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Autore: ItsLaylaHere    15/11/2012    1 recensioni
[Warehouse 13]
Con due artefatti localizzati in giro per il mondo, Artie manda Myka ed Helena a Londra, mentre Pete e Claudia volano fino a Tokyo.
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Pete?-.
-Myka?-.
-Cos'è successo?-.
-Uh? Ah, nulla, un vaso è caduto-.
-Caduto?-.
-Sì, sai, forse l'ho sfiorato..-.
-Claudia dovrebbe inventare qualcosa per farti star fermo.. Good morning, by the way-.
-HG- Pete la guardò male -buongiorno-.
-Buongiorno Helena!-.
-Myka, cara- sorrise.
-Proprio bello svegliarsi con il tuo fracasso-.
-Mi scusi signorina Bering se l'ho disturbata!- Pete urlò.
-Potevi stare più attento!-.
-Hey, hey, hey ragazzi! Calmi!-.
-Ciao Artie- gli risposero i due in coro osservandolo mentre scendeva le scale. Helena, intanto, stava cercando di trattenere a stento una risata.
-Venite, ho due nuove missioni per voi-.
Una volta tutti riuniti al tavolo in sala, ascoltarono attentamente Artie in uno strano religioso silenzio.
-Pete, Claudia: voi andrete in Giappone, a Tokyo, per scovare un artefatto che fa impallidire le persone-.
-Noi? Impallidire?-.
-Sì Pete. Ultimamente non vai d'accordo con Myka e questo potrebbe creare ripercussioni, poi con Claudia ti divertirai-.
-Voi due, Myka e HG, andrete a Londra. Non so di preciso cosa sta accadendo, ma c'è qualcosa di strano in città-. Le due si guardarono.
-Artie, ma non hai sbagliato? Voi mandare veramente me e Helena insieme?-.
-Certo, lei conosce molto bene Londra e potrebbe esserti d'aiuto-.
Fu così che, subito dopo aver fatto colazione, le due coppie si avviarono all'aeroporto per raggiungere nuove avventure.
 
In aereo nessuno sembrava accorgersi di Myka ed Helena. Le due stavano discutendo a bassa voce sul possibile artefatto, cercando di capire le cause avanzando le più strane ipotesi. Non conoscevano le conseguenze, quindi non era facile arrivare già ad una conclusione.
-Myka?-.
-Sì?-.
-Non andiamo in qualche albergo, ti prego- sospirò la mora -vorrei trascorrere le giornate nella mia vecchia casa. So che non ci sono più visite guidate, quindi potremo stare in pace-.
-Oh..-.
-Beh, se non vuoi non importa-.
-Tranquilla, per me va bene. Mi piacerà- sorrise.
-Ho più stanze, dormiremo separate, compreremo qualcosa da mangiare e ti mostrerò la mia collezione di libri, ovviamente con i manoscritti originali delle mie storie-. Lo sguardo di Myka s'illuminò. Sorrisero.
-E' cambiata molto Londra dal tuo tempo?-.
-Da quel che ricordo da quei pochi giorni trascorsi là qualche anno fa, hanno enormemente ingrandito la rete di strade, quasi mi ero persa. Per arrivare da me, o al museo che hanno fatto, ho dovuto chiedere ai passanti, come se fossi un'estranea. Invece Londra è dentro di me, almeno lo era. La conoscevo talmente bene, anche per il Warehouse, che sapevo orientarmi perfettamente pure nei vicoli più bui ed isolati, mentre ora.. ora è tutto diverso: hanno costruito edifici enormi dappertutto, le auto sfrecciano ad alta velocità, le carrozze trainate da cavalli erano silenziose in confronto alle vetture. Stanno costruendo sempre più fabbriche che inquinano tutti i fiumi ed i mari, c'è chi muore per questo-.
-Ti capisco, hai tutte le ragioni per dire ciò, ma non posso cambiare il mondo. Non posso modificare l'intera storia dell'umanità fino a farci regredire di secoli, nemmeno con la macchina del tempo- sussurrò.
-Lo so, purtroppo. Conosco tutti gli aspetti negativi di un viaggio nel tempo, non si può cambiare il futuro e tanto meno il passato-.
La casa di Helena era splendida per Myka, che aveva trascorso ore a sfogliare i numerosissimi libri della piccola biblioteca della partner. Subito la mora, invece, si era messa all'opera per rendere il posto più abitabile, sistemando letto, salotto, bagno e cucina. In un pomeriggio, entrambe riuscirono nella loro impresa: Myka nel leggere il più possibile, Helena nel pulire.

 

 

-Wow! Quando Artie ci ha detto che queste persone impallidivano non pensavo diventassero bianche!- Claudia guardo male Pete -..cosa? Davvero, sono vive?-.
-Non sei simpatico Pete-.
-Scusa, cercavo di sdrammatizzare!-.
-Dunque.. quattro geishe sono impallidite improvvisamente. Non è che usano qualche trucco?-.
-Non c'è nulla del genere-.
-Possiamo escludere i trucchi- sospirò -Claudia fai qualche ricerca?-.
-Agli ordini!-.
La ragazza scoprì in qualche secondo che il bianco, nella cultura orientale, era simbolo di di una nuova vita e di morte: anche la morte era un nuovo inizio
nell'aldilà.
-Hey Pete-.
-Sì?-.
-Ma le geishe non indossano sempre un trucco bianco?- lui annuì -e se ci fosse qualche artefatto all'interno, che ne so, del tempio?-.
-Wohohoo!-.
 

 

 

-Ho letto bene il fascicolo del caso. C'è gente che afferma di vedere strani insetti che nessun altro vede-.
-Non fai colazione?-.
-Certo.. hai preparato tutto tu?-.
-Sì, ai miei tempi non servivano i fornelli per cucinare qualcosa, quindi mi sono data da fare.. ah, non ti ho svegliata, mi avresti odiato- sorrise Helena.
Myka, intanto, divorò tutto.
-Quindi dobbiamo cercare un artefatto che crea delle allucinazioni? Fantastico, potrebbe essere qualsiasi cosa-.
-Usciamo e lo scopriremo- sorrise l'inglese.
Pioveva, come sempre a Londra. Le macchine sfrecciavano velocemente per le strade e a terra si stavano formando enormi pozzanghere. La nebbia stava calando e permetteva di vedere in un raggio di qualche metro. Una meravigliosa giornata per cercare artefatti, insomma.
Helena e Myka si fermarono sul ciglio della strada a decidere dove andare quando una macchina passò davanti a loro e le bagnò dalla testa ai piedi, facendole imprecare.
-Tieni, ti scalderà- Myka passò la propria giacca alla compagna.
-No, davvero, serve a te-.
-Tranquilla- sorrise, mentre le poggiò la giacca sulle spalle.
Arrivate all'ospedale, si informarono sui due casi di visioni. Un paziente, Johnny Bruce, affermò di aver visto dei ragni giganti racchiusi in palle che sembravano di seta rincorrerlo, per poi schiudersi e avvicinarsi sempre di più; poi, quando un'infermiera che passava per caso lo aveva soccorso, più nulla: tutto svanì.
Allo stesso modo, Jane Miller riferì di essere inseguita da alcune formiche più grandi del solito, come se fossero grandi qualche centimetro.
-Scusi, di quanto saranno state più o meno?-.
-Quattro o cinque centimetri.. torneranno?-.
-No, non si preoccupi- la tranquillizzò HG -Myka, credo di aver capito di cosa parlano i due, so cos'è l'artefatto-. La riccia la fissò incredula.
Uscirono di corsa mentre Helena ricordò a Myka le sue storie, più specificamente “La valle dei ragni” e “L'impero delle formiche”. Capì subito: si stavano manifestando alcuni racconti di Wells.
-Non voglio immaginare quale sarà il prossimo-.
-Dobbiamo agire subito, chiamo Leena-.
Myka prese il Farnsworth per contattare il Warehouse e trovo la proprietaria del Bed&Breakfast.
-Hey Leena, hai tempo?-.
-Certo, dimmi tutto!-.
-Dovresti cercare qualche possibile artefatto di Charles Wells di cui non si sa dove si trova ora, magari è stato rubato-.
-Certo, mi ci vorrà un po', però. Vi richiamo più tardi, ciao!- chiusero il comunicatore.
-Che si fa ora?-.
-Nulla, si torna a casa-.
Una volta dentro, si federo una doccia e si cambiarono, erano inzuppate. Presero ciascuna un libro e si sedettero sul divano in salotto, con le gambe avvolte dalla stessa coperta. Erano così simili: entrambe amavano la letteratura, una ispiratrice del fratello, noto scrittore; l'altra figlia dei proprietari di una libreria, nata e vissuta fra i libri.
-Sai, Myka, ricordo bene mio fratello- sospirò -era sempre qua, su questo divano, ad intrattenersi con numerose dame, nonostante fosse anche sposato. Non lo sopportavo, era così preso dalla loro sensualità che si dimenticava tutto e tutti, mi disgustava, così mi rintanavo in camera o andavo al Warehouse e mi sfogavo. Scrivevo molto, amavo scrivere e lo amo tuttora, e lui ha usato le mie idee per le sue storie. Ma tu.. tu, Myka, sei stata il raggio di sole nella triste giornata, ti vedo seduta qua e m'illumino di una luce che solo tu mi dai. Tu sei diversa, mi migliori, veramente, un grazie è poco. Ti devo la vita, non sarei qua se non fosse per te- le scese una lacrima.
Myka, allora, le prese il viso fra le mani e le asciugò la lacrima con il pollice, ma non riusci a trattenere le lacrime, che ormai sgorgavano copiosamente. Il loro sguardo si incrociò, velato dal pianto. In quel momento si avvicinarono sempre di più, si strinsero e si baciarono. Le loro labbra, umide e morbide, s'incontrarono più volte, mentre si stringevano.
 
-So cos'è l'artefatto! Ho saputo che tutte le geishe hanno indossato uno stesso kimono, solo loro l'hanno fatto, in un'occasione speciale. Ci siamo Pete!- saltellò Claudia.
I due corsero al tempio.
Là, si fecero strada tra il labirinto di corridoi per trovare il capo d'abbigliamento maledetto.
-Quel kimono appartenne ad una geisha speciale, che morì all'età di centodue anni, Haru Sato, o Asaji. La morte! Il bianco! Capisci?-.
-E il trucco!-.
-Esatto Pete!- ansimò Claudia, poco prima di fermarsi alla teca in cui era riposto l'artefatto.
-Allontanati, rompo il vetro.
In un attimo, i frammenti della lastra protettiva schizzarono dappertutto.
Claudia infilò i guanti viola e, preso con cautela il kimono, lo gettò nel liquido neutralizzatore.
-Anche questa è fatta!- batterono il cinque e, furtivamente, lasciarono il posto.
 
Il rumore del Farnsworth svegliò Myka.
-Leena?-.
-Myka! Tutto bene?-.
-Sì, tranquilla- sorrise -hai informazioni?-.
-Sì: ho trovato solo una boccetta di inchiostro di Charles Wells, andata perduta e ora posseduta da un'entomologa di Londra, una certa Mary Fair- le diede l'indirizzo della donna.
-Helena, sveglia, dai- la scosse leggermente la castana.
-Myka?-.
-Andiamo, so tutto-.
Entrambe si prepararono in fretta e uscirono di casa. Arrivate dalla dottoressa, non si fecero problemi ad entrare: spararono alla serratura ed aprirono la porta. Si trovarono Mary davanti, con la boccetta su una mano, una piuma d'oca sull'altra ed un foglio sul tavolo.
-Mary ferma! Sappiamo quello che stai per fare, ti consiglio di non farlo!-.
-E voi chi siete?-.
-Agente Bering, servizi segreti; lei è l'agente Wells- le mostrarono il distintivo.
-Che ci fate qui?-.
-Vogliamo la boccetta, andrà tutto bene!-.
-No, mai!- iniziò a scrivere sul foglio e lo consegnò a Myka, la quale, curiosa, lesse. Subito apparvero strani insetti, erano enormi e la inseguivano.
-Fermi, state lontani, sono armata!- urlò contro il nulla.
-MYKA!- urlò Helena.
L'entomologa rise malvagiamente.
-Non mi fermerete!- continuò a ridere.
Fu tutto istantaneo: HG prese la tesla e stordì la dottoressa, in un attimo riuscì a prendere la boccetta di inchiostro appartenuta al fratello e la neutralizzò.
Myka si riprese, stordita, e si rese conto che le immagini erano pura immaginazione.
-E così, abbiamo vinto noi- sospirò sollevata la mora.
-Già-.
-Wells&Bering: solving puzzles, saving the day!-.
-Bering&Wells!- risero e se ne andarono.

 

   
 
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