Capitolo Primo
Il sole era lo stesso del giorno prima, anche la non voglia di
studiare era la stessa medesima del giorno prima: l’unica cosa che cambiava era
la data.
Quello sarebbe stato il suo ultimissimo giorno di scuola,
scandito solo da un’interrogazione di italiano. Ma nient’altro l’avrebbe
turbata. La classe sarebbe stata quasi del tutto vuota e i professori ancora
meno vogliosi di loro di mettersi al lavoro.
Il caldo non era insopportabile, per strada c’era pochissima
gente soprattutto perché i ragazzi sarebbero scesi da casa solo qualche ora
dopo per raggiungere una spiaggia, la più vicina possibile.
E magari, mentre gli altri si sarebbero schizzati con acqua
salata e arrostiti sotto un sole caliente che li avrebbe scottati tutti quanti
lei sarebbe stata seduta su una piccola sedia scomoda e poggiata ad un verdino
banco tutto scritto.
Per festeggiare appunto il suo ultimo giorno di scuola, Gioia si
era permessa di indossare una gonnellina jeans e una t-shirt bianca. I capelli
erano leggermente mossi e dai lobi dell’orecchio dondolavano dei graziosi
orecchini stile Hallo Kitty.
Anche quella mattina il padre l’aveva accompagnata con la
macchina, e lei era scesa e aveva salutato le solite amiche.
“Quand’è che ti ritiri, quindi?” Francesca, una buffa ragazzina
dagli occhietti piccoli e visti e la corporatura molto minuta, la guardava
curiosa.
“Oggi – sorrise Gioia – vengo solo per italiano…poi da domani
solo mare e sole!”
“Beata te…ho come il presentimento che la Nuvoli non venga
dopodomani… quindi… dovrò venire fino alla fine…” sembrava triste Luna, la
brunetta che le stava accanto con la borsa rossa carica di libri.
“Mi chiedo fino a quando porterete tutti quei libri
inutilmente…”
Gioia guardò accigliata Giusy, una ragazza bionda (tinta) dai
profondi occhi azzurri e tutta l’aria di voler sembrare lei e solo lei stessa.
“Mi chiedo quando si avvererà la profezia che Giusy Loconsole
porterà nella sua di borsa anche un solo neurone, oltre al phard, alla matita e
allo specchietto”
“Su su, dai ragazze…smettetela. Perché rovinarci l’ultimo giorno
di scuola?!” Gioia si era messa tra le due, allontanando Luna dalla biondina.
Luna la guardò un momento, poi sgranò gli occhi guardando dietro
di lei e, stringendole le spalle, la allontanò davanti sé.
In quel momento, dietro di lei, era arrivata una moto abbastanza
grande guidata da un apparente ragazzo dalla corporatura scolpita che indossava
un jeans e una polo blu scuro: il viso era completamente coperto dal casco.
Gioia non fece altro che allontanarsi con le sua amiche, ma la
moto le seguiva e in un momento lui, non scoprendosi il volto, la invitò a
salire.
La ragazza richiamata guardò un attimo le amiche diventando
bordeaux: perché non c’era la sua migliore amica nei momenti del bisogno?!
Sentì tremare le gambe in un attimo e il cuore cominciò a
battere forte.
“Dai, sali…” disse lui, ma lei non si convinceva.
Era uno sconosciuto, un drogato, era fumato di brutto…oppure
l’avrebbe voluta prendere in giro..
“No, grazie…” rispose Gioia, imitando una finta gentilezza.
“Giò…dai, sali!” rise lui, notando la faccia sconvolta della
ragazza.
“Mi dispiace, devo…devo andare a scuola…e poi…non vado con gli
sconosciuti…!”
Lui le si avvicinò con la moto spenta e le andò accanto “Sali…te
lo chiedo per l’ultima volta”
“No!”
Lui rise, dietro il casco “Me l’avevi chiesto ieri di…scipparti
da scuola…e io stamattina mi sono svegliato molto presto per venire da te…ora
non puoi dirmi di no..!”
Gioia si sentì le gambe fare “Giacomo- Giacomo” - come si dice
dalle sue parti – e il cuore per poco non stava per esplodere.
Le amiche erano rimaste mute, troppo scioccate dalla sorpresa.
“Gioia…tutto bene?” Luna si fece avanti, cercando di ignorare il
rombo del motore che era stato appena riacceso.
L’interpellata cercò di scrutare attraverso il casco il viso del
ragazzo, non ce la fece: la visiera era troppo scura.
Ma lui, avendo percepito cosa la ragazza avesse voluto fare,
abbassò la visiera giusto per scoprire gli occhi di un azzurro intenso, lo
stesso azzurro che colpì forte il cuore di lei che per un attimo si bloccò non
sapendo se gioire, svenire o mettersi a piangere.
Era lui, era Francesco.
“Allora, sali?”
E se fosse stato un altro ragazzo con gli occhi celesti? Sai
quanti ce ne sono..? ma lei solo a lui aveva chiesto il giorno prima, su msn, di
scipparla da scuola…
*°*
Non era possibile: fra un po’ si sarebbe svegliata tra le sue
lenzuola e avrebbe ricominciato quel lunedì e allora lui non sarebbe venuta a
prenderla, e sarebbe stata interrogata in italiano e la vita sarebbe continuata
com’era cominciata e continuata fino ad allora.
Lui, con quegli occhi che erano la sola cosa che non era
cambiata, guidava quella moto e lei si teneva stretta a lui. Stretta come se
non avesse più voluto lasciarlo. Come se non avesse voluto più perderlo. Tanti,
troppi anni li avevano separati dall’età infantile vissuta insieme, tra gli
alti e bassi. Ma quando si è così piccoli, chi decide sono sempre gli adulti
che spesso litigano, non capendosi, e si allontanano, egoisti.
E lei, Gioia, aveva fatto di tutto per riaverlo per sé quel suo
amico Francesco che, nel frattempo, era diventato il suo oggetto segreto dei
desideri.
Tra cugini che nascondevano i cellulari affinché lei non potesse
prendere il suo numero di cellulare, ad appuntamenti nascosti affinché la
cugina non sapesse…
E lei, Gioia, aveva sofferto e aveva oramai perso le speranze
dopo 4 anni di ricerca ininterrotta e sogni che si rincorrevano ogni notte.
Una sua amica le aveva detto: “Mi hanno detto che più ci pensi e
più si allontana, vedrai, arriverà quando meno te lo aspetti!”
E quella frase, Gioia, se la ripeteva ogni sera, ogni sera…fino
a quando riuscì a non pensarci più.
Grazie alla scuola, alle mille cose che faceva, alle amicizie
che la coinvolgevano e al nuovo ragazzo apparso nella sua vita era riuscita a
dimenticare il nome Francesco da ogni indice del suo cervello.
Fin quando, la profezia si avverò.
Quando meno se lo aspettò arrivò un funerale.
Certo, una situazione molto triste dove ritrovarsi…ma quando le
famiglie hanno litigato si rincontrano solo o ai matrimoni, o ai funerali. O ad
una tristezza estrema…o ad un ricongiungimento in bilico.
Lei lo rivide al funerale della nonna di quel suo cugino che non
voleva darle il numero di Francesco.
Era entrata nella Chiesa, si ricordava, gremita di gente della
“Bella Bari”: quelli straricchi che entrano in chiesa solo in quei casi
“estremi”.
Non conosceva quasi nessuno e quasi tutti non si ricordavano di
lei.
Avrebbe preferito evitare i soliti stupidi “Ma come sei
cresciuta! Ti ho vista nascere ed eccoti qua una donna!”
Che poi…”Ti ho visto nascere”…che stavi nella Sala Parto?
Quando entrò in Chiesa fece il segno della croce, d’obbligo e si
mise vicino vicino le porte.
Poggiati al muro, accanto a
sé, Gioia aveva due ragazzi: una ragazza bruna che riconobbe come una sua
vecchissima amica risalente ai dolci e innocenti anni d’asilo e un altro
ragazzo, sul biondo, che se stava col cappello e gli occhiali da sole.
“Coi Rayban” aveva osservato Gioia guardandolo di sopra in giù
con un sopracciglio incrinato “Che schifo, neanche un po’ di rispetto…e poi
questa qua…che si porta il ragazzo al funerale di un suo…ma neanche parente!
Parente dell’amico del padre…ma dai…Oddio..il padre le era morto..pace
all’anima sua…ma guarda te quanta gente!”
Si guardò in giro cercando tra
la sua numerosissima sua famiglia qualcuno che riconosceva…niente,
stavano ai banchi più avanti.
Rimase ancora un po’ così, ferma, a guardarsi intorno sentendosi
leggermente piccolissima.
Non sapeva se girarsi verso Federica e salutarla, chissà come le
sarà sembrata antipatica in quel momento.
Decise allora di sorpassare lei e quel misterioso ragazzo quando
incontrò il padre di Francesco che la guardò come sorpreso di vederla lì..o
forse per lui era cresciuta abbastanza…!
La Messa finì e Gioia stette con i suoi cugini tristissimi.
Raggiunse poi una sua particolare cugina, Giulia mettendosi
quindi in cima alla scalinata da cui vedeva tutte le persone. C’era perfino il
sindaco, si ricordò.
Poi, alla sua destra, riecco quel ragazzo misterioso con il
padre di Francesco e la madre di Francesco…ma Francesco?
Il ragazzo, dagli occhiali da sole, sorrise e una buffa fossetta
occupò il mento.
Il cuore di Gioia si bloccò all’istante, tutto le sembrò
scomparire attorno a lei, le voci erano scomparse, la tristezza anche. La bocca
era un deserto senza acqua, la mente anche…ma senza cose da pensare.
Il suo sguardo si fermò forse un po’ troppo su di lui che,
forse, sentendosi osservare alzò lo sguardo verso lei.
Lei che subito spostò l’attenzione visiva da un’altra parte
arrossendo di botto.
Era lui, era Francesco.
Un sacco di colpi di fortuna qualche settimana dopo le aprirono
la possibilità di risentirlo attraverso Messenger e via cellulare, era troppo
felice, era quattro metri sopra il cielo (perché a tre c’era già troppa gente).
Quella felicità però fu molto scandita da delusioni: lui
fidanzato, lui che non si faceva più sentire, lui che non rispondeva ai
messaggi. L’aveva perso di nuovo, aveva ripensato e così cominciò a non
pensarlo più.
Ma era difficile.
Fino alla sera prima quando, dopo tanto, si erano risentiti.
E lui era lì, ora, di schiena contro la sua pancia.
Strinse la presa posando una guancia sulla schiena del ragazzo
mentre una dolce e furtiva lacrima si perse nel vuoto che il vento produceva.
Andavano forse a 3000, gli occhi erano chiusi mentre una canzone
le risalì nelle orecchie dal cuore: !It’s my life! di Bon Jon Jovi..
Ora o mai più
Voglio vivere Adesso!
Non aveva paura di dove l’avrebbe portata…ma dove l’avrebbe
portata??
Buonasera!!
Mia prima Fiction Originale, vorrei tanti commenti giusto per
capire se vi piace e se la devo continuare!!
Baciotti
Elly