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Autore: loveforpenguine    16/11/2012    7 recensioni
"Josie"
"Chi sei?"
"Io.."
All'improvviso apparve una figura umana, la stessa che avevo visto la sera prima, solo che era più chiara, più vicina. Era..un angelo. Aveva dei capelli biondi e gli occhi color caramello.
"Tu..sei un angelo."
"Non ti ricorderesti mai di me."
"Cosa vuol dire?"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Calava il sole in quel pomeriggio di ottobre, osservavo dalla finestra di camera mia il sole insanguinare il cielo. Guardavo il tramonto ogni sera, era la mia parte preferita della giornata. Eravamo solo io e il cielo, una cosa sola. Bastava quello per essere felice. Quello e il circo. Certo, avevo solo 16 anni, ma già il mio sogno era quello, diventare un'acrobata professionista.
Paula era il capo di quel circo, il circo della nostra città. E io lavoravo lì.
I miei genitori non sapevano nulla di tutto ciò, non avrebbero mai capito. La loro cara figlia che al posto di interessarsi a cose molto superficiali come loro, lavorava in un circo di sempliciotti. Mi sentivo ingiusta nei loro confrondi, pur essendo molto severi riguardo alle persone che dovevo o non dovevo frequentare, erano pur sempre i miei genitori e mi avevao donato una vita ricca di cose belle. Eravamo una famiglia molto ricca, una delle più ricche della città. Tutti ci conoscevano e ci tenevano ad essere miei amici, ma solo per la famiglia che Dio mi aveva donato, non per la persona che ero.
Mi impegnavo ad essere una ragazza normale, ad essere accettata per ciò che ero, non per la famiglia che avevo, ma era inutile.
Odiavo quella città. Avrei voluto trasferirmi in una città in cui certe cose sarebbero passate come niente. Avrei voluto essere un'adolescente normale. 
Solo il circo mi permetteva quello che per me era lusso. Tutti mi trattavano come avrebbero trattato chiunque altro, non mi chiedevano niente in cambio tranne il mio sorriso e la mia felicità. Mi davano tutto ciò di ci avevo bisogno e forse era per quello che amavo tanto quel posto.
Sentii bussare alla mia porta.
"Avanti." -dissi.
"Signorina, la cena è pronta."
Un'altra cosa che odiavo tantissimo dell'avere una famiglia così ricca era che mia madre non si scomodava nemmeno di venirmi a chiamare per la cena o addiritura prepararla. La casa era piena di domestica, per preparare da mangiare, per pulire. Se mia madre me l'avesse permesso, avrei provveduto io stessa a pulire e far da mangiare. 
"Si, sto arrivando." -mi limitai a dire. 
Mi sistemai i capelli e uscii dalla mia stanza. Scesi le scale e mi sedetti a tavola.
Cominciai a mangiare a malavoglia e i miei se ne accorsero.
"Che hai fatto oggi, tesoro?" -disse mia madre.
"Solite cose noiose."
"Come fai ad annoiarti? Ci sono così tante cose da fare." -rise mio padre.
"Tipo che cosa?" -accennai un sorriso ironico.
"Tipo..dedicarti al giardinaggio, o leggere qualche libro, oppure uscire con i tuoi amici."
"Quali amici, papà?"
"Come quali amici?"
-ritornò a ridere.
"Non ridere, non è divertente."
"Non ricominciare con la solita storia Josephine, che ti è successo? Ti è sempre andata bene questa situazione, e non credo che altri tuoi amici si lamenterebbero della nostra situazione. Siamo ricchi, devi essere grata."
"Sono grata, santo cielo. Ma non ti rendi conto che tutti quelli che ci stanno accanto sono soltanto in cerca di popolarità?"
"Perché non ci provi? Mh?"

Sbuffai e non risposi. Continuai a mangiare e lasciai la sala da pranzo ai miei genitori, li lasciai commentare il mio stupido comportamento da soli.
Tornai di sopra, lasciai i miei abiti da giorno per una camicia da notte e andai in terrazzo. Lì mi aspettava il mio telescopioo. Il sole aveva lasciato spazio all'oscuro della notte e alla luce delle stelle e della luna. Guardai Venere. Non so perché, ma le storie motologiche di quel pianeta mi avevano da sempre affascinata. Quando facevo l'acrobata al circo, sognavo di arrivare fino in alto alle stelle. 
Guardai di nuovo. Vidi qualcosa di diverso e spalancai gli occhi.
Non era una semplice stella.
Quello che vedevo sembrava..una figura umana. 
Quell'immagine mi perseguitò perfino quando appoggiai la testa sul cuscino e quella notte lo sognai.
"Josie"
"Chi sei?"
"Io.."
All'improvviso apparve una figura umana, la stessa che avevo visto la sera prima, solo che era più reale, più vicina. Era..un angelo. Aveva i capelli biondi e gli occhi color caramello.
"Tu..sei un angelo."
"Non ti ricorderesti mai di me."
"Cosa vuol dire?"
"Niente."
"Cosa mi nascondi?"
"Sono il tuo angelo custode,"
"Che cosa?"
Indietreggiai.
"Come ti chiami?" -continuai.
"Sono Justin."
Mi avvicinai a lui, a quella figura. Ogni lineamento creava la perfezione, era la perfezione.
"Che significa? Perché adesso?"
"Per metterti in guardia."
"Da che cosa?"
"Non è ancora il momento, Josephine."
"Non è..mi spieghi che significa? Da cosa dovresti mettermi in guardia? Dimmelo."
Si girò ed andò via. Non andava di fretta, ma io ero immobile. 
"Non piangere, tornerò." -disse.


Leggimi. 
Questa sarebbe la mia seconda storia, anche se in realtà la prima non l'ho mai finita. o.o 
Beh, non se la cagava nessuno, quindi quando mi è venuta in mente l'idea di farne una paranormale diciamo l'ho cominciata.
In questa storia Justin sarà quel che è realmente, un angelo. Non vi anticiperò niente, spero soltanto che vi piaccia.
Metterò il secondo capitolo a 10 recensioni. Grazie. Au revoir. ^^

@_loveforpenguin
  
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