Dedicato a tutte
voi che amate questa saga, al di là di team e roba
varia, con la mia stessa intensità.
Some Nights
«Edward, tu credi nella fine?».
«La fine?».
«Sì. Ogni cosa ha una fine
giusto? Il giorno finisce per lasciare spazio alla
notte. La notte finisce per lasciare di nuovo spazio al
giorno. Anche il mio gelato preferito finisce mentre lo lecco».
Edward ridacchiò, nascondendo la risata sulla mano raccolta
a coppa sulle labbra ma Bella lo notò, punzecchiandolo
sul fianco.
«Ehi! Sono seria. Sei cattivo, non parlo più con te!».
Mise il broncio e puntò i piedi sul marciapiede, fermandosi.
Erano usciti da scuola da poco e come ogni pomeriggio ritornavano a casa insieme.
Sin dal primo giorno di scuola elementare. Ora, erano
in prima liceo. Lui quindici anni. Lei quattordici.
Edward non poteva di certo farle notare che la parola lecco, per lui
aveva tutt’altro significato. Tornò serio e la raggiunse.
«Dai, Bells, non fare la scema. Se facciamo
tardi lo sai che dopo tuo padre si arrabbia con me».
«Non m’interessa nulla di
Charlie. Ti ho fatto una domanda e ti sei limitato a ridermi in faccia».
«Okay, scusa, allora rifai la domanda e questa volta
prometto di essere serio».
La ragazza ci pensò su due volte, mordendosi il labbro. Era da
un po’ che le giravano certe cose in testa, ma mai aveva avuto il coraggio di
esporle al suo migliore amico. Insomma, non che perdeva tutto il suo tempo a
pensare a cose così filosofiche. Ma era curiosa di
avere un suo parere.
«Credi nella fine delle cose?» domandò di nuovo.
«Niente finisce, Bella. Basta crederci
sempre e non finirà mai».
«Che frase fatta, non sei per
niente d’aiuto». Bella sbuffò, accelerando il passo, irritata.
«Dai!», la raggiunse con due passi lunghi, afferrandola per
il gomito, «non scappare, volpe, che tanto ti acchiappo
sempre!».
«Beh, sappi che prima o poi anche
questa cosa avrà una fine. Non sempre
sarai più veloce di me».
«Sono certo che il mio essere più veloce e agile di te non
avrà mai fine».
«E invece credo proprio di sì» confermò con più vigore la
ragazza, rallentando e aspettandolo.
Tornarono a camminare entrambi allo stesso passo, silenziosi
e senza dire più nulla.
Bella pensò che fosse stato sciocco porgli quella domanda,
altrettanto sciocca. Edward, invece, cercava una risposta degna di essere
chiamata tale, per farsi perdonare e dimostrarle che gli interessava aprire un
dibattito sulla questione.
La fine.
La fine. La fine. Se lo ripeté per tre volte mentalmente,
scorrendo nella lista dei suoi lunghi ricordi le cose più belle mai fatte o
successe, rendendosi conto che erano tutte finite.
Sì, decisamente c’era una fine a tutto.
«Ti ricordi quando al mio ottavo compleanno nonno mi ha regalato
quella macchinina rossa?».
Gli occhi di Bella s’illuminarono ricordando quella giornata
piena di gioia e festosità. «Oh sì, tu e Jacob l’avete distrutta dopo due
secondi, buttandola dalla finestra della camera di Esme».
«Quella macchinina era
fantastica. Quando avevo scartato il pacco regalo, pensavo di scoppiare di
gioia. Non vedevo l’ora di mostrarla a tutti il giorno dopo a scuola, ma come
hai visto neanche era iniziato il mio divertimento che
tutto era finito. Però, quello che forse non finirà mai, è il sentimento che provo ancora verso quella macchinina rossa».
«Cosa?». Bella scoppiò a ridere, sconcertata dalla sua
risposta.
Fu Edward questa volta a sbuffare seccato. «Prendi la nostra amicizia, okay? Tu ed io ci conosciamo da
quando siamo nati in pratica… e se un giorno finirà tutto questo? Se un giorno
non potremmo vederci più tutti giorni, fare i compiti
insieme o guardarci un film il sabato sera, che cosa ci resterà?».
«Niente, non ci resterà niente» rispose sicura ma triste all’idea.
«E invece no, Bella! Come ti ho
detto prima, se tu ci credi niente avrà fine. Certo, fisicamente probabilmente ci vedremo di meno. Ma qui –
indicò il suo petto, esattamente il suo cuore – ci sono le emozioni provate
durante i nostri sabati sera a guardare quei stupidi
film horror che ti piace definire tali. I nostri litigi su chi ha ragione sui
problemi di geometria, persino le nostre passeggiate dopo la scuola. Quella macchinina
rossa per me rappresenta la felicità provata il giorno del mio compleanno e non
posso farci niente per cambiare questa cosa. Semplicemente perché non avrà mai fine».
Forse ci mise troppo enfasi e si sentì ridicolo. Sperò di
non passare per pazzo.
Bella rifletté sul suo discorso. «Quindi,
se un giorno qualcosa di bello finisce, rimarrà sempre dentro di te, come la
prima volta che lo hai scoperto? Anche il mio gusto preferito ci sarà sempre e
non lo dimenticherò mai?».
Edward sorrise, mostrando i denti. «Mi sembra ovvio, volpe,
se non ricordassi il gusto delle nocciole e riconoscessi quello che ti piace di
più, non lo prenderesti ogni volta!».
Entrambi furono soddisfatti delle proprie risposte,
riprendendo il passo.
Per una volta Edward si era dimostrato serio, constatò Bella, sospirando. Certo, forse quello che aveva
detto il suo migliore amico non aveva nessun
significato per il resto del mondo, ma per lei valeva qualcosa.
Tornò con la mente all’ultimo libro letto, era un romanzo d’amore
con vampiri e lupi mannari. Edward l’aveva presa in giro per mesi, prima di
convincerlo a venire con lei al cinema a vedere la trasposizione
cinematografica. Era stato fantastico, strabiliante, qualcosa dentro di lei si
era rotto e aggiustato nello stesso istante che le immagini del film
scorrevano. Un mondo che aveva immaginato per mesi, anni, solo nella sua testa,
era diventato realtà. C’erano dei
volti, i luoghi, voci nuove e mai sentite, tutto quello che era vissuto fino a
quell’istante solo nella sua fantasia. Ma ora, stava
per finire anche quello!
Le piaceva pensare di tornare a casa e sfogliare le pagine
dell’ultimo libro uscito, aspettando trepidamente l’uscita di quello
successivo. Anche qui il suo migliore amico aveva da ridere, ma se ne fregava. Nonostante
tutto lui c’era sempre stato per i suoi deliri, per i suoi viaggi di fantasia,
senza beffarsi mai seriamente di lei.
«Sai – si morse il labbro inferiore, timorosa-
sabato esce l’ultimo film di quel
libro…».
«Oh, Bella, ti prego… non dirmi che hai fatto questa domanda
perché …».
«No, cretino, certo che no! Mi è
venuto in mente ora, mentre tu esponevi i tuoi grandi sentimenti verso la tua
macchinina rossa. Insomma, mi dispiace, non si può? E poi… mi piacerebbe che
non avesse mai fine» arrossì nello stesso istante che
realizzò di aver detto a voce alta le ultime parole.
«Ma hai i libri, li puoi
rileggere quando vuoi. E anche con i film impiegherai ore e ore
a riguardarli, basta che non costringi me a partecipare a quelle maratone
assurde».
«Non c’entra niente che ho i
libri o i film. La trepidazione e l’attesa nel rivederlo al cinema o comprare
il nuovo volume in libreria chi me lo ridarà più?».
Edward gli afferrò la mano libera, quella che non usava per
reggere lo zaino posato solo una spalla.
«Sabato vengo con te al cinema e ti prometto che quella
serata non avrà mai fine, okay?».
Bella ridacchiò, «è impossibile non dare fine a quella
serata, lo sai vero?».
«Ma ci sarò io e già questo è un
buon motivo per non dimenticarla» scherzò, per poi tornare serio, «a parte
questo, se vuoi… non sempre però eh, potremmo replicarla».
«Cioè?» inarcò un sopracciglio, curiosa.
«Pop Corn, coca cola, coperta e
dvd alla mano, così potrai replicare quella serata
senza dargli veramente mai una fine».
La ragazza scoppiò a ridere. L’idea del suo migliore amico
era davvero assurda, era certa che non sarebbe mai successo
in futuro. Primo, lui odiava quel genere di film. Secondo, se ne sarebbe
dimenticato presto.
Il sabato successivo andarono al cinema a vedere il film. Bella
non si vergognò di aver pianto alla fine e di aver svuotata
mezza scatola di fazzolettini. Edward non disse nulla e fu molto dolce quella
sera, soprattutto perché non le fece notare che fosse tremendamente stupido il
suo comportamento.
Dieci anni dopo, “le serate senza fine” – così erano state
sopranominate da Edward– erano state in totale circa una trentina. La trentunesima
fu replicata in un posto speciale, per un’occasione speciale.
Il cinema della loro città, ma non uno dei tanti, quello
dove per tre anni di seguito erano andati a vederli.
Stavano ormai insieme da due anni, come uno dei più classici
dei cliché avevano capito dopo la maggiore età di
amarsi. Quella notte un Edward nervoso e eccitato non
vedeva l’ora di poter dare l’inizio a una nuova avventura insieme alla sua Bella.
La reazione della sua fidanzata quando capì di che cosa si
trattò, fu esuberante. Lo abbracciò, riempì il suo viso di piccoli e teneri
baci e lo ringraziò un’infinità di volte. Come tante volte rimase per tutto il
tempo a osservarla mentre i suoi occhi nocciola s’incollavano
allo schermo.
C’erano così tante emozioni in quel viso, così tante che faticava a comprendere ancora, dopo tanto tempo, che tutto
quello era dovuto da un film.
Alla fine della proiezione, Edward si mise in piede. Bella
fece per imitarlo, ma con un’alzata di mano il ragazzo la bloccò dal suo
intento.
«As-petta, devo mostrarti una
cosa».
«Cosa?» chiese confusa,
risistemandosi sulla poltroncina rossa.
«Tanti anni fa mi hai chiesto se c’era una fine a tutto,
ricordi Bella?».
La ragazza annuì, «certo che ricordo, mi hai preso pure in
giro!».
«Dai, smettila di dire così!».
«Ma è vero!».
«No, e adesso stammi a sentire, per
favore!».
«Okay, Okay, sii calmi signor Cullen» rispose divertita. I soliti battibecchi, pensò, che amava infinitamente.
«Ti ho detto che non c’è una
fine a niente se ci credi, giusto? Credici sempre e porterai nel tuo cuore
qualsiasi cosa che hai amato o in cui hai creduto. In questi anni, Bella, come
hai potuto notare, sono finite le nostre passeggiate dopo la scuola. I sabati
sera a guardare film horror nella tua stanzetta, con Charlie dietro alla porta
a spiarci, attento che non deflorassi la sua bambina».
Isabella scoppiò a ridere su quell’ultima affermazione, ma
sentendo uno strano calore al cuore, che pian piano saliva su per la gola. Era in
procinto di piangere.
«Sono finiti quei momenti, è vero, ma come vedi, basta
ritornare con la mente a quelle sere che tutto riinizia, che tutto riprende un
inizio»
Su quest’ultima parola, Edward s’inginocchiò di fronte alle
sue gambe. Bella spalancò la bocca, sorpresa.
«Ed-ward… che stai facendo?».
«La fine arriva. Sì, arriverà anche per noi due un giorno quando la morte ci
separerà, ma ora… ora voglio che ogni momento per noi due sia un nuovo inizio. Voglio
svegliarmi ogni mattina accanto a te. Voglio fare l’amore ogni giorno della mia
vita con te, anche quando saremo vecchi e raggrinziti e probabilmente non
avremo neanche le forze per farlo! Ma fino ad allora…
fino a quel momento, io voglio ogni singolo giorno della mia vita con te».
Fu così chiaro ed esplicito il messaggio che passò nella
testa di Bella, che le prime lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance.
«Sposami e non diamo una fine a noi due. Non diamo una fine “alle
serate senza fine”, ma godiamocele su un nostro letto matrimoniale… un letto che
vorrò usare per fare
tanti bambini con te. Ti prego, sposami».
«Od-dio…».
Quello che successe dopo fu un groviglio di braccia, piedi,
bocche che si toccavano.
«Sì. Sì. Sì. Sì.», ripeté come una ninna nanna, affondando il viso nel suo
collo.
Sì. Niente aveva un fine. Bastava crederci.
__
OMG perché l’ho fatto? ç__________ç
Perché semplicemente domani esce l’ultimo
film della saga e volevo sfogare questa mia malinconia in queste poche
paginette.
Cosa ne pensate? Anche voi tristi all’idea di vedere questa
benedetta FINE?