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Autore: JadeDaniels    14/11/2012    1 recensioni
Se devo essere sincera non ricordo nemmeno come iniziò tutto ciò. Mi ritrovai catapultata da un mondo all'altro in così poco tempo che non ebbi nemmeno il tempo di rendermi conto di cosa stesse succedendo. Ricordo solo che faceva freddo, l'autunno era praticamente alle porte. Mamma stava caricando l'ultima valigia sull'auto. Mi trovavo in camera mia a chiedermi che cosa sarebbe successo, che cosa sarebbe cambiate, cosa sarebbe migliorato.
"Andrai a stare da tua Zia a Londra per un anno, il tempo che tu possa terminare gli studi, visto che dopo "quell'incidente" nessuna scuola dell'Italia ti ha accettato. Dopodiché tornerai a casa e inizierai a fare la vita che io e tuo padre abbiamo deciso tu farai." Amavo il modo stretto e diretto che aveva mia mamma di parlare. Ma forse e meglio che io inizi a raccontare da un po' prima.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Frequentavo il secondo anno di un Liceo Linguistico nella mia citta, Torino. Mio padre era un noto avvocato, e per il suo lavoro, viaggiava molto. Mia madre era e non era presente nella mia vita, fatto sta, che, probabilmente, la loro assenza condizionò molto la mia andatura. Per mio padre ero la classica "biondina stupida" che della sua vita non sarebbe mai riuscite a fare niente. Per questo motivo, iniziai a stringere buone e cattive amicizie, forse un po' troppe sbagliate o semplicemente, amori sbagliati. Mi ritrovavi coinvolta in una rissa che comportò alcuni arresti e denunce. 
Diventai una ragazza dall'ottima media scolastica e dall'ottimo comportamento a una ragazza priva di ideali e di regole. Attraversai un periodo da vera "bad girl". Raramente andavo a scuola, non ero mai a casa. Mamma non riusciva più a controllarmi, e dopo quell'avvenimento, assieme a mio padre, decisero di spedirmi come "punizione" a Londra da mia Zia Clariss per terminare gli studi. 
Mentre mia madre caricava l'ultima valigia sulla macchina e io scendevo le scale del mio condominio, mi sembrò di vedermi tutta la vita davanti, tutti una vita già scritta, già preimpostata, una vita che non avrebbe accettato nessuno sgarro, nessun tipo di errore. Doveva svilupparsi per quella che era, punto. Mamma guardava raramente la mia sagoma priva di spirito e di anima seduta sul sedile accanto al suo.
"Jade" disse ad un tratto parcheggiandosi a pochi metri dall'entrata dell'aereoporto "non pensare che io e tuo padre ti odiamo, o ti dispreziamo. Se solo tu non avessi fatto quell'errore quel giorno.." "Tutti voi guardate il lato materiale della cosa e non quello psicologico" la interruppi.
"..Allora spiegami com'è andata.. Perché io non so più a chi crede.."
"Credi a me, sono tua figlia." 
Le litigate sulla questione del danno avvenuto a scuola qualche mese prima erano da rituale tra me e mia madre. Ogni volta si finiva sempre con lei in lacrime e io sempre più vogliosa di raccontare quello che veramente era successo.
La litigata finì poco secondi dopo la mia ultima risposta. Mamma mi continuava a guardare e non mi permetteva di scendere dalla macchina. 
Ad un tratto portò la sua mano sulla mia gamba, diede due strusciate e riniziò a parlare. 
"Questa esperienza in un'altro paese ti aiuterà. Io so che tu non sei la ragazza che sei stata fino a qualche mese fa. In questo periodo ho visto che in realtà riesci a comportarti da ragazza responsabile che sei. Io e tuo padre vogliamo solo il tuo bene". Feci un ghigno di disgustato. 
"Se mi volevate veramente bene non mi avreste mandato via da qui, qui dove ho amici, famigliari, casa.. Qui dove ho tutto. In qualsiasi caso ho accettato di passare quest'anno da mia zia, basta continuare a cercare di passare per i genitori migliori di questo mondo. Sto pagando colpe che non ho, è solo per questo dovresti reputarmi matura, non solo perché 

"questa estate sono stata più volentieri con voi, partecipato a cene e pranzi famigliari e dato dimostrazione di quello che sono realmente. Ma a quanto pare non è mai abbastanza." 
Salutai con quelle parole mia madre che rimase in mobile in quella macchina che, molto probabilmente, non avrei rivisto per un anno.
Presi la mia valigia e mi avviai all'interno dell'aereoporto. La voglia di lasciare baracche e burattini c'era eccome, solo non volevo darla vinta a mia madre. Secondo lei non sarei resistita nemmeno un giorno senza loro. 
Salii sull'aereo, andai a cercare il posto C13 e mi ci accomodai come se fosse il sedile fatto appositamente per me, e mi lasciai alle spalle tutto quanto.

Il viaggio durò si e no un ora e mezza, durante la quale mi lasciai cullare in un dolce e lungo sonno. Non appena scesi dall'aereo il clima cupo e piovoso di Londra mi accolse a braccia aperte. L'unica cosa positiva del mio arrivo a Londra era il fatto che sarei stata da mia zia Clariss. Mia zia è la classica "mamma giovane". Non aveva figli e non era sposata, nonostante fosse una donna veramente bellissima. Diceva sempre che io era la sua "figlia mancata", effettivamente l'assomiglianza tra noi era veramente sospetta, ma purtroppo il test del DNA non stabilisce che lei è mia madre. Avevamo tutte e due un'innata passione per il mondo dello spettacolo e per la moda. Quando ero piccina, mi portava a tutte le sfilate possibili e immaginabili e per i compleanni mi regalava set fotografici. Una donna eccezionale. Si preoccupava sempre della sua nipotina, anche se mi vedeva poche volte all'anno, era la mia unica e vera migliore amica. Quando avevo problemi contattavo sempre lei, ma tuttavia, non raccontai nemmeno a lei come si svolse veramente la vicenda quel giorno a scuola.
Non appena entrai all'interno dell'aereoporto notai che cera molta, troppa gente, soprattutto ragazzine attrezzate di macchine fotografiche e con le lacrime agli occhi, pronte ad attendere qualcosa. Non le diedi nemmeno tanto conto, mia zia mi stava praticamente saltando addosso. 
"JADEE, AMORE DELLA ZIA COME STAI?" vedere i suoi grandi occhi azzurri brillare per la felicità nel vedere sua nipote, mi faceva sentire veramente felice e amata da qualcuno.
"Zia! Tutto bene, il volo è stato abbastanza veloce." 
Nel frattempo le ragazza che prima stavano ansiosamente aspettando qualcosa iniziarono a sclerare nel vero senso della parola. Le urla riuscivano a penetrare nei timpani creando un grande effetto di stordimento. Tante svenivano, tante piangevano, tante cantavano. I flash partivano da tutte le loro macchine fotografiche.
"Ma cosa sta succedendo?" chiesi a mia zia impaurita che fosse qualcosa di seriamente grave.
"Saranno arrivati i .." le urla erano talmente forti che non riuscii nemmeno a capire le parole che seguirono a quel "arrivati".
Velocemente uscimmo da quella baraonda di ragazze accanite. La macchina di zia era proprio parcheggiata davanti all'entrata. Nel giro di due secondi ci trovavamo già in viaggio per casa di Zia.
"Allora piccola, che cosa mi dici di bello? Come mai quel muso triste?" Nonostante cercassi di essere il più naturale possibile, mia zia era veramente la mia mamma mancata. Si rendeva più conto lei di come stavo veramente che io stessa. 
"Sarà che Londra è così cupa che mette depressione addirittura alla depressione in persona" risposi svignandomela dalla vera ragione della mia "tristezza". 
"Ne parliamo quando arriviamo a casa eh?!" aggiunse zia Clariss mostrandomi un sorrisetto. "Ora andiamo a festeggiare il tuo arrivo con una bella pizza, che ne dici?" Mia zia sapeva come conquistarmi. 
Nel giro di dieci minuti ci trovammo nella pizzeria che faceva la pizza più squallida che io abbia mai mangiato.
"Il cibo italiano inizia a mancarmi, e sono qui solo da 20 minuti" dissi scartando l'ennesimo pezzo di pizza pietrificato.
"Ti ci abituerai gioia" rispose finendo la sua pizza. "Ti sono cresciuti i capelli" intervenne Zia cercando di dare discorso. 
Da quello che mi ricordavo dall'ultima volta che la vedi li avevo addirittura più lunghi. "E li hai anche tinti" continuò. "Questo biondo ti sta benissimo, fa risaltare quei bellissimi occhi azzurri che ti ritrovi, l'ho sempre detto, saresti perfetta su qualche catalogo di moda. A proposito, sei ancora andata in giro a dare i tuoi book?" Al contrario dei miei genitori, mia Zia capiva perfettamente quello che io avrei voluto fare della mia vita, e mi appoggiava. 
"No, Papà ha detto che devo lasciare perdere e concentrarmi su giurisprudenza."
"Oh vedo che mio fratello è sempre rimasto il solito conservatore." 
Papà era un avvocato molto rinomato nella mia città e vedere sua figlia, "unica erede" vendersi nel mondo dello spettacolo non le andava giù. Mia madre, per quanto cercasse di stare della mia parte, non riusciva ad andare contro gli ideali di mio padre quindi si finiva sempre per litigare e per averla vinta loro. 
"Beh, qui a Londra papà e mamma non ci sono, sono io il tuo genitore, quindi ora sono io a decidere. E dal tronde Londra è molto rinomata per la moda. Vedremo di combinare qualcosa gioia, vedrai".
Amavo l'interessamento che mia zia aveva riguardo il mio futuro e riguardo al mio pensiero. Il pranzo si concluse molto velocemente dopo quella conversazione. Risalimmo in macchina e dopo un "giro turistico" di 10 secondi di Londra, Zia si decise ad andare a Casa. Una grossa insegna segnava il nome del quartiere "Holmes Chapel" e una grossa casa significava il nostro arrivo. Era la prima volta che vedevo casa di mia Zia. Aveva un aspetto molto gradevole e accogliente. Il giardino davanti all'abitazione la faceva sembrare la tipica casa londinese.
"E' suddivisa su 3 piani, al piano di sotto c'è la cucina, il mio studio, una piccola biblioteca dove tengo tutti i miei libri, se vuoi approfittane. Sopra c'è la mia camera, il mio bagno, la tua camera, il tuo bagno e uno studio. Visto che ora inizierai scuola magari ti potrà servire per studiare" amavo l'interessamento di mia zia e l'eccitazione che ci metteva nel mostrarmi e raccontarmi la suddivisione della casa. 
"E al terzo piano cosa c'è?" le chiedi rimanendo turbata del fatto che non fosse andata avanti con la spiegazione.
"Oh il meglio lo tengo per ultimo piccola. Sopra sto ristrutturando per fare una cosa. Scoprirai a lavoro ultimato." 
Il primo piano, effettivamente, conteneva una grande cucina, un salotto molto accogliente, una piccola biblioteca/libreria, lo studio di zia (che si occupava di disegnare abiti da sposa) e la lavanderia anche essa molto spaziosa. Il piano di sopra conteneva la stanza di zia che era molto grande e rustica, con le pareti color salmone e tutti i soprammobili di colori tendenti al rosso e al blu acceso. Lo studio in cui mia zia aveva già sistemato tutti i miei libri di testo era abbastanza deprimente e cupo, ma dopotutto ci avrei dovuto studiare, e per finire si trovava la mia camera. Le pareti erano di un colore rosa antico, il letto era al centro della camera, la cabina armadio si trovava sulla destra (tra l'altro molto spaziosa), e sulla sinistra il bagno. Sul letto era appoggiato un pacco regalo. 
"Quello è per te" disse zia appoggiandosi sulla soglia della porta di camera mia.
"Non avresti dovuto, davvero" dissi prendendo il regalo e sedendomi sul letto scartandolo.
"E' solo un modo per dirti che sono molto contenta che tu sia qui. So quante ne hai passate, e quante tu fossi contraria a venire qui a Londra per qualche tempo, ma sappi che qui c'è qualcuno che ti vuole bene."
All'interno della scatola che scartai si trovava un computer di ultima generazione. 
"Senza offesa zia, ma non è un computer a farmi sentire a casa. E' un regalo stupendo veramente, grazie mille, ma non mi fa sentire meno la mancanza di tutto quello che avevo a casa.." mi dispiaceva dover dire quelle parole, ma non volevo sembrare falsa.
"Cosa ti manca di Torino?" chiese Zia Clariss sedendosi sul letto accanto a me.
Non sapevo nemmeno io che cosa mi potesse mai mancare, dopotutto l'arrivo a Londra sembrava avermi fatto scordare tutto quello che di brutto c'era nella mia vita a Torino, ma mi mancava comunque qualcosa. Lo sentivo dentro di me, quella sensazione di vuoto.
"..non so dire cosa mi manca" iniziai "so solo che per quanto mamma e papà vogliano decidere sulla mia vita, io li trovo comunque un punto di forza per me. So che hanno fatto tutto questo perchè vogliono che io abbia un futuro migliore, una vita migliore, ma.."
"Ma cosa?" chiese Zia.
"Mamma pensa che io sia solo una bugiarda che non sa prendersi le proprie responsabilità, Papà pensa che io sia solo una ragazza capace di creare casini e zizzanie in giro.. per quanto io possa disprezzare il loro pensare, voglio che siano fieri di me.. E questo che mi manca, il fatto di non poter stare con loro la, per dimostrarle che ogni giorno sto cercando di migliorare me stessa.."
"Stai parlando della storia del casino a scuola?"
"Esatto.."
"Perché dovrebbero pensare che tu sia una bugiarda.. basta che tu dici la verità"
"E' questo il punto, non posso.. Non posso dirla a loro, come non posso dirla a te, come non posso dirla nessun altro.. E' una cosa com.."
"Complicata, si lo so" mi interruppe mia zia. "Tutte le scelte più difficili sono complicate. Il fatto che tu non ti decida a raccontare come sono veramente andate le cose quel giorno ti fa onore, e ti rende matura, credimi.. Ma non puoi tenerti tutto dentro per sempre.. Prima o poi arriverai ad un punto in cui ti chiederai se aver mantenuto questo segreto per così tanto tempo sia stata la cosa più giusta.." fece una piccola pausa poi riniziò a parlare ".. a volte non affrontare un porbblema e come esserne ancora vittima".
Il telefono squillò interrompendo il contatto visivo tra me e zia Clariss che mi stava mettendo abbastanza in imbarazzo.
Mamma voleva sapere se ero arrivata. 
"Ei piccola, sei da zia?"
"Beh, se sto rispondendo a questo numero evidentemente si, sono da mia zia, comunque ora sono stanca, ci sentiamo dopo".
Interruppi li la telefonata. Nel frattempo zia Clariss era scomparsa e assieme a lei anche la mia valigia.
"ZIAA" iniziai ad urlare dalla mia camera. "ZIAAA" nessuno rispondeva.
Ascoltando molto accuratamente sentii che effettivamente zia stava parlando con una persona al piano di sotto. Decisi quindi di evitare di spararmi qualche brutta figura il primo giorno da "londinese". 
Non appena le mie urla cessarono, iniziarono quelle al di fuori della mia finestra. Erano urla forti e assordanti, identiche a quelle che avevo sentito in aereoporto qualche ora prima. Mi affaccia nella speranza di capire quale fosse la ragione delle loro urla. Forse una malattia venerea, o forse i Londinesi urlano senza motivo.
Una volta arrivata davanti alla finestra notai con mia grande sorpresa che la motivazione per la quale quelle ragazze stavano urlando era per una sagoma, della quale vedevo solamente una mano che le salutava, entrata nella casa affianco alla mia. "Probabilmente una serie TV o qualche sorpresa a casa di qualche fans di qualche cantante" dissi tra me e me. Non prestando molta importanza, e ringraziando il cielo che quelle urla terminarono quasi immediatamente, mi sdrai sul mio "nuovo" letto. L'orologio segnava le 13 e 30. Il fuso orario mi stava dando alla testa? Come facevo ad essere così stanca dopo un ora di sonno in aereo e senza aver fatto assolutamente niente durante il resto della giornata? Nonostante questo punto interrogativo, mi sdraiai e mi appisolai per qualche istante, o almeno fino a quando mia Zia Clariss non interruppe nella mia stanza interrompendo qualche minuto di riposo.
"Jade, io devo andare in studio tra due orette" disse svegliandomi "Che ne dici se andiamo a fare un po' di compere?" Alla parola compere scattai in piedi. Amavo sempre di più mia zia.
Nel giro di dieci secondi mi diedi una lavata alla faccia, una rinfrescata al trucco ed ero dritta in macchina pronta a dedicarmi allo shopping londinese.
"Cintura allacciata?" chiese zia prima di inserire la marcia e sgommare via da Holmes Chapel. 
Durante il tragitto mi salì in mente quell'interrogativo che mi ero posta prima di andare a dormire.
"Zia posso chiederti una cosa?"
"Dimmi tutto gioia"
"Ma nella casa vicino alla nostra chi ci abita? C'è, fanno per caso delle riprese televisive di qualche cosa?" chiesi spacciatamente.
"Oh mamma è vero mi ero scordata di dirtelo".
Mia zia scattò immeditamente di felicità nell'essersi ricordata cosa dire.
"A te piace la musica vero?" chiese sorridente.
"Beh si, perché?" chiesi turbata.
"Mai sentito parlare dei One Direction?" Zia Clariss si sentì così soddisfatta di dire quel nome.
"Se non sbaglio ho visto una puntata di X Factor, sono un gruppo vero?" chiesi stranita.
"Sisi esatto" si sbrigò a rispondere "li ci abita uno dei componendi di quella Band. Sono appena tornati dalla Nuova Zelanda e tra un mese andranno in Tour in America, non ti sembra fantastico?"
"MI VUOI DIRE CHE MOLTO PROBABILMENTE MI DOVRO' SENTIRE TUTTI I GIORNI URLA DI RAGAZZINE FUORI DALLA MIA FINESTRA?"
"Vedo che il fatto di avere come vicino di casa uno dei componendi della Band più famosa del momento non ti importi molto" disse sghignazzando zia.
"Beh, non li ho mai ascoltati veramente, non saprei nemmeno come possa essere fatto questo ragazzo, stasera ascolterò qualcosa ma.."
"Ma che ascoltare qualcosa, ora ti vado a comprare il CD. La signora con cui stavo parlando prima è sua madre, è una donna stupenda. Si chiedeva chi fosse ad urlare in quella maniera.."
"Beh, ho fatto colpo"
"Poco ma sicuro".
La conversazione si interruppe con l'arrivo al centro commerciale.
La prima tappa fù il negozio di CD, dove mia zia fece cercare per mari e per monti il CD dei One Direction. 
"Ecco è questo qua il tuo vicino di casa" disse indicando un ragazzo ricciolino sullo sfondo del CD. "Si chiama Harry, ha 18 anni".
Non dissi niente se non un "Ahh". Nella foto non si vedeva niente di quello che poteva essere il ragazzo che abitasse vicino a me.
Dopo qualche ora si Shopping zia mi riaccompagnò a casa e scappò in ufficio. Curiosa di sapere di più su questi One Direction, non mento che la prima cosa che feci appena arrivata a casa fù inserire il loro CD e andare a cercare foto su di loro. Le canzoni erano veramente coinvolgenti e le voci qualcosa di stupendo. Mi sembrava così strano ascoltare la voce del mio vicino di casa. Speravo con tutto il cuore che non si sentisse da fuori l'audio. Ad un tratto, qualcuno venne a bussare alla porta. Scesi dalle scale e andai ad aprire. Davanti a me si presentò una bellissima ragazza dai capelli neri. Tra le mani stringeva una specie di ciotola rettangolare. 
"Ehi ciao" disse sorridendomi.
"Ciao, emm, forse sei qui per mia zia, ora non c'è è a lavoro ma se vu.."
"Nono, sono qui per te." rispose tenendo il sorriso sul suo volto.
"Per me? Oh beh, okey emm.. entra pure" rimasi un po' stranita dal fatto che una persona che nemmeno conoscevo si fosse presentata fuori dalla porta della mia nuova abitazione dicendomi che cercava me, ma non aveva una faccia cattiva, anzi, tutt'altro.
"Prima mia mamma è venuta qui e tua zia le ha detto che ti sei appena trasferita qui dall'Italia" spiegò "ed è tradizione che i nuovi arrivati ricevano il benvenuto nel quartiere, così.." disse alzando la pitanziera rettangolare "io mia madre e mio fratello ti abbiamo preparato questa torta di benvenuto". Mi porse quella teglia che ammetto, pesava molto. Ero molto imbarazzata perché non volevo che qualcuno sprecasse tanto tempo per me.
"Oh beh grazie veramente, emm.. non so cosa dire, ringrazia tua madre, tuo fratello e sopratutto grazie a te emm.. eh, come hai detto che ti chiami?" Oh cavolo avevo avuto un vuoto di memoria o non mi aveva ancora detto il suo nome?.
"Oh che maleducata, ti chiedo scusa. Io Sono Gemma, Gemma Styles la tua vicina di casa".
"Io sono Jade emm, Jade Daniels" chissà perché c'era l'usanza di dire anche il cognome nelle presentazioni.
"Ma sei da sola qui a casa?" chiese dopo aver emesso l'ennesimo sorriso.
"Ehmm, si. Mia zia è andata in ufficio e lei non ha figli ne un fidanzato.. Penso che le chiederò di prendermi un cucciolo"
"Secondo me sarebbe la cosa migliore" commentò Gemma.
"Anche secondo me, anche perché stare da sola in casa è una cosa che mi ha sempre messo un gran terrore addosso".
"Oh ti capisco, quando mio fratello non è a casa io non so mai come passare il tempo".
"Beh, io stavo optando per film e popcorn, se vuoi se la benvenuta sul mio divano".
"Okey, però scelgo io il film" disse accettando la mia proposta.
"Io sono combattuta tra L'altra donna del Re e Alla ricerca della Felicità" le dissi afferrando i due DVD.
"Beh se dobbiamo deprimerci deprimiamoci per bene. Alla ricerca della felicità penso che sia ottimo come film straziante" aggiunse con una risata.
nn"Ottima scelta direi" disse asciugandosi l'ultima lacrimuccia del "post film".
"Si direi che Will Smith non delude mai" aggiunsi finendo l'ultimo popcorn rimasto nella ciotola. Ormai erano arrivare le sei e mezza.
"Ora io torno a casa che mia madre si chiederà che fine io abbia fatto. E' stato un piacere, è da rifare" disse prima si uscire dalla porta di casa mia.
"Beh, io sempre qui sono" dissi facendole segno con la mano.
  
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