Grazia
Il luccichio delle
paillettes
Ero in piedi davanti alla porta, attendendo che il primo paziente entrasse. Milioni di pensieri mi frullavano in testa e altrettante indecisioni e paure mi tenevano in tensione. Accade sempre così : quando si desidera qualcosa intensamente, si prova sempre timore misto ad ansia mentre il sogno si sta per realizzare. Avevo progettato quel momento miliardi di volte, eppure mi sentivo impreparata! Le mie mani che avrebbero dovuto donare sicurezza e calore a coloro che ne avevano bisogno, tremavano come foglie. Non sapevo come presentarmi e avvertivo un terribile imbarazzo!
Ci pensò un profumo a riportarmi alla realtà. Un fortissimo profumo di ciliegia annunciò l’arrivò di un’ eccentrica donna di trent’anni. I capelli biondo platino, certamente tinti, erano tenuti fermi da un cerchietto rosa confetto. Indossava uno stretto abito di paillettes fucsia lungo fino alle ginocchia e un paio di stivali bianchi. Il viso era truccato in modo molto pesante. Se avesse avuto un cagnolino in braccio, avrei azzardato che fosse Paris Hilton.
-Buon giorno!- mi disse e mi strinse lievemente la mano.
Solo allora notai la ragazzina di quindici anni, al suo fianco. La mia attenzione era stata catturata tanto dal luccichio delle paillettes che non mi ero accorta di lei. Aveva capelli castani molto disordinati a coprirle il viso pallido e gli occhi color nocciola, un fisico molto gracile e magro. Si nascondeva dietro alla madre, come fa una bimba quando vede un estraneo. Mi stupii osservando quelle due donne legate da un legame di sangue essere l’una l’antitesi dell’altra. Una era splendente e carismatica come il sole e l’altra enigmatica e misteriosa come la luna. Guardai la ragazzina con uno sguardo tenero e le strinsi la mano, sorridendole.
-Tu sei Grazia, esatto?- le chiesi, sperando di sentire la sua voce. Non ottenni, però, il risultato sperato in quanto lei si limitò ad annuire. Invitai quella strana coppia ad accomodarsi sulle poltroncine. Quel gesto , piuttosto formale, diede il via alla seduta.
-Dottoressa, l’ incontro sarà breve! Infatti Grazia non ha alcun problema… e non abbiamo tempo da perdere!- mi avvisò.
-Signora, se la scuola l’ha fatta venire qui, una ragione ci sarà di sicuro! Questo non è un manicomio, vostra figlia potrebbe essere stata convocata qui, perché un insegnante ha notato che ha bisogno di una persona che la ascolti raccontare i suoi problemi. Magari ha qualche piccola preoccupazione o ansia, di cui potrebbe liberarsi…-
Dopo aver sentito quelle parole, l’espressione del suo viso mutò. Con aria turbata mi chiese di poter parlare con me da sola. Annuii confusa e osservai Grazia uscire dalla stanza che l’aveva inghiottita poco prima.
-In effetti mia figlia ha un problema. E’ troppo timida, lo è sempre stata, fin da piccola! Eppure sua sorella è diversa: è allegra, spigliata e adorata da tutti. Ho provato a guarirla, ma non ci sono riuscita!-
-Guarirla?Da quando la timidezza è una malattia?-la rimproverai.
La donna non tentò nemmeno di giustificarsi e dopo aver sospirato, cominciò a parlarmi della sua figlia maggiore. Raccontò dei suoi continui successi,della sua bellezza e dell’amore che provava per lei. Ad ogni parola mi infastidivo sempre di più : possibile che mostrasse così apertamente il suo interesse per una sola delle sue figlie?
Stufa di ascoltare quelle chiacchiere inutili, affermai che la seduta era conclusa. Lei si alzò e uscì fuori dallo studio il prima possibile. Sua figlia però era rimasta a pochi metri dalla porta e mi guardava. Mentre ero sull’uscio, incontrai per un attimo il suo sguardo.
-Se non vuoi più venire non importa, ma ti do un consiglio : per sfogare la propria rabbia o tristezza non è necessario parlare. A volte è utile anche gridare…-le dissi.
Grazia mi scrutò con i suoi dolci occhi color nocciola ed annuì. Poi si voltò e raggiunse la madre fuori lo studio.
Chiusi la porta e mi fermai a riflettere un secondo, prima di far entrare un altro paziente.
Mi sedetti sulla sedia girevole e mi massaggiai le tempie. Provai ad immaginare come si sentisse la povera Grazia. Era una piccola rosa selvatica, nascosta dai petali di un ‘enorme margherita.
Il fatto che stesse sempre zitta, non voleva dire che non avesse nulla da dire. Tra lei e il mondo ci sarebbe voluto un interprete! Avrei tanto voluto aiutarla a sbloccarsi e capire la ragione di quel muro che aveva eretto tra sé e gli altri. Speravo tanto che sarebbe tornata …
Questo
è il primo capitolo della storia…spero vi
piaccia!Come avete potuto leggere, la
protagonista è una dottoressa, che accoglie nel suo piccolo
e anonimo studio 5
ragazzi che hanno dei problemi (bullismo,anoressia, divorzio dei
genitori,
ecc...), grazie al suo fare materno riuscirà ad aiutarli e a
renderli felici.
Si parlerà anche di una dolce storia d'amore che
nascerà tra due pazienti. Lasciate
tante recensioni…per favore!!