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Autore: Helen_162    13/11/2012    2 recensioni
Dall’episiodio 3x15 alternativo. Klefan, Delena, Forwood, Kalijah, Mabekah, Bonnie&Kol, Jeremy&April
Dal primo capitolo
« Perché vuoi mettere fine alla nostra guerra? Mi stavo divertendo,» aggiunse per carpire quel segreto che non riusciva a comprendere. Perché mai Klaus, l’orgoglioso e invincibile ibrido Originale, avrebbe dovuto fare un passo indietro quando era certo della propria totale supremazia?
« Per tuo fratello,» gli rivelò e Damon frenò bruscamente. Dietro di sé non v’era nessuno ed era arrivato nei pressi della pensione. Suo fratello. Stefan. Quella mattina gli era sembrato perfettamente in sé. Certo, per come potesse essere in sé Stefan Salvatore, ex Squartatore non ancora redento. Per quello che ne sapeva lui, in quell’ora che aveva trascorso ad ubriacarsi al Grill, Stefan avrebbe anche potuto aver dato fuoco alla casa. Però sembrava essere d’accordo con lui, aveva persino contrastato Elena e le sue manie di compassione. Si disse che non doveva arrivare a conclusioni affrettate. Stefan non li avrebbe mai traditi. Non avrebbe mai voltato le spalle a lui, non dopo tutto ciò che aveva fatto per riportarlo sulla retta via.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Evil’s beginning


 

Il liquido ambrato diminuiva a intervalli di pochi istanti nel bicchiere a tulipano dinanzi a lui. Era il sesto consecutivo che svuotava senza quasi rendersene conto. Il bourbon gli annebbiava i sensi, rendendo tutto ovattato. Le voci di quegli insulsi ragazzi di provincia che stavano osservando delle coetanee poco distanti, facendo degli apprezzamenti non proprio casti. Il fruscio delle pagine del giornale cittadino letto da un uomo di mezza età. Il ritmico ticchettio del cucchiaino che si infrangeva contro la ceramica di una tazza contenente caffè di una donna intenta a rimuginare su qualcosa che a lui era sconosciuto. Tutto era così banalmente e mediocremente insulso. Come potevano quegli sciocchi umani continuare a vivere le loro deplorevoli vite quanto la sua si stava progressivamente sgretolando? Ed era tutta colpa sua. Di quella donna, di quella giovane umana che gli aveva rapito il cuore per poi calpestarlo sino a tramortirlo e lasciarlo agonizzante alla ricerca dell’ultimo battito. Lui non ce l’aveva più un cuore, o almeno uno che battesse, pompasse sangue attraverso le arterie. Non l’aveva più da centoquarantasette fottutissimi anni. E questo era quanto. Eppure quando lei, quella fragile ragazza che avrebbe potuto dissanguare in non più di un minuto, aveva affermato che il suo amore, quello di un vampiro immortale e potente, era un problema, aveva sentito il suo cuore incrinarsi sempre di più. Ma non s’era ancora spezzato e quello faceva ancora più male. S’era vendicato, sì, nell’unico modo che conosceva, sperando di sfruttare l’avversione della ragazza per quella vampira ultramillenaria che alle volte sembrava una bambina. Eppure neanche Rebekah, in tutto il suo splendore di donna vichinga, forte, spietata e bellissima, era riuscita ad oscurare il ricordo di Elena. Nemmeno per un momento s’era dimenticato dei suoi occhi color nocciola, grandi e immensamente tristi, delle sue labbra rosee, sottili e lievemente a cuore, dei suoi lisci e setosi capelli castani. E si odiava per quella stupida umanità. Perché lei non lo voleva, almeno non abbastanza, nonostante tutti i momenti vissuti insieme. L’odiava per quella mancanza, lo riteneva un tradimento. Sì, Damon Salvatore si sentiva tradito, come quando era sceso nella cripta e non aveva trovato l’unica ragione per la quale s’era costretto a sopravvivere per più di centoquarant’anni. Ma l’odio non era così forte da fargli smettere di amarla. E così aveva trovato rifugio nell’alcol, come sempre. Aveva perso il conto della quantità di bourbon che aveva già ingerito e guardò la bottiglia, che la barista gli aveva offerto non opponendo poi molta resistenza notata la sua straordinaria avvenenza, trovandola piena soltanto per un quarto. Era solo. Non avrebbe potuto coinvolgere anche Alaric in quel dolore, per quella volta voleva davvero essere diverso, non voleva essere l’egoista e borioso vampiro che era sempre stato. Almeno prima di averla incontrata. Lei lo aveva cambiato. In meglio o in peggio, non era importante. Elena Gilbert, fresca dei suoi diciott'anni, era riuscita a mutare qualcosa, a smuovere il suo animo morto da tempo immemore. E anche lui, nel suo piccolo, in tutta la sua gloria di fratello cattivo, aveva cambiato lei. L’aveva fatta sorridere in quell’estate priva del suo Sole personale, lontano e intento a spegnere ogni emozione lasciando il posto allo Squartatore. Le aveva donato una speranza che aveva inorgoglito persino lui stesso. E insieme avevano ritrovato Stefan. Uno Stefan diverso, profondamente diverso dal mangia conigli pacifista che aveva plasmato Lexi, ma avrebbe pensato lui a suo fratello. Niente più stupide diete a base di sangue d’animale, niente più efferati omicidi che lasciavano giovani donne senza testa, il collo reciso dalle zanne aguzze. Avrebbe dato vita a un nuovo Stefan, uno Stefan consapevole della propria natura, dei propri limiti. Uno Stefan migliore, come quel ragazzo umano che era stato insieme fratello e amico, con cui aveva condiviso tutta la propria fanciullezza. L’alcol si faceva sentire. Stava diventato un dannato sentimentale. Sbuffò, contrariato da se stesso e dai propri pensieri, poi svuotò la bottiglia in un ampio e generoso sorso. Si alzò dallo sgabello e afferrò la sua inseparabile giacca di pelle nera. Era malfermo sulle sue stesse gambe e la sala del Grill vorticava intorno a lui, ma, dopo aver sbattuto velocemente le palpebre due volte, tornò tutto al proprio posto. Ovviamente fuori. Dentro di sé aveva il caos più profondo. Accennò un saluto alla barista, forse Kayle o Callie, non se lo ricordava nemmeno, poi si diresse a passo svelto verso l’uscita del locale, lasciandosi alle spalle tutto il resto di quello squallido e insopportabile mondo di provincia. Il cielo sopra di lui era terso, celeste come i suoi occhi, mentre una lieve brezza scuoteva le fronde degli alberi della piazza. Si avvicinò alla propria fedele Camaro azzurra che l’accompagnava dal ’69. Estrasse le chiavi dalla tasca dei jeans rigorosamente neri, ma, prima che potesse inserirle nella serratura, la suoneria del cellulare inondò le sue orecchie. Fu tentato di mandarlo al diavolo, non voleva parlare con nessuno. E poi chi mai sarebbe potuto essere? Stefan, Liz, forse Alaric. O Elena. Non aveva nessun altro con cui parlare e, in quel momento, non voleva nemmeno loro. Ma quel dannato telefono non ne voleva sapere di smetterla. Così lo estrasse, con un sibilo irato, e lesse il nome sul display. Sconosciuto. Stava per riattaccare, ma qualcosa gli disse che doveva rispondere. Era imperativo. Il suo sesto senso gli suggeriva che quella era una telefonata importante. Si ritrovò ad accettare la chiamata senza una reale consapevolezza, guidato dall’alcol e dal proprio istinto. L’accento tipicamente britannico, misto alla sfumatura di baldanza e superiorità che contraddistingueva quella particolare voce maschile, era inconfondibile. Klaus, l’ibrido originale, la fonte di tutti i suoi problemi. Il vampiro che aveva sacrificato su un altare di fuoco e di sangue la donna di cui si era innamorato. Il mostro che aveva riportato suo fratello nel baratro dell’ingordigia e della malignità più estreme proponendogli un patto che, per amor suo, Stefan non aveva potuto rifiutare. Avrebbe dovuto ucciderlo all’Homecoming, ma Stefan, come sempre, l’aveva salvato impedendogli di compiere anche il proprio suicidio. L’umanità di suo fratello aveva l’indisponente quanto esasperante abilità di saltare fuori quando meno era indicata alla situazione. Si concentrò sulle parole del suo interlocutore, certo d’essersi perso la parte iniziale del suo discorso. Non che gli dispiacesse. Odiava la voce di quell’ibrido, e non solo quella, ma, se l’aveva contattato, doveva essere vitale.
« Allora Damon, cosa ne pensi?» domandò gioviale, concludendo una ciancia che doveva essere stata breve, per sua fortuna.
« Non ero attento. Puoi ripetere?» aggiunse con ironica cortesia mentre cercava di inserire le chiavi nell toppa.
« Non sono solito pronunciare le stesse parole una seconda volta, ma farò un’eccezione visto e considerato il tuo stato di ebbrezza,» acconsentì con fare angelico e divertito. Damon aprì lo sportello dell’auto e si lasciò cadere sul sedile, chiudendo gli occhi color del cielo. Trattenne un lieve ringhio poiché il dolore stava aumentando ed era incrementato dalla molesta e odiosa presenza dell’ibrido. Avrebbe soltanto voluto interrompere la comunicazione e premere il piede sull’acceleratore per lasciarsi quel mondo orribile alle spalle. Non v’era nulla di meglio di viaggiare in macchina per lui. Era un ottimo metodo per evadere la realtà e l’aveva utilizzato molte volte durante l’ultimo mezzo secolo. Era come un calmante per i suoi nervi, ed era sicuramente il metodo migliore se rapportato all’eventualità di compiere una strage di giovani donne.
« Che magnanimità,» commentò solamente con una lieve ironia. Il suo solito sarcasmo, che s’era acuito con la trasformazione in vampiro, era mitigato dall’alcol che gli aveva invaso ogni cellula del corpo morto. Aveva bisogno di perdere il controllo per non sentire più nulla. Né la delusione nei confronti di Elena né la preoccupazione in quelli di Stefan né quella sensazione folle che lo spingeva a proteggere quella cittadina che aveva visto nascere ed espandersi negli anni della sua infanzia.
« Non mi ci abituerei se fossi in te,» ribatté Klaus con un velo di irritazione ben celata dalla consueta disinvoltura e da una nota di allegria. Damon, tra sé, si domandò cosa vi fosse di allegro in tutta quella dannata situazione e poi si rispose che Klaus, nella sua ignoranza del piano architettato dalla sua cara mamma, poteva avere i suoi motivi per esserlo. Quasi sogghignò per quel pensiero. Finalmente, dopo tempo, erano di nuovo un passo davanti all’ibrido e avrebbero dovuto sfruttare quella situazione al meglio. Nulla doveva essere lasciato al caso perché il piano si svolgesse nel modo migliore, «  Comunque ti dicevo ho intenzione di deporre le armi,» esplicò nuovamente con calma, come se stesse parlando del bel tempo e del Sole che brillava sulla cittadina della Virginia Occidentale. Damon spalancò gli occhi confusi per quel tono e per quella richiesta, poi scosse il capo. Non si fidava. Klaus doveva aver architettato un piano a loro danno. L’ennesimo.
« Quindi non tratterai più Elena come la tua personale sacca di sangue per la creazione del tuo esercito?» domandò con finta ingenuità, ma con vivido interesse, dissimulando completa fiducia nelle sue parole. Accese l’auto e cominciò a guidare per le vie poco trafficate della sua città, diretto a casa sua. Stefan doveva essere andato a scuola e, finalmente, lui avrebbe potuto godersi un meritato riposo dopo la notte burrascosa che aveva passato con Rebekah. Doveva ammettere che Stefan sapeva scegliere le donne di cui innamorarsi. La voce di Klaus, velata da un accenno di risata ostile e sinistra, lo riportò alla realtà.
« Elena, Elena, Elena. Non fate che nominarla. È così dannatamente noioso. Mia sorella non ti ha soddisfatto?» chiese con un velo di malizia e Damon non poté impedirsi di distendere le labbra in un lieve sorriso sarcastico, « Sarebbe meglio. Sai com’è,» aggiunse in uno sbuffo leggero. Damon quasi rise, più per la paradossale situazione che per l’effettiva ironia.
« Perché vuoi mettere fine alla nostra guerra? Mi stavo divertendo,» aggiunse per carpire quel segreto che non riusciva a comprendere. Perché mai Klaus, l’orgoglioso e invincibile ibrido Originale, avrebbe dovuto fare un passo indietro quando era certo della propria totale supremazia?
« Per tuo fratello,» gli rivelò e Damon frenò bruscamente. Dietro di sé non v’era nessuno ed era arrivato nei pressi della pensione. Suo fratello. Stefan. Quella mattina gli era sembrato perfettamente in sé. Certo, per come potesse essere in sé Stefan Salvatore, ex Squartatore non ancora redento. Per quello che ne sapeva lui, in quell’ora che aveva trascorso ad ubriacarsi al Grill, Stefan avrebbe anche potuto aver dato fuoco alla casa. Però sembrava essere d’accordo con lui, aveva persino contrastato Elena e le sue manie di compassione. Si disse che non doveva arrivare a conclusioni affrettate. Stefan non li avrebbe mai traditi. Non avrebbe mai voltato le spalle a lui, non dopo tutto ciò che aveva fatto per riportarlo sulla retta via. Sarebbe stato da ingrati e suo fratello non si sarebbe mai fatto corrompere dal male più profondo, « Sai, dovresti insegnarli a mantenere i segreti, seppur sia utile averlo dalla mia parte,» gli suggerì, mostrandogli quanto fosse stato sciocco nel fidarsi di suo fratello. Eppure non voleva ancora cedere a quella verità palese che Klaus gli stava offrendo come un proiettile pronto a perforargli il petto ed entrargli nel cuore.
« L’hai soggiogato,» quasi sbraitò, dimentico dell’alcol e del dolore alla testa. Gli importava soltanto di Stefan e della certezza che suo fratello non avrebbe mai agito di sua volontà se avesse scelto di tradirlo. Stefan era suo fratello e Damon, nonostante l’incessante scorrere delle epoche, non s’era dimenticato dei momenti trascorsi quand’erano umani. Stefan era l’unica persona della quale gli importasse, dopo la morte della sua cara madre, e in lui riponeva tutta la propria fiducia.
« Non parlerei di soggiogamento, ma di una semplice afasia dinanzi a un particolare evento che è per lui abbastanza imbarazzante,» contestò pacato, senza scomporsi per il suo tono né per l’atteggiamento irrispettoso. Avrebbe voluto mandarlo al diavolo per quello. La calma innaturale lo disturbava alquanto, era una reminiscenza della guerra che s’era oramai ben radicata nella sua anima, e Klaus era un maestro in quello, « Mia madre sta cercando di ucciderci. Sospettavo che la nostra famiglia oramai si fosse volatilizzata,» soffiò mostrando tutto il proprio risentimento, « Sai, per quanto la nominiate, non la protegge mai, la vostra piccola e dolce umana. Rebekah si starà proprio divertendo. Quasi la invidio,» esclamò ridendo appena e ritornando al suo solito contegno.
« Cosa le hai fatto?» sibilò, digrignando i denti. L’avrebbe ucciso, sì, era una questione d’onore. Se avesse torto un solo capello a Elena, si sarebbe ritrovato con un paletto di quercia bianca nel cuore, non gli importava se poi sarebbe morto anche lui. E Stefan gliel’avrebbe pagata cara per quel tradimento. Aveva messo a rischio la vita di Elena per, per… non lo sapeva, ma di certo non era importante quanto e più dell’umana che aveva professato di amare tante di quelle volte da fargli venire il voltastomaco. Ed Elena, tanto pura e dolce, tanto onesta, gli era rimasta accanto per aiutarlo a riprendere possesso della sua inutile esistenza. Stefan l’aveva tradita, ancora una volta, ma, e quello gli costava davvero fatica ad ammetterlo, Elena sarebbe sempre stata pronta a perdonarlo e ad amarlo come se nulla fosse accaduto. Invece Damon sarebbe rimasto sempre in secondo piano, ma quello non era importante. Ciò che davvero interessava al vampiro dagli occhi color del ghiaccio era che Elena, la donna che gli aveva rapito il cuore per sanarlo da tutte le ferite e le cicatrici che Katherine gli aveva lasciato, fosse salva, fosse viva, fosse felice.
« Io nulla. Ma mia sorella è una ragazza vendicativa, sai?» Dalla voce dell’ibrido non fuoriusciva che un sadico piacere nel sapere di infierire sul proprio nemico e Damon promise a se stesso che si sarebbe vendicato a dovere, « Accetta la pace e la rabbonirò. Cerca di contrastarmi e potrai dire addio alla tua bella,» continuò pragmatico e senza un’apparente inclinazione nella bella voce. Quasi spezzò il volante dell’auto tra le sue dita per la rabbia che lo colse in quel momento. Fremeva e i canini cominciarono ad allungarsi mentre le vene degli zigomi salivano in superficie e le iridi azzurre brillavano maggiormente in contrasto con il rosso presente nelle cornee. « Cosa c’è, Damon? Sei troppo orgoglioso per cedere oppure non la ami abbastanza?»
 
Angolo autrice
Ciao a tutte e benvenute nella mia prima storia. Spero che il primo capitolo, tutto improntato su Damon e Klaus, vi sia piaciuto. Non so voi, ma io amo le loro dinamiche e le loro scene insieme. Come avete letto, la fic è ambientata a partire della 3x15, ma non seguirò molto la trama del tf. Questa storia sarà improntata su due coppie fondamentalmente, il Klefan e il Delena, però non sarà molto romantica all’inizio. Forse dal primo capitolo non si nota, ma io amo davvero Stefan, e Paul Wesley, e, possiamo dire, che non sono una Delena infervorata, ma mi piacciono insieme. Ci saranno molte scene Defan così come il Klabekah, intesi come rapporti fraterni. Grazie mille per aver letto questo primo capitolo. Alla prossima, Helen_162. 
  
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