Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Domino_Tabby_    12/11/2012    4 recensioni
Una semplice ragazza compare alla magione Phantomhive, salvata dal maggiordomo Sebastian.
Questo nuovo membro della servitù cambierà la vita ai personaggi?
Rieccomi (purtroppo) con una nuova fic...ora potete disperarvi.
"Non piansi, era inutile.Avevo sprecato le mie lacrime troppe volte.
Le preghiere non bastavano per sopravvivere."
***
"Nessuno mi può capire perché nessuno ha mai provato.
Io sono un rifiuto lasciato sul ciglio della strada, calpestato da tutti e ignorato.
Una cartina che aspetta il giorno in cui il vento la spazzerà via."
***
Spero di avervi incuriosito,
Adieu Chers Lecteurs!
-Tappy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le gambe mi tremarono alla vista di quella bestia orribile.

Cercai di urlare ma non uscì nessun suono dalle mie labbra.

Non riuscivo a muovermi, ero intrappolata nell'oscurità.

 

Il demone si avvicinò sempre di più alla mia figura terrorizzata e mi tese una mano.

 

-Mi ami adesso, Charlotte?-

La gola mi si fece secca all'istante.

 

Sapevo che era un sogno, e volevo svegliarmi subito, ma quella bestia in un modo o nell'altro non me lo permetteva.

 

Alla fine aprii gli occhi e mi alzai di scatto in avanti con il busto, ansimando e sudando freddo.

 

Prima, però, che potessi reagire mi colpì una fitta al petto e tutto si oscurò, come quella prima volta.

 

Avevo gli occhi spalancati, eppure vedevo solo il buio, quel nero che odiavo tanto.

 

Quel nero che mi ricordava tremendamente Sebastian.

 

Chiusi gli occhi, non notando alcuna differenza, mentre il cuore mi pulsava a mille e stringevo le coperte fino a fare sbiancare le nocche.

 

Quando li riaprii il velo scuro si era tolto, ed era stato rimpiazzato da quello delle lacrime.

 

Il cielo già di prima mattina era grigio ed austero, prometteva maltempo.

La cicatrice al torace mi pulsava tantissimo, quasi impedendomi di respirare.

 

Con riluttanza mi alzai in piedi, barcollando , e cominciai a prepararmi.

Quel giorno andai fuori con Finny, aiutandolo con i fiori.

 

Mi stava insegnando come riconoscere certe piante dalle altre, ma le sue parole mi arrivavano distanti.

 

Ripensavo al sogno e al mostro orribile.

Eppure quella bestia era come se la conoscessi, pensai.

 

Scacciai il pensiero agitandomi una mano davanti al viso, come se un insetto mi stesse infastidendo, ma ebbi scarsi risultati.

 

Mentre tagliavo le rose mi tagliai con una spina.

-Ahi!- esclamai portandomi l'anulare alle labbra.

 

-Charlotte, ti sei fatta male?- mi chiese il ragazzino.

Io feci una smorfia.

 

-Mi sono ferita con una spina.-

 

Lui sembrò illuminarsi.

-Vado a prenderti una benda!- disse nello stesso istante in cui si precipitò dentro la villa.

 

Io continuai il lavoro, con il dito ferito in bocca.

Era piuttosto difficile lavorare senza una mano.

 

-Dovresti metterti i guanti, la prossima volta.-

Sobbalzai.

 

- Signor Sebastian, non credevo fossi qui.-

-Infatti sono appena arrivato.-

 

Si mise in ginocchio accanto a me e mi prese gli arnesi dalle mani.

-Oh cielo ma come stai facendo il tuo lavoro? Devo sempre insegnarti tutto io?-

 

Cominciò a mostrarmi come usare gli utensili in modo giusto, evitando di ferirmi una seconda volta.

 

-E quando sarebbe stata un'altra volta in cui mi hai insegnato qualcosa, scusa? Oltre a leggere e scrivere intendo...-

 

Il moro mi rivolse un'occhiata maliziosa.

-Ma come, non ricordi quella sera?-

 

Io diventai rossa, spostando lo sguardo sui fiori.

-Ovvio che me la ricordo.- borbottai.

 

-Quindi non guasterebbe una interrogazione no?-

Il cuore mi andò a mille.

 

-Ah..io..-

Nel preciso istante in cui egli si era avvicinato Finny ritornò con un papiro di bende.

 

-Charlooote! Ho preso le bende, spero bastino!- gridò da lontano.

 

Il maggiordomo sbuffò e se ne andò via.

-Finny, credo che queste bende siano troppe per un solo dito.-

 

Il biondo si portò una mano alle labbra.

-Infatti mi sembrava di aver esagerato. Vado a rimetterle al loro posto allora!- e se ne andò dinuovo.

 

Mentre lo vedevo allontanarsi una mano mi rivolse in su il capo, mentre delle labbra si appoggiavano sulle mie.

 

Diventai rossa ancora, mentre fissavo il moro nei suoi occhi color sangue.

 

-T-tu..- balbettai.

-Dovresti sapere che io sono un educatore spartano, e se dico interrogazione così sarà.-

 

-Come hai fatto a sbucarmi alle spalle?-

Lui sorrise e si portò una mano al petto.

-Se un maggiordomo della casa Phantomhive non saprebbe sbucare alle spalle silenziosamente non sarebbe degno di tale nome.-

 

Io sorrisi.

-Hai ragione.-

 

-Charlooooote! Adesso ho preso una benda piccola, va bene?-

Finny per poco non si spalmò sull'erba.

 

Lo aiutai a tirarsi su.

-Certo, adesso bastano, vero Sebast..tian?-

Il maggiordomo vestito di nero era sparito nel nulla.

 

Dopo aver sbrigato le altro faccende, non trovando niente da fare, andai a bere del té giapponese con Tanaka-san.

 

Strinsi tra le mani la tazza calda, fissando le foglie che galleggiavano, quasi con ammirazione.

 

Cercai di immaginarmi il Giappone: sarebbe stato bello vederlo un giorno.

Si diceva che fosse bellissimo, ricco di alberi e fiori.

 

-Tanaka, tu sei mai stato in Giappone?-

L'anziano mi rispose solamente con un “oh oh oh”.

-Non credi che sarebbe bello visitare posti lontani?- sospirai, togliendomi una ciocca castana dal viso e portando la tazza alle labbra.

 

Guardai fuori dalla finestra: il cielo si stava tingendo di arancione, mentre piccole gocce scendevano silenziosamente.

 

Ecco una cosa che mi piaceva: la pioggia.

Così malinconica ma romantica, triste ma misteriosa, monotona ma musicale.

Trovavo così bella la musica che produceva, unendo quei tanti piccoli schizzi e spruzzi.

 

Un tuono risuonò nel cielo, ora nero dalle sfumature blu.

Restai a fissare le goccioline che cadevano sul vetro per tanto tempo, pensando a niente e a tutto, alla vita e alla morte, all'amore e all'odio.

 

Ad un certo punto mi addormentai, la fronte appoggiata alla finestra fredda, e sognai dinuovo quella bestia.

OK, scusatemi se mi intrometto a questo punto. Volevo solo dire che io questa parte l'ho scritta ascoltando la Soundtrack della seconda serie di Black Butler "Danse Macabre" e secondo me ci sta pure bene, e quindi qui vi do' il link [
http://www.youtube.com/watch?v=R6w_3oKsh5g&feature=endscreen&NR=1 ]

 

Ero in una stanza da ballo buia. Le porte erano state chiuse e io , ansimando, cercavo invano di aprirle, sbattendo e cercando forzare le serrature.

 

Avevo un vestito galante. Era rosso come il sangue, sporco e strappato sugli orli.

I capelli che prima mi erano stati ben acconciati erano disfatti.

Un Valzer movimentato risuonava tra le pareti come un canto di morte.

 

Gridai e urlai ma nessuno mi sentiva, ero sola nell'immenso salone.

Pensai che sarei morta lì dentro, quando una voce soave mi chiamò.

 

-Charlotte, io ti posso salvare.-

Scossi la testa.

 

-Fidati di me, vieni qua.-

Seguendo le istruzioni di quella voce misteriosa mi avvicinai da dove proveniva con esitazione.

Non riuscivo quasi a camminare.

 

La musica si fece più forte, finché le luci si accesero fioche, lasciando la sala non completamente buia.

 

-Danza, e vieni da me.-

Dall'ombra sbucarono dame e gentiluomini, che cominciarono a ballare gioiosi, invitandomi ad unirmi a loro.

 

Fui inondata di felicità mentre prendevo la mano ad un giovine uomo e cominciavo a danzare.

 

Tra risate e battiti di mani la musica si fece sempre più forte, mentre quella voce dall'altro capo della sala da ballo mi chiamava.

 

-Danza, Charlotte, e vieni da me. Danza come se nulla importasse, sii un demone delle tenebre, danza.-

 

Arrivai finalmente dalla voce.

Mi girai e cacciai un urlo.

 

Le luci si spensero di colpo, illuminando solo il corpo a cui apparteneva quel suono.

 

Era la bestia che avevo visto in sogno l'altra volta, e sembrava molto più terrificante.

Mi rivolse un sorriso, scoprendo i canini aguzzi.

 

Improvvisamente la sua immagine si contrappose a quella di Sebastian, facendomi rimanere confusa.

 

Avevo le gambe immobilizzate, incapace di muovermi.

Ero impotente, e ciò mi frustrava.

 

-Mi ami adesso?- disse l'ibrido con voce metallica e mischiata a quella del moro.

 

-Mi ami?- ripeté tendendomi una mano.

Io mi tappai le orecchie ma non servì a niente.

Le sue parole mi rimbombavano in testa.

 

-Mi ami? Mi ami? Mi ami? Mi ami? Mi ami? AMAMI!-

 

Lanciai un grido disperato.

Mi svegliai di colpo, spalancando gli occhi blu.

 

Davanti a me c'era il maggiordomo.

-Grazie al cielo, io...- mi interruppi guardando i suoi occhi.

Erano uguali a quelli del mostro.

 

Solo in quell'istante capii che Sebastian era il mostro.

Mi accasciai a terra, singhiozzando impaurita.

 

-Io sono così, Charlotte.- sussurrò il demone fissandomi per terra.

-Esattamente così.-



SPAZIO AUTORE:
Per prima cosa devo dire che mi sono divertita molto a scrivere la parte del sogno, non ho idea del perché, probabilmente perché la musica ci stava troppo bene.
Intanto vi ringrazio tutti tantissimo, vi adoro letteralmente.
Siete magnifici, quando leggete e recensite.
Ho visto che il primo capito è arrivato a oltre 100 visite...(e qua viene la parte in cui faccio il ballo della vittoria.)
Non so davvero come ringraziarvi.
Adieu,
-Tappy

 

  
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