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Autore: Erika Grace    17/11/2012    1 recensioni
Allora me ne andai capendo che in fondo, io non ero poi un cattivo padrino.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era una limpida giornata di primavera, e come sempre io e James ci trovavamo sotto l’albero nel parco di Hogwarts a chiacchierare un pò.  James mi ha confidato che era innamorato di una ragazza, una certa Lily Evans. Mi disse che non era facile fare colpo su di lei, e che gli serviva qualche consiglio su cosa fare, data la mia abilità con le ragazze.  “Bè…Perché non le chiedi se ti viene a vedere alla partita con i Serpeverde domani?... Insomma, tecnicamente anche se rifiutasse verrebbe lo stesso perché è una gran tifosa dei Grifondoro e tu le dimostri quanto sei forte e lei forse si deciderà a uscire con te. O magari accetta e finita la partita andate da qualche parte da soli voi due.” “Amico mio, sei un genio” disse James.
“Lo so” E sorrisi. “Come faresti senza di me..” dissi scherzando, e lui mi diede una pacca sulla spalla.
La verità è che senza di me, non se la sarebbe cavata. Come io senza di lui. Eravamo migliori amici dalla prima volta che ci siamo visti. E ora siamo come fratelli. E i fratelli si aiutano a vicenda. Sono inseparabili, e insieme ne combinano di tutti i colori. Perciò sì, James Potter era mio fratello.
 
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Passò del tempo.                                                                                                                                     
Qualche annetto dopo. Esami appena conclusi (al massimo dei voti). Sempre sotto lo stesso albero, a osservare Hogwarts. La mia scuola, la mia casa. Ricordai la prima volta che varcai quela porta. Una sensazione indescrivibile, completamente…MAGICA. Mi sentivo male solo all’idea che da lì a poco tempo era ora di farsi una vita, di costruirsi un vero futuro. Immaginai James con Lily felici in una casetta, il mio caro amico Remus a lottare ogni luna piena con il lupo che c’è in lui, e il nostro amico Peter che ci verrà a trovare ogni giorno solo per avere un po’ di compagnia.                                                                                                             
Arrivò James, felice per aver anche lui finito l’esame brillantemente e si sedette accanto a me sotto quell’albero pieno di divertenti e indimenticabili ricordi passati insieme. Io, lui, Remus e Peter. Un amicizia speciale. Avrei tenuto il loro fantastico ricordo fino alla tomba. Ne ero certo.                                                                                          
“Che hai intenzione di fare, Sirius?”  mi chiese seriamente James.                                                                                                
“Bhè, quello che so fare meglio, amico mio.  Sconfiggere il male. Andare contro la mia famiglia. Distruggere i maghi oscuri… Niente di preoccupante o pericoloso” ironizzai.                                                                                       “Sirius…Ho come l’impressione che non andrà per sempre bene. Non ci saranno sempre rose e fiori”. Sapevo che non scherzava. In qualche modo lo percepivo anche io.
“ Tu…” continuò James “Tu sei come un fratello per me. Promettimi che non ci perderemo di vista”.                                                                                                                  
“Lo prometto” e gli diedi una pacca sulla spalla. Anche se non ne ero molto convinto. Ci saremo potuti non vedere per un po’, ma almeno sapevamo che ci saremo sempre coperti le spalle. Protetti da lontano. Difenderci l’un l’altro. E anche di Remus e Peter potevamo fidarci. Non avevamo dubbi. Noi eravamo i ‘Malandrini’ : Felpato, Ramoso, Lunastorta e Codaliscia. Insieme eravamo la nostra famiglia.
Ma Ahimè… La certezza non è mai abbastanza.
 
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Mocciosus, alias Severus Piton, alias I capelli unti sono il mio segno di riconoscimento, era un Mangia-Morte. Adesso, so che era stupido. E che non capiva un bel niente delle persone, ma non avrei mai immaginato che fosse malvagio. Era dalla parte di quelle persone che stimavano Lord Voldemort. Il mago Oscuro più forte del millennio, che si merita il premio di peggior sex-symbol dell’anno. Insomma, lui e la sua compagnia progettavano una guerra. Purosangue contro Mezzosangue. Una guerra che prometteva di essere molto sanguinosa.
 
 
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La guerra cominciò, Codaliscia ci tradì, Combattei con Remus, ma dopo un po’ sparì dai paraggi e… E James non c’era più. Non c’era più Lily. Quel  verme viscido schifoso di Voldemort li uccise, e grazie all’aiuto di Peter. Il mio caro ex-amico. Quel lurido lombrico traditore che ora non avevo la minima idea di dove fosse e che non vedevo l’ora di vedere morto. Incenerito. Distrutto.
D I S I N T E G R A T O. 
E io? Io ora dove sono? I miei sogni dove sono stati buttati? La mia dignità dove è finita? Ve lo dico io. TUTTO è andato a farsi fottere. Mi trovo qui, ad Azkaban, nella prigione dei maghi “cattivi”. Mi incolpano dell’uccisione di più persone incluso la morte di Peter. Ma io sono innocente. Sono 12 anni che sono qui, e non faccio altro che vedere dissennatori, ricordare momenti brutti della mia vita, rimpiangere occasioni perdute, ricordare i momenti brutti della mia esistenza. 12 anni. E ora finalmente ho un piano.
 
 
-          (Alla fine del terzo libro…)
 
 
Ero ferito. Mi aspettava la morte. Ma per la prima volta cercai di vedere i lati positivi della faccenda. “Allora…-riflettei- … Ho rivisto il mio amico Remus, lui non ha ucciso nessuno, insieme abbiamo beccato Codaliscia, che però è fuggito (vabbè, sorvoliamo) , sono fuori da quella prigione, sto respirando aria vera, ho ripetutamente sfottuto Mocciosus, e….e ho incontrato lui. Il figlio di James e Lily. All’inizio la somiglianza era incredibile. Sembrava James da giovane a 13 anni. Ma poi vidi gli occhi. Inconfondibili. Erano gli stessi della bella e dolce Lily Evans. Ma a parte l’aspetto il ragazzo aveva anche un gran cuore. Aveva risparmiato la vita a quel traditore di Peter, e sembrava che la proposta di venire a vivere con me gli piacesse da matti. Peccato, che ora non si potesse più fare. Allora rimasi  seduto sulla torre, in attesa della mia morte. Ma poi…eccoli che arrivano.                                                          Harry e Hermione. Li guardai sbigottito, e vicino a loro c’era un ippogrifo. Fierobecco. Erano venuti a salvarmi la vita. Non c’era molto tempo, ma riuscii a dire qualcosina a Harry e a fare un complimento a Hermione e a ringraziarli. Quei due ragazzini, mi avevano salvato da morte certa. Feci l’occhiolino a Harry e salii in groppa di Fierobecco che mi portò lontano. Lontano da Hogwarts, lontano da Harry, lontano. Era tempo di rimettermi in sesto. Dovevo ricominciare a vivere. Lo dovevo a Harry. Dopotutto ero il suo padrino. E ora, la mia unica preoccupazione era lui.
 
 
-          (Alla fine del quinto libro…)
 
 
Entrammo rapidi nel ministero alla ricerca di Harry, Luna, Ginny, Ron, Hermione e Neville. Erano qui, lo sapevamo. Ripensai al mio primo incontro vero con Harry due anni prima, alle lettere che ci scambiavamo durante l’anno e a tutti gli incontri clandestini che avevamo fatto. Ora Harry era lì, a combattere contro non so chi, e rischiava la vita, e io non potevo permettere che Voldemort mi rubasse anche Harry. Aveva preso la vita del mio migliore amico. Non poteva prendere anche quella di Harry. Non glielo avrei MAI permesso. Ci dirigemmo (io e l’Ordine) nel luogo dove si trovavano i ragazzi, e li cercammo ovunque finchè, non li vidi. Ci buttammo contro i mangia-morte e iniziammo a combattere.
 
 
 
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E così la mia vita finì.                                                                                                                                     
Un attimo prima ero lì a fare la cosa che ho sempre fatto, e un attimo dopo quella fottutissima luce verde mi prese. Non ho potuto fare nulla per evitarlo. In quell’ultimo secondo che mi rimaneva, mi rigirai. E vidi per l’ultima volta il suo volto. Vedevo la paura nei suoi occhi, vedevo la disperazione, lo stupore e la tristezza allo stesso tempo. Non sapevo cosa pensare. In quell’ultimo minuto di vita, pensai a tutto il tempo perso in quella prigione senza stare vicino a Harry, al figlio di James… Che poi alla fine, era anche come fosse MIO figlio. La persona a cui tenevo più al mondo. E ora non sarei più stato lì a proteggerlo. Ma almeno ero morto col pensiero che lui non fosse solo. Che ce l’avrebbe fatta. Perché per quel tempo in cui eravamo stati assieme capii dal primo momento che era un combattente, che difendeva quello che lui riteneva importante, e che in qualche modo, riusciva sempre a fare la cosa giusta. E, forse, era anche un po’ merito mio se era cosi anche ora.
Allora me ne andai capendo che in fondo, io non ero poi un cattivo padrino.                                                  
  
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