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Autore: Gulminar    17/11/2012    5 recensioni
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.

Sono passati anni dalla fine della quarta grande guerra ninja, la pace regna ma non per Sakura. Nonostante le promesse fatte agli amici e gli impegni presi con se stessa, c'è qualcuno che non può dimenticare. Quando la speranza si riaccende, seppur flebile e quasi assurda, non può fare a meno di partire per una misteriosa destinazione.
Personalissima interpretazione del mondo di Naruto.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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La notte delle carte bomba

 

Sasuke andava avanti e indietro sul camminamento fortificato nei pressi della Porta ovest. Da sempre lo riteneva il più debole fra gli ingressi alla città ed era deciso a occuparsene di persona. La giornata era stata un frenetico viavai di portaordini, informatori, sottoposti, amici, parenti e passanti casuali. L’ultimo giorno di tregua, pochi minuti e sarebbe scaduto l’ultimatum imposto dagli invasori. E nessuno aveva ancora la minima idea su chi fossero.

Rai era un’ombra fedele al suo fianco, Soma andava e veniva di continuo. Sasuke aveva voglia di uscire, di andare nel bosco a stanare il nemico ma Hiki Danjyo era stato chiaro, l’ordine era di aspettare. L’anziano capo di Oinomori non voleva rischiare vite in missioni che potevano rivelarsi inutili, non prima di avere un’idea più precisa sulla natura degli assedianti.

“Cos’è quella roba?”

L’esclamazione di Rai lo colpì come una frustata nella schiena, seguì la direzione indicata dal fratello. Qualcosa si staccava dal sipario blu scuro della notte ancora giovane. Sembrava uno stormo di uccelli ma avanzava troppo lentamente e gli elementi non avevano la forma di volatili.

Carte bomba!

La consapevolezza gli mutò lo stomaco in un blocco di ghiaccio.

Uno sciame di carte bomba fluttuanti.

Intuì quasi subito i fili di chakra che collegavano gli elementi dello sciame fra loro. Se uno solo fosse esploso, gli altri lo avrebbero seguito quasi all’istante. Non notò collegamenti con il bosco, dunque non erano controllati a distanza, lo sciame avanzava come dotato di una coscienza autonoma dal suo creatore.

“Dai l’allarme!” Gridò a Rai, lanciandosi lungo il camminamento.

Cercò mentalmente il contatto con un lupo, uno qualsiasi di quelli che aiutavano gli umani ai piedi delle mura. Bastava trasmettere l’allarme a uno, il quale lo avrebbe passato immediatamente a tutti gli altri lupi, che a loro volta avrebbero informato gli umani nelle vicinanze. Lo trovò, trasmise l’immagine che si avvicinava inesorabile, cercò di far capire al lupo ciò che significava. Non fu certo di esserci riuscito del tutto. Giunse al punto delle mura verso il quale lo sciame puntava.

“Signore, che cos’è?” Gli chiese uno dei ninja.

Il suo messaggio telepatico non era ancora arrivato a tutti i difensori. Giunse dopo pochi secondi ma non ci fece più caso.

“Non deve superare le mura! Usate gli shuriken!” Ordinò.

Sapeva che bastava colpirne una per farle fuori tutte, ma non si preoccupò di fare economia. Uno sciame di shuriken saettò verso quello di carte bomba. Alcune esplosero immediatamente, le altre le seguirono in ordine sparso, formando una nebulosa ardente che illuminò la notte a giorno. Sasuke e i ninja difensori si ripararono dietro al parapetto, le carte non erano giunte abbastanza vicine da danneggiare le mura ma l’onda d’urto si percepì.

“Passate parola! Non devono superare le mura!” Ordinò e riprese a correre.

L’intenzione era di fare il giro intero del perimetro, tenendo d’occhio il limitare del bosco. Una porzione della città, qualche centinaio di metri avanti a lui, deflagrò, devastata da esplosioni in serie che sventrarono gli edifici come fossero stati di carta. In un battito di ciglia, un paio di quartieri svanì in un roboante caleidoscopio di fuoco.

No!

I messaggi telepatici non erano stati abbastanza rapidi, uno sciame era riuscito a passare. Chiunque controllasse le carte bomba, era abbastanza in gamba da mettere in scacco i lupi. Sasuke raggiunse i limiti della zona colpita, il fuoco era ovunque, l’odore di corpi carbonizzati insopportabile. I lamenti degli ustionati, dei feriti e dei moribondi schiacciati sotto le macerie, i pianti dei sopravvissuti gli riempirono le orecchie, il fumo gli fece lacrimare gli occhi.

“Fate uscire le squadre d’assalto! Bisogna trovare chi le controlla!”

Dato l’ordine, vide un’altra porzione di città svanire in una cacofonia di esplosioni, almeno un altro sciame era riuscito a passare. Sasuke smise di registrare mentalmente le scariche, Oinomori rischiava di essere messa in ginocchio in pochi minuti. Davvero le difese, di cui si era occupato personalmente, erano tanto disastrose? Non aveva mai visto un attacco del genere ma non bastava come giustificazione. Rai e Soma apparvero accanto a lui, partoriti dalla città piombata nel caos. Non ci fu bisogno di parole, si lanciarono insieme oltre il parapetto.

 

Dalla finestra del palazzo abbandonato che era divenuto il loro nascondiglio abituale, qualcuno osservava in silenzio la città impazzire.

“Pare che si siano decisi a fare sul serio.” Commentò il compagno alle sue spalle.

“Vorrei poter dare una mano.” Rispose amaro l’uomo alla finestra.

“Gli ordini sono chiari, dobbiamo limitarci a osservare.”

Anche dopo anni, la tranquillità inattaccabile del compagno riusciva ancora a infastidirlo. Preferì non voltarsi, una città in fiamme, pur non essendo una novità per lui, era comunque preferibile al menefreghismo di chi lo accompagnava.

“Andiamo a guardare da vicino.” Decise.

Lasciò la stanza per non dargli tempo di obiettare.

 

È uno solo a controllarli.

Il bosco era pieno di fili di chakra che svanivano lentamente, dovevano essere più d’uno per ogni sciame. La volontà del bombarolo accompagnava le carte fino ai limitari, poi lasciava che proseguissero da sole. I fili convergevano verso un unico punto poco più avanti, l’avversario doveva essere un solo ninja dotato di molto talento. Poteva avere altri a difesa ma sul momento non gli parve un grosso problema. Avevano deciso di aspettare e pagato caro l’errore, correva con gli artigli sfoderati, ansioso di piantarli in corpo a qualcuno.

Il bombarolo non aveva bisogno di ninja di scorta, lo capì quando intuì un altro sciame venire loro incontro. Il bastardo era tanto abile da potersi anche difendere da solo mentre attaccava la città. Scattarono in direzioni diverse, tentò di mantenere il contatto visivo con Rai e Soma ma ci riuscì solo in parte. Vide lo sciame dividersi in due, una parte seguì Soma, l’altra puntò su di lui. Pensò che il controllo da parte del bombarolo non fosse sufficiente a evitare tutti quegli alberi, un altro errore, le carte saettarono fra tronchi e fronde senza sfiorarli. Sasuke fece un lungo giro intorno alla zona in cui si erano separati. Non riusciva ancora a capire dove fosse Rai, ma era certo che Soma avesse avuto la sua stessa idea e gli stesse venendo incontro. Quando la vide arrivare, Soma era pronta, nel momento dell’impatto si strinsero in una sorta di abbraccio e schizzarono verso l’alto. I due sciami parvero voler fare lo stesso, ma il loro abbraccio fu una cacofonia di esplosioni che distrusse un buon tratto di foresta.

Sasuke e Soma atterrarono a breve distanza dal punto dell’impatto, Rai non si vedeva. Solo un’altra serie di esplosioni fornì loro la posizione del compagno, Sasuke si rese conto dopo alcuni secondi di quanto accadeva. Rai doveva essere schizzato attraverso l’angusto spazio fra due alberi, inseguito da un terzo sciame, alcune carte non avevano evitato l’impatto con i tronchi e avevano dato il via all’esplosione, due o tre erano riuscite ad avvicinarsi al ragazzo prima di deflagrare. Sasuke vide con orrore il fratello adottivo travolto, lo seguì ruzzolare malamente fra gli alberi.

Fu il primo a raggiungere il corpo fumante nel punto dov’era caduto, chiamandolo per nome. Quando lo sollevò, ebbe l’impressione di avere fra le mani un ceppo in parte divorato dal fuoco, metà del bel volto di Rai era devastata da un’orrenda piaga da ustione. L’occhio superstite fissò quelli di Sasuke, le labbra si mossero per parlare ma non ne uscì nulla di comprensibile. Soma li raggiunse ma non osò avvicinarsi, non si era aspettata che i danni fossero tanto gravi.

“Tre sciami per eliminare uno solo di voi.” Considerò una voce alle spalle della donna. “Non pensavo che i ninja di Oinomori fossero tanto abili.”

Un uomo era apparso fra gli alberi, indossava un anonimo mantello rosso e nessuna insegna.

Un urlo straziante di Sasuke. Soma non avrebbe dovuto voltare le spalle al nemico ma lo fece. Il giovane Ookami stringeva il corpo del fratello, chiamandolo fra le lacrime. Soma, grazie ad un briciolo di lucidità residua, avrebbe voluto costringerlo a preoccuparsi del nemico, ma non poté nemmeno avvicinarsi, l’aria intorno a Sasuke era diventata rovente. Vide con stupore crescente l’erba schiacciata al suolo da una forza invisibile, le fronde degli alberi circostanti sconvolte da venti che non muovevano aria. La più impensabile manifestazione di energia cui avesse assistito. Scariche simili a lampi blu percorrevano il corpo di Sasuke, la casacca da battaglia si lacerò, la muscolatura crebbe a dismisura, la pelle parve tendersi al limite nel tentativo di contenerla poi sparì, sostituita da un folto pelo blu. Le braccia se ne ricoprirono per prime, poi toccò alle spalle e al collo, nel frattempo il volto si deformò, allungandosi in avanti, assumendo la forma del muso di un lupo. I denti divennero zanne, gli occhi dorati più grandi e tanto luminosi da sembrare di fuoco. Non smise un istante di emettere suoni agghiaccianti a metà fra strida di dolore e ringhi. Soma dovette osservare impotente e rapita dal prodigio che si compiva.

Quando Sasuke si rialzò, era coperto di pelo azzurro, la testa era di un lupo gigante e il corpo aveva sviluppato una muscolatura ipertrofica. Fra artigli smisurati saettavano scariche di energia. Soma fu rapida a farsi da parte, percependo la sua ira, il desiderio impellente di uccidere. Non capì quale fosse stata la reazione del bombarolo, colse solo Sasuke scattare e farlo a pezzi, passargli attraverso con gli artigli protesi in avanti. Il corpo del nemico semplicemente fu ridotto a brandelli in un battito di ciglia. Sasuke andò oltre urlando come un folle, grida che erano mezzi ululati, strida indefinibili. Soma vide alberi staccarsi da terra, balzare verso il cielo e ricadere a metri di distanza, là dove il Sommo Ookami si faceva strada a forza. Cadde in ginocchio accanto al corpo di Rai, indecisa se la sconvolgessero di più le sue condizioni o la trasformazione di Sasuke.

 

Una figura incappucciata aveva osservato la scena dalle fronde di un albero, l’altra era rimasta con la schiena addossata al tronco, apparentemente disinteressandosi di ciò che avveniva sotto di loro. Era però consapevole che il compagno non si era perso nulla.

“Una trasformazione interessante.” Lo sentì finalmente considerare con semplicità.

“Visto che abbiamo fatto bene a uscire?” Fece notare, l’altro non commentò. “Cosa pensi?”

“Sasuke non è cambiato, è sempre una bestia assetata di sangue.” Rispose il compagno, risolvendosi ad alzarsi per raggiungerlo. “La sorte di quel ragazzo deve avergli fatto perdere il controllo, scatenando la potenza del Sommo Ookami. Continuerà a distruggere tutto quello che incontra, fin quando non cadrà completamente sfinito da qualche parte.”

“Ne sei sicuro o stai facendo ipotesi?”

“Sto facendo ipotesi che mi sembrano molto vicine alla realtà.”

“Se è così, dobbiamo seguirlo. Siamo gli unici che possono impedirgli di farsi male.”

Un sospiro da parte del compagno? Strana esternazione di emozioni da parte sua.

“Sapevo che l’avresti detto.” Commentò.

“Puoi tornare in città se vuoi, io gli vado dietro. Non preoccuparti, mi basta seguire la pista di alberi abbattuti.”

“Fra gli ordini c’è anche quello di impedirti di fare cazzate.”

“Allora piantala di blaterare e muovi il culo.”

   
 
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