The Round Table

La prima volta che la vide, si rifugiavano per sfuggire agli uomini di Morgana.
La sfiorò con una mano e sentì l'odore di destino accarezzargli i polmoni.
Il suo legno pregiato e quasi sacro lo indusse a richiamare a sé tutti i suoi amici: “Qui, unitevi a me”.
Prontamente obbedirono, avvicinadosi al loro principe, le sedie in numero corrispondevano a loro.
Artù aiutò Ginevra ad accomodarsi, lei gettò uno sguardo rapido intorno a sé.
Quando Merlin si sedette, sentì qualcosa di impreciso colpirlo allo stomaco. Un emozione mai provata che gli fece salire le lacrime agli occhi, inesorabilmente, come se non potesse più controllarle.
“Questa tavola apparteneva agli antichi Re di Camelot” -cominciò a spiegare il principe; ogni storia, leggenda, favola antica  gli era stata narrata da suo padre, Uther Pendragon- “Una tavola rotonda, per indicare che nessun uomo ha più importanza di un altro” -Ogni singolo cuore appartenente ad ogni singola persona legata ad Artù prese a battere furiosamente. Quelli di Merlin e di Ginevra, battevano all'unisono con quello del principe- “Essi credevano nell'uguaglianza. -continuò- E quindi mi sembra appropriato riprendere questa tradizione, ora”.
La speranza negli occhi di tutti non sfuggì al principe.
“Senza ognuno di voi” -e fu in quel momento che gli sguardi di Merlin e Artù si incontarono, brillando- “Non saremmo qui. Intendo riprendere Camelot, a qualunque costo. Qualcuno intorno al tavolo, si unirà a me?” chiese, speranzoso.
Lancillotto si alzò per primo: "Mi avete insegnato i valori di un cavaliere; il codice secondo il quale, un uomo, dovrebbe vivere la sua vita. Combattere con onore per la giustizia, la libertà e tutto ciò che è buono” -lo sguardo di Ginevra incontrò quello di Lancillotto- “Io credo nel mondo che volete costruire” e poi sorrise.
“Anche se non ero un aristocratico, nessuno di importante, siete stato pronto a rischiare la vita per me” -fece Elyan, imitando Lancillotto- “È il momento di restituire il favore” concluse.
“Ho combattuto al vostro fianco molte volte e non c'è nessun altro per cui morirei” disse Sir Leon, issandosi così come i primi due.
“Credo che non abbiamo speranze” -fece Galvano scherzando, al solito- “ma non voglio perdermela” e si alzò decretando la sua collaborazione.
“I vostri nemici, sono i miei nemici” proferì Percival.
“Se vi serve un povero vecchio” scherzò Gaius alzandosi, Artù sorrise così come Merlino.
Ginevra si alzò “Conoscete la risposta” mormorò, guardando il principe negli occhi.
Artù si disse che mancava qualcuno all'appello, così, per esserne certo, domandò: “Merlino?”.
Merlino fece finta di riflettere su cosa decidere -“Nhaa, non ne ho voglia” scherzò poi, scuotendo il capo.
“Non hai scelta Merlino”.
“Ahh, va bene. Se proprio devo” Artù lo guardò con gli occhi del cuore e gli sorrise come mai aveva sorriso a nessuno. Merlino ricambiò, annuendo.
“Voglio ringraziarvi. Tutti.” -cominciò il principe- “Per essere rimasti nel momento del bisogno” -sorrise in segno di ringraziamento ma poi tornò quasi serio- “Ora farò ciò che mio padre non approverebbe...” detto questo fece inginocchiare le persone più umili che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita e li nominò cavalieri, infrangendo la regola della nobiltà come requesito fondamentale per diventare cavaliere di Camelot.