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Autore: Eternity    29/06/2004    1 recensioni
Questa fic parla di disagi sociali e di problemi che qualunque adolescente puo' riscontrare nella vita.Non sono da prendere come esempio gli atteggiamenti dei personaggi ma piuttosto si puo' ricavare una morale e imparare qualcosa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo I

Capitolo I

-Sam. Stravaccata su una rossa poltrona di pelle. Tv accesa. Sguardo fisso su un giornale della settimana scorsa.I pensieri scorrevano veloci nella mente di Sam. Il magone nello stomaco,l’odio,il rancore e il desiderio di trovare la morte. Queste erano le sensazioni che si intrecciavano e si facevano strada nella mente di Sam. Diciassettenne. Troppo piccola per quella vita. Troppo grande per sopportare ancora. Buona famiglia,studentessa,ragazza con discreto successo e tanti amici. Questa era Sam. O comunque una parte di lei,quella che viaggiava alla luce del sole. Ce n’era un’altra,di persona che viveva in quel corpo. Il suo alter ego. Sam. Che quotidianamente sopportava litigi e urla. Che quotidianamente sopportava schiaffi. Che coltivava il suo odio. Che in un angolo si leccava le ferite cercando il coraggio e il momento di fuggire.

Pensava e ad un tratto i suo occhi la riportano alla realtà,su quel giornale rotto e ormai inutile. "O magari no"si disse,notando un articolo. Lesse di un gruppo locale. E di un concerto. Era troppo tempo che non faceva qualcosa di diverso. Qualcosa che non fosse stare buttata su una panchina in quella piazzetta. Decise. Alzò la cornetta e chiamò Vic.Vic,la parte razionale di Sam. Inseparabili. Legate dallo stesso vuoto nel cuore. Il telefono squillò cinque volte prima che una voce stordita rispondesse."Vic?"

"Cazzo Sam , dormivo porca puttana!"

"Certo,all’una di pomeriggio… Senti Vic,che fai stasera vieni in piazzetta,no?devo farti vedere una cosa!"

"Mi hai chiamata per questo?e’ ovvio che vengo,cazzo"

"Amica,sei troppo scurrile…"disse ridendo."ci vediamo stasera!". Chiuse il telefono.

Sam andò in camera sua a cambiarsi. Era una stanza che aveva poco di suo. Era molto fredda. Sopra al letto in ferro battuto,c’era qualche foto di lei quand’era piccola. Un grande armadio di ciliegio,una scrivania grande e scura piena di libri di suo padre. Lei non aveva mai osato toccarli. Aprì il grande armadio e tirò fuori una vecchia felpa nera. La mise sopra alla sua maglietta di cotone. Pensò che fuori da quella casa  faceva freddo. Si infilò gli anfibi e il suo chiodo con gesti veloci ma sicuri poi,si diresse verso la cucina.

Cominciò a sentire chiaramente le parole di grida che prima riusciva solo a percepire.

"Stronzo,non fai un cazzo in questa casa. I tuoi figli ti odiano. Tutti ti odiamo.."

"Non permetterti mai più a parlarmi così!" sordo rumore di una mano che colpiva la guancia o forse lo stomaco,di una donna bassina dagli occhi tristi e profondi.

Sam non riusciva a sopportare. Non poteva. Attraversò frettolosamente la cucina con tutta la sicurezza che poté sfoggiare. Tuttavia fu tradita dalle sue gambe che impaurite tremavano al suono di quello schiaffo e al ricordo di recenti ferite. Afferrando un succo di frutta uscì cercando invano di trattenere lacrime e odio.

Andò alla fermata del bus. In realtà la piazzetta dove passava quasi tutto il suo tempo era molto vicina alla sua casa. Ma lei amava prendere il bus. Amava aspettarlo e fingere di essere un’adolescente ansiosa in ritardo al suo primo appuntamento. Amava salire sul pullman e sedersi sorridendo come se stesse per raggiungere il luogo dei suoi sogni. E sul bus era decisamente tutto più facile. Poteva riservare energie fisiche,poteva pensare e poteva con abilità frugare e rubare nelle tasche delle vecchiette. Di solito non trovava più di qualche caramella o fazzoletti. Ma a volte,trovava qualche moneta che infilava con cura nel suo salvadanaio a forma di mucca. Era quasi un rito sacro,quello di mettere i soldi perché quella mucca,era il suo unico modo per poter fuggire,un giorno,da quel posto.

Scese dal bus e camminò. Intravide la piazzetta e alcuni dei suoi amici. David. Diciottenne. Era una persona piuttosto tranquilla. Aveva lasciato la scuola a quindici e lavorava in un'officina. Il cugino si suicidò quando lui aveva solo tredici anni e da allora per lui cambiò tutto;Jim,fidanzato con Erica. Sam li conobbe che erano gia' fidanzati. Jim aveva parecchi problemi. Era intelligente ma in qualche modo si metteva sempre nei casini. Andava a scuola ma aveva grosse difficoltà a leggere;Erica,fidanzata di Jim. Vita apparentemente tranquilla. Viveva con la nonna perché odiava la madre e a soli nove anni scappò di casa.

Quella piazzetta era veramente molto piccola. Larga quanto un marciapiede;attraverso delle scale portava ad una Chiesa.

Salutò tutti sorridendo. Sam sorrideva sempre davanti agli amici. David le passò una canna.

"Avete visto Vic?"

"è andata con Markus a fare colletta.."

"Ah...e Markus...come sta..?"disse Sam abbassando lo sguardo.

Gli amici scrollarono le spalle. Come poteva stare,Markus.

Markus.Sam pensava che occhi azzurri come i suoi non meritavano di essere così tristi e anche la sua bocca,non meritava di sorridere così raramente.

Dopo aver tirato su soldi a sufficienza,Vic accompagnò Markus a comprarsi l'eroina. Era proprio ridotto male. Ma cosa potevano farci,loro?Cosa se non stare a guardare e aspettare il giorno in cui l'eroina lo avrebbe ucciso...?

Gli volevano tutti un bene indescrivibile. Era il più grande e anche il piu' in gamba,da un certo punto di vista. Era una persona che il significato della vita l'aveva capito. Sicuramente era stato il migliore amico di Sam. Era stato,perché adesso non era piu' in grado di essere molto eccetto che un tossico.

Quando Vic e Markus tornarono,Sam si avvicinò e li salutò. Nonostante l'espressione apatica sul volto del ragazzo,gli occhi dimostravano felicità e gioia.

Vic e Sam si baciarono sulla guancia poi Sam prese il foglio che aveva strappato da quel vecchio giornale.

"Leggi Vic!"

"Chi sono?"
"boh...so solo che sono un gruppo abbastanza famoso a Londra e fanno una specie di tour"

"vuoi andarci?"
"per cambiare un po'...venite anche voi?"disse agli altri.

"dai un po' qui....aspetta,si chiamano....No future"

"li conosci Jim?"

" ne ho sentito parlare."

" Erica a te va di andare? "

" Cazzo si , mi sono rotta il culo a furia di stare seduta su questo gradino..!!"

Fu deciso.

Sam avrebbe portato l’alcool. Jim la droga.

Il concerto era tra due giorni. Meglio così;Sam non aveva nulla da fare.

Quella sera passò veloce.

Veloce come un treno in corsa che cercava di raggiungere un luogo inesistente.

Un luogo che presto avrebbero creato loro.

Amavano starsene stesi,uno accanto all’altro sul marmo gelido dei gradini della Chiesa.

Amavano starsene appiccicati mentre il vento gelido di Londra soffiava sulle loro nuche.

Amavano starsene così,insieme a parlare.

Parole senza senso.

Discorsi che a volte,ti facevano chiedere"ma che cosa volevi dire?"

Si volevano bene,nel gruppo

Non era il solito gruppo di tossici disadattati.

Avevano tutti nel cuore qualcosa che li rendeva grandi.

Ma loro non lo seppero mai.

 

 

 

 

Quando Sam aprì gli occhi,una luce appena percepibile invadeva la sua stanza.

Le piaceva il momento esatto in cui apriva gli occhi e non si rendeva conto di dove si trovava. Spalancò le palpebre e prese in mano la sveglia.

7.50

"Cazzo,è tardi.." disse a bassa voce.

Con la solita dimestichezza e velocità,si vestì,bevve un caffè amaro e uscì di casa.

Lunedì mattina. Non c’erano giorni peggiori della domenica e del lunedì. Durante le ore di lezione Sam non prestò attenzione a quello che i professori dicevano. Non prestò attenzione neanche ai compagni. Dormiva dolcemente sul suo banco. Non aveva un ruolo particolarmente importante all’interno della sua classe ma c’era ugualmente chi in qualche modo teneva a lei. Una persona in particolare sembrava essere il suo angelo custode scolastico,una ragazza occhialuta con le lentiggini e un naso perfetto. Sam provava disprezzo per questa ragazza. Lei non aveva bisogno di essere salvata,voleva solo starsene per i cazzi suoi. Ma a Pilar questo non importava. Lei amava solo osservare il volto noncurante di Sam,osservare le labbra che giocavano con il suo piercing e guardarle i capelli che le cadevano morbidi sulla spalla.

Il suono metallico della campanella la fece sussultare ma l’istante dopo richiuse gli occhi per un momento per poi alzarsi con molta tranquillità.

Stava per uscire dalla classe quando una voce le disse: " li vuoi gli appunti della lezione? "

Il suo angelo custode.

"Saprò farne a meno,Pilar"rispose affrettando leggermente il passo.

 

 

Mercoledì pomeriggio,Sam e gli altri dovevano incontrarsi in piazzetta per poi andare insieme al concerto.

Prima però Sam andò a casa di Vic. I genitori non c’erano mai e si poteva stare tranquilli.

Prima di indossare definitivamente il vestito che le avrebbe accompagnate per tutta la serata,si atteggiarono davanti allo specchio imitando vip,amici e nemici. Ridevano guardando la loro immagine riflessa. Non volevano in alcun modo spezzare l’incantesimo. Poi finalmente si vestirono.

Si guardarono allo specchio. Verdetto finale.

"Come potremmo definirci….. mmmhh…. Eccentriche??"

"Si esatto. Eccentriche…Puttane eccentriche" disse Sam ridendo forte.

Solita matita nera sugli occhi. Uscirono di casa.

Arrivate in piazzetta trovarono già tutti lì ad aspettarle. In effetti erano in ritardo.

"Finalmente !! Ehi Sam,hai portato da bere?"disse Jim.

Sam rispose estraendo dal suo zaino del vino rosso. Ne bevve un sorso e poi lo passò.

Il posto in cui doveva esibirsi il gruppo non era lontano,decisero di incamminarsi subito e lasciare che emozioni chimiche arrivassero al momento giusto.

 

 

 

 

  
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