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Autore: Bheira    16/11/2012    1 recensioni
Improvvisamente sentii l’uomo sussultare, dalla sorpresa sobbalzai a mia volta, cos’era quel pesante sospiro che uscì dalle sue labbra vecchie e screpolate? Quel signore aveva la capacità di lasciarmi esterrefatta ad ogni sua azione..Restai per altri sessanta secondi a fissarlo confusa, inconsapevole di quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Eppure appena raggiunto il sessantaduesimo secondo, sul suo viso si dipinse un grande e meraviglioso sorriso. Ne rimasi incantata, tanto che fece sorridere pure me.
Poi finalmente iniziò a spiccare parola:
«Piccola Maggie , ti andrebbe di ascoltare una storia? »
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Drago senza nome

Un vecchio signore dalla lunga barba da cui fragile corpo veniva sorretto da un robusto bastone di legno di quercia, mi guardava sorridente, con occhi ciechi scrutava il vuoto davanti a  sé e con voce roca richiamava me, la giovane fanciulla che interrotta la sua corsa per la chiamata del vecchio, si ritrovò davanti alla taverna dei Williams. Interdetta. L'anziano signore  alzò il capo, da anni era cieco come talpa, nessuno del villaggio che apparteneva al regno di Silver Owl  era mai riuscito a capire come potesse sapere chi gli si trovasse di fronte, non importava se fosse stato uno straniero o un popolano, lui lo avrebbe comunque capito. Mi chiedevo perché mi avesse chiamata, era la prima volta che mi rivolgeva la parola, di solito tutti i ragazzi e tutti i bambini si tenevano  a stretta  distanza da lui, perché una vecchia leggenda molto famosa nel villaggio narrava che in verità lui fosse un malvagio stregone che mangiava ratti per cena e anime di bambini per dolce. Deglutii il grosso e pesante nodo che mi si tratteneva forzatamente in gola, mi vergognavo a dirlo, ma anche io credevo a quella leggenda. Anche se di solito non mi facevo influenzare dagli sciocchi e malevoli detti che spesso uscivano dalle bocche dei miei coetanei. Ma la leggenda dello stregone era di certo un eccezione per me, ne ero completamente terrorizzata.

 Volevo muovermi e continuare la mia corsa come se non avessi sentito per nulla il suo richiamo, ma non riuscii a farlo, era come se i miei piedi fossero stati piantati nel terreno, ma stesi comunque in silenzio quasi come se sperassi che il vecchio signore non si accorgesse che fossi lì, proprio a pochi passi distante da lui.

«Margaret?» sussultai quando dalle sue labbra rugose uscì come un sussurro il mio nome, come avevo già detto non avevo mai parlato con lui, e  non avevo mai avuto intenzione di iniziare a farlo, per questo rimasi davvero basita quando pronunciò il mio nome, per un momento pensai che forse si trattava uno dei tanti e terribili  poteri dello" stregone", chissà forse ero nella lista delle anime che avrebbe voluto come dessert, probabilmente credeva che fossi gustosa bagnata in una tazza di latte caldo. Iniziai a tremare come una foglia, odiavo essere così maledettamente fifona in quelle occasioni, ma era più forte di me, per quanto avessi voluto essere spavalda e sconfiggere colui che tutti i ragazzi chiamavano "stregone",  non riuscivo neanche a scappare per tentar di salvare almeno la mia pellaccia, forse quella era davvero la fine per me, Margaret Spenner. Serrai gli occhi di scatto,  tenendo le palpebre forzatamente chiuse, se era giunta la mia fine non volevo esserne spettatrice, avrei circondato il mio mondo d'ombre, aspettando con timore e tremenda consapevolezza ciò che il fato aveva scelto per me.

 Improvvisamente sentii una leggera pressione sopra al capo, non aprii gli occhi, non ne avevo il coraggio. Eppure ben presto sentii una sensazione di calore invadermi completamente seguita dalla voce del vecchio fattasi roca nella vecchiaia, nonostante ciò risuonò gentile.

«Sei davvero tu, Margaret?Come ti sei fatta grande! Non aver paura di me.. Non voglio farti del male..» mi resi conto che la pressione che sentivo sopra il capo era la mano del vecchio signore che dolcemente mi accarezzava la testa, smisi di tremare, aprii prima un occhio, poi l'altro. Fui travolta da luce e calore, finalmente me ne resi conto, quel vecchio signore non era per niente uno "stregone" come raccontava la leggenda, era solamente un povero vecchio indebolitosi negli anni. Come avrebbe potuto uno stregone rivolgermi un sorriso così caloroso e gentile? Annuii imbarazzata, mi chiedevo ancora come facesse a conoscermi, certamente il fatto che il nostro era il più minuscolo villaggio del regno poteva essere una giustificazione, ma nonostante conoscessi ogni suo singolo compaesano, con lui non c'era stato neanche un minimo contatto, questo ovviamente a causa della leggenda. Alzai lo sguardo timidamente, era strano pensare che nonostante ci stessimo guardando negli occhi, io ero la sola a specchiarmi in quel riflesso che raccontava anni di vita vissuta, era sorprendente come solo due occhi potessero raccontare una storia, chissà se anche i miei occhi ne erano in grado. Abbassai il capo pensierosa, per alcuni secondi regnò il silenzio, fu il vecchio uomo il primo a spezzarlo.«Sai, ero un caro amico di tua madre, Eleonor»  rialzai di scatto la testa, rendendomi conto di come il sorriso gentile del vecchio di trasformò in un sorriso triste e pieno d'amarezza, sorrisi comprensiva, allora era quello il motivo per cui conosceva il mio nome. Finalmente avevo dato una risposta alla mia domanda. Nonostante sorridessi, la botola proibita carica di tristezza e solitudine che risiedeva nel mio cuore si aprì, facendo ritornare il mio cuore in tempesta dopo che a lungo avevo cercato di tenerla a bada. Mia madre Eleonor Lennox, era una sarta molto rispettata  nel più piccolo villaggio di Silver Owl, tutti amavano i capi d'abbigliamento che tesseva, era amata da tutti. Purtroppo morì di malaria quando avevo dodici anni, ne erano già passati tre dalla sua morte. Ormai mio padre era il solo a prendersi cura di me, anche se raramente, visto che molte volte veniva richiamato dal regno amico Woodglade, che da anni era in guerra con dei barbari dominatori mandati del regno tiranno Blackstorm, mio padre era uno dei guerrieri scelti per essere spediti in aiuto del regno amico, così raramente tornava a casa, io pregavo tutti i giorni affinché tornasse vivo, ma purtroppo le preghiere non sarebbero state abbastanza finché la guerra sarebbe continuata.

Scossi forte il capo, cercando di mandare via tutti quei pensieri brutti e tristi, sarei stata in grado di risigillare nuovamente quei sentimenti in quella botola che non sarebbe stata aperta nuovamente, dovevo essere forte. Rialzai lo sguardo verso le bianche irridi del vecchio signore, lo guardai interdetta, mi chiedevo se mi avesse richiamato solamente per farmi venire in mente quei brutti ricordi..

Improvvisamente sentii l’uomo sussultare, dalla sorpresa sobbalzai a mia volta, cos’era quel pesante sospiro che uscì dalle sue labbra vecchie e screpolate? Quel signore aveva la capacità di lasciarmi esterrefatta ad ogni sua azione..Restai per altri sessanta secondi a fissarlo confusa, inconsapevole di quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Eppure appena raggiunto il sessantaduesimo secondo, sul suo viso di dipinse un grande e meraviglioso sorriso. Ne rimasi incantata, tanto che fece sorridere pure me.

Poi finalmente iniziò a spiccare parola:

«Piccola Maggie , ti andrebbe di ascoltare una storia? » disse il vecchio avendo tanto l’aria di essere l’uomo più felice del mondo. Anche se era parecchio strambo ed era anche piuttosto  imprevedibile, in qualche modo la sua allegria era contagiosa…così con occhi lucidi dall’emozione, mossi su e giù la testa e annuendo diedi definitivamente il mio consenso. Così si sedette sulla panchina in legno  poggiata al muro della taverna dei Williams, io lo seguii sedendomi a terra, proprio di fronte a lui… dopodiché iniziò il suo racconto:

«Piccola mia, devi sapere che ciò che sto per raccontarti è un fatto realmente accaduto, si, potrebbe definirsi una sottospecie di leggenda, mettiamola in questo modo….Tutto ebbe inizio ai piedi delle più alte vallate del monte Endless, proprio nell’infinita foresta nera… ben  duemiliardi di anni orsono quel luogo era abitato dalle più grandi varietà di draghi, tra cui anche i famosissimi draghi dal fior di ghiaccio, che come ben sai è una delle specie di draghi più famosa tra voi bambini e tra i racconti scritti dai più grandi poeti. Ma non è questa la varietà di draghi di cui questo racconto parla, anzi, narra di un drago sconosciuto di cui solo pochissime persone sono a conoscenza. Sto parlando del drago senza nome, di cui squame sono fatte di frammenti di cielo e i denti di puro diamante…»  continuai a guardare affascinata l’anziano, anche se nella mia mente ormai l’immagine che mi ero fatta del drago era divenuta padrona, ero stata completamente catturata da quel racconto, tanto da non accorgermi dell’espressione da ebete che si era impadronita del mio volto. Il vecchio fece una breve pausa, abbassò gli occhi su di me, quasi come fosse in grado di percepire il mio stato d’animo, poi sorrise nuovamente «E sai cosa c’è di più, piccola Meggie? » piano  pronunciai la parola negativa che avrebbe fatto da copione, in questo modo il vecchio divenne in qualche modo più entusiasta e piano avvicinò di più il suo viso a me «Che i suoi occhi siano color delle stelle e che siano in grado di decifrare la più contorta delle menti e penetrare nel più profondo e impetrabile dei cuori… e soprattutto si dice che il suo cuore sia quello di un uomo.. » senza che me ne rendessi conto dalle mi labbra fuoriuscì un sospiro di stupore, subito dopo mi portai le mani sulle labbra premendo imbarazzata su di esse, speravo che l’anziano signore non se ne fosse accorto….ma purtroppo era più attento di un cane da guardia. Così iniziò a ridere «Ahahah Piccola Meggie, sembra che tu sia stata incantata dal drago senza nome! » poi smise di ridere «Purtroppo però…. Non si sa che fine abbia fatto, così come non si sa come sia avvenuta quell’improvvisa estinzione nella foresta nera, più nessun drago fu avvistato dai nostri antenati… non si sa più niente nemmeno del drago dal fior di ghiaccio.. ormai l’era in cui i draghi erano padroni della terra è finita. E la cosa peggiore è.. che non so se questo sia un bene o un male.. »abbassò lo sguardo e stese in silenzio, quasi come se stesse meditando su qualcosa.

Rialzò il capo e nuovamente il sorriso si impadronì delle sue labbra, cosa che mi rese molto felice.

«La storia finisce qui» disse con un soffio l’anziano signore,  il mio  cuore perse un battito. Non capivo perché, ma all’improvviso mi venne voglia di piangere, ovviamente mi trattenni per non fare la figura della stupida, infondo non ce n’era alcun motivo. All’improvviso una folata fredda di vento ci travolte entrambi, io tenni il vestito che per poco non rischiava per alzarsi, il signore invece restò impassibile.

«Si è fatto tardi, è meglio che tu torni a casa, Piccola Meggie» alzai improvvisamente la testa in cielo, costatando effettivamente che il sole stava per scambiarsi di posto con la sorella luna. Ciò che mi lasciò interdetta fu come il vecchio nonostante la sua cecità sapesse che non era più ora di stare in giro a bighellonare, ma non gli diedi troppo peso visto che non era l’unico dei suoi misteri.

Così mi alzai da terra e  diedi un paio di colpi alla mia vaporosa gonnella, liberandola dalla terra e dalla polvere. Salutai il vecchio accarezzandogli la testa ormai senza capelli, proprio come lui prima fece a me. Dopodiché gli sorrisi, sapevo benissimo che avrebbe percepito in un modo o nell'altro il mio gesto, e come previsto ricambiò il sorriso. Così l’osservai un ultima volta seduto nella panchina di legno, poi girai i tacchi e mi diressi verso l’uscita della piazza, nel vicolo di case che mi avrebbero portata alla mia piccola ma abbastanza robusta casetta di legno.

Solo una cosa non riuscii a togliermi dalla la testa durante il tragitto: il drago senza nome. Sapevo che dopo quella storia non sarei riuscita a togliermelo dalla testa facilmente, e la cosa mi stava più che bene. La cosa di cui non mi rendevo conto era che presto ciò che credevo soltanto una storia inventata da un povero vecchio avrebbe superato di gran lunga la realtà in cui vivevo, divenendo la storia che in futuro anche miei occhi color caramello sarebbero stati in grado di narrare.

 

   
 
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