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Autore: Mao_chan91    30/05/2007    6 recensioni
Alle sue spalle, asciugandosi una guancia segnata di terra e residui di carne, un ragazzo biondo in arancione si sforza di seguirla a passi più lenti dei suoi, per non perderne di vista la schiena.
Aggiunto l'epilogo.
[angst, sorta di NaruSaku]
Genere: Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ambientata subito dopo che Sasuke se ne va e che Sakura ha iniziato il suo apprendistato presso Tsunade. Oh, non ricordo esattamente il volume.
Le caratterizzazioni si fermano allo sviluppo dei personaggi in quel momento.
Penso di essere stata sufficientemente onesta e realistica riguardo Sakura, soprattutto.

In origine, questa fic prevedeva un altro pezzo che accorpava un finale più positivo a questo spaccato; apporrò la dicitura “conclusa” alla fic, ma non è detto che non decida di aggiungere, in seguito, quel pezzo come epilogo.
E’, inoltre, la mia prima fic su Naruto. Apprezzerò immensamente leggere le vostre opinioni su di essa, quindi vi prego di lasciarmene ^_^. Buona lettura.

E grazie, vecchia donna scema dagli immani commenti qui nota come Onda. Sei la più assurda e puntigliosa beta-reader che si possa desiderare, spesso. Non sempre, ecco è_é;, ma sempre sei troppo buona.

Uh, e Naruto & co. non appartengono, ovviamente, a me, ma ai relativi aventi diritto.

-

Nascondino



Il vento ha sempre, assolutamente sempre, un sapore differente da quello degli altri posti, a Konoha; ti sfiora le labbra e lo senti tagliartele d’inverno, colmarle di secca amarezza d’estate.
Unica costante in questo, è sempre, assolutamente sempre, freddo.

Nel realizzarlo, Sakura si stringe nelle spalle; anche quando il vento le logora la bocca ed il rosso acidulo del sangue le imporpora la lingua, c’è tanto di positivo, in quel posto.

Questo stesso sapore è proprio di Sasuke, andando per supposizioni che azzarda, senza riserve; perché di lui conosce solo un odore troppo, troppo lontano e che nel suo giungere mette in fuga ogni altra sorta di memoria.


Questo è il suo modo di non permettermi di dimenticarlo. Ne sono certa.

Sorride morbidamente, dal basso colle, ed accarezza il kunai che le giace riverso in vita con un affetto che non ha mai davvero provato.

Tornerai di nuovo. E non ci ucciderai, sai. Io ti amo. Nemmeno lui te lo permetterà.

Queste iniezioni di ottimismo le ingentiliscono la giornata, e con un sospiro leggero volta le spalle ai confini che la dividono dal resto del mondo, ove Sasuke è distante da tutti loro.


Alle sue spalle, asciugandosi una guancia segnata di terra e residui di carne, un ragazzo biondo in arancione si sforza di seguirla a passi più lenti dei suoi, per non perderne di vista la schiena.


-

E’ mattina e lei si congeda con un breve inchino da Tsunade-sama, poiché è ora di pranzo.
Ma non ha fame, e se anche ne avesse, ne avrebbe troppa, visto che la sera prima, rientrata tardi dall’ultima missione, non ha cenato; mangiare troppo le rovinerebbe il fisico e la salute, ne è certa.

Almeno quanto è certa che una ragazza troppo in carne non può meritare Sasuke. Tornerebbe più facilmente, da una ragazza con un fisico piacente.

Perché tu devi tornare per me.

Passeggia per le strade prima affollate ed ora vuotatesi, senza fretta. Ma questo la stanca di più, ed ha fame, dopotutto.
Non vorrebbe mangiare, ma ha fame.

"Sakura-chan!" prorompe squillante una voce alle sue spalle, e lei compie un piccolo balzo all’indietro, presa alla sprovvista.

"Oh. Ciao, Naruto-kun."

"Stai andando a mangiare anche tu? Il ramen di quel ristorantino è fantastico, andiamoci assieme!"

"No, io…ho già pranzato."

Lo osserva sgonfiarsi leggermente abbattuto e si vergogna molto di esserne causa; ma lui non si abbatte mai completamente e questo è assolutamente un suo punto di forza.

"Nessun problema. Vai da qualche parte? Ti accompagno."


"Stavo passeggiando."


Lui le sorride teneramente, senza minimente smuoversi dal suo obbiettivo.
"Ma farlo da soli è triste."

Prima eravamo in due, noi ombre accanto a te. E questo ti fa sentire più sola, vero?

"…no, non è triste. Guardami, sono tanto allegra! Non sorriderei così, se fossi triste, no? Davvero, non ce n’è bisogno."

Ella si costruisce un sorriso in viso, troppo ampio per essere vero, e lui scuote, mestamente, la testa.

"Sakura-chan. Tu non stai sorridendo."

-

Oggi è davanti alla sua vecchia scuola.
E’ pomeriggio ed il sole sta morendo in cielo, rosso carminio e tutto sfuso nell’aere.


Ricordi.

Si è concessa una breve pausa dalle sue attività e si è chinata ad osservare la terra, le figure incise con bastoncini di legno in terra dai bambini, parole confuse e già sfumate via.

A lei non piaceva giocare con la terra; per un bambino assolutamente perfetto, bravo, forte ed il migliore come Sasuke, avrebbe fatto sicuramente schifo una bambina sporca di terra.
Una bambina come Naruto.

Per lei, Naruto era stato, un tempo, la cosa peggiore del mondo: incapace, senza ritegno, e sempre, sempre sporchissimo.

Sasuke guardava Naruto con disprezzo; perché non guardasse così anche lei, dunque, era giunta alla conclusione che avrebbe dovuto essere pulita e perfetta anche lei.

Per essere alla sua altezza.

Sakura sorride ancora, gentilmente, a Naruto, in sosta accanto a lei; perché tutto resti com’è, devono sorridere entrambi.
Come se non mancasse nessuno, in quell’angolo pieno di polvere dove vorrebbe tanto poter vedere le impronte di Sasuke.

Senza una ragione precisa, sforzando un sorriso anche lui, Naruto le cinge le spalle con grande delicatezza, senza parole né fiato.

Non ha più nulla di cui essere felice, quando la sente triste.
Eppure, difficilmente manca di sorriderle.

"Di questo passo diventeremo come lui." sospira così ridendo, anelando con ardore a sentirla fare lo stesso.

Iniziamo già a diventare muti e grigi come la polvere, e parte del paesaggio. Incolori.

Lei chiude un attimo gli occhi, trastullandosi nella loro felice inerzia, e frena una lacrima, sopprimendola fra le palpebre.


"Tu non sei per niente come lui. E nemmeno io."

Sussulta sulla spalla solida, e lui non sa affatto se esserne contento o sconfortato; incerto, batte una pacca leggera sull’esile schiena.

-


E’ sera e lui le cammina accanto, incerto tra l’interpretare il turbamento di lei in un invito a portarla a casa alla svelta, o a trattenerla fuori con il vento.

Il vento non è gentile, con lei; la urta e le fa male, eppure lei gli va incontro.
Ecco, è come lui. Quante dannate cose possono esserci, come lui, al mondo?

Sottrarla alla brezza fredda è, per forza di cose, come sottrarla al ricordo impetuoso di Sasuke; non può farlo.

E non fa meno male a te che a me, la sua assenza, ma è più importante che sia tu, a non soffrire.
Perché è più facile spezzarti, Sakura-chan.

Lei si sente a disagio, lì.
La presenza di Naruto è qualcosa di avvolgente, e lo è in maniera ossessiva.
Come se non volesse perderla mai di vista; e fa così da tanto, tanto tempo, anche senza bisogno di troppe parole.


Qualcosa cui non può sfuggire, nella sua ineluttabilità.

Sakura non resta in piedi come lui, ma fissa la luna, seduta sulla palizzata che circonda casa Uchiha.

Quando tutto questo silenzio sarà diventato quotidianità, anche tu diventerai solo un ricordo?

La casa è scura, per il buio e gli spessi strati di polvere sulle finestre non lasciano minimamente intravedere l’interno di essa.

Questo stuzzica la fantasia di lei in maniera vivace, quasi si aspettasse di vederlo dentro, se guarda bene, dunque si volta a sbirciare con attenzione le finestre offuscate.

Ma non c’è nessuno, lì dentro, e lo sa, lo sa benissimo; ma illudersi ha un sapore così speranzoso, vittorioso quanto inutile, alle volte, e lei è una gran sognatrice, in questo senso.

Si biasima per aver pensato che il desiderio di diventare Hokage di Naruto fosse ridicolo, perché questo rende il suo medesimo pensiero ancora più stupido.

Rende lei stupida.

E lei, tra le poche cose, era sempre stata lodata ed invidiata per la sua intelligenza ed acume, spirito di osservazione, razionalità.

Toglierle questa lode le toglie tutto, e tante delle parole più cortesi e confortanti che Sasuke le abbia mai rivolto.

La notte le cinge le spalle, scorbutica, e sente un freddo inatteso tra le ossa tremanti; non vuole più aspettare per qualcosa che non può avere. Non vuole, davvero.
E’ solo questione di convincersene del tutto.

"…andiamo via."

Da dove?, pensa con un pizzico di sopita malinconia lui, Dai ricordi, vero, Sakura-chan?


Fiaccamente, annuisce.

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