Chiamami
Kakaroth
Vegeta si
sentiva in pace con se
stesso.
Era una
sensazione nuova per lui, quasi impalpabile, eppure la poteva
percepire, quella
serenità che mai avrebbe creduto di poter provare. Il furore
Saiyan che aveva
in petto si era finalmente placato, i rimpianti del passato erano stati
momentaneamente messi da parte.
Erano
passati
ormai due anni dall’ultimo Torneo Mondiale di Arti Marziali,
da quando aveva
dato sfogo a tutta la sua rabbia repressa permettendo a un folle mago
di liberare
la sua parte malvagia; lo spettacolare combattimento contro Kakaroth
era servito
ad appianare le loro divergenze, come solo fra due Saiyan
può avvenire. Ormai
provava rispetto per il suo rivale e aveva smesso di biasimarlo per
aver
rinnegato le sue origini.
Quella
mattina, il Principe si era svegliato all’alba con
l’intenzione di allenarsi;
eppure, in procinto di entrare nella camera gravitazionale, si era reso
conto
di non avere alcuna voglia di passare in quella sterile, bianca stanza
la sua intera
giornata. Non gli era mai capitato qualcosa di simile prima di allora,
ma aveva
deciso di non farci caso e di cercare un luogo idoneo per il suo
allenamento.
Dopo
aver sorvolato città e oceani, era giunto in una zona
montuosa dove aveva
scorto una piccola valle riparata fra due alte pareti rocciose e
circondata da
un boschetto di cipressi; soddisfatto della sua scelta, era atterrato
dolcemente sull’erba ancora bagnata di rugiada.
Stava
per iniziare con gli esercizi di riscaldamento, quando aveva notato un
laghetto
appartato presso l’imboccatura della valle,
all’ombra dei cipressi. Spinto
dalla stessa indefinibile emozione che l’aveva portato a
rinunciare alla camera
gravitazionale, si era spogliato per poi immergersi nella limpida e
cristallina
acqua di montagna. Un normale essere umano non si sarebbe mai tuffato
in
un’acqua così fredda; ma del resto, Vegeta era
tutto fuorché un normale essere
umano.
Galleggiando
dolcemente, mentre l’acqua lo lambiva trasmettendogli una
piacevole sensazione
di freschezza, il Principe aveva chiuso gli occhi e si era sentito come
purificato, lasciando scivolare lontano passato e futuro, godendosi
quel raro
momento di quiete e armonia.
Dopo
qualche tempo, molto lentamente, era emerso dall’acqua e si
era sdraiato
all’ombra di un albero, appoggiando la schiena contro il
tronco e assopendosi.
Ora Vegeta
si era appena risvegliato; il sole era ormai alto in cielo. Aveva
sognato di
pianeti sconosciuti, dalla natura cupa e lussureggiante; nessun
combattimento,
nessun incubo. Si concesse un fugace sorriso, non essendo ancora
abituato a
quella sensazione di pace interiore.
Rimase
lì fermo per un’altra ora; era ormai in procinto
di alzarsi, quando avvertì una
presenza familiare alle sue spalle.
-Vegeta…-
Si trattava
ovviamente di Kakaroth: del resto quelle erano le sue montagne, avrebbe
dovuto
aspettarselo. Stranamente però la sua presenza non lo
infastidiva, né riusciva
a scalfire la singolare armonia che lo pervadeva.
Il salvatore
del pianeta lo stava guardando con aria incuriosita:
-Vegeta,
cosa ci fai qui?-
-Mi
alleno.- rispose il
Principe, con un
guizzo d’ilarità negli occhi.
Goku
sorrise, sorpreso e compiaciuto per l’umore insolito di colui
che considerava
un amico.
-Sai,
Vegeta, qualche volta vengo anch’io qui a meditare. Che tu ci
creda o no,
ritengo che sia davvero un allenamento utile, per la mente e per lo
spirito.-
-Hmm.-
commentò
il suo interlocutore, lapidario come al solito, eppure senza quella
vena di
sarcasmo che di solito lo caratterizzava nelle sue conversazioni con
Kakaroth.
Era un dettaglio quasi impercettibile, eppure entrambi se ne accorsero,
e ne
rimasero sorpresi.
Dopo un
momento di riflessione Goku si sedette al suo fianco, contemplando il
cielo
insieme a lui, che di nuovo si sorprese di non essere infastidito da
quella che
normalmente avrebbe considerato una grave invasione del suo spazio
personale.
Rimasero
così per qualche minuto, finché Goku non ruppe il
silenzio: -Ormai è da molto
che non combattiamo…mi mancano i nostri scontri, sai?
Dovremmo allenarci insieme
qualche volta.-
-Forse
hai ragione…ma non oggi. Oggi…non ho voglia di
combattere.- rispose Vegeta,
esitando nel dare ragione al suo rivale e nell’affermare
qualcosa di tanto
insolito per lui.
Goku lo
osservò per qualche secondo e poi gli sorrise.
-Sei
cambiato, Vegeta.-
Questo
scrollò le spalle.
-Può
darsi.-
Dopo
qualche altro minuto di silenzio, Goku si alzò in piedi.
-Ora
devo proprio andare al fiume a pescare qualcosa per
pranzo…altrimenti chi la
sente poi Chichi!- esclamò –Mi accompagni, Vegeta?-
-Puoi
scordartelo.- rispose il Principe, con aria vagamente divertita
–Non sono
cambiato così tanto.-
-Hehe,
già; forse ho un po’ esagerato…- disse
Goku, leggermente imbarazzato –In ogni
caso ricorda quello che ti ho detto prima…aspetto con ansia
il nostro prossimo
confronto.-
Vegeta
gli rivolse qualcosa che assomigliava in modo sospetto a una
contrazione in su
degli angoli della bocca…un minuscolo accenno di sorriso.
-Puoi
contarci. Allora ci si vede, Ka…- qui
si
fermò, con aria pensosa. Il suo interlocutore gli
gettò un’occhiata
incuriosita, chiedendosi come mai si fosse interrotto.
Vegeta
esitò per qualche istante e poi riprese: -Allora ci si
vede…Goku.-
Quest’ultimo
lo guardò incredulo. Era già capitato che il
Principe dei Saiyan si rivolgesse
a lui con il suo nome terrestre, ma mai con
questa…premeditazione. Se da un
lato la cosa gli dava una grande gioia, dall’altro…
-Come mi
hai chiamato?-
-Goku.
Mi sembrava di aver capito che fosse il tuo nome da
terrestre…mi sbaglio
forse?- replicò Vegeta ironico.
Goku
rifletté per qualche tempo, e poi rispose, con tono lento e
pacato:
-
Vegeta…non
sai che piacere mi faccia sentirti pronunciare questo nome. Significa
che hai
capito chi sono e che hai cominciato ad accettarmi.
Eppure…per favore, continua
a chiamarmi Kakaroth. So che può sembrarti strano, ma
sebbene all’inizio non
potessi sopportarlo, col tempo mi sono abituato a questo appellativo.
Non
perché si tratta del mio nome Saiyan... ma perché
mi evoca adrenalina,
battaglie e mi ricorda ciò che abbiamo passato insieme. Se
qualcun altro mi
chiamasse così mi arrabbierei, ma con te è
diverso…in fondo condividiamo lo
stesso destino, siamo gli unici due superstiti della razza Saiyan e ci
siamo
costruiti una nuova vita qui sulla Terra. Sei stato il mio avversario
migliore,
l’unico che abbia saputo sempre tenere il passo con me e
mettermi in difficoltà
anche quando credevo di essere diventato invincibile…per
questo devi continuare
a chiamarmi Kakaroth, finché continueremo a combattere
insieme. –
Vegeta
rimase
colpito dalle sue parole velate di malinconia, sebbene non lo diede a
vedere.
Rivolse al rivale il suo solito sorriso beffardo, nei suoi occhi ardeva
nuovamente il fuoco Saiyan. Vi era però anche una nuova,
indefinibile
sfumatura, come di comprensione.
-Come
preferisci…Kakaroth. Ma
non credere
di passarla liscia la prossima volta che ci scontreremo…ho
un paio di nuovi
assi nella manica. Faresti meglio a stare in guardia.-
Goku
replicò, nello stesso tono e con lo stesso sguardo: -Puoi
scommetterci! Ora
devo andare. Data e luogo li decideremo in seguito…non vedo
l’ora di battermi
con te!-
-Allora
ci si vede…Kakaroth.- disse Vegeta per la terza volta.
I due
Saiyan si voltarono e ognuno andò per la sua strada,
riflettendo su ciò che era
appena stato detto.
Diretto
verso casa, Vegeta sorrideva fra sé.
“Questa
volta sarò io il vincitore, Kakaroth…te lo posso
assicurare. Ma oggi non mi
allenerò. Questa strana pace che mi pervade…penso
che dovrei passare la
giornata con la mia famiglia. Solo per oggi, non sarò un
Principe, ma un padre.
Per quanto riguarda quella valle…sicuramente ci
tornerò. Grazie a questa
serenità riuscirò a oltrepassare il mio limite e
a raggiungere il tuo livello, per poi superarlo…”
Quella
notte, Vegeta sognò.
Salve
a tutti…questa è la prima storia che pubblico,
spero che vi sia piaciuta. Ho
cercato di rendere al meglio questi due personaggi per come li vedo io.
Voi che
ne dite?