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Autore: ThePirateSDaughter    12/11/2012    2 recensioni
Gnaaaaaaaaaaa, finalmente anche il fandom più sfigato di EFP (alias questo) ha le Week! *-*
E come potevo esimermi dallo scrivere, per la vostra gioia e il vostro dolore?
1st prompt; Mattino Invernale.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Trent | Coppie: Trent/Gwen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Gwent Week


Sarebbe stato facile, preferibile, riuscire a sconfiggere il freddo dell'anima, invece che quello invernale.


 

Gwen aprì gli occhi giusto in tempo per vedere i primi fiocchi di neve cadere sul davanzale della finestra vicino al letto.
Fuori il cielo era di quel grigio-biancastro che indicava le placide nevicate dicembrine e preannunciava più neve con l'andar del tempo.
La visione fece subitaneamente venire freddo a Gwen, nonostante la trapunta viola e blu che la avvolgeva; si rigirò nella coperta, tentando di riscaldarsi. E, benché il morbido abbraccio della lana di facesse sentire, sapeva di non poter mentire a sé stessa.
Non aveva più sentito un protettivo calore, da quando era finita con Trent.


Lanciando via l'asciugamano con cui aveva appena finito di frizionarsi i capelli, Trent espirò a fondo. Il vapore caldo permeava tutta la stanza, avvolgendola in una cappa soffocante, che sarebbe stata insopportabile in qualunque altra stagione dell'anno, con ovvia eccezione dell'inverno, quando il freddo incredibile delle nevicate... nevicate?
Pulì un pezzo di finestra per poter guardare fuori: effettivamente nevicava.
Una coltre bianca e perfettamente uniforme a terra.
La classica dove lui e Gwen si sarebbero lanciati all'istante... prima.
Gwen.
Improvvisamente, il calore del vapore sembrava svanito.


La campanella del locale tintinnò allegra e, stranamente, contribuì a scaldargli il cuore.
Trent sfregò le mani l'una sull'altra, dirigendosi al bancone; ordinò una cioccolata calda e la barista annuì con fervore, rivolgendogli un raggiante sorriso che lui ricambiò solo a metà.
Seduto poi, al solito tavolino vicino alla vetrata, le mani strette a coppa attorno alla tazza per assorbire quanto più calore, guardava il respiro delle persone condensarsi in nuvolette di vapore. Avevano i volti arrossati e tre su cinque sorridevano.
La campanella tintinnò allegra.
La testa di Trent si volse automaticamente a vedere chi fosse entrato.
Ed era lei.
Le guance pallide imporporate dal freddo, un cappotto nero due volte la sua taglia e una sciarpa rossa che quasi le nascondeva la bocca; ma non celava gli occhi, né lo sguardo pietrificato che assunsero non appena incrociarono i suoi.
Perché era accaduto con la massima semplicità, come qualcosa di prestabilito.
Per lunghissime frazioni di secondo rimasero a guardarsi. A pensare a quello che era stato.
A pensare che avevano sofferto.
A pensare che non volevano soffrire ancora.
A pensare che se uno non avesse fatto un qualunque cenno all'altro, poi sì che avrebbero sofferto sul serio, nei giorni a venire.
Sorrisero contemporaneamente.
E un calore genuino si diffuse nel locale.

   
 
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