NOTA DELLA
TRADUTTRICE: Nuovi
Inizi è una bellissima fanfic
scritta da Yvonne. L’ho trovata per caso e me ne sono innamorata, d’altra parte
io adoro i dinosauri!
Attenzione! Non stupitevi se
alcune frasi o parole non sono tradotti alla lettera. Credo che sia importante
dare alle traduzioni una melodia tutta loro, il che significa di tanto in tanto
modificare la forma delle frasi, anche se non il significato.
Potete
trovare la fanfiction originale qui: http://www.fanfiction.net/s/794276/1/
Sarebbe carino se recensiste
direttamente a lei in inglese, se non potete comunque le tradurrò i commenti e
glieli invierò.
Potete
trovare il sito di Yvonne qui: http://www.angelfire.com/film/newbeg/
C’è diverso materiale interessante
relativo alla fanfic,
compresa una utilissima mappa
dell’isola!
Grazie a tutti! Critiche
costruttive alla mia traduzione e commenti sono più che graditi!
Prologo
Un
uomo, con una latta di pittura in mano, si arrampicò sulla scala vicina. Versò
la pittura nel vassoio e lasciò cadere la latta vuota. Il suono della latta che
colpì il pavimento echeggiò attraverso la stanza sotterranea. L’uomo iniziò ad
applicare la seconda mano di pittura all’alto soffitto della stanza. Si trovava
nella porzione sotterranea di un edificio denominato “CENTRO VISITATORI”. Per
circa un’ora aveva lavorato a un buon passo.
Mentre
continuava a imbiancare, tenne lo sguardo puntato sulle enormi vetrate per la
visione subacquea che si aprivano su una delle pareti. Era a questo che la
stanza serviva, ad osservare qualsiasi cosa fosse nell’acqua. L’uomo continuò a
cercare di vedere ciò che immaginava essere un qualche tipo di pesce tropicale ma si ritrovò deluso
quando non vide nulla.
Girò
la schiena alle vetrate, continuando ad imbiancare il soffitto. Fu allora che
udì un tonfo, proprio dietro di lui. Si girò velocemente e guardò attraverso
una delle vetrate. Niente. Scese qualche
gradino della scala e guardò attraverso l’altra vetrata, più
lontana. Niente.
Quando
tornò a guardare attraverso la prima vetrata, quello che vide gli strappò un
grido. Là, proprio di fronte a lui, c’era un enorme occhio, che sbirciava
all’interno della stanza dall’altra parte del vetro rinforzato. L’occhio era
gigantesco ma quando la creatura si spostò un po’ più in alto, riuscì vedere i
suoi denti. Erano anche più grandi. La vista terrorizzò l’uomo. Cercò di scendere la scala ma la paura lo
colse. Il piede scivolò su uno degli scalini e l’uomo piombò a terra. Il suono
del suo corpo che colpiva il pavimento risuonò attraverso la stanza, proprio
come quello della latta vuota.
Quando
si mise a sedere, la creatura
era svanita. Rimase seduto, tremando leggermente e cercando di riprendere
fiato. Iniziò a sentire un dolore al petto, cosa che lo spaventò ancora di più.
Finalmente riuscì a mettersi in piedi e camminò verso la porta. In quel momento
udì di nuovo il tonfo. Non voleva di certo vedere ancora quella cosa orribile
dietro il vetro ma si
costrinse a guardare. Niente.
L’uomo
sospirò di sollievo e mosse qualche passo verso la porta. Si guardò indietro
un’ultima volta, solo per essere sicuro, e lo vide. C’era una creatura più
piccola che nuotava dietro il vetro, ora. Molto
più piccola della prima orrenda cosa che aveva visto. Il modo in
cui nuotava avanti e indietro rese l’uomo curioso. Fece qualche passo verso le
vetrate. Quindi si fermò ancora, nel vedere la piccola creatura venire proprio
contro il vetro. Cozzò contro di esso
con il muso, producendo lo stesso tonfo che aveva già udito due volte prima.
L’uomo saltò all’indietro e inciampò nei suoi stessi piedi, cadendo sul
pavimento. Fu allora che vide per un attimo la creatura più grande. Urlò
ancora, nel sentire il petto stringersi dolorosamente.
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Pedro
Gonzales stava camminando lungo il corridoio di un grande edificio a tre piani.
Era stato mandato da qualcuno parecchio in alto nel Governo Messicano per controllare
la sicurezza di una delle isole vicine alla Baja Peninsula. Aveva fatto il giro
ormai di tutte le strutture eccetto quella
chiamata CENTRO VISITATORI. Stava camminando con altri due uomini
ai quali rivolgeva molte domande.
“Queste
creature sono tutte vere? O c’è qualche animatronic tra di loro? Cioè, sembrano tutte abbastanza vere ma sono anche dannatamente
tante.
“Sono
vere. Sono vive e respirano, glielo assicuro.” gli rispose il vecchio inglese.
“Questo
è semplicemente magnifico” disse Pedro “Non avevo idea di quello che avrei visto quando fossi arrivato. Di
sicuro non ero preparato a questo.”
“La
tecnologia è una grande cosa, vero?” disse l’uomo più giovane e decisamente più
grosso.
Pedro
annuì. I tre si trovavano al primo piano. L’uomo più giovane andò verso una
porta davanti a loro. Dopo aver fatto passare la sua tessera di riconoscimento
nel lettore la porta si aprì. Fece segno a tutti di entrare.
Pedro
si guardò attorno. La stanza era grande, completa di monitor e piani di lavoro.
Era molto pulita. Ci volle qualche minuto
prima che Pedro notasse un’altra persona che lavorava con lena
dall’altra parte della stanza.
“Allora,
a cosa serve questa stanza?” chiese Pedro all’uomo anziano.
Il
vecchio signore guardò in direzione dell’uomo in fondo alla stanza.
“Norman,
perché non vieni qui e
spieghi a Mr. Gonzales che cosa fate qui?”
Norman
era uno dei tecnici di laboratorio. Lavorava solo i weekend ma le sue
conoscenze sull’isola e i dinosauri erano molto ampie. Si alzò dalla sua sedia
e si avvicinò ai tre.
“Questa
stanza è una delle stanze di ricerca. La usiamo principalmente per analizzare i
tessuti di dinosauri malati.”
Pedro
annuì. Mentre Norman gli stava spiegando diverse cose, uno dei telefoni del laboratorio
suonò. L’uomo più giovane rispose.
“Qui
Jacob.”
Pedro
era abbastanza vicino per
sentire la voce al telefono. Suonava agitata
ma non riuscì a capire cosa stesse dicendo. Jacob riattaccò e
guardò l’uomo più anziano.
“Mr.
Envoy, sembra che ci sia un problema vicino a una delle zone di contenimento.”
“Oh?”
disse Envoy.
“Che
genere di problema?” Domandò Pedro.
Jacob
lo guardò.
“Non
è niente di cui preoccuparsi. Si tratta solo di un problema di cui Mr. Envoy
deve occuparsi personalmente. Può scusarci solo per un minuto, per favore?”
chiese a Pedro.
“Certamente”
Jacob
annuì e portò Envoy in un angolo riservato.
“C’è
un altro problema con l’area di contenimento del Megalodon. Qualcuno stava
imbiancando laggiù e il piccolo Meg ha cozzato contro il vetro… ancora. Ha
spaventato l’uomo e questo ha avuto un attacco di cuore, signore.”
“Non
va bene”
“No,
signore.”
“D’accordo.
Ora vado laggiù. Penso che Mr. Gonzales abbia finito il suo giro. Non voglio
che vada dalle parti del Centro Visitatori proprio ora quindi potrebbe essere
così gentile da scortarlo all’elicottero, Jacob?”
“Lo
farò di certo, stia tranquillo.”
“Grazie.”
Disse Envoy. Guardò Pedro. “Bene, Mr. Gonzales, sembra che io sia richiesto in un’altra
parte dell’isola. Sperò che il viaggio di ritorno vada bene.”
“Grazie
Mr. Envoy. E grazie anche per la sua ospitalità.”
“Si
figuri. Arrivederci.”
“L’accompagno
fuori, signore.” Disse Jacob, poi guardò Norman. “Torno subito.”
“Sì
signore.” Disse Norman.
Envoy
e Jacob se ne andarono in fretta, lasciando Pedro con il tecnico di
laboratorio. Pedro ricominciò a fare domande a Norman.
“Dunque,
Norman, c’è una domanda che mi è venuta in mente da quando ho iniziato il giro”.
“Dica
pure. Forse posso fare un po’ di luce sulla questione.” Disse Norman.
“Bene,
sono abbastanza informato su quell’isola del Jurassic Park, di qualche anno fa.
Non ricordo ci fossero
creature acquatiche su quell’isola. Come siete riusciti ad averle qui?”
“C’erano
campioni di DNA di specie diverse che non furono mai usati nel Jurassic Park,
ecco da dove vengono fuori. Anche se il Megalodon è tutta un’altra storia.”
“In
che senso?”
“Beh,
tutta la teoria della zanzara funziona bene con tutte le creature terrestri. Il
Meg, come ci piace chiamarlo, vive soltanto nell’acqua e ha un tipo diverso di
pelle quindi sarebbe stato impossibile per una zanzara succhiare il suo sangue”.
Pedro
fece la domanda più ovvia.
“Quindi,
come avete creato il Meg?”
“E’
affascinante, in realtà. Abbiamo semplicemente catturato due grandi squali
bianchi e li abbiamo modificati geneticamente. La femmina è diventata più di
“Che
gli è successo?”
“E’
morto all’improvviso qualche mese fa.”
“E’
terribile.” Disse Pedro.
“Comunque
la femmina era già incinta, quindi il maschio non è stato una perdita totale.” Aggiunse Norman.
Pedro
stava per fare un’altra domanda quando
Jacob ritornò nella stanza.
“Bene,
Mr. Gonzales, se vuole seguirmi l’accompagno all’elicottero che la porterà a
casa.”
“E
il Centro Visitatori?”
“Temo
che dovrà tornare un altro giorno per quello. Abbiamo avuto qualche inaspettato
problema meccanico nell’edificio del Centro Visitatori. E’ temporaneamente
inagibile”.
“Ah,
capisco. Molto bene allora.” Disse Pedro.
Jacob
rivolse un cenno del capo a Norman e guidò Pedro fuori dal laboratorio, verso una jeep in attesa.
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Envoy
arrivò al Centro Visitatori mentre
l’operaio veniva aviotrasportato via. Studiò i visi delle altre persone finché
non trovò chi stava cercando. Sorrise e si avvicinò ad un uomo molto grosso,
con capelli marroni tagliati corti. L’uomo aveva un’espressione molto seria. Si
chiamava Patrick Bodan.
“Patrick,
che è successo?”
“Niente
di grave, davvero. Soltanto un altro imbianchino giù per il tubo, signore.” Spiegò. Aveva un accento inglese.
“Sta
bene?”
“Oh
sì, starà benissimo. Il piccolo Meg l’ha spaventato a morte, ecco tutto.”
“Bene.
Non mi servono avvocati in giro, a questo punto.”
“Dobbiamo
assumere un altro imbianchino, signore. Il lavoro è ancora incompleto.”
Envoy
diventò molto serio e silenzioso. Afferrò Bodan per un braccio e lo allontanò
dagli altri.
“Il
nostro piccolo problema con Henry Wu è stato sistemato?”
Bodan
sorrise.
“Questa
mattina, signore. Sembra che abbia avuto uno sfortunato incidente nel
laboratorio. Non causerà più altri problemi.”
“Bene.”
Disse Envoy. C’era qualcos’altro però
di cui non era sicuro. “Sei sicuro che stesse
lavorando da solo, Patrick? Non voglio altre sorprese.”
“Sì
signore. Era da solo. Io e Jacob l’abbiamo seguito per giorni. Non si è messo
in contatto con nessuno.”
Envoy
annuì.
“Apriremo
questo parco tra pochi mesi, Patrick.”
“Sì,
signore.”
“Non
voglio sentire più nulla riguardo a qualche altra strana idea di John Hammond
per farci chiudere.”
“John
Hammond non sarà un problema, signore. Abbiamo abbastanza informazioni su di
lui per poterlo dissuadere dal fare qualsiasi cosa.”
“Lo
so. Mi serviva soltanto una rassicurazione, ecco tutto.”
“Abbiamo
anche informazioni su tutte le persone a
cui Hammond potrebbe chiedere aiuto. E’ tutto sotto controllo,
Mr. Envoy.”
“Ti
credo.”
Envoy
guardò al suo magnifico parco. Bodan seguì il suo sguardo.
“Presto,
l’intero mondo rimarrà strabiliato.”