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Autore: Jeck86    17/11/2012    0 recensioni
Un professore universitario di fisica fa un esperimento scientifico e finisce teletrasportato da qualche parte.
Dove? Come tornare a casa?
La storia ha una morale:"Troppa caffeina rende nervosi,ed a volte fa male al pancino."
Il protagonista,liberamente ispirato ad un mio professore,è odioso ed ho desiderato ucciderlo per tutto il tempo in cui scrivevo il racconto.
Purtroppo alla fine...
"Capisci,Tagan?Le equazioni non si possono sbagliare.Secondo i miei calcoli, la soluzione esiste e non può che essere una sola."disse Knox
"E quale sarebbe?"Chiese Tagan incuriosito.
"Non lo so.Con i miei calcoli ho scoperto solo questo:che la soluzione delle equazioni esiste."
Genere: Avventura, Comico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una bevanda indigesta
 
"Sei sicuro di volerlo fare?"disse il professor Knox
"Se i tuoi calcoli sono corretti avremo dimostrato definitivamente che tutte e 4 le interazioni fondamentali hanno una natura comune e che sono trasportate da particelle subatomiche."rispose il professor Tagan"Ti rendi conto di cosa significa?"Tagan diede un sorso alla bottiglietta da mezzo litro di Cocacola che teneva in mano.
Tagan era caffeinomane.
Le bevande contenenti caffeina lo rendevano nervoso ma gli permettevano di lavorare per notti intere ai suoi esperimenti scientifici e lui ne era completamente schiavo.
"Francamente no!Io sono un matematico.Non mi intendo molto di Fisica."rispose Knox.
"Significa che diventeremo schifosamente ricchi e famosi.Avremo le donne più belle ai nostri piedi.Non dovremo più insegnare a questi mentecatti."e nel dire queste parole,Tagan indicava,all'amico professore,il laureando alla sua destra che collaborava all'esperimento.
Bisogna sapere che Tagan era giustamente noto tra gli studenti con il simpatico soprannome di Iena.Per il gusto perverso che provava nell'umiliarli.
 
Tutti si misero ai loro posti.
"Forza,coso,dai energia"Coso era il laureando che lavorava all'esperimento.
Coso tirò la leva e la corrente iniziò a scorrere attraverso l'apparecchiatura.
Attraverso una serie di fili metallici passava per un oscilloscopio,un vecchissimo computer ed in fine entrava in una scatola metallica detta calibratore quantico.
 
Mentre Coso aumentava gradualmente l'intensità della corrente elettrica Tagan se ne stava piegato sull'oscilloscopio scuotendo il capo e borbottando frasi del tipo:"No...Così non va affatto bene...dai più energia!"
Il povero laureando girava la pesante manopola un po'preoccupato per l'alta tensione.
Gli occhi di tutti erano rivolti,adesso,verso la scatola metallica,ad eccezione del professor Knox che era voltato nella direzione opposta ed osservava con attenzione un cellulare nuovo modello appoggiato sullo schermo di un computer credendo che fosse quello il calibratore quantico.
 
"No,Idiota.Lascia fare a me!"e nel dire queste parole,Tagan dette uno spintone al laureando facendolo cadere dalllo sgabello su cui era seduto.
Tagan girò completamente la manopola e...ZOTT!
Un lampo di luce si sprigionò dalla scatola metallica ed in un istante lo avvolse.
Quando riprese i sensi,Tagan era solo,immerso in una immensa oscurità.
 
Il celo andava schiarendosi,segno che l'alba era vicina ma Tagan si sentiva ancora stordito ed un po'spaesato.
Quando il sole sorse del tutto illuminando l'ambiente circostante il senso di spaesamento crebbe improvvisamente.
Non c'era dubbio che il luogo dove egli si trovava non era più il suo laboratorio nell'università pubblica di Lucca.
Alcuni oggetti li riconosceva:c'era il calibratore quantico,il tavolo su cui esso era poggiato,l'oscilloscopio ed il suo tavolo,il computer del laboratorio e persino la sua bottiglia di Cocacola.
Ma per il resto l'ambiente era molto differente.
Le quattro pareti erano sparite,anzi era scomparso l'intero edificio.
 
Tagan si trovava in un luogo all'aperto.
Prese la bottiglia di Cocacola e si mise a camminare in una direzione casuale sotto il sole mattutino che diventava sempre più caldo.
 
"Sono su un'altro pianeta"furono le prime parole che riuscì a proferire non appena il suo cervello ricominciò a ragionare in maniera logica.
A farglielo pensare non era tanto il terreno,una immensa distesa deserta di roccia verde come la giada,cosparsa qua e là di polvere e sabbia,
Ne l'aria che puzzava.
Aveva un odore amaro e marcio ad un tempo.
Il naso del professore si era  ora abituato a quell’odore ma al suo risveglio aveva molto colpito i suoi sensi.
L'aria era pesante e gravava sul suo petto come un macigno.
Respirare,camminare,era faticoso come in alta montagna ma non sapeva dire se per colpa del poco ossigeno o del troppo ossigeno o di qualche gas come il metano.
 
La cosa che più di tutte lo sconvolgeva,ed era la causa di quelle parole che nessun uomo sano di mente avrebbe pensato,era la luna.
Poco dopo l'alba si era sollevata anche la luna in cielo.
Era bianca come il latte,splendente e spiccava sul cielo azzurro nonostante la luminosità del sole.
Era gigantesca.
Più grande del sole.
Quella luna gigante gli dava un senso di oppressione sulla schiena maggiore dell'aria irrespirabile e del sole che,adesso,cominciava ad essere bollente.
Una luna di quelle dimensioni avrebbe reso raro e difficile osservare la corona circolare durante le eclissi solari.
Si divertì a fare due calcoli a mente su quale distanza la luna avrebbe dovuto avere per avere un simile diametro.
Poi si mise a calcolare,con una velocità di allontanamento tra i due corpi celesti approssimativamente costante,in che epoca la luna e la Terra erano state così distanti.
Purtroppo le variabili erano molte.
La luna e la terra,la terra ed il sole non mantenevano sempre la stessa distanza perché seguivano orbite ellittiche rispetto ai rispettivi centri di massa.
Si accontentò di stabilire l'era geologica:il paleozoico.
Per questo pianeta la faccenda era diversa perché non conosceva la distanza terra luna o terra sole,non conosceva le dimensioni di questa terra e di questo sole.
Per quanto ne sapeva poteva essere lui sul satellite e quella che chiamava luna poteva essere in realtà il vero pianeta.
 
Tagan continuò a camminare nel gigantesco deserto per tutto il giorno non bevendo mai la Cocacola perché non aveva altre fonti di liquidi.
Arrivata la sera si distese e si addormentò.
Al mattino successivo,si alzò e riprese il suo cammino.
Guardando l'orologio si accorse che la giornata non era di 24 ore come sulla terra.
La durata di una giornata era approssimativamente intorno a 23 ore ma l'errore era piuttosto grande perché non era sicuro dei tempi presi.
 
Era evidente che qualcosa nell'esperimento non aveva funzionato e,anziché dare la prova sperimentale della "teoria del tutto",aveva catapultato lui ed alcuni oggetti su un altro pianeta.
Il lampo di luce che lo aveva avvolto poteva essere un wormhole,un portale spaziotemporale.
Ma come si era formato?
 
Mentre pensava a queste cose non si accorgeva che il paesaggio stava cambiando.
La distesa di giada verde pressoché piatta ed uniforme lasciava spazio ad un deserto giallognolo e marroncino e grigio di sabbia,roccia e terra.
Quando il sole era allo zenit incontrò una foresta.
Il clima in questo punto era più umido.
Vi erano piante enormi alte come sequoie ma le cui foglie ricordavano più che altro le felci.
Il pavimento erboso era costituito per lo più da Muschi.
Trovò anche una pozza d'acqua a cui si dissetò.
Il primo incontro con anima viva da quando aveva misteriosamente lasciato il laboratorio fu con una libellula.
Non un piccolo insetto minuscolo in via di estinzione ma un gigantesco mostro con un'apertura alare di oltre un metro.
La libellula svolazzava tra una felce gigante e l'altra.
Pareva una ballerina che volesse invitarlo a danzare.
Con aria curiosa girava attorno al professore il quale,più che spaventato,sembrava innervosito da quell'incontro.
Piegava la testa di lato e fissava lo scorbutico Tagan con i suoi occhietti compositi.
Si avvicinò lentamente con l'atteggiamento da cucciolo che ha appena combinato una marachella e,quando fu abbastanza vicina...Zak.
Tentò di azzannare la bottiglietta di Cocacola che Tagan teneva nella mano sinistra,ed anche la mano sinistra.
La povera bestiola stava quasi per tranciargli di netto la mano,esaudendo così le preghiere di tutti gli studenti del professore,che questo,con scatto fulmineo ritrasse la mano e con l'altra sferrò un micidiale pugno sulla zucca del povero animale che mise il muso e se ne volò via,lontano dal permaloso compagno di giochi.
 
Soddisfatto di essersi liberato della dispettosa bestiola il professore si voltò trovandosi davanti uno scorpione gigante che apriva e chiudeva le chele con fare minaccioso.
Mosso dall'istinto e dallo spavento,Tagan,scagliò con forza la bottiglietta di Cocacola in testa allo sfidante per poi colpirlo mentre era ancora stordito con un calcio.
Lo scorpione capì che non era aria e si ritirò.
Proprio in quel momento la libellula planò sulla bottiglia  di Cocacola e se la portò su un albero.
Inutile fu lo sbraitare del professore.
Tra gli altri improperi ricordiamo"...figlia di una cicala...","...ti estinguo con le mie mani..." e "zanzara troppo cresciuta".
La libellula forò la plastica con i rostri che aveva sul labbro inferiore e ne bevve con avidità il liquido scuro.
Pochi istanti più tardi la libellula si infilò in bocca l'intera bottiglia e la ingoiò.
Subito cominciò a tremare ed ansimare e cadde per terra,stecchita.
"Giuro su Feynman che non berrò più Cocacola in vita mia."Disse il professore,sconvolto da quella morte improvvisa.
 
Dissetatosi ad una pozza,il professore si rimise in cammino.
Adesso cominciava a sentire un po'di fame ma non sapeva che cosa esattamente fosse commestibile in quell'ambiente.
Iniziò a passargli per la mente anche la possibilità di trovarsi rimpicciolito sulla Terra.
Il deserto di giada poteva essere un pavimento.
La foresta poteva essere in realtà un semplice prato.
Questo spiegava perché gli insetti fossero enormi.
Scartò l'ipotesi perché il deserto di giada non era poi così piatto,gli alberi della foresta erano chiaramente alberi con cortecce lignee e non semplici felci.
Inoltre i suoi occhi non sarebbero stati in grado di vedere se si fossero rimpiccioliti come quelli degli insetti.
Gli occhi multipli degli insetti sono fatti apposta per tenere conto della diffrazione della luce che per le dimensioni umane sono invece trascurabili.
Se i suoi occhi avessero veramente le dimensioni di quelli degli insetti non avrebbe certo potuto vedere la luce ed i colori.
Scesa la sera si accucciò e si addormentò.
 
Si sveglio quando il sole era già allo zenit con un gran mal di testa.
Era legato mani e piedi ad un palo di legno in posizione orizzontale.
Degli energumeni lo stavano trasportando.
Dovevano averlo tramortito durante la notte ed ora se lo portavano dietro come una preda di caccia.
La cosa più inquietante era che gli energumeni che lo stavano trasportando non erano umani.
Degli esseri umani avevano molte caratteristiche:la postura eretta,due braccia,due gambe,una testa,due piedi,due mani ma non erano umani.
Somigliavano vagamente al mostro della laguna nera.
In un primo tempo il professor Tagan si fece prendere dal panico.
Gridò aiuto ed iniziò a divincolarsi.
Ma i mostri non sembravano accorgersene.
Il professor Tagan si costrinse a riprendere la calma e a guardare la situazione con logica.
I mostri che lo stavano trasportando sembravano uomini pesce.
Le loro mani non avevano pollici opponibili e le dita erano palmate.
Non avevano collo e la testa sembrava spuntargli direttamente dal torace.
Gli occhi rotondi avevano uno sguardo fisso e privo di espressione.
La bocca larga si apriva e chiudeva ritmicamente come quella di una rana pescatrice.
Non avevano naso,solo due fessure nel mezzo della faccia.
Non avevano orecchie e probabilmente poco prima non si erano nemmeno accorti che il professore aveva iniziato ad urlare ne si erano accorti quando aveva smesso.
La pelle era formata da squame cerulee.
Non parlavano tra loro ne si guardavano,i soli rumori che uscivano da quei mostri erano dovuti ad occasionali flatulenze ed eruttazioni.
Appeso a testa in giù in mezzo ai suoi portantini il sangue andò presto alla testa del professore che svenne.
 
Non seppe per quanto tempo i suoi portantini lo trascinarono.
Il professore riprese i sensi solo quando il gruppetto degli uomini pesce uscì dalla boscaglia.
All'aperto,il sole picchiò sugli occhi di Tagan che si svegliò.
Gli si parò davanti il mare.
Si trovavano ora su una scogliera.
Sotto di loro il mare era bellissimo eppure immensamente alieno.
Non era azzurro ma di uno splendido colore verde smeraldo.
Gli uomini pesce si diressero in discesa verso un golfo riparato dalle correnti con una grande spiaggia.
Lì,proprio sul bagnasciuga,fu gettato Tagan dai suoi rapitori.
Appena gli scese il sangue dalla testa e potè mettere a fuoco vide:
in mezzo al mare,nel centro della baia,sorgevano scogli a picco sull'acqua che sembravano essere stati lavorati incessantemente dai venti e dai marosi acquistando forme gotiche.
Sembrava un castello stretto e lungo le cui torri si avvitavano e si torcevano su se stesse formando guglie dalla suggestiva bellezza.
Sembravano...
Sembravano lavorati incessantemente dai venti e dai marosi ma non era così.
Nelle torri gialle come l'oro,il professore vide delle finestrelle:bifore e trifore e altri uomini pesce ad esse affacciati.
Molti di più erano gli uomini pesce che prendevano il sole,alcuni con i piedi palmati a mollo nel mare come nereidi,su quello scoglio dalla forma di castello.
Il mare ribolliva  non per le correnti o le onde,semplicemente ribolliva.
Sembrava che dalle profondità marine una gran quantità di gas si sprigionasse.
I mostri che fino ad ora avevano scortato Tagan,si tuffarono nel mare in ebollizione e raggiunsero lo scoglio.
Il professore,benché legato,arrancò verso l'acqua,perché la calura lo aveva duramente provato e sperava di trovarvi refrigerio.
Ma quando le prime onde lo lambirono si accorse che l'acqua era calda,non bollente ma più che tiepida.
Era calda come un brodo o come un bagno in una vasca.
 
Durante la notte il professore si mise a riflettere che quanto aveva veduto escludeva nettamente di trovarsi sulla Terra.
Gli uomini pesce che lo avevano scortato potevano camminare fuori dall'acqua anche per molte ore ma evidentemente dovevano tornarvi a passare la notte.
I rumori che emettevano potevano significare che non avevano polmoni e che respiravano per mezzo di vesciche natatorie.
Dovevano essere un anello di congiunzione tra i dipnoi e gli anfibi.
L'aria vicino al mare sembrava puzzare molto più che nell'interno,forse la causa era quel gas che saliva alla superficie marina ribollendo.
 
La mattina successiva gli uomini pesce tornarono a prendere Tagan.
Il professore osservava con attenzione la destrezza con cui quegli esseri,pur non avendo i pollici opponibili e con l'handicap delle dita palmate,riuscivano a legarlo,slegarlo e ad incaprettarlo ad una pertica.
Mentre la colonna si rimetteva in marcia con lui sempre trasportato nella stessa scomoda maniera dell'andata,Tagan potè osservare che moltissimi uomini pesce se ne stavano in  piedi,in lontananza ad osservarlo.
Sparsi un po'sugli scogli,altri con le teste che facevano capolino in mezzo al mare,immobili,silenziosi.
L'atmosfera sembrò a Tagan fin troppo solenne.
 
Camminarono per tutto il giorno in mezzo alla foresta,poi nel deserto,per un sentiero che il professore non conosceva.
Verso il tramonto arrivarono ad un cratere.
Sembrava scavato nella roccia verde.
Era larghissimo e profondissimo.
A quel punto Tagan fu slegato e gettato dentro il cratere.
Tagan non sapeva dire per quanto tempo era caduto.
Secondi?minuti?ore?
Aveva percorso molti chilometri in caduta libera,di questo era sicuro.
In totale assenza di peso il vento gli soffiava sulla faccia sempre più forte.
La luce che penetrava dal cratere alle sue spalle divenne un puntolino in lontananza.
Si sentiva un po'tradito.
Si sentiva come quegli esploratori dei cartoni animati che arrivavano in un villaggio di indigeni dove venivano trattati come re,potevano accoppiarsi con le fanciulle più belle,mangiare a sazietà e bere quanto volevano e poi,un bel giorno,venivano sacrificati al dio del vulcano.
Si sentiva tradito perché lui non era stato trattato come un re,era stato lasciato legato per due giorni ed una notte a digiuno e non aveva neppure potuto amoreggiare con le femmine degli uomini pesce.
Un po'ci sperava.
Le immaginava splendide sirene.
In mezzo all'oscurità cominciò a vedersi un bagliore.
Era il fondale verso il quale Tagan stava precipitando.
A mano a mano che si avvicinava si rendeva conto di che cosa in particolare emanava luce.
Era lava.
Molte fiamme si sprigionavano da quel fondale.
Doveva ormai essere a molti chilometri sotto il livello del mare ma non c'era acqua.
Veniva un odore putrido da quel fondale.
Vi erano molte strane cose con forme viscide e raggomitolate.
Cose morte.
Ed in mezzo a loro un uomo.
Tagan fu stupito di trovare un essere umano in un cimitero di cose mostruose ma nell'avvicinarsi si accorse che quell'uomo doveva essere un gigante lungo molti metri.
Una fiamma esplose,illuminando l'uomo morto come un lampo.
Tagan notò che quello che gli era apparso come un essere umano ad una prima occhiata era in realtà qualcosa di molto diverso.
Dell'essere umano aveva la figura con due gambe,ed un torace e spalle e testa ma aveva quattro braccia.
Gambe e braccia e dita delle mani e dei piedi avevano una forma vagamente umana ma ad una occhiata più ravvicinata sembravano più arti di insetti.
Ma la cosa più inquietante era la testa:una gigantesca,mostruosa testa di polipo.
Tagan non avrebbe saputo definirla altrimenti.
Gli occhi erano molto evoluti,come quelli dei polpi,e,sebbene morti e persi nel vuoto,comunicavano che il proprietario aveva avuto in vita una notevole intelligenza.
Non aveva naso,o meglio,il naso sembrava quello di un cadavere in avanzato stato di decomposizione,due larghe narici e,dove una persona avrebbe avuto una bocca,si dipartivano una infinità di tentacoli.
Era grande come un dio e spaventoso come un demone.
Tagan cercò di riprendersi dallo shock riflettendo che,come era possibile che una specie bipede si fosse evoluta dai mammiferi,era altrettanto possibile che una specie bipede ed altrettanto intelligente si fosse evoluta dagli anfibi o dai molluschi.
"Come la vita degli uomini,anche la vita in generale è solo frutto del caso e l'uomo non può fare altro che accettarlo e godersi il panorama"
Con questa stoica riflessione,Tagan,precipitava in braccio alla morte.
Pochi istanti prima di tuffarsi nel magma incandescente che ricopriva in parte il fondo di quella grotta Tagan fu nuovamente avvolto da un lampo di luce...
 
"Capisci,Tagan?Le equazioni non si possono sbagliare.Secondo i miei calcoli la soluzione esiste e non può che essere una sola."disse Knox
"E quale sarebbe?"Chiese Tagan incuriosito.
"Non lo so.Con i miei calcoli ho scoperto solo questo:che la soluzione delle equazioni esiste."
"Ma in pratica,a me,che cosa è successo?"Incalzò Tagan
"Sicuramente qualcosa è successo.La matematica ci dice chiaramente che qualcosa è accaduto ma non ci dice che cosa."
"Ma allora a che serve?"
"Adesso sappiamo che sei effettivamente stato spedito da qualche parte per alcune ore ma dove ti trovavi,come ci sei arrivato e perché eri lì non lo sappiamo."
Tagan guardava Knox allibito.
"Almeno sappiamo che non sei pazzo."aggiunse il matematico"Non sei contento di sapere che non sei pazzo?"
"Sono molto sollevato di sapere che non sono pazzo."Disse Tagan poco convinto.
"Ti spiego che cosa è accaduto:L'eccessiva corrente che tu hai dato al calibratore quantico ha bruciato una resistenza rompendo il generatore di gravitoni.Questo lo so perché, nei tre giorni in cui tu sei stato via, il tuo laureando ha avuto modo di fare una diagnostica completa del calibratore quantico.
Solo che il generatore di gravitoni non è rotto nello spazio tempo quadridimensionale.Nel nostro spaziotempo funziona alla perfezione.Ma il nostro spaziotempo,secondo la moderna teoria delle stringhe,è solo un'iperpiano quadridimensionale in uno spazio a undici o dodici dimensioni.
Quando la macchina si è rotta ha attratto uno spazio a cinque dimensioni che si è avvolto attorno al nostro spazio quadridimensionale ed in particolare attorno a te producendo una curva spaziotemporale chiusa.In altre parole la macchina ti ha teletrasportato da qualche parte."
"Come avete fatto a riportarmi quì?"
"L'abbiamo spenta."
"E ci avete messo tre giorni?"
"Io ero contrario.Pensavo che spengerla avrebbe potuto ucciderti.Ma il calibratore consumava un sacco di energia elettrica ed il rettore ci ha tagliato la corrente."
 
Tagan arrivò a lezione con quaranta minuti di ritardo.
Come al solito.
Si era attardato a flirtare con una studentessa dal seno prominente.
Come al solito.
Arrivato che fu in aula per la lezione,non trovò il consueto clima di silenzioso terrore.
Tutti discutevano tra loro animatamente ed alcuni sghignazzavano dalle risate.
La cosa pareva a tutti così naturale che invece di buttare fuori qualcuno a mo'di esempio,come era inizialmente sua intenzione,si unì alla conversazione cercando di capire di cosa si trattava.
"Niente,signor professore.Ci raccontavamo l'ultima barzelletta sui paleontologi."
"Oh quelli.Osano persino definirsi scienziati.Ma la scienza è un'altra cosa.Che hanno combinato stavolta, quei ciarlatani?"
"Hanno estratto un fossile di meganeura dal marmo di Carrara."
"Meganeura?Questa specie non la conosco."
"è una libellula gigante del Carbonifero.Più antica dei dinosauri."
"Ma la cosa buffa è che mentre lo trasportavano al dipartimento di paleontologia gli è caduta spaccandosi in due."
Tagan non potè trattenere una risata.
"Ma il bello deve ancora venire."Disse un altro studente sghignazzando"Dalla pancia spaccata del fossile è saltata fuori una bottiglia di plastica.Ha presente quelle da mezzo litro?"
Al professore vennero le lacrime agli occhi dal tanto ridere
"E sull'etichetta della bottiglietta c'era scritto:Cocacola"Le risate si troncarono di colpo in gola al professore.
"Ma ci pensa,professore?Cocacola."Disse un ragazzo.
"Se li immagina gli insetti giganti del Carbonifero che si bevono la Cocacola?"Disse una ragazza in prima fila.
"Ed i dinosauri bevevano l'aranciata.Ed è per questo che si sono estinti."Disse un altro sghignazzando.
   
 
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