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Autore: Tury    17/11/2012    1 recensioni
A cosa pensi?
La giovane fanciulla non risponde, continuando a giocare con quella clessidra che ha tra le mani.
Il servo attende, paziente. Sa che quell'anima fragile parlerà. Sa che quella bambina che ora riposa in quel corpo da adulta ha bisogno di lui.
Pensavo al sapore della felicità.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fedele servo entra nella stanza. Osserva colei che ora è la sua padrona, quella bambina che salvò dal freddo dell'inverno.

A cosa pensi?

La giovane fanciulla non risponde, continuando a giocare con quella clessidra che ha tra le mani.

Il servo attende, paziente. Sa che quell'anima fragile parlerà. Sa che quella bambina che ora riposa in quel corpo da adulta ha bisogno di lui.

Pensavo al sapore della felicità.

Al sapore della felicità?

Già. Che sapore ha la felicità? Non lo ricordo più. Non so se l'ho mai provato. E la dolcezza di un sorriso? Credo che le mie labbra non abbiano mai provato il piacere di un sorriso. Solo odio e gelo abbracciano questo mio corpo. E il loro ricordo è impresso in questa carne


Lacrime candide cadono.

Guarda. I miei occhi piangono. Come possono piangere se mai l'amore ha toccato questo cuore. Per chi piangono? Per quest'anima dannata? Perché, perché piangi. Perché provi pena per un'anima che tanto ti ha ferito. Dov'è l'odio che dovresti provare per me, per la sorte che ti toccò. La condanna eterna di esser legato a quest'anima, di patire queste sofferenze. Di portare queste cicatrici. Eppure solo tu, mio povero corpo, solo tu mi hai donato amore. Patendo con me queste sofferenze, portando con me queste cicatrici. Ed io, io cosa ho fatto per te, se non renderti carne da vendere agli altri. Cosa siamo noi? Un nome? Delle membra? Un'anima? No. Capro espiatorio, ecco il nostro vero essere. Portiamo un nome affinché gli altri possano infangarlo, abbiamo un corpo affinché gli altri possano colpirlo. E l'anima? Perché allora possediamo anche un'anima. Perché possiamo avere coscienza. Coscienza di ciò che siamo per gli altri, semplice carne da vendere. E dunque io mi pongo di fronte a voi. Prendete pure questo corpo, questo nome, quest'anima. Straziateli, torturateli. Odiateli. Riversate su quest'anima senza amore il vostro odio. Purché vi amiate.

Mosse pochi passi, come se realmente stesse andando incontro alla propria morte, a quel boia invisibile. Fu in quel momento che il fedele servo si mosse, ponendosi alle sue spalle. Coprendola col suo mantello. Proteggendola da se stessa, ancora una volta.

Se è dunque questo il vostro tormento, permettete che questi stracci che mi vestono l'anima coprano il vostro fragile corpo. Permettete a questo servo fedele di starvi a fianco. Permettete a questo corpo di divenire carne da macello. Perché mai nessuno sarà capace di comprendere il tormento altrui, il dolore e la solitudine che albergano nel cuore di una persona. Ma se voi votate la vostra esistenza alla solitudine, permettete a questo servo indegno di essere al vostro fianco. Permettete a quest'anima dannata di divenire la vostra solitudine.

 

  
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