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Autore: Columbrina    14/11/2012    1 recensioni
{Aqua&Terra
"Perchè vuoi diventare maestro?"
"Penso sia per farmi notare da te"
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aqua, Terra
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep
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Perché vuoi diventare maestro?
 

 
Terra era piccolo, eppure già sapeva esattamente come trattare con cura il suo futuro e le sue ambizioni, bramandole a ogni respiro e ogni qual volta che brandiva il suo keyblade arrangiato.
Il Maestro Eraqus gli diceva che solo quando avrebbe acquisito una consona padronanza della luce che albergava nel suo cuore, il keyblade l’avrebbe scelto come custode; sarebbe venuto, come un regalo inatteso eppure bramato per anni.
Era assai burbero, ma il suo volto era attraversato da una fierezza latente ogni qual volta che si sentiva chiamare Maestro e Terra si chiese quale profezia dovesse nascondersi dietro …
Di pomeriggio, lui e Aqua ristoravano i loro sensi fanciulleschi rinfrescandosi al laghetto, assaporando una nuova concezione di beatitudine.
Aqua era una compagnia tranquilla, infatti solo sporadicamente dava grattacapi – una volta rischiò di annegare nel lago, ad esempio – e si perdeva nella contemplazione della superficie liscia dell’acqua, increspata solo dal movimento svogliato delle foglie.
Terra, invece, prendeva un legnetto e fingeva di combattere; a quel punto la bimba distoglieva gli occhi dalla natura e cominciava a interrogarsi su altri prodigi della natura… Come lui.
Dopo un po’, lanciò il legnetto nel laghetto, mettendosi di fianco ad Aqua, sorridendole.
“Guarda che il Maestro non ti ha detto di allenarti”
“Lo so... Ma lui si allena anche senza di noi, quindi se lo faccio anch’io diventerò come lui”
“Intendi che diventerai un maestro?”
“Sì”
“E perché vuoi diventare un maestro?”
Aqua aveva una maturità precoce, che albergava in fondo ai suoi occhi vispi, che ben si confacevano ai suoi otto anni.
Terra, invece, gonfiò il petto in un modo che si potrebbe definire tronfio, ma in realtà lo faceva per farla ridere e indispettirla contemporaneamente; eppure la bimba continuava a studiarlo con crescente ammirazione e lo fece arrossire quando poggiò una mano sul suo petto, chiudendo gli occhi.
“Ma che stai facendo?” chiese Terra, disorientato al punto che non aveva il coraggio di allontanarsi.
“Un incantesimo. Viene meglio se trovo il punto di contatto…”
Aveva la mano aperta sul cuore e un bel sorriso dolce e assorto, come se fosse sul punto di ridere, anche se Terra si sentiva rinfrancato e scaldato da quelle premure.
“Ti ringrazio, Aqua. Non sei male, pur essendo una femmina”
“Silenzio…”
“Ops… Scusa”
 
 
 
A dodici anni, Aqua gli rifece la stessa domanda.
“Perché vuoi diventare maestro?”
E Terra ancora non rispose: era troppo euforico perché il keyblade lo aveva scelto come custode.
Nel suo cuore stava cominciando a scavarsi una crepa che, nel corso della pubertà, sarebbe divenuta incolmabile.
Aqua alzò gli occhi al cielo, elargendo un sorriso rassegnato. Aveva un piglio così materno verso Terra, al punto da sembrare pedante.
Brandirono i keyblade, improvvisando una piccola lotta. Il Maestro Eraqus, frattanto, li osservava silenziosamente e pensava “nulla di cui preoccuparsi” , rientrava tutto nei piani pomeridiani.
Lei giocava d’astuzia, ingannandolo con alcuni incantesimi che aveva imparato; lui cercava di puntare sulla forza fisica: ultimamente aveva messo su un bel po’ di muscoli.
Aqua lo rimbeccava dicendo che i vestiti gli stavano stretti; lui ripeteva che la forza di un maestro non stava nella sua forza, ma nel suo spirito. Allora lei si metteva a ridere.
Una sonora scivolata, con tanto di sferzata finale, concluse la lotta di Terra che si rimise subito in piedi e ripartì all’attacco: Aqua finse di perdere l’equilibrio e gli diede la vittoria.
“A quanto pare non ascolti i tuoi consigli…”
Terra gli porse la mano, intuendo tutto.
“E sarebbero?”
“Non mi avevi detto che la forza di un maestro non sta nella sua forza, ma nello spirito” disse, facendogli l’eco e sorridendo.
Terra chinò lo sguardo, dissimulando il disagio con un sorriso appena abbozzato, un po’ mesto.
“Errore di programmazione, capita a chiunque. Anche tu hai sbagliato…”
“Illuminami”
Le raccolse il keyblade e glielo porse nelle mani, stringendole.
“Sei una pessima attrice”
 
 
 
A sedici anni, Aqua ripeté la domanda: non capiva se era un meccanismo involontario o se il destino era stato così accurato da sceglierle le parole e i verbi da usare.
In ogni caso, erano sempre al punto di partenza.
“Perché vuoi diventare maestro?”
Era una notte stellata; ce n’erano talmente tante che il cielo non riusciva a sostenerle tutte e queste cadevano oltre la linea del mare nero. Lo sguardo di Terra si dischiuse ed elargì un sorriso mesto, come faceva di solito.
“Per farmi notare da te”
“Sono anni che non fai che tenermi accanto”
“Non nel modo in cui vorrei”
Le mani di Aqua si strinsero intorno a un folto ciuffo d’erba, che rinfrancava il vivido calore che si era innestato nel cuore ed era risalito fino al pomolo che si era annodato nella gola, bruciandola, fino ad arrivare alle gote, colorandole.
Distolse gli occhi dalle stelle inquisitorie, non trovando nemmeno il coraggio di affrontare Terra, che rideva. Amava sgraffignarle quel bel colore rosso che ravvivava le sue guance tranquille.
“Non posso crederci… Ci caschi sempre”
 
 
Di tutte le ombre, Aqua era la più fulgida
Quando gli occhi di Aqua vennero inghiottiti da quella coltre oscura le sembrò di essere stata divorata dai suoi stessi incubi, come se avessero estrapolato l’ultimo, enorme meandro dell’oscurità che albergava nei suoi reconditi peccati.
Spifferi malvagi soffiavano lascivamente sul suo collo, facendo solo presagire ciò che si stava manifestando realmente; con gli occhi della luce, Aqua non riusciva a vedere nulla.
“Non mi aspettavo di trovarti qui, Maestra Aqua”
Si girò, con il volto attraversato dai sussulti e intravedendo la personificazione dell’oscurità dei cuori: aveva lo stesso viso levigato e lo sguardo inquisitore e mesto; di diverso aveva solo i capelli e gli occhi screziati di giallo, al punto da sembrare quelli di un felino.
Suggestione malinconica, ecco cosa sentiva.
“Solo Aqua per te…”
“Oh… E cosa ho fatto per meritarmi quest’onore?” disse, con voce sottile, che fendeva gli sbuffi di pensieri come un coltello. Mieteva i sogni e gli incubi di Aqua, che rendeva onore alla sua moralità non fermandosi davanti all’oscurità, essendone una mera e fulgida ombra.
“Non dicevo a te, Xehanort…”
Chiuse gli occhi, saggiando una nuova oscurità: gli parve di intravedere nuovamente quel sorriso sornione che Terra sfoderava ogni volta che gli poneva quella domanda, divenuta quasi un mantra.
Terra era davanti a lei, che chiudeva gli occhi, oscurità nell’oscurità.
“Dicevi a me?”
Aqua annuì. Lui sorrise, mesto.
“Mi sembra sia venuta l’ora di darti una risposta”
“Potrei rispondere io per te… Ma sono anni che ho voglia di sentirla”
Terra sembrava un’anima purgante, di quelle che errano senza uno scopo preciso e che respirano il dolore nei lombi più reconditi, trasformando i limbi in labirinti senza freno e senza uscita.
Il cuore di Aqua combaciava perfettamente con il centro, cadendo perfettamente nel vuoto.
“E se non ce l’avessi?”
“Non credo l’avresti capito così tardi”
“Ebbene non ce l’ho”
Aqua rise e Terra la osservava, con piglio scettico.
“Sì che ce l’hai… Perché dovevi farti notare da me”
Risero entrambi di piacere ed entrambe le loro risa echeggiarono nei lombi oscuri dei sogni più belli, in cui le ombre più fulgide erano quelle di Terra e Aqua, dove non dovevano dar credito alla luce e all’oscurità, dove le contraddizioni erano lecite.
“Penso che Maestra Aqua suoni meglio…”
“Per te sarò sempre Aqua”
Non riuscì a spiegarsi come, ma si ritrovò annegata nella sua stessa perdizione, senza alcuna concezione del tempo e dello spazio.
Xehanort e Terra erano scomparsi.
L’ombra di Aqua rifulgeva della sua superstiziosa maledizione.
 
 
 
 
Ancora quando avevano otto anni… “Se diventerò maestro, ti proteggerò. E’ una promessa”
“E se diventassi io una maestra di keyblade”
“Sarai tu a proteggermi. Ma non te lo permetterò … Voglio essere io a vegliare sul tuo cuore”
 
 
 
 
 
   
 
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