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Autore: Pter    16/11/2012    1 recensioni
Era rimasto per ore chiuso in casa da solo, con le tapparelle ancora abbassate e senza la possibilità di accendere la luce. Aveva provato a dormire, ma lo stare sul divano ogni giorno senza nulla da fare era un dolore straziante che gli impediva di prendere sonno. Giaceva immobile, captando ogni minimo rumore, ogni tanto guardava giú dalla finestra il marciapiede pieno di passanti, lacerato dal desiderio di raggiungerli in strada. Essere chiuso tra quattro pareti buie, quando la cosa che amava di più al mondo era sentire il vento addosso durante la corsa, era una cosa che l'aveva sempre fatto stare male.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era rimasto per ore chiuso in casa da solo, con le tapparelle ancora abbassate e senza la possibilità di accendere la luce. Aveva provato a dormire, ma lo stare sul divano ogni giorno senza nulla da fare era un dolore straziante che gli impediva di prendere sonno. Giaceva immobile, captando ogni minimo rumore, ogni tanto guardava giú dalla finestra il marciapiede pieno di passanti, lacerato dal desiderio di raggiungerli in strada. Essere chiuso tra quattro pareti buie, quando la cosa che amava di più al mondo era sentire il vento addosso durante la corsa, era una cosa che l'aveva sempre fatto stare male.
Fu per questo che quando sentì il rumore familiare dell'ascensore che partiva al primo piano, il suo cuore perse un battito e un brivido gli percorse tutte le ossa partendo dalla spina dorsale. Saltò giù dal divano e corse alla porta, mentre l'incontenibile felicità provocata dalla prospettiva della compagnia gli esplodeva nel petto. Ogni secondo di fremente attesa vibrava nelle sue ossa, l'esaltazione lo faceva tremare così tanto che faticava a stare in piedi. La mente gli si era completamente svuotata, ogni pensiero era stato spiazzato via dall'esplosione del suo irrefrenabile e maniacale entusiasmo, rimpiazzato dall'urlo rauco che emetteva da ormai un minuto buono.
Stava abbaiando senza ritegno.
La maniglia girò spostando una pesante porta blindata, dalla quale irruppero un uomo e una donna che non sembravano condividere il suo entusiasmo.
Una fitta di dolore lo perforò quando il calcio dell'uomo lo fece sbattere contro al muro.
- Ma ti pare possibile che ogni santo giorno questo deficiente debba fare tutto questo casino?
- Già, neanche fossimo stati via una settimana! Figurati che quando la porta è aperta si sente fin dal primo piano!
- Cosa penseranno i vicini? Dio se non lo sopporto più!
La donna gli tirò uno sguardo carico di superiorità, o forse di disprezzo. Ma a lui non importava, i suoi migliori amici erano finalmente arrivati a fargli compagnia, quindi le corse in contro euforico appoggiandosi con le zampe anteriori su di lei.
- Le mie calze! Adriano, mi ha rotto le calze! Porca puttana, chiudilo sul balcone!

Sul balcone faceva davvero freddo, ma cullato dalla voce dei suoi due amici che sentiva attraverso il vetro si addormentò.
Nel cuore della notte sentì come la porta di ingresso che si apriva, ma era un rumore troppo diverso da quello solito, quindi si limitò ad alzare pigramente un orecchio e poi riabbassarlo. Quando però una quindicina di minuti più tardi la portafinestra si aprì e un uomo che non aveva mai visto prima fece capolino sul balcone alzò la testa confuso.
Lo osservò un paio di secondi. Era vestito completamente di nero dal cappello alla punta delle dita guantate, e lo guardava immobile, con una ruga tesa sulla fronte, quasi impaurito. Mentre si grattava un orecchio con la zampa posteriore, ringraziò il fatto che i primi secondi di intontimento appena dopo essersi svegliato gli avessero impedito di abbaiare. Inclinò la testa cercando di fare la faccia meno pericolosa possibile per tranquillizzare il suo nuovo simpatico ospite.
Aveva deciso. Non avrebbe ceduto all'istinto, lui voleva essere migliore, voleva farlo per loro. Odiavano che abbaiasse, quindi non lo avrebbe fatto. Pensando a quanto sarebbero stati felici scoprendo che cane fantastico fosse, iniziò a scodinzolare sbattendo insistentemente la coda sull'inferriata.
L'uomo rilasciò con un sorriso la fronte contratta e tornò in casa, seguito da qualcuno che traboccava di felicità alla sola idea di quanto avrebbe reso fieri i suoi due migliori amici. Osservò l'uomo, che stava guardando con occhio critico tutta la casa, muovendosi sulle punte dei piedi e azzardando ogni tanto qualche occhiata al suo muto osservatore.
Prendeva qualcosa in mano, lo avvicinava al viso con delicatezza, e lo rimetteva al suo posto, oppure lo infilava con un movimento fluido in uno zaino. La sua calcolata lentezza era affascinante, quasi ipnotica.

Il migliore amico dell'uomo, fiero di se stesso e del suo autocontrollo, sicuro di aver fatto la cosa giusta, appoggiò felice la testa tra le zampe e scivolò nel mondo dei sogni.
L'uomo finì il suo lavoro, si inginocchiò ad accarezzarlo con un sorriso e uscì.
  
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