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Autore: Thiana    14/11/2012    3 recensioni
"«Cosa succede qui quando piove, Jared?» sussurrai. «Dove vanno tutti a dormire?» Rispose dopo qualche istante, sentii le lacrime nella sua voce. «Andiamo...» singhiozzò, «... andiamo nella stanza dei giochi. Dormiamo tutti assieme.»"
Alla fine la pioggia è arrivata e, durante la notte, Wanda ha la testa piena di pensieri. Però non è l'unica, a quanto pare.
L'amore per un uomo. Per una sorella. Per un mondo intero.
Come sarà per Melanie e Wanda sentire solo silenzio nelle loro teste? All'una manca la voce dell'altra, gentile o irriverente? Amano la pace oppure la solitudine è troppo forte?
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Melanie, Viandante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poi, finalmente, odore di pioggia e creosoto.







Ripetei le parole di Ian nella mia mente per minuti che sembrarono solo secondi. Finite le piogge mi sarei spostata definitivamente nella sua stanza. Avrei dormito con lui proprio come in quel momento. Stretti l’un l’altro, sentendo la lava scorrere tra di noi. Sorrisi, coprendomi la bocca come se qualcuno potesse vedermi. Le guance si tinsero di rosa quando mi chiesi cosa avrebbero pensato gli altri. I baci come quello di poco prima sarebbero diventati l’abitudine? Con un sospiro soddisfatto, sperai di sì.
Le braccia di Ian avevano allentato la presa non appena si era addormentato. Mi mossi piano, cercando comunque di non svegliarlo. Soprattutto di non svegliare gli altri. Facendo attenzione a non calpestare nessuno, uscii da quel labirinto di materassi e brandine. La pioggia aveva costretto tutti a dormire nella “stanza dei giochi” ma nessuno ne sembrava troppo turbato.
A piedi scalzi pestai qualcosa e mi ritrassi subito, mi accucciai per capire cosa fosse e tastai la stoffa ruvida ma morbida di un cuscino. Con un sospiro di sollievo lo lasciai a terra e proseguii.
Dopo tutti i mesi passati nelle grotte, conoscevo a memoria tutte le gallerie e i corridoi. Il corpo di Melanie, però, li percorreva con meno sforzo e più velocità. Le gambe erano più lunghe, i muscoli più forti.
Nonostante la lunghezza, camminai con calma, con una mano tesa a sfiorare la parete.
Attraversai la grotta fino ad arrivare alla prigione. No, il deposito. Ora era solo il deposito; pieno di scatole di cibo o altro.
Ora potevo essere d’aiuto. Gli umani che abitavano le grotte potevano mangiare cibo più sano e sostanzioso, avevano medicinali e spesso abiti nuovi. Qualche volta persino prelibatezze. Rendermi utile mi faceva sentire utile. Non un parassita che occupa la vita e il corpo di qualcun altro.
Potevo viziare Ian con il gelato alla stracciatella, Kyle con i dolci al caramello e Jared con qualsiasi cosa fosse sfiziosa. Aveva imparato a non farsi troppe remore su quel che mangiava. Jamie, invece, amava i dolci alla fragola.
Ogni volta che uscivamo in missione –anche se chiamarla così era un’esagerazione- tornavo con qualcosa anche per lui.
Scansai uno scatolone con non poca fatica ed entrai nell’antro. Mi meravigliai di riuscire a passare tra le scatole e la parete senza strisciare. Questo corpo, il mio corpo, era più piccolo di quello di Melanie. Ero più bassa, e le spalle erano più strette. Persino le mani erano piccole.
Aiutando Jeb a pulire gli specchi avevo visto il mio volto riflesso. Gli occhi grandi e grigi, illuminati dalla tipica luce argentea delle anime, erano circondati da folte ciglia dorate. Il naso era piccolo e dritto, con una spruzzata di efelidi chiare. Le lentiggini si allungavano sino agli zigomi, tondi e poco sporgenti. I capelli, poi, abituati alle cure dell’ospite precedente, riflettevano la luce. Erano lunghi, e mi piacevano. E mi piaceva che tutti li toccassero. Non li avevo mai portati così per far dispetto a Mel, tagliandoli sopra le spalle.
Mi sedetti a terra, sospirando.
Il mio corpo fragile, l’impossibilità di compiere lavori veramente utili e le novità  mi avevano impedito di rimanere davvero sola con me stessa. Avevo il tempo per pensare, sì, e anche la testa sgombra da altre voci, ma non ero ancora riuscita ad analizzare tutto quello che era successo.
Avevo scelto di morire, se avesse significato che Mel potesse essere libera. Libera di vivere.
Avrei lasciato Jamie. E Ian. E Jared. Ma anche Jeb, Lily, Trudy  e gli altri. I miei amici. Miei e non di Mel.
Ora, invece, avevo un nuovo corpo. Uno tutto mio, senza voci nella testa o qualcuno a rivendicarlo. E avevo ancora tutti i miei amici. Avevo di più: avevo Ian.
Ma mi mancava Mel.
«Immaginavo fossi qui.»
Se non avessi riconosciuto quella voce, avrei urlato di sicuro. L’avevo sentita tante volte. Nella mia testa e dalle mie labbra. La mia voce. La sua voce.
Scansando un tappetino arrotolato, feci posto alla nuova arrivata, lasciando che un sorrisetto si aprisse sulle mie labbra.
Prima non sorridevamo molto spesso, io e Mel.
Lei continua a non farlo.
 
La guardai senza sapere esattamente cosa dirle. C’era così tanto da dire eppure, stupidamente, la prima cosa che dissi fu:  «Ti stanno crescendo le unghie.»
Tante volte, proprio come con i capelli, mangiucchiavo le nostre unghie solo per dar fastidio a Melanie.
Lei se le guardò, con un sorrisetto complice. «A Jared sono sempre piaciute un po’ lunghe.»
Sospirammo all’unisono, poi, come animate da una spontaneità quotidiana, le nostre mani si intrecciarono.
«Mi manca sentire la tua voce nella mia testa.» Mormorai con la testa poggiata contro la parete. I capelli mossi e sempre un po’ gonfi impedirono alla parete irregolare di darmi fastidio. La lampada irradiava la sua solita luce blu. Gli scatoloni e le pareti ruvide aiutavano però a dare un’aria sinistra all’ambiente. I ricordi dei giorni di prigionia ammutolirono entrambe per un po’. C’eravamo tornare una sola volta.
L’avrei spenta, quella lampada, ma non sarei riuscita a vedere Melanie.
«A me manca sentire i tuoi pensieri nella mia, invece.»
«Certe volte…» sussurrai, anche se non ce n’era bisogno. Tutti gli abitanti delle grotte dormivano ben lontani da lì. «mi sento sola.»
Nonostante l’odio prima, i litigi poi e il disaccordo alla fine, Mel era sempre stata una compagna. Mi aveva suggerito cosa fare, cosa dire e come muovermi. Lei stessa aveva preso il controllo.
Ero vissuta per millenni, eppure sulla terra ero solo una bambina. E lei mi aveva insegnato cos’era il sarcasmo, o la gelosia. E il sacrificio.
«Mi dispiace averti mentito all’inizio e» si lasciò sfuggire un sospiro, come se fosse stanca. «mi dispiace anche per averti fatta soffrire.»
Gli umani mentivano, l’avevo capito tanto tempo prima. Ora, però, Mel era onesta. Riuscivo a riconoscerlo dal tono della sua voce, dai respiri calmi e leggeri.
Passò qualche minuto, senza che nessuna delle due aprisse bocca. Entrambe pensavamo al passato. A quando eravamo una sola cosa.
Un corpo, due donne.
«Ti odiavo, Mel, ma solo perché ti temevo. Tu sei…» Allontanai la mano dalla sua solo per stringermi le gambe al petto e poggiare il mento sulle ginocchia.
Ian rideva sempre, quando lo facevo. Diceva che somigliavo ad un uccellino infreddolito. Sorrisi, mio malgrado mi facesse sentire più debole. «Eri così forte e sicura dell’amore per Jared. E così tenace che mi spaventavi.»
 
 
Colpa del corpo, o forse solo mia, sentii gli occhi pizzicare. Stavo per piangere.
Maledetto mondo. Così emotivo e bello.
Otto vite. Otto vite e non avevo trovato un posto dove stare. Alla fine, quello dove volevo vivere era l’unico in cui volevo morire. Morire e basta, senza essere portata altrove. Nessun nono pianeta. Niente Delfini. Nove vite. Poi la fine.
La Terra. Gli umani. La mia famiglia, ora.
«Sarei morta davvero, per te.» Pigolai, con al voce incrinata dalle lacrime. «Lo sai che non mento, io…» Non sapevo cosa stavo esattamente per dire, ma Mel mi interruppe.
«Sarei rimasta in te, per non farti morire.»
Era più di quello che potessi sperare, anche se mi avrebbe fatto soffrire.
Melanie si sarebbe sacrificata per me, una parassita.
Per Wanda, la Viandante.
Melanie, la forte e dolce Mel, sarebbe rimasta per sempre una voce nella sua –o mia?- testa, per lasciare che io continuassi ad esistere.
«Grazie, Mel.» Sussurrai così piano che sembrò solo un soffio.
La sua risposta fu altrettanto bassa. Capii solo la parola «sorella», ma tanto mi bastò.
 
 
Thia’s corner.
A noi, Anime!
Con l’imminente uscita del trailer ho riletto il libro e, viva l’insonnia, scritto questo spezzone.
E’ poco prima della fine effettiva del libro. Quanto tutti dormono nelle grotte e Ian ha appena chiesto a Wanda di spostarsi definitivamente nella sua stanza.
Che dire… spero che vi sia piaciuta.
Fatemelo sapere.
   
 
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