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Autore: MoeSam    17/11/2012    3 recensioni
Dal capitolo due :
Si era persa. Nonostante vagasse per la foresta, cercando di ricordare da che parte era venuta, e quindi da che parte era la strada per il prato, dove Maggiormenta l'aspettava, non ci riusciva. I grandi e maestosi alberi di quella foresta le si paravano davanti tutti uguali e lei, piccolina, si trovò disorientata.
Sconfortata da ciò, la piccola principessa si mise a piangere sotto un abete.
[..]
Cercò di smettere di piangere, per darsi un po' di contegno; dopotutto, nonostante avesse otto anni e le piacesse fare dispetti, era pur sempre un principessa. All'improvviso, sentì muoversi qualcosa dietro di lei; Gommarosa ebbe paura che fosse una belva feroce, pronta ad attaccarla; quindi si accovacciò su se stessa, singhiozzando.
Fu molto sorpresa nel sentire invece il toccò di una mano sulla sua spalla, e una voce non familiare che le chiese : « Ehi, tutto ok? Ti sei persa per caso? ».
La bambina girò la testa, guardando il suo interlocutore negli occhi. O meglio, la sua interlocutrice. A prima vista sembrava una ragazza normale, ma c'era qualcosa in lei, qualcosa che le sussurrava che lei era diversa. Forse erano quei due buchi rossi che ella aveva sul collo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno.

Una ragazza e il suo tormento.





 
Accovacciata nel suo letto, Gommarosa fissava l'oscurità intorno a lei, nella speranza di vedere qualcosa, o meglio qualcuno, muoversi, anche solo per un istante, nella sua regale stanza. Tutto quello che però riusciva a vedere era perfettamente immobile, immerso nelle tenebre.
Era notte inoltrata, ma la principessa non riusciva a dormire : ogni volta che chiudeva gli occhi e si abbandonava alle braccia di Morfeo, involontariamente scoppiava a piangere, poichè i suoi sogni erano animati da sgradevoli ricordi. Così, stufa di dover soffocare il suo pianto nel cuscino per non svegliare Maggiormenta, e di doversi asciugare le lacrime nella coperta, ormai bagnata fradicia, Bonnibel si era accucciata su se stessa, fissando il vuoto che la circondava. 
''Non c'è nessun motivo, Bonnibel, per cui tu devi piangere'', ripeteva dentro di sé, mentre, asciugando con un dito la scia che una lacrima aveva lasciato sulla guancia sinistra, ripensava alla causa per cui era così giù. 'Tu sei una donna forte, no? Bene; le donne forti non piangono''.
 
Quella mattina la principessa stava lavorando nel suo laboratorio insieme a Scienza, quando all'improvviso la porta della sua stanza si era spalancata; ma lei, troppo occupata a risolvere una formula necessaria per il suo nuovo esperimento, non aveva notato che Marceline e il suo fidato maggiordomo Maggiormenta erano entrati dentro, l'una sogghignando, l'altro spaventatissimo; probabilmente Maggiormenta stava dicendo alla Regina dei vampiri di andarsene, quindi lei lo aveva impaurito, facendolo correre via piangendo, mostrandogli la sua faccia mostruosa. Allora la vampira si era avvicinata a Bonnibel di soppiatto, e proprio mentre lei stava versando dentro a una boccetta colma di un liquido verdastro l'ultima goccia di un solvente, essenziale per completare l'esperimento, Marceline la spaventò, trasformandosi in un lupo e mordendole un chiappa, così che la ragazza si impaurì, e il suo esperimento le esplose in faccia.
Marceline rise di gusto, nel mentre tornava alla sua forma originaria, al contrario di Bonnibel, che furente di rabbia ed imbarazzo (aveva pur sempre morsicato il sedere a una principessa, eh), le lanciava ochiattaccie di odio, risentimento e dolore da sotto lo strato di fuliggine che copriva la sua faccia.
« Cosa ci fai tu qui?» chiese, con la voce acuta dovuta al dolore e alla rabbia, mentre si puliva il viso con un mano e con l'altra si massaggiava il sedere.
« Nulla.» disse l'altra, cercando ti trattenere una risata, il che le procurò un ulteriore occhiataccia « Passavo per di qua per caso, e ho pensato di venire a darti noia. »
« Bè, grazie per il disturbo,» rispose, ironica « e adesso te ne puoi anche andare. Hai già combinato troppi casini. »
Uscì dal laboratorio ignorando la sua risposta, stizzita di rabbia e sofferente; sentiva benissimo che Marceline la stava chiamando, ma decise di ingorarla, finchè non sentì un sonoro craaaaash. Si voltò : ai piedi di Marceline, in migliaia di schegge, si trovava la boccetta dal liquido che le era esploso in faccia; Marceline, intanto, la fissava con aria di sfida. 
« Che cosa hai fatto, Marceline? » le urlò, girandosi di scatto e tornando sui suoi passi. 
« Oh, ma allora non mi ignori più! » rispose la vampira « Vedo che per ottenere l'attenzione di sua maestà » disse, ironizzando le ultime due parole, « bisogna romperle le cose. »
« Cosa vuoi, eh? » disse, fissandola negli occhi. Nessuna delle due sorrideva. 
« La tua considerazione, ma ormai non mi interessa più. Vedo che non sono gradita qui. » Marceline le volò oltre, fermandosi sulla soglia della porta. « Sai Bonnie, un tempo non eri così acida. Un tempo era divertente stare con te, e farti gli scherzi. »
« Quel tempo è finito, Marceline, adesso ho dei d-»
« ''Ho dei doveri Marceline. Ho delle responsabilità, Marceline. Non posso, Marceline.'' » disse, con al voce in falsetto. « E' sempre così con te, eh! Ma prima non eri così noiosa e barbosa. Sei una vecchia Bonnibel, una vecchia! 
Aaah, e io sono anche idiota da perdere il mio tempo con te. »
« Bene, allora visto che sei un'idiota » le rispose, la voce colma di ira, « puoi anche andartene da qui! Questa vecchia non ti vuole! »
« Benissimo! » rispose la vampira, che guardandola con irritazione se ne volò via, mormorando un 'ma chi me lo fa fare, eh, di starle dietro'. 
Bonnibel era rimasta a fissare il punto in cui se n'era andata, poi era corsa in camera e aveva urlato con il cuscino premuto sul viso. Aveva urlato finchè non aveva più voce. Aveva urlato finchè la gola le aveva iniziato a dolore. Aveva urlato finchè si era stufata di bagnare il suo cuscino. 
Le dava fastidio il fatto che le avesse dato delle vecchia; Marceline sapeva bene che lei era ligia alle regole, dato che era una principessa. Perchè quella zuccona non lo poteva capire? 
Ma la cosa che più le dava fastidio, era che le aveva rinfacciato di non essere come la vecchia Bonnie. La vecchia Bonnie, ovvero la sua parte infantile, quella che aveva conosciuto Marceline quando era ancora una bambina. Quella che amava fare dispetti, e che ella teneva gelosamente nascosta dentro il suo cuore ligio all'ordine e alle regole.
 
Erano questi i pensieri tumultuosi della principessa di Dolcilandia che, ormai fattassi l'alba, non era ancora riuscita a chiudere occhio.
''Capperetti, non dovrei darmi così tanti pensieri per quello che dice quella vampira!'' si disse 'E' solo un'immatura, lei, perchè devo starla ad ascoltare?'' 
Gommarosa appoggiò la testa sulle braccia. 
'' Immatura, eh. Un tempo non la pensavo di certo così. Un tempo ... un tempo molto lontano, evidentemente. Un tempo in cui, forse, noi due potevamo essere amiche.
Da quand'è che io non sopporto così tanto Marceline? Da quand'è che la sola sua vista mi rende così irritabile? ''  si chiese la ragazza, che iniziò a ripensare al loro vecchio rapporto. 
'' Forse ... forse è colpa di lui.''








-------------------------- ♥ 
Hallo, hallo, sono Samantha, e spero che vi sia piaciuto il primo capitolo.
Spero, appunto, perchè io non ne sono soddisfatta. 
Allora, partiamo subito col dire che, se siete venuti/e qui attirati dall'introduzione, mi sa che dovrete aspettare il prossimo capitolo per chiarimenti & cose affini, perchè questo era una spiegazione ai flashback che Bonnibel avrà. 
Questa fanfiction sarà una MarcelinexBubblegum, ma non in chiave erotica; parte come amicizia, finisce come chissà. E' inoltre una mia spiegazione a tutto questo 'odio' che Bonnie ha per Marceline, il che comporta vedere Bonnibel piccolina.
Waah, sono curiosa anche io che sto scrivendo di vedere come finirò /se finirò/ questa ff.

TSCHUESS FUER ALLES, SAM ♥ 
  
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