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Autore: Egle    28/06/2004    16 recensioni
Per dimostrare la sua fedeltà all'Oscuro Signore, Draco viene incaricato di rapire Ginny Weasley, figlia di due membri dell'Ordine della Fenice. Ma le cose non vanno secondo i piani e i due ragazzi si trovano ad affrontare una situazione ben più complicata del previsto...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSION

CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSIONE

“Dolcetto o scherzetto?”

Ginny fece un balzo indietro, trattenendo un gemito spaventato.

“Ron!” esclamò Hermione al suo fianco , con quel suo caratteristico tono di voce , che sottolineava la sua disapprovazione per l’infantilismo del ragazzo dai capelli rossi davanti a loro.

“che c’è?” chiese Ron, puntandosi la bacchetta contro la faccia e mormorando una formula magica per far sparire il naso ricurvo e il colorito verdastro. “E’ Halloween!”

“Lo so perfettamente che è Halloween. Quello che non so è perché ti ostini a comportarti come un bambino di due anni”

“Sì, Weasley. perché ti ostini a comportarti come un bambino di due anni? Ora che sei rimasto l’unico Weasley a Hogwarts ti senti in dovere di mantenere alto il buon nome della stupidità della tua famiglia?” sogghignò una voce tagliente.

“Gira al largo, Malfoy”.

Il ragazzo inclinò la testa di lato, arricciando le labbra in un ghigno crudele.

“Ma dimenticavo la piccola fiammiferaia…” continuò come se non avesse udito quello che Ron gli aveva appena detto “Hai deciso di contribuire al reddito familiare sfruttando le tue doti? Che ci troveranno poi in una piccola vipera come te…”.

“Questa la paghi, Malfoy”sbraitò Ron, impugnando la bacchetta, ma Ginny l’aveva preceduto mollando un violento schiaffone sulla faccia del Serpeverde.

“non ti azzardare a dare giudizi su di me, lurido Mangiamorte”

Le sue parole gelarono perfino l’aria. Il via vai del corridoio sembrò arrestarsi improvvisamente e ogni suono essere risucchiato dalla tensione.

“Veramente molto signorile da parte tua” ringhiò Malfoy. Il sorriso cattivo non era ancora sparito dalla sua faccia “del resto, che cosa ci si poteva aspettare da un Weasley

“Del resto che cosa ci si poteva aspettare da un Malfoy?” mormorò Ginny con voce strozzata. I suoi pugni erano serrati violentemente lungo i fianchi e i suoi occhi lampeggiavano furenti.

“Vieni, andiamo via” intervenne Hermione prendendola per un braccio, ma Ginny oppose resistenza. Non voleva andarsene. Non quel giorno. Era stanca. Stanca di essere trattata solo come “la sorella dei Weasley”, stanca di essere derisa…sì aveva avuto più di un ragazzo e allora? Non aveva fatto nulla di male. Non aveva fatto nulla di male…si ripeteva quella frase in continuazione, come una specie di nenia magica, che l’avrebbe protetta dai pettegolezzi e dalle critiche. Michael Corner l’anno precedente e Dean Thomas quell’anno. Che poi la loro presunta storia non si fosse mai trasformata in nulla di concreto non contava. Li odiava. Odiava quell’anno scolastico. E Ron con le sue manie protettive nei suoi confronti non faceva che aggravare la situazione. Aveva litigato con Dean per certe cose- tutte menzogne- che lui aveva raccontato…era un adolescente. Era normale che volesse vantarsi delle sue immaginarie prodezze amorose. Ma il fatto che suo fratello ci avesse creduto anche solo per un momento…quello l’aveva ferita oltre ogni misura…

Quel pomeriggio aveva ascoltato per caso un discorso tra due ragazzine del secondo anno di Grifondoro…

“Ma secondo te è vero quello che dicono di quella Weasley?”

“Non lo so. A me non è mai sembrata quel tipo di ragazza, ma…non si sa mai”

“E’ una gatta morta. E una puttanella. Certo che con la famiglia che ritrova non posso biasimarla per andarsi a cercare…attenzioni altrove. Almeno Ron Weasley è riuscito a conquistarsi un po’ di popolarità diventando amico di Potter. A lei non restava che diventare una civetta. E’ il solo modo che aveva per farsi notare…”

“Zitta. Ho sentito un rumore” aveva mormorato una delle due, ma ormai Ginny era uscita dal suo nascondiglio. Non aveva detto nulla. Le aveva semplicemente guardate disgustata. Non aveva reagito, ma il peso di quelle parole le gravava dentro come un macigno.

Dato che non aveva altre qualità doveva darsi da fare con i ragazzi…e come se non bastasse quel pezzo di idiota di Malfoy aveva pensato bene di marciarci sopra. Bene, se voleva litigare, lei non era di certo dell’umore per tirarsi indietro.

“Vieni. via” scandì lentamente Hermione aumentando la pressione intorno al suo braccio.

“No, voglio sentire cos’altro ha da dire il signor Malfoy sul mio conto” aveva replicato, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo biondo.

L’arrivo di Piton, però, pose fine al battibecco. Ginny si lasciò guidare fino al dormitorio della sua Casa, mentre Ron si lanciava in una serie di improperi contro i Malfoy e tutti Serpeverde indistintamente. La Sala Comune era deserta dato che tutti erano scesi per la cena. Ginny si sedette in una delle grandi poltrone scarlatte davanti al caminetto acceso. Ron non aveva ancora smesso di parlare a raffica.

“E’ ora di cena” le fece presente Hermione in tono conciliante.

“Non ho fame” rispose meccanicamente Ginny.

“Non dar retta a quello che dice Malfoy. E’ un idiota”

Ginny chiuse gli occhi, sospirando. Non era per Malfoy. Non era neanche per Ron. Era per sé stessa. Era diventata Cacciatrice nella squadra della sua Casa, aveva buoni voti, soprattutto in Difesa contro le Arti Oscure e cercava di non dare problemi ai suoi genitori, anche se avrebbe desiderato avere vestiti più belli e libri più nuovi, ma non sembrava mai abbastanza. Per quanto si sforzasse non riusciva a uscire dalle tenebre in cui era stata rannicchiata per tutta la vita. A casa. A scuola. Lei era solo la sorella di qualcuno o l’innamorata di qualcun altro…

Michael era stato il primo a farla sentire speciale. Le diceva che le voleva bene, che per lui esisteva solo lei…e lei ci credeva. Questo almeno finché non si era messo con Cho. Forse era stata colpa sua. Forse se quella sera non si fosse tirata indietro…

“E dai! Ginny, perché non vuoi baciarmi?”

“Non lo so, io…”

“Allora è vero?”

“cosa?”

“ti stai conservando per il tuo amato Potter?”

“Ma no, non è così…è solo che…”

“va bene. Lasciamo perdere” aveva detto e se n’era andato. Non l’aveva seguito. Probabilmente perché non le piaceva veramente. Ma poi erano cominciate a circolare strane voci su di lei. Per fortuna Ron e i gemelli non ne erano venuti a conoscenza prima di quell’autunno. Ginny era certa che sarebbero finite entro qualche tempo…ma non con suo fratello che dava in escandescenza ogni qualvolta sentiva pronunciare il suo nome da qualcuno.

“Sei sicura di star bene?”

 “sì, ho solo un po’ di mal di testa. Me ne vado a letto con un buon libro” disse alzandosi.

“Verrò a trovarti più tardi”

“Preferisco stare da sola…se non ti dispiace.”

Hermione annuì, spingendo Ron fuori dalla Sala Comune.

“un po’ di pace, finalmente” sospirò Ginny, andando nel suo dormitorio. Si distese sul letto, sperando che le sue compagne di stanza non tornassero per molto tempo. Cominciò a leggere, ma presto uno strano torpore l’assalì , facendola sprofondare nel sonno.

Si risvegliò quando ormai era già notte. Sentiva il respiro regolare delle altre ragazze e il canto di un uccello notturno, ma c’era qualcosa di diverso. Non sapeva che cosa fosse. Non sapeva neppure come definirlo…era più che altro una sensazione indistinta all’imboccatura dello stomaco e dietro la nuca. Forse era quello che i babbani chiamavano sesto senso. Si mise a sedere, scostando le coperte e calzando le pantofole. Stava per prendere la bacchetta, quando una mano le artigliò il polso e un’altra si pose sulla sua bocca.

“Zitta, piccola fiammiferaia. Un solo fiato e ti schianto”

Ginny tremò riconoscendo la voce di Malfoy. La sua gola era diventata improvvisamente arida e secca per la tensione e la sensazione di prima si fece più allarmante. Qualcosa le diceva che quello non era uno dei soliti scherzi tra Grifondoro e Serpeverde…

“Ho gettato un incantesimo sulle tue compagne. Non si sveglieranno fino a domattina. La stanza è sigillata. Adesso vestiti senza fare storie”. La mano si tolse dalla sua bocca e la figura ammantata di nero retrocedette di un passo. Ginny lanciò una rapida occhiata al comodino dove doveva essere la sua bacchetta.

“Se stai cercando questa” disse Malfoy, facendo luce con la sua bacchetta e alzando la sua a mezz’aria “devo comunicarti che per uno strano incidente si è spezzata. E adesso sbrigati”.

“che cosa vuoi? Come hai fatto a entrare?”

“Non tutti i Grifondoro sono dalla parte di Silente, Weasley”

“Che stai dicendo?”

“Sei la figlia di Arthur Weasley, impiegato del ministero e membro dell’Ordine…proprio non ci arrivi?”

Ginny si portò una mano alla gola, tremando. Non poteva essere vero. Fino a qualche ora prima il suo problema più grande erano i pettegolezzi su di lei e ora…Inspirò profondamente, avanzando di un passo. Malfoy non si mosse. La sua espressione rimase di pietra.

“Ascolta, noi non…”

“Ti risparmio la fatica di parlare, Weasley. Sarebbe inutile. Vestiti in fretta se non vuoi che ti trascini fuori in camicia da notte”.

“Malfoy…”

“Conterò fino a tre…”

“non puoi…”

“Uno…”

“davvero…”

“due…”

“fare sul…”

“Tre” disse e dalla sua bacchetta partì un fascio di luce blu che la colpì, sbalzandola violentemente all’indietro. L’impatto con la parete fu quanto mai doloroso. Ginny si lasciò scivolare a terra, improvvisamente a corto di fiato. Le sue compagne ignare di tutto continuavano a dormire indisturbate nei loro letti. Il ragazzo l’afferrò per un braccio e la rimise in piedi senza tanti complimenti.

“Tempo scaduto, Weasley. Dovrò portarti fuori in camicia da notte. Non urlare e non crearmi complicazioni e non sarò costretto a farti male.”

Ginny non aveva quasi la forza di muoversi, ma Malfoy la trascinava per i corridoi della scuola con la bacchetta pronta a gettare su di lei un altro incantesimo. Un braccio le aveva circondato la vita per sostenerla, sollevandola quasi da terra.

“senti” mormorò lei , avendo ripreso il controllo della voce, ma lui la zittì in malo modo, appiattendosi in una nicchia e conficcandole la punta della bacchetta appena sotto il costato per ammonirla a tacere.

“lasciami andare” bisbigliò Ginny, mentre raggiungevano una delle porte che dava sul giardino. L’aria fredda della notte le sferzò il viso e il corpo, coperto solo dal sottile indumento, come una scudisciata. Ormai i suoi piedi non facevano che inciampare e Malfoy la trasportava di peso. Ginny si puntellò con le mani contro al suo braccio per cercare di guardarlo in faccia.

Delle ombre strisciavano sul prato, tra gli alberi…

“Malfoy, non farlo. Non sei come loro. Lasciami andare” gemette , tentando di opporre resistenza, ma lui era troppo forte. Il ragazzo svoltò a lato del castello, evitando la tenue luce che proveniva dalla casupola di Hagrid e si fermò per qualche istante in un angolo immerso nel buio più totale.

“Ascoltami, qui non stiamo parlando di scherzi tra Grifondoro e Serpeverde. Sai che cosa mi faranno i seguaci di Tu-sai-chi? Non sei un assassino, Malfoy. Non diventare come loro. Ti prego….non dirò niente. Lasciami andare”

Ginny si ritrovò schiacciata contro al muro con il corpo del ragazzo sul suo, prima che avesse il tempo di emettere anche solo un’altra sillaba.

“Credi che non lo sappia?”. La voce di lui era piena di disperazione e di rabbia e per una volta priva di qualsiasi traccia di arroganza o strafottenza. “Non puoi chiedermi di scegliere tra la mia vita e la tua. Sai che cosa faranno a me se non eseguo gli ordini? Questa è la prova della mia fedeltà verso l’Oscuro Signore. Se non ti consegno agli altri Mangiamorte, sono finito”. Ginny si aggrappò alle sue spalle, tremando violentemente.

“Puoi ancora scegliere. Silente…”

“Silente! Svegliati bambina! Silente non è onnipotente e onnipresente. Quelli…hanno spie ovunque…” mormorò guardando da una parte e dall’altra per vedere se ci fosse qualcuno “Mi troveranno e mi ammazzeranno”

“Non lo faranno. Non puoi…” ma le sue parole vennero interrotte da alcune grida.

“Setacciate il parco. Devono essere qui”

Draco e Ginny si fissarono per un attimo, illuminati da una luce improvvisa. Il braccio di lui le cinse nuovamente la vita per condurla verso la Foresta Proibita, ma Ginny cominciò a divincolarsi.

“Professor Silente” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Vide il preside e la McGranitt correre verso di lei e la speranza la invase nuovamente. Lottava con la forza della disperazione, scalciando e graffiando e quasi non si accorse delle figure incappucciate che emersero dalla boscaglia.

Draco si arrestò tra i professori e i Mangiamorte, proprio nell’istante in cui entrambe le parti lanciavano un incantesimo, che li investì in pieno.

Per riflesso il ragazzo strinse a sé Ginny, serrando gli occhi e preparandosi al dolore che presto sarebbe sopravvenuto. Ma questo non avvenne. Non c’era dolore, solo un senso di vertigine. Riaprì gli occhi e si accorse che i suoi piedi non appoggiavano più sul tappeto erboso di Hogwarts…che il castello, il cielo notturno, i Mangiamorte…tutto era scomparso, sostituito da un vortice di luce. Avvertiva il corpo di Ginny tremare incontrolabilmente tra le sue braccia. La luce si fece più intensa finché non lo costrinse a chiudere gli occhi. Fletté leggermente le gambe per attutire l’impatto con il suolo e riaprì gli occhi. Non conosceva quel luogo , ma era sicuro che non fosse Hogwarts.

“Dove siamo?” mormorò Ginny, sollevando il capo e diminuendo la pressione delle mani sulle spalle di lui.

“Non lo so” rispose il ragazzo frastornato, mettendola a terra. Ginny barcollò leggermente, guardandosi intorno spaesata. Casette bianche con giardini ben curati, macchine parcheggiate ai bordi della strada, lampioni a corrente elettrica…Sembrava un quartiere babbano, solo che non era autunno. Faceva caldo e il cielo era sgombro da nubi.

“Dove siamo?” ripeté Ginny, per la seconda volta, azzardandosi a fare qualche passo. “Non ci si può smaterializzare a Hogwarts, quindi noi…noi dovremmo essere ancora a scuola”

“Questo posto non mi sembra esattamente la scuola”la contraddisse lui, distrattamente, intento a osservare i dintorni. Ginny ne approfittò per rubargli la bacchetta dalla mani.

“Stai lontano da me” disse, puntandogliela contro. Il pietrisco del sentiero su cui erano atterrati le feriva i piedi nudi, ma non se ne curava. “non mi fido di te” continuò, indietreggiando “Tu...sei uguale a tutti gli altri Malfoy. Voi siete come un cancro, non potete fare a mano di fare del male alle altre persone. INDIETRO!” gridò , quando lui tentò di avvicinarsi a lei. “Sei un maledetto Mangiamorte. Stavi per diventare un assassino…tu…” mormorò con la voce che si stava a poco a poco incrinando, inconsapevole di aver raggiunto il centro della strada.

Due fari la illuminarono all’improvviso. Lei si girò su stessa vedendo una macchina, che la stava per investire. Meccanicamente ricorse alla bacchetta , ma non accadde nulla. Nessuna scintilla, nessun incantesimo. Rimase lì impietrita come un gattino abbagliato, incapace di compiere qualsiasi movimento. Non udì Malfoy, che chiamava il suo nome e non lo vide correre verso di lei. Il ragazzo si gettò su di lei spingendola di lato, mentre lo stridio dei freni della macchina squarciava l’aria. Il conducente li degnò di un’occhiata veloce, prima di rimettere in moto e sparire nella notte.

“Weasley stai bene?” le chiese prendendole il viso tra le mani per poterla guardare negli occhi.

“sì, io credo di sì” ripose lei, ancor più scombussolata di prima.

“Perché diavolo non hai fermato quell’affare con un incantesimo?” continuò lui ,aiutandola a rialzarsi in piedi.

“I-io ci ho provato. Ma …la tua bacchetta…non funziona”

“Non dire idiozie” ribatté lui, strappandogliela dalle mani e provando a lanciare un incantesimo su una cassetta per le lettere. Non accadde nulla. Riprovò una seconda…una terza….una quarta volta…niente.

“H-hai ragione. Ho già provato bacchetta che erano state private dei loro poteri magici, ma nessuna di loro era così...insignificante. Non sento nulla. E’ come svuotata. È come se…non ci fosse più magia.”

Ginny lo guardò con odio…lo odiava. Non aveva mai odiato nessuno in vita sua a quel modo. Un grido le sfuggì dalla bocca, mentre si gettava contro di lui tempestandogli il petto di pugni.

“Che cosa ci hanno fatto quei maledetti dei tuoi compagni? mi avresti consegnata ai Mangiamorte! Mi avresti dato in pasto a quel branco di bastardi! Mi avresti fatta uccidere! E ora ci ritroviamo in questo maledetto posto senza magia!”

Lui la circondò con le braccia e la tenne stretta a sé, ignorando le sue proteste e i suoi tentativi di liberarsi. E infine lei rimase immobile contro al suo petto a singhiozzare. Sarebbe scivolata a terra se lui non l’avesse sostenuta. Ginny era leggera e ammantata di un buon profumo, ma in quel momento non poteva farsi distrarre dalle grazie della strega. Doveva pensare e doveva farlo in fretta. Aveva visto che i fasci di luce gettati dai Mangiamorte erano … un brivido gli corse giù dalla schiena…li avrebbero uccisi entrambi pur di non farlo cadere nelle mani dell’Ordine della Fenice. Non poteva sbagliarsi: quelle che aveva visto erano Maledizioni senza Perdono. Ginny emise un singhiozzo più forte dei precedenti, circondandogli il collo con le braccia. Il suo corpo non accennava a voler smettere di tremare. Doveva essere per la paura provata quella sera. Altrimenti perché avrebbe dovuto aggrapparsi a lui in quel modo? Era spaventata e felice di essere ancora viva, allo stesso tempo. Anche lui aveva provato lo stesso sentimento molti anni prima…scacciò quel pensiero così com’era venuto e immerse una mano nei suoi lunghi capelli rossi, accarezzandole piano la schiena. Doveva concentransi sugli avvenimenti di quella sera e non analizzare il comportamento di una stupida Grifondoro. Ripercorse mentalmente la scena avvenuta nel cortile della scuola. La sua corsa verso la Foresta Proibita…la sua esitazione…l’esitazione che forse gli sarebbe costata la vita…e i Mangiamorte che emergevano dalle tenebre…e le voci di Silente e della McGranitt dietro di lui. Non aveva visto che tipo di incantesimi avessero lanciato su di loro, ma era quasi certo che il vecchio preside avesse salvato loro la vita, quindi doveva sapere anche come recuperarli. Inspirò profondamente. O almeno spero che sia così, pensò. Nel frattempo i singhiozzi di Ginny si erano acquietati. Draco si scostò da lei, raccogliendo la bacchetta che gli era sfuggita di mano. “metti questo” le disse, porgendole il suo mantello. Ginny lo indossò sopra alla camicia da notte senza protestare.

“hai visto che tipo di incantesimi hanno scagliato Silente e la McGranitt?”le chiese duramente. Era già abbastanza sconvolta di suo, se le avesse mostrato un po’ di compassione o di gentilezza non sarebbe stata in grado di reagire. E poi non aveva voglia di essere gentile con lei. Aveva insudiciato i suoi abiti stando a contatto con il suo corpo a sufficienza.

Ginny scosse la testa, tirando su col naso. I suoi occhi erano gonfi e rossi per il pianto , ma sembrava aver riacquistato appieno il controllo di sé.

Draco pensò che non fosse necessario che sapesse che i suoi compagni avevano cercato di farli fuori, così si limitò a voltarle le spalle.

“Beh è inutile rimanere qui” disse, cominciando a camminare lungo la via. Ginny gli si affiancò senza spiccicare parola. Incrociarono due uomini che riservarono loro un’occhiata , che era un misto tra l’incredulo e la disapprovazione. Draco guardò il loro riflesso in una vetrina e si accorse del motivo dell’occhiata. Raccolse un sasso e procedette per qualche metro.

“Che stai facendo?” gli chiese Ginny, correndo per raggiungerlo.

“Non puoi andare in giro così. Io potrei passare per uno sporco babbano, con i pantaloni e la camicia, ma tu…a meno che non voglia passeggiare in camicia da notte e mantello-che mi sembra ben poco appropriato con questo caldo- lasciami fare.” disse lui facendo scattare indietro il braccio per tirare il sasso contro la vetrina di un negozio di abbigliamento.

“Malfoy, no! È illegale”

“Hai un’idea migliore?”. Ginny si morse il labbro inferiore nervosamente. No, non ce l’aveva.

“bene” mormorò lui, mandando la vetrina in frantumi con una sassata. Subito un allarme cominciò a suonare e si accesero molte luci. Draco saltò all’interno della vetrina, afferrò un manichino sistemandoselo sotto al braccio e si tuffò di nuovo in strada.

“sarà meglio andarcene. E alla svelta”.

“di qua” suggerì Ginny, correndo in un vicolo buio e puzzolente e accucciandosi dietro a un cassone per l’immondizia.

“impari in fretta, piccola Weasley”

“Mezz’ora a stretto contatto con te e sono già diventata una ladra. Mi chiedo come mi sarò ridotta prima di riuscire a tornare a Hogwarts”

“Probabilmente deciderai di passare nella mia Casa”

“Perché no? Il verde mi dona!” disse , sorridendo, ma il sorriso le si paralizzò sulla faccia, quando il ragazzo le allungò i vestiti appena presi.

“Cambiati”

Imbarazzata chinò lo sguardo, avvertendo le sue guance bruciare per la vergogna.

Lui sembrò accorgersi della sua reazione, perché le si avvicinò con un ghignò cattivo sulle labbra.

“Non dirmi che ti imbarazza?” le chiese “con la tua fama…”

“Non sempre la fama è ben meritata” sbottò lei, sempre più rossa in viso.

“Beh la tua vita sessuale non mi interessa…”

“Quale vita sessuale , Malfoy! Non ho mai neppure baciato un ragazzo! Sono tutte fandonie! Fandonie belle e buone che ha messo in giro Michael per vendicarsi di me!”. Appena finito di pronunciare quelle parole, Ginny si coprì la bocca con una mano, come per impedirsi di dire altro.

“Sei più patetica di quanto pensassi, Weasley” rispose Draco, dopo qualche secondo di sbigottimento. Si rimise in piedi e si allontanò di qualche passo dicendole di cambiarsi, assicurandole che non si sarebbe voltato. Ginny si tolse in fretta il mantello e la camicia, infilandosi poi i jeans, la maglietta e il maglioncino leggero. Calzò le scarpe sportive che aveva raccattato dalla vetrina e si ravvivò i capelli con una mano.

“Bene. Penso che ora sia il caso di capire dove ci troviamo” disse, allacciandosi gli ultimi bottoni della maglia. Draco indossava solo i pantaloni e la camicia con le maniche rimboccate. Stava per buttare via il mantello e la tunica, ma Ginny lo fermò.

“Potremmo sempre venderli” suggerì. Lui inarcò le sopracciglia.

“io non ho soldi” gli fece presente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Perché vorresti dirmi che ci sono persone che comprano abiti usati?”

Ginny arrossì violentemente e Malfoy gettò la testa all’indietro , iniziando a ridere.

“Già! Dimenticavo…” mormorò, tirandogli i suoi vestiti. “Tieni. Renditi utile”

Ginny grugnì qualcosa mentre ripiegava con cura il mantello e lo seguiva.

“dove stai andando?”

“Sto seguendo il tuo suggerimento e sto cercando di capire dove siamo finiti”

“E come conti di farlo?”

“per esempio leggendo quel cartello…c’è scritto…non è possibile” mormorò il ragazzo, fermandosi di fronte al cartello stradale.

“Hogsmeade” lesse Ginny a voce alta. “Dev’essere un caso di omo…omo e qualcosa! Questa non può essere Hogsmeade

“Può essere Hogsmeade” farfugliò Malfoy con un filo di voce “se la magia non esiste in questo luogo…o in questo mondo".

   
 
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