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Autore: Artemisia89    03/06/2007    0 recensioni
"L'occhio del poeta, volgendosi all'intorno con delicata frenesia, guarda dal cielo alla terra e dalla terra al cielo" W. Shakespeare
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Dario.
Artemisia

 

Gli occhi del mondo [450]

 

 

"L’occhio del poeta, volgendosi all’intorno con delicata frenesia, guarda dal cielo alla terra e dalla terra al cielo"

Midsummer Night’s Dream

William Shakespeare

 

L’occhio del poeta è un occhio divino: vola sul mondo sfiorandolo e possedendolo, ascende al cielo non visto, circondato dal suo stesso mistero. In luce silenziosa.

L’occhio del poeta sta in basso o in alto, non si ferma a mezz’aria, non sa guardare ciò che gli sta davanti.

Ma quando lo fa, lo rende

immortale.

 

 

 

A volte pensi sia una sorta di passatempo, un hobby aristocratico, da eccentrici. Poi invece ti rendi conto che somiglia paurosamente ad un’esigenza, ad una necessità. [Lo fai per sentirti vivo] Come quando respiri ed immetti automaticamente aria nei polmoni: anche se lo volessi, non potresti fermarti. Moriresti. [Ne moriresti]

All’inizio pensi di poterne fare a meno: cerchi di convincerti che non è un vizio, che potrai tornare indietro quando lo vorrai. E invece non è così [non lo è affatto].

È qualcosa di troppo apparentemente puro ed innocuo per chiamarlo così, è troppo leggero per appesantirlo di realtà.

 

Il vizio muta in passione.

E passione significa subire.

 

Subiscono. Subiscono le parole, i pensieri, patiscono i colori forti del mondo e l’immagine più piccola, più insignificante si trasforma davanti ai loro occhi. Diventa luce, diventa musica. Loro possono vedere l’armonia nella dissonanza, loro hanno occhi che gli altri non possiedono. Li hanno, e li subiscono e vedono con tutto il loro essere.

 

Vedono, e quindi possono creare.

[Vedendo, devono creare per chi è cieco]

 

 

 

Siede, e scrive. La mano non trema: è un gesto così naturale per lui. Non ha mai deciso veramente di voler iniziare, lo ha fatto e basta. In maniera semplice, quasi istintiva. È come essere un cercatore d’oro, si siede vicino al fiume e, con pazienza, setaccia la corrente in cerca delle pagliuzze auree che nel suo caso, sono parole. Le seleziona, le saggia con tutti i sensi, le soppesa, le ascolta e le incide sul foglio bianco. Come fuoco su eburnea carne, le sue parole diventano luce semplicemente per esser nate dalla sua mente. Risplendono perché sono state cercate e trovate. Il poeta non le usa, ma le desidera. Nello stesso modo in cui si arriva a venerare una donna, ad amarla stupendosi.

Siede, e scrive. Quando finisce, quando ormai ha lasciato andare via le parole per donarle al foglio, capisce che sono diventate più sue di quanto non lo fossero prima. Sono intimamente sue, in quanto chi potrà e saprà leggerle, carpirà il suo pensiero. Nella sua poesia, sono intrecciati in maniera invisibile, ogni sospiro, ogni sguardo, ogni verità che ha visto non con gli occhi del corpo, ma della mente.

 

 

Sono i poeti i veri occhi del mondo.

 

 

 

 

Grazie

  
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