Capitolo I
-Sam. Stravaccata su una rossa poltrona di pelle. Tv
accesa. Sguardo fisso su un giornale della settimana scorsa.I pensieri
scorrevano veloci nella mente di Sam. Il magone nello
stomaco,l’odio,il rancore e il desiderio di trovare la morte. Queste erano le
sensazioni che si intrecciavano e si facevano strada
nella mente di Sam. Diciassettenne. Troppo piccola per quella vita. Troppo
grande per sopportare ancora. Buona famiglia,studentessa,ragazza con discreto successo e tanti amici.
Questa era Sam. O comunque una parte di lei,quella che
viaggiava alla luce del sole. Ce n’era un’altra,di
persona che viveva in quel corpo. Il suo alter ego. Sam. Che
quotidianamente sopportava litigi e urla. Che
quotidianamente sopportava schiaffi. Che coltivava il
suo odio. Che in un angolo si leccava le ferite
cercando il coraggio e il momento di fuggire.
Pensava e ad un tratto i suo occhi
la riportano alla realtà,su quel giornale rotto e ormai inutile. "O magari
no"si disse,notando un articolo. Lesse di un gruppo
locale. E di un concerto. Era troppo tempo che non
faceva qualcosa di diverso. Qualcosa che non fosse stare
buttata su una panchina in quella piazzetta. Decise. Alzò la cornetta e
chiamò Vic.Vic,la parte razionale di Sam.
Inseparabili. Legate dallo stesso vuoto nel cuore. Il telefono squillò cinque volte prima che una voce stordita
rispondesse."Vic?"
"Cazzo Sam , dormivo porca
puttana!"
"Certo,all’una di pomeriggio…
Senti Vic,che fai stasera vieni in piazzetta,no?devo farti vedere una cosa!"
"Mi hai chiamata per questo?e’ ovvio che vengo,cazzo"
"Amica,sei troppo
scurrile…"disse ridendo."ci vediamo stasera!". Chiuse il telefono.
Sam andò in camera sua a cambiarsi. Era una stanza che
aveva poco di suo. Era molto fredda. Sopra al letto in
ferro battuto,c’era qualche foto di lei quand’era piccola. Un grande armadio di
ciliegio,una scrivania grande e scura piena di libri
di suo padre. Lei non aveva mai osato toccarli. Aprì il grande armadio e tirò
fuori una vecchia felpa nera. La mise sopra alla sua maglietta di cotone. Pensò
che fuori da quella casa faceva freddo. Si infilò
gli anfibi e il suo chiodo con gesti veloci ma sicuri poi,si diresse verso la
cucina.
Cominciò a sentire chiaramente le parole di grida che
prima riusciva solo a percepire.
"Stronzo,non fai un cazzo in
questa casa. I tuoi figli ti odiano. Tutti ti odiamo.."
"Non permetterti mai più a parlarmi così!" sordo
rumore di una mano che colpiva la guancia o forse lo stomaco,di
una donna bassina dagli occhi tristi e profondi.
Sam non riusciva a sopportare. Non poteva. Attraversò
frettolosamente la cucina con tutta la sicurezza che poté sfoggiare. Tuttavia fu tradita dalle sue gambe che impaurite tremavano
al suono di quello schiaffo e al ricordo di recenti ferite. Afferrando un succo
di frutta uscì cercando invano di trattenere lacrime e odio.
Andò alla fermata del bus. In realtà la piazzetta dove
passava quasi tutto il suo tempo era molto vicina alla
sua casa. Ma lei amava prendere il bus. Amava
aspettarlo e fingere di essere un’adolescente ansiosa in ritardo al suo primo
appuntamento. Amava salire sul pullman e sedersi sorridendo come se stesse per
raggiungere il luogo dei suoi sogni. E sul bus era decisamente
tutto più facile. Poteva riservare energie fisiche,poteva
pensare e poteva con abilità frugare e rubare nelle tasche delle vecchiette. Di
solito non trovava più di qualche caramella o fazzoletti. Ma a volte,trovava qualche moneta che infilava con cura nel suo
salvadanaio a forma di mucca. Era quasi un rito sacro,quello
di mettere i soldi perché quella mucca,era il suo unico modo per poter
fuggire,un giorno,da quel posto.
Scese dal bus e camminò. Intravide la piazzetta e alcuni
dei suoi amici. David. Diciottenne. Era una persona piuttosto tranquilla. Aveva
lasciato la scuola a quindici e lavorava in un'officina. Il cugino si suicidò quando lui aveva solo tredici anni e da allora per
lui cambiò tutto;Jim,fidanzato con Erica. Sam li conobbe che erano gia'
fidanzati. Jim aveva parecchi problemi. Era intelligente ma in qualche modo si
metteva sempre nei casini. Andava a scuola ma aveva grosse difficoltà a leggere;Erica,fidanzata di Jim. Vita apparentemente tranquilla.
Viveva con la nonna perché odiava la madre e a soli nove anni scappò di casa.
Quella piazzetta era veramente molto piccola. Larga
quanto un marciapiede;attraverso delle scale portava
ad una Chiesa.
Salutò tutti sorridendo. Sam sorrideva sempre davanti
agli amici. David le passò una canna.
"Avete visto Vic?"
"è andata con Markus a fare colletta.."
"Ah...e Markus...come sta..?"disse
Sam abbassando lo sguardo.
Gli amici scrollarono le spalle. Come poteva stare,Markus.
Markus.Sam pensava che occhi
azzurri come i suoi non meritavano di essere così tristi e anche la sua
bocca,non meritava di sorridere così raramente.
Dopo aver tirato su soldi a sufficienza,Vic
accompagnò Markus a comprarsi l'eroina. Era proprio ridotto male. Ma cosa
potevano farci,loro?Cosa se non stare a guardare e
aspettare il giorno in cui l'eroina lo avrebbe ucciso...?
Gli volevano tutti un bene
indescrivibile. Era il più grande e anche il piu' in gamba,da un certo punto di vista. Era una persona che il
significato della vita l'aveva capito. Sicuramente era stato il migliore amico
di Sam. Era stato,perché adesso non era piu' in grado
di essere molto eccetto che un tossico.
Quando Vic e Markus tornarono,Sam
si avvicinò e li salutò. Nonostante l'espressione apatica sul volto del ragazzo,gli occhi dimostravano felicità e gioia.
Vic e Sam si baciarono sulla guancia poi Sam prese il
foglio che aveva strappato da quel vecchio giornale.
"Leggi Vic!"
"Chi sono?"
"boh...so solo che sono un gruppo abbastanza famoso a Londra e fanno una
specie di tour"
"vuoi andarci?"
"per cambiare un po'...venite anche voi?"disse
agli altri.
"dai un po' qui....aspetta,si
chiamano....No future"
"li conosci Jim?"
" ne ho sentito parlare."
" Erica a te va di andare? "
" Cazzo si , mi sono rotta il
culo a furia di stare seduta su questo gradino..!!"
Fu deciso.
Sam avrebbe portato l’alcool. Jim la droga.
Il concerto era tra due giorni. Meglio così;Sam non aveva nulla da fare.
Quella sera passò veloce.
Veloce come un treno in corsa che cercava di raggiungere
un luogo inesistente.
Un luogo che presto avrebbero creato loro.
Amavano starsene stesi,uno
accanto all’altro sul marmo gelido dei gradini della Chiesa.
Amavano starsene appiccicati mentre il vento gelido di
Londra soffiava sulle loro nuche.
Amavano starsene così,insieme a
parlare.
Parole senza senso.
Discorsi che a volte,ti facevano
chiedere"ma che cosa volevi dire?"
Si volevano bene,nel gruppo
Non era il solito gruppo di tossici disadattati.
Avevano tutti nel cuore qualcosa che li rendeva grandi.
Ma loro non lo seppero mai.
Quando Sam aprì gli occhi,una
luce appena percepibile invadeva la sua stanza.
Le piaceva il momento esatto in cui apriva gli occhi e
non si rendeva conto di dove si trovava. Spalancò le palpebre e prese in mano
la sveglia.
7.50
"Cazzo,è tardi.." disse a
bassa voce.
Con la solita dimestichezza e velocità,si
vestì,bevve un caffè amaro e uscì di casa.
Lunedì mattina. Non c’erano giorni peggiori della
domenica e del lunedì. Durante le ore di lezione Sam non prestò attenzione a
quello che i professori dicevano. Non prestò attenzione neanche ai compagni.
Dormiva dolcemente sul suo banco. Non aveva un ruolo particolarmente importante
all’interno della sua classe ma c’era ugualmente chi in qualche modo teneva a
lei. Una persona in particolare sembrava essere il suo angelo custode
scolastico,una ragazza occhialuta con le lentiggini e
un naso perfetto. Sam provava disprezzo per questa ragazza. Lei non aveva
bisogno di essere salvata,voleva solo starsene per i
cazzi suoi. Ma a Pilar questo non importava. Lei amava
solo osservare il volto noncurante di Sam,osservare le
labbra che giocavano con il suo piercing e guardarle i capelli che le cadevano
morbidi sulla spalla.
Il suono metallico della campanella la fece sussultare ma
l’istante dopo richiuse gli occhi per un momento per poi alzarsi con molta
tranquillità.
Stava per uscire dalla classe quando una voce le disse:
" li vuoi gli appunti della lezione? "
Il suo angelo custode.
"Saprò farne a meno,Pilar"rispose
affrettando leggermente il passo.
Mercoledì pomeriggio,Sam e gli
altri dovevano incontrarsi in piazzetta per poi andare insieme al concerto.
Prima però Sam andò a casa di Vic. I genitori non c’erano
mai e si poteva stare tranquilli.
Prima di indossare definitivamente il vestito che le
avrebbe accompagnate per tutta la serata,si
atteggiarono davanti allo specchio imitando vip,amici e nemici. Ridevano
guardando la loro immagine riflessa. Non volevano in alcun modo spezzare
l’incantesimo. Poi finalmente si vestirono.
Si guardarono allo specchio. Verdetto finale.
"Come potremmo definirci…..
mmmhh…. Eccentriche??"
"Si esatto. Eccentriche…Puttane eccentriche" disse Sam ridendo forte.
Solita matita nera sugli occhi. Uscirono di casa.
Arrivate in piazzetta trovarono già
tutti lì ad aspettarle. In effetti erano in ritardo.
"Finalmente !! Ehi Sam,hai portato
da bere?"disse Jim.
Sam rispose estraendo dal suo zaino del vino rosso. Ne
bevve un sorso e poi lo passò.
Il posto in cui doveva esibirsi il gruppo
non era lontano,decisero di incamminarsi subito e lasciare che emozioni chimiche arrivassero al momento giusto.