. Sicurissimo, padre» rispose, con il cuore che gli batteva forte in gola.
Il Re voltò lo sguardo verso l’uomo che, come il ragazzino, era rimasto incredulo davanti a quella scena così irreale. «Da quanto ho capito da quello che mi avete raccontato, quel ragazzino è orfano, non è vero?» gli chiese.
«Esattamente, sire» rispose l’uomo.«Ma per il momento vive con la mia famiglia. Lavoravamo assieme ai suoi genitori, e vorremmo che l’ultimo desiderio del padre venisse realizzato».
«Quindi, sarà ben contento di sapere che il ragazzo verrà istruito a dovere con mio figlio, e nel giro di qualche anno verrà investito cavaliere, se lo vorrà. Spero non le dispiaccia doversi separare dal ragazzo».
Sul viso del Principe comparve un sorriso splendente, che contagiava anche gli occhi, brillanti di felicità. Non riusciva quasi a credere che quel suo strano ed improvviso desiderio fosse stato esaudito, e non vedeva l’ora di poter finalmente parlare con quel suo coetaneo dai capelli dorati, ancora più confuso di prima da tutta quella situazione.
L’uomo sorrise, gli occhi velati leggermente da lacrime di gioia e esclamò:«Grazie, mio sire! Grazie infinite. Non saprei come poter ricambiare questo enorme favore che mi fate».
«Non c’è alcun bisogno che voi ricambiate questo mio gesto. Come sovrano, è per me un piacere aiutare come posso i miei sudditi, ed esaudire i loro desideri», detto questo lo invitò ad uscire.
Quando le porte della sala si chiusero con un rumore sordo che echeggiò tra quelle mura, il Principe si alzò di scatto, ancora più eccitato di prima, e voltò lo sguardo verso suo padre, dopo aver guardato ancora il ragazzo ora rimasto da solo e quasi impaurito dalla dimensione gigantesca di quella stanza.
«Posso andare da lui?» chiese sottovoce il Principe, gli occhi che ancora brillavano per la felicità.
Il padre gli sorrise quasi divertito e fece un lieve cenno con la mano, acconsentendo alla richiesta del figlio, che quasi saltò i quattro gradini che lo dividevano dal suo coetaneo dai capelli dorati. Il Principe gli si avvicinò sorridente, e con la sua solita voce squillante gli chiese:«Come ti chiami?».
Il ragazzo arrossì, imbarazzato dai modi così diretti e confidenziali del principe. «M-mi chiamo Cloud Strife», disse, e prendendo un po’ di fiato aggiunse:«Vi sembrerei sfrontato se vi chiedessi qual è il vostro nome?».
Il Principe si mise quasi a ridere per il modo di fare così educato di Cloud, ma si trattenne, notando l’imbarazzo evidente sul viso e nello sguardo del ragazzo. «Nient’affatto. Il mio nome è Zack, e sentiti libero di chiamarmi per nome».
Cloud gli sorrise di rimando, ancora imbarazzato dal gesto così intraprendente del Principe, completamente ignaro del fatto che proprio quel giorno andò creandosi un legame tra i due ragazzini che si sarebbe approfondito durante gli anni avvenire.
 
 
 
 
«Prima vi ho volutamente fatto vincere, ma questa volta farò sul serio!», esclamò Cloud raccogliendo da terra la propria spada, cercando anche di ignorare il più possibile il sudore che gli faceva appiccicare i capelli al viso, dandogli fastidio.
Zack sorrise con fare di sfida, puntando la lama verso il proprio avversario e piegando leggermente le gambe per stare più comodo, anche lui talmente sudato che sembrava lo avessero bagnato con dell’acqua. «In guardia, dunque, Cavaliere!» lo esortò il ragazzo.
Il biondo ricambiò il sorriso del Principe con entusiasmo e, con straordinaria velocità, scattò fino a raggiungere la lama dell’altro, facendola scontrare con la propria con un sibilo acuto. I due ragazzi si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altro, sfidandosi con lo sguardo e, sorridendo in modo beffardo, si allontanarono per far scontrare ancora le loro lame altre innumerevoli volte, facendo riecheggiare nel giardino il rumore stridente di quei colpi. Ogni affondo costava fatica ad entrambi, già esausti per il duro allenamento appena trascorso, ma continuavano imperterriti a combattere, aspettando il momento in cui uno dei due si sarebbe distratto per primo per poterlo disarmare.
Cloud era stremato, e se avesse potuto si sarebbe steso volentieri sull’erba fresca per riposarsi, osservando ammirato le innumerevoli stelle che lo sovrastavano fino a quando non si sarebbe addormentato, abbandonandosi a quella fresca brezza passeggera e rigeneratrice; ma non poteva abbandonare quel combattimento, in quanto ogni cavaliere che si rispettasse non abbandonava mai una battaglia, anche se si trattava di un gioco tra ragazzi. Voleva rispettare il codice fino in fondo, soprattutto ora che era diventato un Cavaliere a tutti gli effetti.
Erano passati molti anni dal giorno in cui entrò per la prima volta a palazzo, luogo che diventò presto la sua nuova casa; e da circa una settimana era finalmente diventato il Cavaliere del Principe. Ogni tanto, quando stava da solo in camera, ripensava al giorno del suo compleanno, quando il Re lo convocò nella sala delle udienze per chiedergli se avesse davvero voluto diventare Cavaliere.
«Sì, mio Re» rispose, guardandolo dritto negli occhi con determinazione mentre aggiungeva: «Ma avrei una richiesta da farvi, se per voi è possibile».
Lo vide sorridere magnanimo, e con un cenno della mano lo esortò a continuare dicendo: «Chiedimi e ti sarà concesso».
Strinse le mani a pugno per scaricare un po’ di nervosismo mentre faceva quella richiesta.
«Vorrei avere la possibilità di proteggere il Principe, diventando il suo Cavaliere. Questa è la mia richiesta, e mio unico desiderio».
Cloud sapeva che in quel momento il Principe Zack, seduto accanto al padre, gli stava sorridendo in quel suo modo particolare che amava tanto, e non poteva trattenersi dal sorridere a sua volta quando il Re gli diede il suo consenso.
«Vi ringrazio infinitamente, mio Re» disse inchinandosi al suo cospetto, ai piedi dei quattro gradini che lo dividevano dal sovrano.
Attese con il cuore in tumulto che il Re uscisse dalla sala per potersi alzare e incrociare finalmente lo sguardo chiaro del suo amato Principe, il quale gli corse incontro in modo non propriamente regale, per poi scompigliargli i capelli come era solito fare.
Cloud amava il Principe Zack, e non c’era felicità più grande per lui se non quando era in sua compagnia ad allenarsi, o a combattere con la spada, o semplicemente a parlare come due vecchi amici, la sera prima di andare a dormire. Adorava quei momenti d’intimità tra di loro, quando spesso rimanevano senza niente da dirsi e si guardavano soltanto, perdendosi l’uno negli occhi dell’altro, sorridendosi e tenendosi per mano come degli amanti, seduti sul letto del Principe.
In quegli ultimi anni, Cloud aveva sentito che quelle emozioni che provava per Zack andavano crescendo sempre più, come in una melodia in cui le note cominciano a diventare più forti e decise nel momento più importante, scoppiando poi in un tripudio di suoni che trasmettono sentimenti talmente potenti da far fremere il cuore. Però la sua melodia non era ancora completa: mancava un ultimo strumento, quello che avrebbe reso il tutto ancora più bello ed emozionante; quello che avrebbe impreziosito ancor di più quei forti sentimenti, rendendoli unici.
Alla sua melodia mancava Zack. Era lui lo strumento speciale, e senza di lui quella sua musica non poteva avere senso. Per questo Cloud desiderava poter approfondire ancor di più il rapporto con il Principe, scavalcando i limiti dell’amicizia e sfociare nell’oceano dell’amore. Ma temeva, se fosse andato tutto storto, di non aver la possibilità di riparare ai propri danni, di non poter riacquistare la fiducia e l’amicizia del Principe. E per questo, quando restava da solo la notte nella sua camera, si struggeva nell’immaginare l’odore della pelle di Zack che si riscaldava e si tendeva per l’emozione, e gli occhi chiari che si illuminavano di una sensazione ancora del tutto sconosciuta. E si sentiva ancora più distrutto quando poi, finita la fantasia, tornava alla realtà, cruda e spietata, in cui tutto quel che aveva immaginato era per lui totalmente irraggiungibile.
Ma in quel momento non c’era posto per quell’amarezza che governava nel suo cuore come un tiranno; c’erano solo lui e il suo Principe.
Continuavano a combattere nonostante fossero entrambi esausti e con il fiatone, ma per il momento nessuno dei due aveva ancora abbassato la guardia. Ma Cloud sapeva perfettamente come aggiudicarsi la vittoria di quella sfida, conoscendo perfettamente lo stile di combattimento del Principe, con cui aveva passato più della metà della propria vita ad allenarsi con la spada.
Diede altri colpi con la spada, rallentando, così che Zack potesse credere di essere in vantaggio. Lo vide sorridere beffardo mentre continuava a colpirlo affannosamente, facendolo indietreggiare passo dopo passo fino a che il Cavaliere non si ritrovò con le spalle al muro, apparentemente indifeso. Ma appena il Principe era in procinto di disarmarlo e aggiudicarsi la vittoria, Cloud bloccò il fendente con la spada e fece perdere l’equilibrio a Zack, il quale cadde di schiena sull’erba e lasciò istintivamente la presa all’elsa della propria spada. Il Cavaliere approfittò della distrazione dell’avversario per disarmarlo, lanciando la spada a qualche metro di distanza.
Il Principe lo guardò quasi con astio e si sollevò velocemente, deciso a voler riprendere possesso della sua arma e continuare lo scontro, ma Cloud lo conosceva talmente bene da riuscire ad anticiparlo, facendolo di nuovo cadere a terra, stavolta bloccandolo con il proprio corpo.
«Avete perso, mio Principe» lo punzecchiò Cloud a pochi centimetri dal volto sudato del suo avversario, sorridendogli maliziosamente mentre aggiungeva soddisfatto: «Questa volta ho vinto io».
Zack lo guardò dapprima stupito, non riuscendo ancora a realizzare di esser stato sconfitto, ma poi sorrise divertito, rassegnandosi serenamente alla vittoria del suo Cavaliere, ridendo di gusto insieme all’amico.
Rimasero a guardarsi negli occhi per un tempo che a loro sembrò non avere mai fine, in pace con loro stessi anche in quella posizione così strana e i vestiti completamente bagnati dal sudore. Un’inaspettata folata di vento fresco fece riprendere dai loro pensieri i due ragazzi, i quali si allontanarono l’uno dall’altro, imbarazzati, e si sedettero sull’erba, godendone il fresco sotto i palmi delle mani e ammirando lo spettacolo del manto scuro del cielo puntellato da miriadi di stelle.
Regnava il silenzio nel giardino del castello, leggermente interrotto dal lieve fruscio delle fronde degli alberi e dai respiri ancora affannosi dei due ragazzi seduti l’uno accanto all’altro, stremati dall’allenamento ma incapaci di lasciare quel posto che sembrava un piccolo Paradiso.
Cloud volse lo sguardo verso il Principe, seduto proprio accanto a sè, a pochi centimetri dal proprio viso. Osservò le piccole gocce di sudore che, con delle sottili scie, rigavano le tempie di Zack, scendendo verso lo zigomo per poi trovare la loro fine al mento affilato. Istintivamente sfiorò con le dita la guancia del Principe, accarezzandogliela dolcemente, arrivando poi alle sue labbra arrossate per il caldo, gustando la loro morbidezza al contatto con la propria pelle, bollente per l’emozione.
Zack si voltò verso il Cavaliere, sorpreso dal tocco delle sue dita sul proprio viso, e lo guardò negli occhi, incapace di pronunciare una singola parola per colpa del cuore che gli batteva freneticamente in gola, bloccandogli il fiato. Era una sensazione dolce quella che lo avvolgeva in quel momento, un’emozione familiare che avvertiva sempre in compagnia di Cloud. Zack sapeva di amare il suo Cavaliere in tutti i modi possibili, forse fin da quel lontano giorno d’estate dei suoi dodici anni quando lo vide per la prima volta. I suoi occhi erano stati ciò che lo avevano attirato di più: non riusciva a capacitarsi del fatto che potesse esistere una persona con uno sguardo così magnetico ed espressivo come quello di Cloud; e adorava quando quegli occhi azzurri dedicavano a lui soltanto delle emozioni talmente forti che lo contagiavano e gli facevano fremere il cuore, come quando ascoltava una melodia che gli trasmetteva sensazioni così forti da sconvolgerlo profondamente.
Entrambi i ragazzi si persero di nuovo l’uno negli occhi dell’altro, incapaci di comunicare in un altro modo se non attraverso i loro sguardi, e istintivamente si avvicinarono ancora di più, facendo intrecciare le loro gambe in uno stretto abbraccio, incuranti del caldo e del sudore. Continuarono a guardarsi negli occhi finché Cloud non chiuse i propri, sospirando leggermente e appoggiando la fronte su quella umida di Zack, alla ricerca disperata del coraggio necessario per poter fare ciò che aveva rimandato da troppo tempo.
Cercò inutilmente di calmare il proprio cuore che sembrava avesse deciso di impedirgli di respirare per quanto battesse freneticamente in gola, bloccandogli il fiato. Riaprì lentamente gli occhi, incrociando ancora lo sguardo dolce del suo Principe, il quale gli sfiorò la vita con il palmo della mano, facendolo rabbrividire leggermente.
Il Cavaliere prese un lungo respiro e, avvicinandosi ancora di più alle labbra di Zack, sussurrò lievemente:«Perdonatemi per questo gesto, mio Principe».
Esitò ancora un po’, a pochi millimetri dalla bocca dell’amico, come se volesse ripensarci, ma il calore e il profumo della pelle di Zack erano talmente invitanti che bastarono pochi secondi finché potesse avvertire quelle labbra tanto desiderate fremere leggermente sulle proprie al primo timido contatto. E nessuno dei due ragazzi sembrò sorpreso quando si avvicinarono di nuovo l’uno all’altro, con più decisione e curiosità, stendendosi sull’erba fresca continuando a baciarsi, avvolti dalle dolci e calde fiamme del loro desiderio che stava crescendo lentamente, portandoli quasi alla perdizione.
In quel momento sembrava che loro fossero persi in un luogo indefinito, senza alcuna dimensione, dove non c’era posto né per il vento fresco che scompigliava loro i capelli, né per la terra che sporcava i vestiti; ma ce n’era abbastanza per i loro sentimenti, che si mescolavano e mischiavano tra loro con una tale energia e forza da lasciarli senza fiato e confonderli talmente da non riuscire a far nulla se non continuare ad approfondire ancor di più quel loro contatto intimo, dolce e proibito.
 
 
 
 
Passarono i giorni, e i due innamorati continuarono ad incontrarsi in cortile, la sera, sotto la luce chiara e fredda della luna che faceva loro compagnia, loro unica testimone del loro amore che andava via via crescendo, giorno dopo giorno. Si tenevano per mano, dapprima, poi si avvicinavano l’uno all’altro, sorridendo e parlando di quel che era successo durante quella giornata. Quando poi gli argomenti di cui discutere terminavano si guardavano negli occhi, perdendosi nei loro sguardi fino a quando la mancanza del contatto tra le loro labbra diventava talmente insostenibile che si ritrovavano stretti in un bacio che fermava loro il fiato per quanto impetuoso fosse, i loro cuori che battevano all’impazzata per l’emozione. E poi rimanevano lì, a stendersi sull’erba, continuando a baciarsi con foga, finché non si fermavano a malincuore per poter respirare e cercare di riorganizzare i loro pensieri. In quei momenti di silenzio assoluto, il Principe e il Cavaliere si sorridevano dolcemente, tornando a baciarsi con altrettanta dolcezza per poter assaporare quell’intimità che si era creata tra di loro.
«È così… strana questa situazione» mormorò una sera Cloud, dopo che il suo Principe si era allontanato leggermente dalle sue labbra, sorridendo vagamente, le guance rosse per l’eccitazione.
Zack lo guardò con fare quasi interrogativo. «Perché mai?» gli chiese, accarezzandogli il volto con il dorso della mano.
Il Cavaliere gli si avvicinò, strusciando sull’erba per poter avvertire il proprio corpo combaciare completamente a quello del Principe, e guardandolo negli occhi gli rispose:«Non è solito che un cavaliere si innamori del proprio principe. Ma quello che mi sembra più strano è che voi, mio amatissimo Principe, proprio voi che mi avete accolto in questo castello e mi avete sempre trattato come un fratello, ricambiate questo mio folle sentimento».
Cloud si interruppe un momento, sorridendo dolcemente a Zack e accarezzandogli i capelli. «Ho sempre pensato che un’umile persona come me, non sarebbe mai riuscita ad arrivare a voi, al vostro cuore, e a farvi innamorare. E per questo mi struggevo continuamente, quando restavo da solo, pensando che se almeno fossi stato una donna forse avrei avuto una briciola di speranza in più di fare breccia nel vostro cuore… ma mi sbagliavo, perché voi, quando amate, non vi fermate soltanto all’apparenza, andate oltre di essa e riuscite a penetrare nel profondo di una persona. Avrei dovuto capirlo subito, ma la paura di perdervi era davvero tanta. Non avrei potuto continuare a vivere se mi aveste respinto e quindi odiato per i miei sentimenti…».
Il Principe sorrise dolcemente e interruppe con un dito quel flusso di parole piene d’amore del suo Cavaliere, che lo facevano arrossire per l’imbarazzo e l’emozione. «Non immagini quanto io sia lusingato da quello che mi hai appena detto, e impacciato devo confessarti che ho provato anch’io gli stessi dubbi e paure. Perché, per colpa del mio orgoglio, temevo di risultare fragile ai tuoi occhi, tu che mi hai sempre idolatrato e seguito come fa un allievo con il proprio maestro. Dunque, io non volevo approfittare dell’enorme rispetto che tu nutri nei miei confronti».
«Mio Principe… io…» mormorò Cloud, preda di emozioni talmente forti e intense che gli impedivano di formulare una qualsiasi frase di senso compiuto; ma prima che riuscisse a darsi un po’ di contegno e riprendersi dalle parole dolcissime di Zack, questi lo interruppe di nuovo, stavolta dandogli un lungo bacio sulla fronte, per scendere poi sulle sue labbra con un lieve contatto.
«Adesso è inutile parlare, mio adorato Cloud. Ma prima di violare ancora una volta le tue labbra, devo chiederti un favore…» sussurrò Zack spostandosi sopra il Cavaliere, bloccandogli il bacino con le gambe, sorprendendolo.
«Sapete che farei qualunque cosa voi mi diciate, mio Principe» sospirò Cloud, prendendo tra le mani il volto di Zack, portandolo vicinissimo al suo.
Il Principe sorrise maliziosamente e, passando le proprie mani al di sotto della camicia leggera del proprio Cavaliere, saggiando la sua pelle calda sotto i propri palmi, gli disse «Smettila di essere così dannatamente formale con me… mi fai venir voglia di baciarti ancora e ancora, fino a consumarmi».
Cloud sorrise, sospirando con forza al tocco audace del Principe che lo spogliò, lasciandolo a torso nudo, e cominciò a fare anche lui la stessa cosa, sfilandogli la camicia. «Credo che vi disubbidirò per questa volta. Voglio che mi consumiate con le vostre labbra e mi rendiate vostro, marchiandomi la pelle con i vostri denti. Martoriatemi con le vostre mani e uccidetemi con i vostri baci, io accoglierò tutto questo con serenità, proprio perché sarete voi a farlo, mio amato Principe».
«Così sia» sibilò Zack all’orecchio del Cavaliere prima di premere con forza le proprie labbra sulle sue.
Si strinsero l’uno all’altro, facendo combaciare i loro corpi, così da poter sentire il calore della loro pelle che sembrava bruciare per quanto intensa fosse la passione che li travolgeva.
Durante quella calda notte d’estate divennero una cosa sola, tra baci e sospiri, scambiandosi la muta promessa di appartenersi per l’eternità e di essere fedeli l’uno all’altro. Ed era certo ad entrambi, che niente e nessuno sarebbe riuscito a distruggere quella loro felicità.




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Buonsalve a tutti quanti!! FINALMENTE QUESTO PARTO E' TERMINATO!! *______*
*tossisce* Ehm, allora, facciamo le persone serie e cominciamo dall'inizio... *che vuol dire 'serio'?*
Ordunque, sono finalmente riuscita a finire questa one-shot che, devo ammetterlo, doveva essere lunga almeno il doppio perché doveva essere tipo una di quelle tragedie strappalacrime da morire e che mi avreste maledetta fino alla fine dei miei giorni perché sarei stata davvero cattiva (sì, mi sentivo talmente sadica che ci stavo male anch'io a pensare alla trama). Ma dato che io mi smentisco sempre (LOL), alla fine ho cambiato idea e ho optato per una cosa più corta e fluffosa come piace a me, e penso anche a voi
 

Ma parliamo della storia in generale... LA ADORO. E' forse il mio capolavoro, per adesso; ci ho messo tantissimo impegno per scriverla, perché ho cercato di utilizzare un linguaggio almeno vagamente forbito, visto che parliamo di un periodo del Medioevo non precisato. Diciamo che sono stata ispirata da Hermann Hesse, il mio scrittore preferito (MADDAI), soprattutto dopo aver letto 'Narciso e Boccadoro' (anche se la citazione all'inizio viene da 'Demian', ma sono dettagli).
Arrivando alla fine di questo spazio, che mano a mano che pubblico nuove storie diventa sempre più lungo, ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuta durante il periodo di stesura di questa one-shot e che mi hanno incoraggiato e che hanno aspettato diligentemente i miei tempi lunghissimi; quindi ringrazio Lidia, a cui dedico tutta questa one-shot, perchéssì, MissFenrir, dedico anche a lei questa one-shot perché è una stramaledettissima Clack, ed _Ella_, perché mi sostiene sempre e cerca di tirarmi su il morale quando sclero per la Nivanfield. 

Spero che 'An unknown tale' vi sia piaciuta e... ALLA PROSSIMA!!! 

Faxas;

  
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