P.s: le parole in grassetto sono le frasi che il professore ha detto.
“Peloso?”
Negai, perchè nel vangelo san Tommaso aveva proferito che è un uomo nobile solo chi non ha peli; infatti aggiunsi, per evidenziare il fatto che fossi un nobile, “Io sono Manfredi”.
“Io fui!” rispose, ma purtroppo adesso è un altro, però si è pentito.
La nonna si intromise, picchiandoci tutti: nel sacro romano impero era una tradizione.
“Devi andare dalla bella figlia Costanza” mi urlò “lei ti darà tutto ciò che vuoi!”
Svenne in maniera scomposta.
Il mio era un atteggiamento tipico del purgatorio, infatti ero impotente.
D'un tratto capii che il mio avversario era un ghibellino, ma uno della ghibella vera e propria, non uno a cazzo.
“Io sono Manfredi, non tu!” mi disse il tizio.
Mi resi conto che i miei peccati furono terribili, ma con la bontà infinita della nonnetta del cazzo e del pastor di Cosenza tutti mi perdonarono, però solo a una condizione: avrei dovuto guidare il gregge di grave more di Clemente fino al Garilliano.
Finita la prova, mi recai subito da Costanza, ma senza protezione lo facemmo.
Manfredi ricomparse e ci spiegò che era così che nascevano i bambini, anche se la chiesa avesse emesso una scomunica. Finché la speranza ha fior del verde auspicai che non fosse rimasta incinta. La nonna, ancora svenuta, anche lei ricomparsa lì di fronte a noi, ci asserì “pregherò per te! Perchè io non voglio che tu abbia figli!”
“Venturio, venturio” urlò una voce. Era quella di Dio. E fu così che nevicò.