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Autore: candycotton    17/11/2012    0 recensioni
Anno 2181. Hestla.
Lo scienziato Sycor ha iniziato, più di 50 anni fa, il suo piano malato di trasformare l’imperfetta popolazione di esseri umani uccidendoli e donando loro una seconda vita, grazie all’impianto di fili metallici e organi sostitutivi, creando così una nuova razza, i Sostituti.
Rigel e Bion. Due ragazzi alla ricerca di vendetta, in un mondo che sembra aver tolto loro ogni cosa.
Ma niente è quello che sembra su Hestla, ed è fondamentale saper riconoscere gli Umani dai Sostituti, la verità dalle bugie, il tradimento dalla fiducia, il bene dal male.
In un vortice di equivoci, doppiogiochisti, imbrogli e verità, i due ragazzi riusciranno a raggiungere la meritata rivincita su quel mondo spietato? E gli esseri umani, saranno disposti a lasciarsi trasformare? Saranno disposti a morire per vivere una vita all’apparenza migliore?
Un mondo sull'orlo della guerra. Un'intera popolazione perseguitata e sottomessa. Un ragazzo e una ragazza pronti a combattere con un destino ignoto che li attende..
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incongruenze




La mano di Bion lo lasciò quando la figura di Kalb apparve nel loro campo visivo.

Eccovi” li accolse con l’aria preoccupata e le braccia strette sul petto. Scrutò Rigel di sottecchi.

Scusa se ci abbiamo messo un po’…” disse Bion.

Uno strano silenzio cadde tra di loro e rese l’atmosfera molto più pesante di quanto già non fosse. Fu Rigel a romperlo, allungando la mano verso Kalb e imitando un sorriso forzato. “Grazie per averci soccorso, ti siamo debitori”.

Kalb gli strinse la mano con forza, e si staccò subito dopo.

C’è qualcosa che possiamo fare per ricambiare il favore?” continuò Rigel.

Oh, non c’è proprio nulla che tu possa fare”.

Il tono duro e secco di Kalb lo irritò. In fondo, aveva solo voluto essere gentile, anche se sapeva che ricambiare il favore non sarebbe stato possibile.

In realtà non c’è molto da fare per nessuno” continuò Kalb, ammorbidendo il tono e cercando di assumere un’aria più rilassata.

Posso sapere dove siamo?” chiese Rigel.

Siamo vicino al Lago di Bevil. Voi siete venuti da Nord, proprio dove c’è uno dei Poli. A ovest” e indicò la sua sinistra con un gesto del braccio, “oltre il lago, ci sono Dezba e Damini, meglio conosciute come le Città Gemelle”.

Rigel e Bion si scambiarono un’occhiata.

E a est, seguendo l’acqua, si sbuca nel Fiume di Bevil, che si getta nell’Oceano. Ed è proprio lì che sto andando” concluse Kalb.

E a sud? C’è il deserto di Orith, non è così?”

Kalb gettò un’occhiata a Rigel, ed entrambi serrarono la mascella. Bion abbassò gli occhi a terra, e rimase in attesa che qualcuno spezzasse il silenzio, di nuovo.

Proprio così. E se lo conosci, probabilmente saprai anche quanto sia pericoloso. Ma qualcosa mi dice che è là che volete andare, giusto?”

Giusto”.

Kalb sbuffò un sorriso. “Abbiamo in comune questa voglia disperata di morire noi, eh?”

Rigel strinse lo sguardo, lo studiò attentamente. Bion, al contrario fece un mezzo sorriso e spostò il peso da un piede all’altro.

Dato che non vedo cervi all’orizzonte, è meglio tornare all’astronave, saremo più al sicuro”.

Camminarono in senso inverso lungo un sentiero diverso da quello che aveva percorso Rigel da solo. Infatti arrivarono a Chèrie con un largo vantaggio di tempo e molto meno affaticati. Rigel si chiese per quanto tempo Kalb era fermo da quelle parti, per conoscere la zona così bene.

Si sedettero in una stanza enorme, che Kalb aveva chiamato comunemente “salotto”. Rigel si lambiccò per osservare ogni dettaglio del soffitto e delle pareti. Nei suoi occhi si rifletteva quel meraviglioso tripudio di ricchezza, oro, argento, colori mozzafiato e ogni genere di arredamento ricercato.

Ho avuto anche io la tua stessa reazione” gli sussurrò Bion e lo fece ridere.

Abbassò gli occhi su di lei, al suo fianco e il sorriso gli scemò via quando tornò a pensare al fatto che era proprio in quella stanza che lei aveva rivelato a Kalb i suoi piani.

Così non avete più un mezzo di trasporto” esordì Kalb lasciandosi cadere sul divano e interrompendo, suo malgrado, il filo di pensieri di Rigel.

Bion si sedette sull’altro divano e Rigel la raggiunse. “Sì. Gruis mi ucciderà” borbottò lei tra sé e sé.

Mi dispiace. Sembra che dobbiate attraversare il deserto a piedi, dunque”.

Rigel lo trafisse con lo sguardo. Non capiva come facesse Bion a fidarsi tanto di quel tipo. Lui, al contrario, non ci vedeva nulla di buono. E quel suo tono poi… quasi come se ci godesse che loro fossero spacciati.

Eppure li aveva salvati. Perché mai allora?

Continuò ad osservarlo, ma gli occhi di Kalb erano spostati, e si muovevano velocemente come se non volesse concentrarsi per troppo tempo su qualcosa. Rigel seguì la traiettoria. Era Bion che guardava, ignara e impegnata a fissarsi le mani.

Ma certo. Ora tutto gli era più chiaro. Era lei che aveva salvato, lei che gli era importato d’aiutare. Ma non avrebbe potuto lasciare morire lui, Rigel, perché altrimenti lei sarebbe impazzita.

Anche senza sapere ancora la verità, Kalb già le aveva fatto il regalo più grande: salvare la vita all’idiota che era con lei, che rappresentava la cima di salvataggio, la sua unica chance di salvare sua sorella Hana.

Rigel si meravigliò di quanto le cose, seppur inconsapevolmente, erano andate a finire al loro posto per tutti, tranne che per lui.

Kalb aveva fatto indirettamente un piacere a Bion, oltre a salvarle la vita, e chissà cos’era successo tra di loro in quella stanza, poche ore prima.

Bion poteva ancora contare sulla sua preziosa merce di scambio umana.

E lui? Freya era morta, la sua fiducia verso Bion tradita, e quel miraggio di salvare i suoi genitori andava sempre più sbiadendo, come un’oasi nel deserto a mezzogiorno.

Cosa poteva fare? Forse doveva parlare con Bion? Chiederle spiegazioni? E poi? Cosa sarebbe successo dopo? Non c’era possibilità che lei cambiasse idea, su questo ne era certo. Ma poi perché doveva essere lei a cambiare idea? In fondo era stato lui ad essere tradito, quindi non avrebbe nemmeno dovuto pensare di riappacificarsi con lei. Una volta sputata la verità, il tempo non si riavvolge. E allora, meglio fingere per restare vivi.

Rigel?”

Solo allora si accorse del viso di Bion volto nella sua direzione. I suoi occhi verdi che lo scrutavano, irremovibili. Si era imbambolato a fissarla per tutto quel tempo, mentre la sua mente era partita per un altro pianeta.

Si?” fece. Si schiarì la gola.

Cosa ne pensi?”

Di cosa?”

Caspita, non credevo che quelle piante anestetizzanti fossero così durature” commentò Kalb.

Bion accennò un sorriso. “Ti senti bene?”

Rigel annuì e fulminò Kalb con lo sguardo.

Kalb ci stava indicando la via più breve per attraversare il deserto. E allora mi chiedevo cosa ne pensi. Dovremmo seguirla o attraversare il lago e fermarci in una città a fare provviste?”

Quello che preferisci” borbottò Rigel. Non gli importava che strada facessero, non sapeva ancora se la voleva fare o meno. Quel viaggio era diventato come una corsa verso il patibolo. E cosa avrebbe trovato alla fine? Se l’avessero semplicemente ammazzato, forse non poteva lamentarsi. Ma aveva la brutta sensazione che Sycor non si sarebbe limitato a quel destino, per lui. E nelle mani di Sycor, qualunque cosa era peggio della morte.

Bion, ti ho detto che potete rifornirvi qui”.

No, Kalb. Il tuo viaggio sarà altrettanto faticoso, non voglio che dai via le tue provviste per noi”.

Il tono dolce con cui si rivolgevano l’uno all’altra lo fece sentire immensamente tagliato fuori. Li guardava discutere sul cibo, sul viaggio, sul terreno, e non poté sentirsi altro che un intruso. Non c’entrava niente. Loro si conoscevano, lui non conosceva nessuno. Nemmeno sé stesso. Non più.

Scattò in piedi. Borbottò qualcosa d'incomprensibile anche alle sue orecchie e lasciò la stanza, senza degnare né Bion né Kalb di uno sguardo.

Ma che gli prende?” chiese il ragazzo con un’occhiata accigliata.

Bion sospirò e strinse le labbra. Si alzò e uscì dalla stanza.

Rigel?” mormorò poco dopo, aprendo piano la porta della stanza dove l’aveva visto entrare.

Lui era seduto sul letto, le braccia molle lungo i fianchi, le dita incrociate sulla piegatura delle gambe, il viso spento, gli occhi vuoti.

Gli si avvicinò a passi lievi, gli si accovacciò accanto e allungò la mano, per sfiorargli la spalla. Lui volse il capo e si allontanò con uno scatto. Bion si ritrasse.

Che c’è?”

Vattene, Bion”.

Rigel si alzò dal letto, non riusciva più a starle accanto. Era diventata una specie di tortura, la sua presenza. Perché lo aveva tradito da sempre, e perché lei non immaginava che lui sapesse, e continuava a comportarsi in quel modo che gli piaceva così tanto.

Smettila va bene?” sbraitò all’aria.

Di fare cosa?”

Lo sai. Ne ho abbastanza”.

Bion sbuffò. “Di cosa diavolo stai parlando?”

Eccola di nuovo che fa l’innocente. E come le veniva bene. Non riusciva ad odiarla, e costretto ad averla accanto, si sentiva come in trappola. Sì, perché avrebbe anche potuto fuggire, ma dove? Non aveva più Freya e dubitava che fosse rimasto qualcosa della sua casa nella foresta. E poi, nonostante tutto non voleva andarsene. Voleva restare, voleva coglierla di sorpresa proprio sul più bello, girarle le spalle e fargliela pagare, prima di rassegnarsi a finire nelle grinfie di Sycor. Ecco cos’avrebbe fatto, se le cose fossero andate male.

Se invece fossero andate bene e avesse trovato vivi i suoi genitori, allora sarebbe scappato con loro e avrebbero iniziato insieme una nuova vita lontano da tutto.

Senti, Rigel. Capisco come ti senti. Dopo la morte di Freya deve essere dura per te andare avanti. I miei genitori sono morti e mia sorella è stata rapita, come credi che mi senta io ogni giorno? Ma stiamo solo perdendo tempo così. Ogni lamento, ogni pausa è tempo vitale che togliamo ai nostri cari, ai tuoi genitori e ad Hana”.

Rigel le diede tutta la sua attenzione.

Quindi dobbiamo ripartire. E lo stesso farà Kalb. Sai, ha detto che sta andando a cercare l’Isola dei Sopravvissuti. È dove ci sono tutti gli umani rimasti. E se avrà successo, potremo raggiungerlo anche noi, una volta che questa storia sarà finita”.

Quella era decisamente una soluzione inaspettata. Un’isola dove gli umani si erano nascosti per decenni, dove avevano iniziato una nuova civiltà lontano da Sycor e dai Sostituti. Un piccolo, nuovo pezzo di mondo. Rigel ancora non riusciva a crederci. Quante volte aveva pensato di essere l’unico rimasto? E quante volte si era sentito abbandonato e solo per quello?

Ma c’era ancora speranza, da qualche parte. Era semplicemente meraviglioso. Ecco dove sarebbe andato con i suoi genitori: sull’Isola dei Sopravvissuti.

Rigel” Bion pronunciò il suo nome con un nuovo tono di voce. Dolce e pacato. Gli andò vicino, gli appoggiò le mani sulle spalle e lo guidò a sedersi sul letto. “Devo dirti una cosa” prese posto accanto a lui, così vicino che le loro mani si sfiorarono. Lo guardò negli occhi intensamente e Rigel pensò che dunque il momento era arrivato. Gli avrebbe detto tutta la verità sul suo piano architettato.

Dobbiamo essere più attenti. Non possiamo farci sfuggire nulla, capisci?”

Rigel pendeva dalle sue labbra, ora. Annuì.

È chiaro come il sole che qualcuno ci ha sabotato. A Tiva, le sentinelle. E poi sul sentiero, quando ormai eravamo distanti”.

Rigel lasciò uscire l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento. Non stava parlando di ciò che lui sperava. Però ascoltò con attenzione ugualmente. “Avevi detto che ci avrebbero seguito comunque” le ricordò, aggrottando le sopracciglia.

Sì, ma è stato tutto troppo ben architettato. Voglio dire, avevano un bazooka, e sapevano esattamente quale sarebbe stata la nostra posizione”.

A Rigel venne in mente solo una parola. “Freya”.

Cosa?”

Freya. Stava correndo sotto di noi, ricordi? E loro le hanno sparato… quando hanno capito che l’avevamo vista!”

Pensi che Freya c’entrasse qualcosa?”

Freya era solo un’esca. Non so cosa le hanno fatto. Non oso neanche immaginare perché lei gli obbedisse. Ma l’hanno fatta spuntare sotto di noi, affinché io la vedessi e poi le hanno sparato, e allora non ho capito più niente, l’Hydran era senza pilota, indifeso almeno quanto noi su un campo minato. È allora che ci hanno affondato. Ma gli siamo sfuggiti”.

Okay, Rigel. Probabilmente è andata proprio così, ma non è questo che mi interessa”.

Rigel la fissò.

Penso che qualcuno ci abbia traditi”.

Lui quasi volle riderle in faccia. Ma davvero? Voleva dire. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Al contrario, restò in silenzio e si mordicchiò l’interno del labbro inferiore.

Qualcuno che abbiamo incontrato prima di partire. Avy, per esempio”.

Rigel inarcò un sopracciglio. “Avy” ripeté, esterrefatto a quel pensiero tanto strambo.

Perché fai quella faccia?”

Okay, a te non piaceva, ma questo non fa di lei una traditrice. E allora non hai pensato ad Arael, Gruis, la gente della locanda…”

Sono sicura che Arael e Gruis non farebbero mai…”

Oh, se lo dici tu” la canzonò.

Bion aprì la bocca per ribattere e scattò in piedi. “Tu non vuoi capire! Sei solo impegnato ad ingelosirti senza alcun motivo!”

L’espressione di Rigel s’indurì all’istante. La fissò furioso e lei gli restituì la stessa occhiata.

Che motivo avevano Arael e Gruis di sabotarci? Nessuno! E Avy? Suo padre, magari?” lo guardò scrollando il capo ad enfatizzare il tono di voce provocatorio.

Non ti seguo”.

Bion sbuffò sonoramente e prese a camminare avanti e indietro per la stanza. “Il padre di Avy è malato e, a quanto mi hai detto, lei è un Sostituto. Suppongo che anche suo padre lo sia, altrimenti tu non ti saresti sentito come l’unico umano sopravvissuto per tutti quegli anni. Di conseguenza, non pensi che Avy abbia riferito la nostra posizione a Sycor, facendoci così catturare, in cambio di cure per suo padre?”

È solo un’ipotesi che hai messo su al momento” tagliò corto Rigel.

Perché lo fai?”

La voce spezzata di Bion lo colse di sorpresa. Alzò il capo su di lei, che si era arrestata nel centro della stanza, in piedi a pochi passi da lui. Era sull’orlo delle lacrime, ma combatteva per trattenersi.

Un giorno stiamo bene, l’altro sei distante. E sei così sprezzante. È per Kalb? Spiegami per favore, perché non capisco”.

Perché sono io a dovermi spiegare? Perché non tu? Anche io voglio che tu mi dica la verità”.

Bion socchiuse le labbra, le pupille si mossero veloci negli occhi di Rigel. Per un istante un lampo di terrore le attraversò lo sguardo. “Non ho niente da dire”.

Rigel si alzò. “Nemmeno io”.

La sorpassò e giunse alla porta. Si volse lievemente verso di lei, ma senza cercare il suo sguardo. “E comunque non credo che Avy ci abbia sabotato. Volevi una ragione per incolparla di qualcosa. Sei solo impegnata ad ingelosirti senza alcun motivo”.

L’urlo arrabbiato di Bion rimbalzò sulle sue spalle, quando uscì dalla stanza e chiuse la porta. Era quello che si meritava.

Restò fermo nel corridoio, ad ascoltarla piangere. Non gli piaceva. Nonostante un po’ se lo meritasse, ciò che le aveva detto non gli piaceva.

Nonostante la sua mente fosse continuamente affollata da pensieri, in quel preciso istante era vuota. Non pensò, soltanto fece quello che il suo istinto gli comandava. Spalancò la porta e si trovò faccia a faccia con Bion. Ebbe appena il tempo di incrociare il suo sguardo, prima che lei gli si gettasse addosso e lo spingesse con tutta la sua forza contro il muro dall’altra parte del corridoio.

Sei un idiota!” gli gridò.

Rigel sbatté la schiena e le ginocchia gli si piegarono, facendolo scivolare a terra lungo la parete. “Mi stavo proprio chiedendo dove fosse finita la tipa tosta che conoscevo”. Nonostante tutto, sentiva ancora la voglia di fare del sarcasmo.

Bion restò a bocca aperta. Si fissarono, si studiarono. Rigel fece un mezzo sorriso. E lei tirò su con il naso, cercando di ricomporsi e di calmarsi. “È ancora qui, pronta ad ogni evenienza”.

Sì, l’ho notato” ribatté Rigel, allungando una mano verso di lei.

La ragazza la guardò per un momento, prima di afferrarla e aiutarlo a tirarsi su.

Rigel balzò in piedi e strinse la presa nella sua stretta. Le fece un sorriso e l’abbraccio. “Scusa” borbottò tra i suoi capelli. La accarezzò alla base della schiena, sospirò contro la sua pelle.

Bion restò immobile, ancora scossa e parecchio stupita. Le braccia alzate ferme in aria, il corpo rigido e fremente. Quando Rigel si sciolse dall’abbraccio, catturò la sua occhiata sorpresa, incrociando per un istante i suoi occhi verdi.

Lui non aggiunse niente. Accennò un breve saluto con la mano e si allontanò lungo il corridoio.

E mentre camminava, ogni tassello andò al suo posto e all’improvviso capì tutto quanto. Ecco perché li avevano seguiti, ecco perché avevano sparato all’Hydran e Freya era morta. Non era solo Bion ad essere ricercata. Sycor li voleva entrambi.

Perché lui fosse così importante, ancora non lo sapeva.

Ma allora se il piano di Bion era quello di scambiare lui per sua sorella, perché lui non poteva fare lo stesso? Avrebbe dato Bion per i suoi genitori.

A quell’idea fece un mezzo sorriso, che gli sparì immediatamente dalle labbra. Non era poi tanto bello. Sentiva che non era la cosa giusta da fare. Ma era la più semplice. Nonostante tutto, sentiva di provare qualcosa verso Bion. Un certo affetto forse, o qualcos’altro. Le si era affezionato. Come avrebbe fatto a tradirla?

Si chiese come si sentisse lei, sapendo dentro di sé di non aver altra scelta che quella. Scambiare lui per Hana. Decidere tra due persone a cui si vuole bene. Sempre che lei gliene volesse, di bene. Gli tornò alla mente il suo urlo di poco prima, e il suo pianto sommesso.

Era forse così che ci si sentiva?


  
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