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Autore: Onedirection_1926    16/11/2012    5 recensioni
Ambientato nel periodo del Nazifascismo, Helga è una ragazza ebrea; Niall, il suo fidanzato, è il figlio di un generale tedesco.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 18.00 del 1 febbraio 1933.
Ero, come al solito, con Niall, il mio ragazzo.
Ci divertivamo, ed era difficile farlo, in quel periodo, soprattutto per due persone come noi, ossia un'ebrea, 'impura', quale ero io, e un ariano, 'di razza perfetta', cioè Niall.
Niall purtroppo era il figlio di Manuèl Horan Von Binslow, uno dei più importanti generali tedeschi. Niall non meritava un padre così. O meglio, quell'uomo non meritava un figlio così, così dolce, premuroso. Lui era perfetto, si, ma non solo perché di razza ariana. Non per i suoi tratti somatici. Lui era perfetto per ciò che era dentro, non solo per la sua pelle chiara, i suoi capelli chiari e i suoi occhi azzurri.
Lui non era come gli altri figli dei generali. Niall per me rischiava, rischiava tantissimo. Semplicemente perché mi amava. E forse sono stata io la sua rovina.
Lui mi cercava. Di nascosto da suo padre. 
Suo padre l'avrebbe fatto a pezzi se l'avesse visto con me.
C'era sempre stato questo razzismo nei confronti di noi ebrei, ma mai come in quel periodo. I tedeschi, quelli cattivi, quelli ariani, cominciavano a farci sempre più del male. Anche se non fisicamente, moralmente. Erano delle persone schifose. Davvero non ne capivo il motivo, era tutto una merda.
Niall mi metteva pace, felicità. Era un ragazzo così dolce, così sensibile. Sentivo che mi amava. Quando posava il suo sguardo sui miei occhi marroni mi sentivo protetta.
Eppure avevamo solo 17 anni.
Vedemmo da lontano il padre di Niall, e io mi alzai subito.
"Tesoro, scusami, devo andare... Mio padre ha uno sguardo arrabbiatissimo." disse con tono preoccupato. Aveva gli occhi lucidi.
"Niall, che hai?" ,gli chiesi.
"Credo voglia darmi una brutta notizia. Ti ho detto, devo scappare. Ti amo", e mi stampò un bacio.
"Anche io, a dopo"
Mi avviai verso casa.
Arrivai, e sentii mia madre piangere, e mio padre urlare. Poi sentivo la radio alta, e corsi verso la cucina.
"Che succede?", gridai, senza preoccuparmi di aver spaventato il mio fratellino Abel.
Afferrai qualche parola della radio. Era una cosa atroce. 'Quindi è guerra?',chiese il conduttore radiofonico. 'Assolutamente si.', rispose fermamente una voce un po' troppo conosciuta. Ma certo, era il padre di Niall.
Le lacrime iniziarono ad uscire senza sosta dai miei occhi.
"C-cosa?", dissi a mio padre.
"Helga, l'hai sentito, hai capito."
"Ma.. ma come? Non è possibile! Finalmente ci sono riusciti!"
"Si, adesso bisgna scoprire cosa intendono per 'guerra'"
"Papà..." piangendo mi gettai tra le sue braccia.
"Andrà tutto bene, ce la caveremo, come sempre", fece lui per confortarmi.
Corsi in camera mia.
 
 
Non passarono neanche due settimane, che tutti i nostri amici, della nostra stessa religione, erano già stati 'catturati' e portati chissà dove, in quegli schifosi furgoni che puzzavano.
E poi, arrivò il nostro momento. Era il 16 febbraio, c'era un militare, con un fucile in mano. Entrò in camera mia. Prese me, mamma, papà e Abel.
Ci mise in uno di quei furgoni, con tanta altra gente. Poi ci fermammo, ne dedussi che eravamo arrivati alla meta.
Scendemmo, eravamo arrivati in uno di quelli chiamati 'campi di concentramento'. Era straziante vedere quella gente.
Indossavano tutti un pigiama a riche bianche e azzurre. Facevano impressione, i bambini con le teste rasate come se fossero malati, gli uomini e le donne che, distrutti e trattati come animali, andavano avanti e indietro trasportando oggetti pesanti.
C'erano anche tanti militari. Tra loro scorsi molti ragazzi.
E poi, mi sentii crollare. Vidi Niall. Fu, forse, il momento peggiore della mia vita fino a quel momento.
Notai che anche lui mi aveva vista. Corse verso di me.
Mi abbracciò, come se non ci fosse nessun altro lì. Solo io e lui.
"Ti prometto, ti giuro che ti tirerò fuori di qui. Dovessi morire, ti porterò via da qui. Non preoccuparti. Ti amo più di ogi altra cosa, più della mia stessa vita. Sarai libera. Ti amo."
Non mi venne dato il tempo di rispondergli, un militare mi tirò per un braccio e guardò male Niall.
Mio padre e Abel andarono da un lato del campo, io e mia mamma dall'altro.
Ci vennero dati quei pigiami e tagliati i capelli.
Ci misero in una stanza con tre o quattro letti a castello, e con un misto di gioia e dolore vidi Evelyn, una delle mie più grandi amiche, con sua madre Nadja.
Lei corse subito ad abbracciarmi. Però poi fummo interrotte da un militare, che ci disse di correre a lavoro.
Ovviamente quel campo era quello più vicino la mia casa, ed era uno dei più pesanti della zona, secondo quanto si sentiva dire in giro. Era il campo di Bitterfeld, e a capo di quella frazione di prigione c'era ovviamente Von Binslow.
Iniziai a lavorare, ed era così umiliante. Faceva cadere l'autostima ad un livello bassissimo, quasi del tutto inesistente. 
E poi, mentre si camminava per il campo, si vedeva gente morire così, come se niente fosse, venivamo trattati tutti come animali.
Quei poveri bambini a cui era stata strappata la felicità, per fortuna non capivano molto la situazione. Ma di certo ci stavano male, vedendo gente che conoscevano lavorare e fare sforzi simili. Cercai mio fratello tra gli altri bambini, ma era letteralmente impossibile riconoscerlo.
Poi sentii qualcuno che mi tirava la giacca, mi girai e vidi Abel.
"Abel, tesoro! Come stai? Vieni qui..." lo presi in braccio.
"Sto bene! Ho tanti nuovi amici qui"
"Oh..." non riuscii a dire poù nulla, stavo piangendo. Non mi sembrava affatto giusto che un bambino di neanche sei anni dovesse vivere quello schifo. E perché? Ma certo, noi eravamo i 'ladri', ci stavamo impossessando dei loro beni, ma certo. Credo che nessuno abbia mai provato, né proverà mai ciò che abbiamo passato noi ebrei in quegli anni.
Era un via-vai di gente.
Abel andò via e corse dai suoi amici, mentre sentimmo un forte rumore e poi vedemmo il fumo uscire dall'inceneritore. Sentii un'incredibile puzza di carne. Faceva schifo.
In quel momento capii che quella era puzza di persone, persone bruciate.
Andai da Abel.
"Abel, facciamo così. Senti questa puzza? Ecco, vuol dire che tra poco è ora di cena. E vedi quel fumo? Beh, quel fumo sono tutte le sigarette che fumano i generali! Ogni volta che senti e vedo tutto questo, cerca di pensare a cose belle e non sentire questa puzza. D'accordo?"
"D'accordo, Hel!"
Andai via, dovevo completare il mio lavoro.
 
Poi finalmente finii e mi avviai verso quella che era la mia 'casetta'. Vidi Niall, mi corse incontro e mi abbracciò.
"Te l'ho detto, ti tiro fuori di qui. Insieme ad Abel e i tuoi genitori. Chiaro?!"
"Niall, vai. Se ti vede qualcuno siamo morti entrambi."
"Io non ce la faccio senza di te. Sto facendo di tutto per vederti quanto più spesso è possibile. Ma mi viene ordinato di controllare la gente metre lavora. Ti giuro, che se io dovessi sopravvivere a tutto questo, ammazzerò mio padre. Mi fa così schifo. E non solo perché tu sei qui, con questo pigiama. Ma perché è un ragionamento troppo razzista, troppo..."
Sentimmo un militare chiamare Niall.
"Vai, su... Ci vediamo domani. Ti amo...", gli dissi.
Niall girandosi mi mandò un bacio, per poi allontanarsi.
 
***********
 
Erano passati otto mesi, otto maledetti mesi in quel campo di concentramento. Vedevo tutti i giorni Abel, e quasi tutti i giorni Niall, il quale mi portava del cibo che io condividevo con mia madre, Evelyn e sua madre, e poi ovviamente ne portavo un po' a mio fratello.
Era mattina, stavamo al lavoro. Dopo aver finito il mio dovere, andai in casa per sciacquare la piccola ferita che mi ero provocata sulla mano.
Vidi Nadja, la madre di Evelyn. Era rannicchiata sul suo letto, e piangeva.
"Nadja, che succede?"
"Helga... l'hanno portata via, capisci? Me l'hanno strappata dalle braccia, l'hanno portata con loro! Diventerà una saponetta, o un bottone, chissà. Helga...."
"Oh mio dio."
Iniziai a piangere anche io, ma poi asciugai subito quelle lacreme. Dovevo essere forte, per Evelyn. Sua madre meritava qualcuno come lei accanto. 
Evelyn era una ragazza fantastica, forte, non si abbatteva mai. Se proprio c'era qualcuno che non meritava di fare quella fine, era lei.
"Nadja, ascolta. Credo che tu sappia della vita meglio di me, no? Ecco. E tu sai che Evelyn non meritava questo. Adesso, però, tu devi essere forte per entrambe. Devi dimostrarle che ha insegnato qualcosa a tutti noi, cioè avere sempre un bellissimo sorriso sulle labbra, bello come il suo. Come i suoi bellissimi occhi luminosi. Dai, Nadja, dobbiamo essere forti per lei. Avanti..." mi avvicinai e l'abbracciai.
"Helga, sei davvero una ragazza fantastica. Mia figlia era davvero fortunata ad avere un'amica come te..."
"Avanti, adesso alziamoci e andiamo a lavoro. Presto tutto questo finirà, lo sento. Dai..."
Ci alzammo e ci mettemmo all'opera.
Sentimmo il tonfo, ormai ci eravamo quasi abituati.
Ma quella volta era diverso, tra quella gente c'era anche Evelyn.
Non lo meritava. Nessuno meritava questo. Ed era stato tutto per colpa di Hitler e i suoi 'seguaci', colpa degli italiani che, come tanti altri popoli, invece di aiutarci nel momento del bisogno, ci avevano voltato le spalle.
 
 
Le settimane successive passarono in fretta.
Un giorno, ricordo bene che era il 31 novembre, vidi Niall venirmi incontro.
"Helga, chedo che sia giusto che tu sappia una cosa.", mi disse in tono debole
"Che cosa?"
"Tuo padre, è stato portato via." aprì le sue braccia, e mi ci gettai dentro piangendo.
"Niall..."
"Ti tirerò fuori di qui. Te l'ho promesso, e una promessa rimane tale. Io non farò vincere loro. Il nostro amore vincerà su tutto. Dovessi morire, dovessi passare le disgrazie più brutte del mondo, ma ti salverò. Io... Mi sento in colpa, non avrei dovuto far morire né tuo padre né Evelyn. Avrei dovuto fare qualcosa, e invece..."
"Niall, non dire sciocchezze. Perché devi perdere il tuo tempo con me? Vivi la tua vita, ci sono tante ragazze, 'perfette' come te, come la tua razza, lì fuori, che aspettano un bel principe azzurro come te. E tu butti il tuo tempo con una stupida ebrea."
"Che cosa stai dicendo, Helga? Ti prego, dimmi che non credi davvero in ciò che dici... Helga, ci conosciamo ormai da diciotto anni, da quando siamo nati. Ah, e non credere che abbia dimenticato che oggi è i tuo compleanno. Ti ho portato delle cose buonissime da mangiare. E ho portato questo per tuo fratello...- mi mostrò un giocattolo molto carino- Dicevo, ci conosciamo da diciotto anni, siamo fidanzati da quattro e non voglio che il nostro amore venga spezzato così. Io non sono niente senza di te. Tu per me sei tutto. "
"Niall, che carino, grazie. Adesso devo andare a lavorare."
"E ricordati, ti tirerò fuori di qui! Ti amo, principessa!"
"Ti amo anch'io.."
Si allontanò correndo e raggiunse gli altri militari. Io tornai al lavoro, dopo aver portato il giocattolo ad Abel.
Poi, a serata finita, mangiai ciò che mi aveva dato Niall insieme a mia madre e Nadja.
Dopo aver finito ci addormentammo.
 
La mattina seguente, il militare bussò alla nostra porta. Ma stavolta era diverso.
Non ci stava dando da lavorare, ma ci stava portando con lui.
Ci prese e ci portò in una camera.
C'erano migliaia di persone.
Qualcuno mi prese per la mano, mi girai, e vidi un ragazzo con un pigiama come il mio.
Ma era Niall.
"Ni-niall! che cosa ci fai t-tu qui?"
"Avevo detto che ti avrei tirato fuori. Ma non ci sono riuscito. Quindi che senso ha sopravvivere senza te? Tanto vale che muoio anch'io!"
"Niall, non devi, vai via prima che sia troppo tardi ti prego."
"Senti Helga, io ti amo."
"Anche io, Niall. Se la persona migliore del mondo. Ti amo, ti amo, ti amo."
Entrammo in quella specie di inceneritore.
C'era tanta gente.
C'ero io, c'era Niall.
C'era sempre più puzza, sempre più fumo. Ci guardavamo fisso negli occhi. Finché quel piccolo spazio che era tra noi non diventò troppo grande. C'era come una nebbia, però nera. Gli occhi facevano fatica a restare aperti. E anche la bocca.
C'era la gente. E c'era il fumo. E c'erano i pigiami a righe. E c'era la puzza. E c'ero io; e c'era lui.





Saaaaaaaaaaaaaaaaaalve c:
Sono tornata con un OS dopo un bel periodo di 'silenzio'.
Ci ho lavorato su due giorni, e devo dire che non ne sono né particolarmente soddisfatta, né poi così delusa.
Ho preso ispirazione da un libro che ho iniziato a leggere ieri mattina, ambientato nel periodo del Nazismo, che parla di due ragazzini che vivono in una situazione simile a Niall ed Helga, e il libro si chiama "L'amico ritrovato".

Bene, volevo dire a quelle poche anime vive delle mia 'lettrici' che eliminerò due delle mie FF, per motivi di tempo, quali "Fuck this shit" e "And i will always love you" ...

So, vi invito a recensire, sia per dirmi cose belle che brutte, così almeno saprò dove migliorare. Ora mi intano(?), tanti baci.
-Nancieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeess.
  
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