L’acqua mi avvolge, mi accarezza con le sue mani delicate e fredde.
Sento il mio cuore che batte ancora.
Infiniti instanti di sofferenze.
Le mie ultime sofferenze.
Un muro di acqua cristallina mi sovrasta.
Un altro battito e rivedo in pochi attimi la mia vita.
Velocemente, mille immagini sfuocate che mi appaiono davanti agli occhi. L’unica parte di me a non mutare in un orribile mostro marino.
Cado piano, lentamente.
Il mio cuore batte ancora.
Pochi, deboli battiti.
Inutili tentativi per restare i vita.
Le acque che in superficie erano in tempesta, qui sono calme, silenziose, immobili.
Una tomba azzurra che mi lega al mondo che ho sempre amato.
Al mondo a cui non ho mai saputo rinunciare.
Al mondo che mi ha ridotto in questo stato.
Rivedo il volto della donna che mi ha stregato.
Il suo viso, le sue innumerevoli forme sotto le quali l’ho amata.
Vento che gonfia le vele.
Acque inesplorate che aspettavano solo me.
Un profumo di sale, dolce e amaro.
Un carattere tempestoso come i mari in estate e docile come le calme piatte che fanno ondeggiare la nave come la culla di un neonato.
Un corpo in cui affondare quando il bisogno di lei era troppo grande per resistere.
Chiudo gli occhi, tutto questo blu mi acceca.
Un altro battito.
E mi trovo a domandarmi se tutte le persone che sono morte in mare abbiano provato questa sensazione di timore… ma anche di sollievo.
David Jones… temi tu la morte?
Curioso come i fatti della vita ti si ritorcono contro.
Io, il traghettatore delle anime dei morti in mare a morire tra le acque che ho solcato per decenni.
Io che recuperavo i morenti proponendogli una vita di schiavitù e servizio in cambio della loro anima corrotta, promettendo un’eternità in mare, non posso fare altrettanto con la mia anima corrotta a devastata dall’odio.
Io che percorrevo la strada accanto a quella della morte senza mai osare guardarla ora mi ritrovo a cadere tra le sue braccia.
Un altro battito.
Un altro istante di dolore.
David Jones… temi tu la morte?
No, non la temo più.
So che è solo con la morte che potrò tornare da lei.
Dalla donna che amo.
Da colei che ho disprezzato solo perché credevo che non mi amasse.
Colei che ho tradito, dicendo alla Federazione dei Pirati come imprigionarla in un corpo
umano.
Colei che ho sempre amato, un amore così forte e terrificante da farmi paura, da costringermi a cavarmi il cuore dal petto e nasconderlo lontano da me. Così che non potessi provare più nulla, né gioia né dolore.
Cado lentamente, alcuni pesci mi staranno osservando curiosi.
Le ultime bolle escono dalla mia bocca mentre il mio cuore trafitto batte ancora una volta.
La sento.
E’ qui vicino a me.
Io sono in lei.
Lei è in me.
Solo con la mia morte tutto potrà tornare come un tempo.
Quando non ero un mostro, quando avevo un cuore in petto.
La sento.
Mille mani che mi accarezzano.
Mille bocche che mi baciano.
Mille corpi che mi riscaldano.
Lei è ovunque.
Lei è tutto.
Apro gli occhi, celesti, limpidi come il mare che mi sta inghiottendo nelle sue profondità.
Con la mente offuscata osservo le mie mani, sono tornate normali come quando lei mi ha toccato il petto sulla Perla. Quando lei mi ha fatto ricordare quanto fosse bello amarla e desiderarla.
Lei è qui.
Un altro battito.
L’ultimo.
In fondo, non poteva esserci che morte più dolce.
Ora sono con te.
In eterno come ci eravamo promessi.
Non solo il cuore, tutto il mio essere appartiene a te mia dolce dea.
La mia bocca si muove, le ultime bolle d’aria escono salendo verso l’alto.
Le mie labbra si muovono un’ultima volta e invocano il tuo nome.
Un nome temuto.
Un nome rispetto.
Un nome amato e odiato.
Forse solo un nome.
Calipso.