Una sera come tutte le altre: io, stesa sul mio letto, a occhi chiusi. No, non dormivo, riflettevo. Avevo bisogno di quel poco tempo di silenzio ( cosa che non trovavo a casa mia ) per rilassarmi e pensare.
Il Dottore non sapeva cosa facessi precisamente, ma non veniva mai a cercarmi. Forse l’aveva capito.
Ma quella volta aprii gli occhi e lo trovai davanti.
<< Che ci fai qui? >> dicemmo contemporaneamente.
<< A che pensi? >>
Dopo il solito silenzio imbarazzato di due che si parlano addosso, cominciò lui << Ti va di guardare le stelle? >>
Quella sua domanda mi lasciò a dir poco a bocca aperta.
<< Ma se tra le stelle ci viaggiamo!? >>
<< E allora? >> 
<< Le vediamo ogni giorno >>
<< Ok >> alzò le spalle e deluso fece per uscire dalla stanza.
 << Aspetta! >> non potevo pensare che se la fosse presa, insomma, per uno come lui guardare le stelle era come comprare il giornale la mattina, una cosa del tutto normale. << Non me l’aspettavo… Ma mi piacerebbe! Va bene >>
<< Non sarà certo il cielo stellato che vedi ogni notte sulla Terra >>
Quello l’avevo intuito. Niente col Dottore era il “solito”.
Io sarei andata con lui anche a rivedere il cielo terrestre l’ennesima volta. Dappertutto.
<< Allora sarà interessante. Su che pianeta? >>
Pensandoci, era davvero una cosa romantica! Ma forse lui non la intendeva come me. Anzi, quasi sicuramente.
<< Sorpresa! >>
Feci l’offesa e una smorfia << A volte sei davvero cattivo >>
Il Dottore rise e, sapendo che mi dava un fastidio tremendo, mi scompigliò i capelli.
 
Ed era davvero spettacolare. Le stelle non erano quelle che pensavo.
/_ Niente era come mi ero immaginata._/
Erano enormi, grandi quanto la mia mano se l’alzavo per coprirle, scagliate in un cielo non blu, ma rosa.
Poi, coloratissime. Il Dottore mi aveva spiegato che quelle rosse erano le più fredde, il suo pianeta era illuminato da una stella rossa, chiamata con un termine unico non traducibile.
 
Ci stendemmo su una sottilissima lastra che sembrava di ghiaccio, una specie di lago ghiacciato, invece era caldo. Con la scusa di un po’ di fresco mi strinsi al Dottore, e fu contenta quando mi tenne vicina con un braccio.
<< Sai, dicono che per incontrare gli alieni basta un telescopio, un cielo e… dolcetti alla banana! >>
<< Pensi che gli alieni  vengano da te per i dolcetti alla banana? >> lo sentii ridacchiare tra i miei capelli.
<< Esattamente >> conoscevo l’amore del Dottore per quei dolci, ogni tanto si lamentava perché io non li sapevo fare. Io ribattevo dicendo che non ero sua moglie e non ero tenuta a cucinare << Se no, perché tu sei venuto da me? >>
La sua bocca si avvicinò al mio orecchio, come se dovesse rivelarmi un segreto.
<< Per i dolcetti alla banana >>
Sorrisi tra me e me come un’idiota.
<< Da dove proviene questa tua passione? >>
Per un attimo stette in silenzio, ed ebbi solo un brivido sentendo il suo respiro fresco sul naso.
<< Non è che sono troppo freddo? >> chiese il Dottore accortosi di questo.
Scossi la testa, anche se mi si stavano gelando le mani << No, rispondi alla mia domanda >>
Sembrava non gli andasse di dirmelo << E’ che… hanno un sapore molto simile a uno che conoscevo >>
Era una risposta che diceva tutto e niente, ma capii.
<< Anche questo è simile? >> gli sfiorai le labbra, e lui stranamente non girò la testa.
 
<< Direi che…>> le riprovò, con uno strano sorrisetto stampato in faccia << Si, gli si avvicina ancora di più >>