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Autore: lucia1997    12/11/2012    1 recensioni
Giustizia…
Fratellanza…
Pace…
Amore…
STOP!
Dimentica tutto, e immergiti in una realtà parallela dove la terra è deturpata dagli orrori della guerra.
Una donna, un soldato, la sua lotta contro la morte...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aria…

Aria pura, fresca, che ti dà quella sensazione di pace e  la forza di vivere…..aria….

Anni fa avremmo potuto respirare, sorridere, amare, oppure semplicemente passeggiare in un mondo libero da costrinzioni, ora invece il 70 per cento dei territori mondiali appartengono ai Tiranni. 10 anni dopo l’inizio della guerra, la popolazione mondiale è diminuita drasticamente, dei 7 miliardi di abitanti iniziali ora se ne contano solamente 5. I tiranni hanno distrutto intere città, deturpato la bellezza del pianeta terra solo per ottenere il dominio assoluto. La resistenza, l’ultima speranza dell’umanità è formata da 2 miliardi di persone e combatte in nome del bene, in nome di un futuro migliore e della memoria dei loro compagni caduti ingiustamente sul campo di battaglia….

In questo difficile scenario una sola protagonista si farà strada tra le tante difficoltà… lei era una delle allieve più brillanti del corso di medicina, era lei che si occupava della salute della sua squadra…lei era Mia Johnson.
 
Avevamo ricevuto l’ordine di attaccare il quindicesimo battaglione dei Tiranni. Ci trovavamo nella città di Praga, prima della guerra questa era meravigliosa con i suoi tetti innevati e i tanti monumenti storici. Ora l’intera area a nord est era stata razziata e rasa al suolo da bombe nucleari ; i pochi cittadini scampati a quella catastrofe con molta probabilità erano stati infettati con il virus Makeschi. Chi aveva avuto la sfortuna di essere infettato da quel virus era entrato in uno stato di semi coscienza e nell’arco di ventiquattro ore un’infezione letale lo avrebbe portato alla morte, l’unico antidoto per il virus lo possedevano gli stessi creatori: solo le loro menti diaboliche potevano partorire una cosa così demoniaca.

Sono tre anni che studio una cura per il virus con scarsissimi risultati. Il resto della popolazione se non moriva con il virus veniva ridotto in schiavitù dalle forze del male.

Il capitano del mio battaglione era stato fatto prigioniero mesi prima proprio in queste terre e proprio per questo ci trovavamo a Praga. Avevamo già subito un forte attacco dai Tiranni che volevano annientarci. Avevo condotto i miei trecento uomini alla battaglia, sembravamo in vantaggio ma improvvisamente un aereo nemico aveva aperto il fuoco su di noi decimando il nostro esercito. Ci siamo riuniti nel punto prestabilito che ci era stato comunicato ore prima dalla base. I miei uomini erano solo centoventi a questo punto, alcuni erano feriti, altri moribondi e con l’animo turbato da tristi pensieri…non avremmo mai resistito ad un nuovo attacco. Non potevamo comunicare con la base visto che le comunicazioni erano saltate da un’ora e ci trovavamo ufficialmente alla deriva . Diedi l’ordine di radunarci: se dovevamo morire lo avremmo dovuto fare con onore combattendo in nome della Resistenza.

< Bene, ci siamo tutti? > Chiesi, facendo piombare il silenzio sui miei uomini < Siamo rimasti solo in centoventi, abbiamo perso i nostri compagni e me ne addoloro profondamente, ma ora dobbiamo resistere. La fortezza dei Tiranni sita a nord-est è con molta probabilità il luogo in cui tengono prigioniero il capitano Hamsched e il nostro scopo è salvarlo. Sono onorata che mi avete nominata vostro nuovo capo e voglio comunicarvi che appena avremmo recuperato le forze sferreremo un nuovo attacco; che la fortuna sia con noi! > Tutti annuirono tristemente, era un suicido bello e buono ma non avevamo scelta. Radunammo le nostre poche  armi, munizioni e scorte di cibo e partimmo alla volta della fortezza. L’edificio distanziava quindici km da noi, ci avremmo impiegato circa tre ore, ma con cinque uomini feriti dovemmo rallentare il passo.

L’inizio della nostra fine ebbe inizio quando ci trovammo a meno di un km dalla fortezza, un nuovo battaglione nemico avanzava verso di noi. Ci dividemmo, cercando riparo tra gli alberi.  Cercando una via di fuga, incoraggiavo  i miei uomini. Improvvisamente vidi uno dei miei uomini,  Eiden . Egli era uno dei miei uomini più fedeli non che mio grande amico. Un uomo dell’esercito dei Tiranni lo stava mantenendo al suolo cercando di iniettargli il virus. < Noooooooo!! > urlai, scagliandomi sul nemico, riuscendo a ribaltare la situazione. La colluttazione fu lunga e intensa con continui rovesciamenti di fronte ma, lottando con tutte le mie forze, riuscii ad uccidere il nemico e a liberare Eiden. Tutti e due ci recammo di corsa verso la fortezza, non prima però di aver radunato le ultime truppe rimaste. Mancava poco ormai per arrivare a destinazione…sentivamo profumo di libertà e “vittoria” ma il nostro entusiasmo fu subito placato. Infatti i Tiranni sferrarono un terzo attacco sul nostro gruppo e stavolta non riuscimmo a contenerli. La maggior parte di noi fu massacrata. Io fui attaccata alle spalle e persi conoscenza. Prima di svenire però, sentii chiaramente che qualcosa stava perforando il mio collo…era una siringa contenente il virus mortale!

Quando cominciai a tornare in me la situazione era ormai critica….anche aprire gli occhi era diventata un’ impresa impossibile , tutto ciò che mi circondava aveva cominciato a girare come in balia di un uragano, per poi sfuocarsi  sempre più.       

Ma non mi lasciai condizionare da quello che mi succedeva, visto che sapevo benissimo cosa stava accadendo. L'infezione si stava diffondendo rapidamente e se non fossi stata curata nell'arco di ventiquattro ore sarei scivolata nel sonno eterno.

No! Non potevo morire così!

Non in quel posto almeno, non dopo tutto quello che avevo fatto. No!

Risucchiata in quel turbine di dolore misto a risentimento per tutto quello che stavo per perdere, la mia mente iniziò a vagare tra i ricordi come in un filmato animato in cui scorreva attimo dopo attimo la mia intera vita. Momenti di emozione, gioia, felicità, tutte quelle piccole cose, piccole scene di vita normale, ormai lontane.

All’improvviso ,come un demone nero, anche i momenti peggiori della mia vita si materializzarono nei miei pensieri: la guerra, le lacrime dei miei familiari e dei miei amici, le battaglie e tutti attimi in cui avevo pensato di morire, nei quali solamente la determinazione e la speranza di un futuro migliore, mi avevano ridato ridava la forza di continuare a lottare.

Il tempo passava e la speranza di essere salvata si affievoliva sempre di più.

Lacrime amare scivolarono sul mio viso quando capii che ormai era troppo tardi.

Lentamente anche gli ultimi pensieri andarono a disperdersi in quel nero profondo e penetrante che come un abbraccio la circondava..

L'ABBRACCIO DELLA MORTE.

E così si conclude la vita di un soldato….

Troppo fragile come le ali di una farfalla… perché alla fine….

“Solo i morti vedranno la fine della guerra…”
[Platone]
   
 
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