«Adesso i gatti sono tre!» Avete mai provato a fare amicizia con un vicino, fallendo miseramente nel tentativo? Non vi siete mai chiesti perchè non abbiano voluto parlare con voi? Cosa nascondono? Magari un segreto...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Stava rientrando in casa con la spesa quando la vide passare sul
vialetto del condominio, proprio davanti a lui. Abbozzò un
«Salve», ma lei tirò dritto. Allora
riprovò con: «E’ lei la proprietaria dei
due gatti neri?» La ragazza dai capelli rossi
sussultò come se non lo avesse visto, lo guardò
con aria stupita e spaventata e rispose
«Sì». Martino continuò
«Beh, allora adesso i gatti neri sono tre!». Lei
sbarrò gli occhi e se ne andò.
«Davvero le hai detto così?»
«Certo!»
«Cioè, non hai detto qualcosa tipo:
“adesso ci sono tre gatti neri nel condominio”?»
«No, ho detto solo: “adesso ci sono tre gatti
neri”»
«Dai, non avrà capito! Avresti potuto essere un
po’ più chiaro. Del resto l’abbiamo
saputo per vie, diciamo, un po’ indirette. Se le dicessimo:
“Ciao! Sai, mia mamma, che nemmeno vive qui, ha saputo dalla
vicina che tu hai due gatti neri” saremmo sembrati degli stalker, no? E poi
scusa, quando hai visto che lei faceva quella faccia, non hai provato
ad aggiungere “perché ne abbiamo uno anche
noi!”?»
«Mi ha guardato come se le avessi detto: “adesso
vengo lì e ti strappo le mutande!”!!! e poi se
n’è andata! Non ho avuto il tempo di aggiungere
altro! E poi mi sono sentito uno psicopatico, lì con la mia
bustina della spesa, le chiavi nel portone e questa che mi guardava
come se fosse una preda braccata!»
«Cavoli che strano! Adesso vorrei aver fatto più
attenzione a quella volta che l’abbiamo incontrata per le
scale con la pizza. L’ho sempre vista da sola, ma giurerei
che le pizze erano due! Uff … tu addirittura mi avevi
convinto che non ci fosse nessuna nuova vicina e che lei fosse la
compagna di Antonio, con i capelli di un altro colore! Ho dato per
scontato che fossero due le pizze. Ora non sono più
così sicuro.» Di colpo scoppiò a
ridere. Una risata irrefrenabile, che sarebbe durata ore. «E
questo attacco di sgrigna adesso? Guarda che non
c’è da ridere! Ancora un po’ e mi
denunciava per molestie!» «No, scusa, non rido per
quello …» si asciugò le lacrime e
tentò di respirare in modo regolare. Sapeva che a
metà frase sarebbe scoppiato a ridere di nuovo.
«E’ che stavo pensando … per fortuna non
le abbiamo detto che sta bene con quel colore! Ti immagini la
scena?» a metà frase stava ridendo ancora. La
sgrigna non la si può mica interrompere così.
Decide lei quando farti smettere.
Caterina salì in macchina con il cuore che le batteva a
mille. Una goccia di sudore le scese lungo la tempia. Aveva visto un
paio di volte il ragazzo con la giacca di pelle, doveva vivere insieme
a quello un po’ timido che incrociava in giardino quando
rientrava a lavoro al pomeriggio. Si prese una pausa per respirare a
fondo e riordinare i pensieri. L’altro, il biondino (ex
biondino, ora aveva anche lui i capelli scuri) sembrava un tipo a
posto. Un po’ strano forse, con quel pizzetto sempre rasato
in modi diversi, ma le era sempre sembrato innocuo. Non le aveva mai
rivolto altra parola se non un “ciao” quasi
sottovoce. Aveva sottovalutato lui e il compagno, classificati nella
categoria “coppia gay riservata di provincia”.
Doveva fare più attenzione. Dannazione! Si era dovuta
trasferire da pochi mesi e già si trovava in una situazione
così. Maledetti vicini chiacchieroni! Come avevano fatto a
sapere dei gatti? “Calmati ora. Non è successo
niente. Probabilmente sarà rimasto spiazzato dalla tua
reazione. Ne parleranno stasera e domani si saranno già
dimenticati tutto.”
La sera, rientrando in casa, si guardò intorno
più del solito. Non aveva voglia di un altro incontro con il
vicino. Magari la stava aspettando sul portone per chiederle scusa e a
lei sarebbe toccato stare lì impalata ad ascoltare tutte
quelle stronzate. Iniziava sempre così. Lei si trasferiva,
qualcuno le parlava (prima o poi capita) e lei non riusciva a
controllare la sua reazione. Il primo istinto era sempre quello di
fuggire. Quindi da “quella nuova del piano di
sopra” agli occhi dei condomini diventava “quella
strana con cui attaccare bottone”. Ma stavolta sarebbe stato
diverso. Invece delle scale, prese l’ascensore. Lo detestava
per via del disorientamento che provava a farsi trasportare da un piano
all’altro. Decisamente meglio le scale. Ma quella sera non
voleva rischiare di incrociare i vicini sul portone, perciò,
dopo un sospiro, premette il pulsante per il piano. Le porte
dell’ascensore impiegarono un attimo di troppo ad aprirsi, o
almeno così le sembrò. Quando finalmente
arrivò al portone di casa, infilò la chiave nella
toppa, aprì e richiuse a doppia mandata in meno di due
secondi. Appoggiò la schiena al muro, chiuse gli occhi e si
prese un attimo per calmarsi. Non voleva far spaventare i ragazzi. In
fondo, non era successo niente. Si riprese. Era ancora vestita e con le
pizze in mano. Si scosse, appoggiò tutto sul tavolo, borsa
compresa e li chiamò: «Sono a casa! Oggi pizza del
giovedì!!!» Mentre stavano arrivando, ancora
stirandosi dopo aver dormito tutto il pomeriggio, si
spogliò, apri i cartoni delle pizze e si mise a carponi.
Già provava sollievo nel sentire la coda ricrescere e
liberarsi. Con un balzo raggiunse gli altri sul tavolo e si
mise mangiare.
Se qualcuno, quella sera, fosse entrato nell’appartamento,
avrebbe trovato tre gatti, due neri e uno rosso, addormentati sul
divano raggomitolati gli uni sugli altri.
Note
Questa storia originale prende
spunto dalla vita vera. Si tratta della spiegazione che mi è
parsa più plausibile per un comportamento che non riuscivo a
spiegarmi e ho voluto condividerla con chi avrà voglia di
leggere. Sgrigna
è un termine del dialetto romagnolo che indica un attacco
incontrollato di risa. Avete presente quando iniziate a ridere per un
motivo qualunque, poi non riuscite più a smettere? Poi
provate a pensare ad altro, ma ogni cosa sembra così
stupidamente divertente? Ecco, quella è la sgrigna. Possono
volerci svariate decine di minuti, in caso di attacco serio.
Uno dei ragazzi ha sempre il pizzetto rasato in maniera diversa
perché sono convinta che se fossi nata maschio avrei fatto
esattamente così. Visto che io non posso, è
toccato a lui.
Uno dei diminutivi di Caterina è Cat, da qui la scelta del
nome. Scusate per la mancanza di originalità ma i nomi non
sono il mio forte.
Grazie come sempre a Dragana
per il betaggio e i consigli, soprattutto per avermi aiutato a rendere
alcune frasi il cui significato era rimasto più nella mia
testa che sulla pagina.
Grazie a chi è arrivato fino alla fine e a chi
vorrà recensire.
Un bacione
JoL