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Autore: chivuoitu    12/11/2012    2 recensioni
Perché la stava rovinando, perché c’è sempre chi ama troppo in una coppia. Ecco, lei non è che amava troppo. Lei amava esageratamente, lei era gelosa, preoccupata, ansiosa, insicura, instabile. E tutto moltiplicato per dieci, quando non c’era lui. Però si teneva tutto dentro, non diceva nulla, anche se lui magari messaggiava con delle altre. Anche se magari lui baciava delle altre. Anche se, magari, lei piangeva ormai senza neanche chiedersi perché.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C’è caldo fuori, ma con il condizionatore acceso Sofia sta anche bene. È seduta sulla poltrona rossa del salotto, ancora con delle briciole sulle labbra, ha appena finito di mangiare. Nella televisione un uomo parla, una donna mezzanuda sorride, e il volume è azzerato. Sparpagliati sul pavimento di legno ci sono riviste, giornali, libri presi a prestito e mai ridati, oroscopi di qualche mese fa, immagini di donne bellissime, dal fisico perfetto. E poi Carlo il gatto, che sonnecchia sui programmi televisivi della settimana scorsa. Nessuno è in casa, a parte loro due. Lei da un occhio al telefono, aspettando un messaggio. È nervosa, volta sempre la testa, ansiosa e poi delusa. Si tortura le labbra, mangiucchia le unghie. Sembra una bambina, non ce li vedi i quindici anni che ha. Non per il corpo, non perché non ha forme. Sono quei particolari, che alla fine, ti fanno capire che è ancora una ragazzina. Che il paio di tacchi che ha nell’armadio, non lo metterà mai. Che il suo problema principale ora, è forse solo un amore non ricambiato. Amore poi, parola grossa. E forse non te lo aspetti, che quegli capelli color cioccolato, banali e monotoni, vengono lavati, pettinati, piastrati e fonati tutti i giorni, solo per sembrare carina. Gli occhi, abbelliti da un trucco leggero ma studiato, perché dai ‘ sono troppo normali sennò’ . lei non ha i diamanti celesti di sua madre, né il verde grigiastro di suo padre. No, due occhi marroni, che se guardi bene dentro hanno un po’ di verde, che risplende al sole. Ma quasi non ci fa poi caso, non te ne accorgi. Sono occhi grandi, fin da piccolina ce li aveva così. Una faccia normale alla fine, due guance piene e un po’ rotonde. Non si piace, lo puoi vedere allo specchio, da come si guarda. Ma aspetta, ora suona il telefono, e il cuore le va in gola: no, non è un suo messaggio. E allora si rimette a posto, con ancora un po’ tutto in subbuglio, che si chiede se lo dovrebbe mandare lei il messaggio. E se poi fosse troppo invadente ? noiosa ? prevedibile ? vorrebbe solo sentirlo, vorrebbe solo mancargli un po’. Che se ci si pensa, è anche una cosa stupida. Quanti problemi, per un messaggio. Il problema  è che, quando uno ti ha in pugno, qualsiasi cosa fai è sbagliata. Vedete, la storia è lunga. Ci ha dato un taglio lei, con questo qua. Perché la stava rovinando, perché c’è sempre chi ama troppo in una coppia. Ecco, lei non è che amava troppo. Lei amava esageratamente, lei era gelosa, preoccupata, ansiosa, insicura, instabile. E tutto moltiplicato per dieci, quando non c’era lui. Però si teneva tutto dentro, non diceva nulla, anche se lui magari messaggiava con delle altre. Anche se magari lui baciava delle altre. Anche se, magari, lei piangeva ormai senza neanche chiedersi perché. Ci sono relazioni che ti fanno solo male. E andava avanti da troppo, senza essere neanche una relazione vera. Era semplicemente, che si amavano di nascosto. A casa di lui, sul letto, baciandosi fino a stare male. È che quando ti piace una persona, non ti accorgi di quanto stupida stai diventando, ti va bene di tutto. Ti accontenti. Il carattere, ti frega. Se sei troppo debole, forse non riesci a dire basta. ma ne vale la pena ? tre ore di felicità, e poi una giornata passata in preda all’ansia, al terrore. All’ ‘non mi scrive, sarà con un'altra’ . che cose stupide, da bambini. Se ne rendeva conto, a volte si faceva pena da sola. Ma c’era poi quel viso, quegli occhi, che la tormentavano ogni volta. Voleva fare una cosa seria con lei, a settembre. Ma perché non ora ? c’è un limite di tempo, quando ami ? ah no aspetta, questa scade tra due settimane, tu resta pure là sul frigo, nel posto là in basso. Torno a prenderti poi eh, aspettami. No, non l’avrebbe aspettato dai. La dignità, e l’orgoglio, li aveva persi tutti e due, da quando l’aveva conosciuto. Cosa ci vuole per dimenticare una persona ? pazienza, tanta tanta pazienza. E distrarsi, in tutti i modi possibili. Fare così tanto da non riuscire più a respirare, o piangere così tanto da non riuscire più ad aprire gli occhi. Ecco, Sofia era da una settimana che girava come una trottola: piscina, palestra, in giro con gli amici, con la musica che pulsava nelle orecchie, volume al massimo. E poi messaggiava con un bel po’ di gente, il telefono ormai esplodeva. Ma di quella persona, nemmeno l’ombra. E forse tenersi impegnata, funzionava anche. Ingannare così bene gli altri, era il primo passo

Non si può prevedere il futuro, ma quello di Sofia, ve lo voglio raccontare io.

È rimasta ferita, ha urlato, pianto, lottato, amato, ha riso fino a stare male, così stanca che quasi cadeva a pezzi. È sempre ritornata, ha fatto finta di andarsene, non c’è mai riuscita veramente. La stava solo prendendo in giro, usando. L’ha cresciuta troppo in fretta, credetemi non se lo meritava proprio. La vita è ingiusta, fin troppo alle volte. Si è chiusa, ha allontanato tutti, ha quasi perso la sua migliore amica. Può sembrare niente, ma le è caduto addosso il mondo, e le lacrime non bastavano più. Sono iniziate le urla, i ‘perché?’ , gli occhi tristi, i pugni chiusi, e l’amore ha lasciato il posto alla rabbia. Al rimorso, all’odio, allo shifo. Come aveva potuto permettere che la trattasse così? Detestava quando lo cercava tra la gente, odiava vederlo e non riuscire a controllare i battiti, sputava veleno quando abbracciava affettuoso la sua ragazza perfetta. Lei aveva avuto tutto quello che lei sperava: messaggi dolci, abbracci, risate gioiose. In poche parole, lui.
C’era stato un giorno, mentre guardava i suoi capelli allo specchio, rovinati, dove avrebbe davvero voluto sparire. Ne aveva avuto abbastanza, era troppo dai. Il colore rossastro riflesso –mogano, diceva la confezione-  la disgustava, e il corpo d’adolescente la innervosiva. Sofia sapeva che un giorno avrebbe superato tutto. Che il dolore le serviva, sarebbe diventata più forte. Ma in quel preciso istante, crollò sul pavimento, e iniziò a pregare. Chiese scusa, perché sapeva che c’erano problemi più grandi, ma davvero aveva bisogno di una mano. Era un tipo testardo, non le piaceva ammettere di non farcela da sola, ma aveva appena ammesso a se stessa di non riuscirci, a sistemare tutto. Voglio che sappiate, che non ha migliorato le cose, ma è cresciuta, e tutto questo è servito davvero.

Ora non rifarà più lo stesso sbaglio, ora ha imparato davvero.
E vorrei ricordare a tutte quelle piccole donne che soffrono per un deficiente, bè, non fatevi questo. Non accontentatevi, non fatevi del male. Siete bellissime, meritate il meglio, e so che ora è tremendamente difficile, ma potete farcela.
Vi auguro il meglio, la vostra Sofia.
  
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